martedì 15 marzo 2011

BUONE NOTIZIE DALL'ECOFIN

Lo scorso fine settimana, i leader dell’Eurozona si sono riuniti a Bruxelles per quello che doveva essere un incontro preliminare al summit del 24-25 marzo. Nonostante non ci fossero aspettative particolari, questa volta i leader europei hanno voluto sorprendere in positivo, prendendo decisioni che erano attese solo a fine mese.
In particolare:
-    è stata aumentata la capacità di intervento del veicolo denominato EFSF (European Financial Stability Facility) fino a 500 miliardi di Euro;
-    è stata concessa la facoltà all’EFSF di acquistare titoli di stato dei paesi in difficoltà, ma solo sul mercato primario (cioè direttamente all’emissione) e non sul mercato secondario (come invece avrebbe voluto la BCE);
-    è stato concesso uno “sconto” dell’1% al tasso di interesse dei prestiti concessi alla Grecia e un allungamento delle scadenze da 3 a 7 anni.

Delle tre decisioni, l’ultima è forse quella più rilevante, visto che va nella direzione di un vero e proprio sussidio (e non di semplice prestito) dai paesi “in salute” a quelli in stato di crisi; passo necessario se si vuole emergere da questa crisi senza alcuna ristrutturazione del debito di alcuni stati membri dell’Area Euro.
Da notare che nessuno “sconto” è stato concesso all’Irlanda, poiché non si è voluta piegare alle richieste europee di aumentare il livello di tassazione sulle imprese.

Nel complesso comunque, le decisioni delle Autorità europee vanno nella giusta direzione; quella di concedere veri e propri aiuti (e non prestiti a tassi elevati) ai paesi in difficoltà, a patto però di una maggiore influenza di Bruxelles sulle politiche fiscali nazionali.

Gli interrogativi fondamentali sono a nostro parere due: il primo è se l’Europa riuscirà, di passo in passo, a dotarsi di una serie di norme sufficientemente lineari ed efficaci in tempi abbastanza brevi, senza che nel frattempo eventi esterni possano riportare ad un aggravio della crisi.

Il secondo riguarda invece l’effetto di un’eventuale ristrutturazione del debito di uno dei tre paesi più in crisi (Grecia, Irlanda e Portogallo). Da questo punto di vista, il comportamento dei mercati finanziari sembra essere decisamente mutato da qualche mese a questa parte.
Fino a fine 2010, lo scenario che tutti davano per scontato era quello di un “effetto domino”, che da Grecia, Irlanda e Portogallo, avrebbe poi coinvolto Spagna, Italia e Belgio.
Da gennaio però, una nuova tendenza sembra essersi saldamente consolidata sul mercato, quella del c.d. “decoupling”, cioè l’andamento divergente dei tre paesi a rischio elevato (Grecia, Irlanda e Portogallo), il cui rischio di default viene considerato sempre più elevato, dai tre paesi a rischio intermedio (Spagna, Italia e Belgio), il cui rischio è invece in riduzione.

Una chiara dimostrazione di ciò viene dall’andamento dei Credit Default Swap (CDS) di questi paesi da inizio 2011; appare chiaramente la separazione dei due gruppi, anche dopo l’effetto delle decisioni prese nell’ultimo fine settimana.
La buona notizia quindi, sembra essere che un’eventuale ristrutturazione del debito di uno dei tre paesi più in crisi, potrebbe non avere gli effetti devastanti sull’Euro che molti temevano.
Da un altro punto di vista però, tanto più i due gruppi verranno considerati separati, tanto minore sarà il timore di gravi conseguenze, il ché potrebbe ridurre la volontà delle autorità europee di evitare un evento di default “ad ogni costo”, rendendolo paradossalmente più probabile.
Se questo scenario dovesse concretizzarsi e Grecia e/o Irlanda (i due più probabili candidati) dovessero prima o poi optare per una ristrutturazione del debito, il sangue freddo dei mercati e la tendenza al “decoupling” verrebbero certamente messi a dura prova e l’esito potrebbe meno scontato di quanto adesso non sembri.
Fonte: soldionline.it