mercoledì 23 marzo 2011

UN MOMENTO SOLO PER TE

Ci sono delle occasioni, come questa, in cui è bene isolarsi almeno per un momento, da tutto quello che ci circonda, dalle notizie che ci incalzano dal mondo, una peggiore dell’altra, dalla vita monotona e avvilente di ogni giorno, dalle cose che si fanno e ripetono continuamente, quando le giornate ci scivolano addosso senza che la parte più importante e profonda di noi partecipi minimamente a quello che stiamo facendo. Ma almeno oggi, stiamo lontani dai mercati, dalle oscillazioni della borsa, dalle noie querule e stucchevoli del lavoro, dai comportamenti  non sempre amichevoli degli altri, dalla nostra stessa natura ingannevole. In questi momenti, tutti soli nella nostra stanza, o passeggiando sul lungomare, è facile scivolare lungo il piano inclinato della struggente nostalgia, non di qualcosa o di qualcuno, ma la “nostalghia” dei russi, che è quella del poeta espatriato, ma anche quella delle persone che cercano di superare la propria alienazione spirituale e ricucire la propria separazione fisica dagli altri esseri umani. Non è più la nostalgia della casa o della patria avita, di qualcosa che ci siamo lasciati alle spalle molti anni fa, ma è un sentimento sorgivo nell’animo umano, è la nostalgia di quello che siamo stati e non siamo più, di quello che saremmo potuti essere e non siamo. In questo senso, non è la nostalgia di un luogo o di una situazione, ma di una condizione umana. In questo stato di grazia è facile sentirsi più ricettivi, affinare le nostre capacità di percezione e di analisi, sentire nell’aria tutti gli odori che porta con sé una giornata di primavera accanto al mare. Allora, in luogo di abbandonarsi all’ondata dei ricordi, è facile seguire in avanti la freccia del tempo, immaginarsi in qualche posto dove non siamo mai stati (chissà poi perché), un tavolo sotto una veranda nel crepuscolo marino, una “still life” con una bottiglia di vino nero piena a metà, un piatto abbandonato ancora ricolmo di croste di pane abbrustolito e tracce di olio e sale mescolati, vicino all’ampolla dorata luccicante negli ultimi bagliori del tramonto. Scorrono davanti agli occhi immagini di luoghi e situazioni mai vissute o immaginate: una primavera lungo le strade brulicanti e caotiche di Calcutta, i profumi deliziosi e i colori abbacinanti del bazar di Istanbul, le strade polveroso bianche di calce di Port Said, un’estate in riva al lago nel clima fresco e secco del Vermont, una passeggiata in silenzio lungo il viale che porta al camposanto di Granada, l’esplosione lilla delle bouganville che cadono a cascata da una balaustra di Rangoon, il sole opprimente e l’aria torrida del delta del Mekong, a Battambang, ma anche la foresta che si sta lentamente riprendendo, con gli artigli dei suoi rampicanti, le rovine di Angkor Vat, quello che rimane di un bivacco sulla spiaggia serale di San Josè, ma anche una notte trascorsa in una immemorabile dimenticanza, sprofondati nell’amore e nella tenerezza, tra le lenzuola e il profumo della persona che si è addormentata accanto a noi, che ci siamo appena sciolti in un abbraccio e in un bacio pieni di passione e di  languida dolcezza . Ti ripeti che queste cose non sono vere, probabilmente non sono mai accadute, ma cosa c’è di vero nelle nostre vite sbagliate, fatte degli stessi gesti e delle stesse convenzioni, non è più reale il tempo della coscienza, dove tutto viene dilatato smisuratamente nella dimensione perenne della memoria, dove non esiste altro che il nostro spirito bello, non  passato , né futuro, ma l’onnipresenza di tutto quello che abbiamo radunato in una vita di emozioni, sensazioni, pensieri, ricordi, affetti e parole non dette. Se è vero che non esiste uno spazio e un tempo assoluti, ma un continuum spazio-temporale, se è vero che lo spazio è curvo, anche se non lo percepiamo con i nostri poveri sensi, forse e possibile aprirsi un varco nella curvatura dello spazio, e camminare in mondi immaginari, ma veri, come sono vere le dimensioni altre da noi. Se la velocità della luce è una barriera insuperabile, questi varchi costituiscono dei corridoi nello spazio tempo, che ci portano in mondi come il nostro, ma dove possiamo vivere altre vite, con altri pensieri , con altri amori e altre speranze. Abbandonati allora, qualche volta, a queste sensazioni, allontanati da quello che sei per come lo vedono gli altri, ecco, questo è un momento tutto per te. Non ci sei che tu e la tua fantasia, ma forse non si tratta solo di fantasia, e nemmeno di egoismo: esci per un attimo dalla tua persona e viaggia oltre i confini dell’orizzonte degli eventi. In mezzo allo sfolgorio delle luci, alle danze sfrenate tra i vapori della sera, con in mano un bicchiere ricolmo di pinacolada e in testa un buffo cappello, lasciati guidare da chi ha già percorso queste vie, che sono le vie del cuore, lasciati condurre da chi conosce il posto dove stai per arrivare, da chi ti ristora e ti da sollievo, da chi non giudica e sa amare, da chi conosce il riposo del viandante, siedi un momento sul muretto a secco, sopra la caletta, abbandonati tra le sue braccia: è lui che ti consola e ti addormenta piano, quando la tenebra mostra il suo vero volto.

Ad E.F., che, nonostante tutto, lo ha letto. Ma, purtroppo, non lo ha mai commentato.