giovedì 30 giugno 2016

INVENTAVANO TUMORI PER FARE QUATTRINI



Dove può arrivare il lato oscuro dell’uomo?
La cupidigia e l’ingordigia non hanno limiti nell’uomo privo di un sano sviluppo della coscienza e dedito solo al lato materialistico.
Dalla meravigliosa Ars Medica insegnata venticinque secoli fa da Ippocrate, siamo giunti a medici, scusate volevo dire laureati in medicina, che per denaro inventano operazioni. Ma non operazioni qualsiasi - già di per sé deprecabile - ma le più tremende che una donna possa pensare.
Questi criminali patentati avrebbero falsificato le diagnosi comunicando a diverse donne di avere il cancro al seno per poterle poi operare.
E’ successo al Policlinico universitario di Messina (tra il 2011 e il 2013) e agli arresti domiciliari sono finiti tre medici: Letterio Calbo, ex direttore del Reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, Massimo Marullo, vicedirettore dello stesso reparto ed Enrico Calbo, specializzando in medicina ma soprattutto figlio dell’ex potente Letterio.
Se le accuse saranno confermate, questi squallidi individui avrebbero avuto il coraggio di violentare il sacro tabernacolo che rende donna una donna: il seno. Organo di primaria importanza nella nutrizione umana, ma anche apparato di senso che simboleggia e rappresenta per antonomasia la femminilità.
Sono accusati di truffa aggravata, peculato, falso materiale e falso ideologico. La magistratura però non ha tenuto in seria considerazione la gravissima violenza subita da queste donne, non solo quella fisica, ma anche e soprattutto psicologica, emotiva e spirituale.
Un medico che dice ad una donna che ha il cancro quando sa che non è vero compie un atto moralmente ripugnante e deontologicamente gravissimo. Portarla in sala operatoria rovinandole per sempre il seno e la sua femminilità, il tutto per denaro, è abominio.
Ovviamente in questo caso non c’entrano nulla i sempre più diffusi falsi positivi intrinseci ad ogni esame.
A questo punto è bene precisare cosa sono i falsi positivi.
L’esame (radiografia, ecografia, mammografia, Tac, Rm, scintigrafia, ecc.) risulta erroneamente positivo, cioè lo strumento fotografa/visualizza una massa e il medico radiologo legge/interpreta che si tratta di un tumore, ma questo non è vero, è un falso. Un ulteriore esame di approfondimento infatti confermerà il grave errore.
La persona è sanissima, ma questo poco importa perché vivrà con angoscia e anche con la paura di morire, pensando di avere un cancro da qualche parte. Ma il cancro non c’è.
Ecco il falso positivo. Sono così diffusi da essere un vero e proprio problema sanitario (per approfondire tale argomento vedere note)
Dopo cinque mammografie, per fare solo un paio di esempi, si ha il 50% di probabilità (la stessa di lanciare in aria una moneta e scegliere testa o croce) di ricevere una diagnosi di cancro al seno, quando invece non si ha nulla. Per non parlare dello screening per il cancro al pancreas che raggiunge l’incredibile percentuale del 70% di falsi positivi: cioè 7 persone su 10 che fanno il test riceveranno una diagnosi decisamente infausta anche se al pancreas non hanno assolutamente nulla.
Nei falsi positivi c’è da una parte il limite tecnologico delle apparecchiature (risoluzione delle lenti, effetti e rifrazioni ottiche, tolleranze, ecc.) e dall’altra il limite umano del medico che deve interpretare. In questi casi però c’è la buona fede del medico.
Nel caso di Messina i medici sono in totale malafede perché stando alle accuse sapevano benissimo che il tumore nelle donne non c’era ma si sono comportati come se ci fosse stato. Quindi non si può parlare di falsi positivi ma semmai di false coscienze!
Per ultimo, beffa nella beffa, la casistica di queste donne è finita certamente nei dati epidemiologici ufficiali facendo gonfiare le statistiche oncologiche, falsificando così i dati di sopravvivenza e mortalità del cancro, ovviamente a favore della guarigione…
Queste donne con “diagnosi di cancro al seno” sono state operate da intraprendenti medici e grazie al loro tempestivo intervento sono guarite dal male. Oggi stanno bene e in salute.
Grandiosità della medicina…anche se il tumore non lo avevano!
Quanti casi simili avvengono ogni anno in Italia? E nel mondo intero?
A questo punto la difesa legale arriverà a dire in tribunale - con dati alla mano - che la probabilità di manifestare un tumore al seno è così alta che sicuramente a queste donne sarebbe venuto e quindi questi medici, mettendo in pratica la vera prevenzione, dovrebbero essere premiati e riconosciuti e non incarcerati.
Ci auguriamo che la legge, anche sappiamo non essere uguale per tutti, faccia valere un minimo di giustizia.
Se hanno fatto quello per cui sono stati incriminati devono essere radiati dall’ordine dei medici, deve venir loro impedito di professare l’Ars Medica per il resto della vita e ovviamente devono pagare i danni al fisco, al Policlinico di Messina e risarcire soprattutto quelle povere donne rovinate per tutta la vita. (Marcello Pamio)

mercoledì 29 giugno 2016

RENZI NON CONTA NULLA PERCHE’ HA PERSO OGNI FORMA DI CREDIBILITA’



Renzi vola a Berlino per il mega vertice con la Merkel, Holland e Tusk e l’unica cosa che porta a casa è un tweet sulla vittoria della nazionale di calcio italiana nei confronti della Spagna.
Politicamente … zero
Economicamente … meno ancora.
Renzi era partito con l’idea di portare a casa 15/20 miliardi di euro. Attenzione! Sia ben chiaro, non sperava che glieli regalasse la Merkel, ma si illudeva che la Cancelliera gli accordasse il permesso di fare ancora più debiti, oltre a quelli già programmati.
Era il suo sogno, con quei soldi avrebbe potuto dare qualche “bonus” per “comprarsi” la vittoria al referendum costituzionale di ottobre ed evitare così di “andare a casa”. Quindi lui sognava già di dare gli 80 euro ai 16,4 milioni di pensionati italiani fino alla scadenza del suo mandato, cioè per circa un anno (naturalmente lui avrebbe promesso che sarebbero stati per sempre).
Niente. Gli è andata male.
Non solo la Merkel ha risposto “Nein”, ma si è pure incazzata per l’ennesima richiesta di sforamento arrivata solo dopo poco più di un mese da quando, eccezionalmente, era stato concesso all’Italia il mancato rispetto degli impegni sottoscritti.
Renzi e Padoan, infatti, il mese scorso hanno sbandierato ai quattro venti quello che hanno descritto come un successo senza precedenti per l’Italia: aver ottenuto dall’Europa la flessibilità. Naturalmente tutti voi sapete cos’è la “flessibilità”: è l’autorizzazione da parte dell’Europa/Germania di posticipare di un anno la restituzione di 14 miliardi che ci eravamo impegnati a restituire nel 2016. Quindi questo “successone” altro non è che una proroga di un pagamento, semplicemente ci hanno concesso di restituirli il prossimo anno, assieme ad un’altra montagna di miliardi che già ci eravamo impegnati a restituire.
E questa “concessione” non ci è stata elargita neppure gratuitamente, poiché in cambio l’Europa/Germania ha preteso che il prossimo anno oltre a dover restituire tutta quella caterva di miliardi dobbiamo aggiungerne altri tre.
Per Renzi e Padoan questi sono successi, per tutte le persone dotate di un minimo di raziocinio sono vergogne.
Quando l’Europa ci ha concesso questa proroga, infatti, è andata in scena una delle pagine più tristi della nostra Repubblica, per l’Italia si è trattato dell’ennesima umiliazione.
In pratica nel comunicato reso pubblico ci hanno detto che da quando esiste l’Europa non abbiamo mai rispettato una sola volta la parola data, siamo il Paese che ha avuto più deroghe di tutti gli altri messi insieme, ed allora quella concessione (cioè quella dei 14 miliardi) sarebbe stata l’ultima.
Passate solo poche settimane Renzi aveva avuto ieri la faccia tosta, con la scusa della Brexit, di chiedere di fare un altro debito di 15/20 miliardi. Ovviamente la Merkel lo ha zittito dicendo che non se ne parlava neppure.
Gli italiani però devono sapere che “l’eredità” di Renzi sarà terrificante.
Per quanto detto, infatti, nel 2017 il nostro Governo si è impegnato a restituire una cifra che dovrebbe attestarsi fra i 40 ed i 50 miliardi di euro (nella migliore delle ipotesi). Dove li andrà a prendere Renzi?
Facciamo alcune ipotesi.
  • Farà una patrimoniale. Ovviamente sarebbe un disastro per l’Italia visto che i capitali tornati in Italia negli ultimi anni con i vari scudi fiscali e voluntary disclosure, tornerebbe immediatamente all’estero. E poi una “patrimoniale” alcuni cittadini italiani l’anno già avuta (chiedere agli azionisti di Popolare Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria ecc. ecc.). Ritengo comunque questa ipotesi la meno probabile.
  • Scattano le clausole di salvaguardia già previste, cioè arriverà una mazzata terribile con l’aumento di due punti dell’Iva e l’ennesimo ritocco all’insù delle accise sulla benzina
  • Ma la cosa che riterrei più probabile è che … non succederà niente, o meglio avremo l’ennesima proroga dei pagamenti, perché, dato che saremo sotto elezioni, Renzi andrà in Europa e dirà che se sarà costretto a fare una patrimoniale o far scattare le clausole di salvaguardia … lui perderà sicuramente le elezioni ed al governo in Italia andrà il Movimento 5 Stelle, una formazione politica certamente più critica verso l’Europa di quanto non lo sia lui. E l’Europa, sull’orlo del disfacimento sarà costretta a calare le braghe concedendo questa proroga fino ad esito elettorale definito.
Conclusione?
Chi verrà dopo Renzi, che sia ancora Renzi o un altro esponente PD, che siano i 5 Stelle o il Centrodestra nulla cambia, chi viene dopo Renzi, dicevo, si troverà una situazione finanziaria TERRIFICANTE.
Dovrà trovare nell’immediato almeno 50 miliardi e per gli italiani saranno ancora lacrime e sangue.

martedì 28 giugno 2016

COSA HANNO IN COMUNE CAMERON, RENZI E TRUMP



Le hanno chiamate con nomi diversi: prima era il “riformismo”, poi è arrivata la “rottamazione”, adesso c’è anche il “trumpismo”.
Tutte queste linee politico-programmatiche hanno avuto in comune, ufficialmente, l’avvio di nuovi percorsi politici presentati come idonei a rilanciare economie fiaccate dalle varie crisi che si succedevano sempre più frequentemente e rapidamente fin dagli anni ’80, ma hanno avuto come risultato reale solo il fallimento della linea precedente e la facile individuazione della causa nell’incapacità dei politici che in precedenza erano alla guida della nazione.
In realtà però nessuna di queste linee ha mai contenuto veramente riforme capaci di raggiungere i risultati promessi, ognuna conteneva soltanto promesse di risultati che non potevano con quelle riforme essere ottenuti e nascondevano nel contempo un obbiettivo che era praticamente inconfessabile, quello cioè della scalata al vertice del potere esecutivo.
Si tratta perciò in sostanza di una nuova forma di populismo ammantato di pragmatismo, ovvero di “pragmatismo populista politico”.
Questo tipo di neo-populismo, che può assumere qualsiasi forma e colore politico (come dimostrano gli esempi che descriverò tra poco) può premiare per un po’, ma non per sempre. Presto o tardi il popolo si sveglia e reagisce, proprio come ha fatto nei giorni scorsi con Cameron, le cui promesse di uscire dalla crisi attraverso una severa politica di austerity erano di fatto irrealizzabili già a giudizio di ogni serio economista, ma lui le ha usate, incluso la promessa di far svolgere il referendum per l’uscita dall’Ue, al solo scopo di restare in sella alla sua posizione di potere.
Anche Renzi promette di risolvere la crisi italiana tramite riforme, come l’Italicum e il Jobs Act, che non contengono quasi nulla per arrivarci. Il Jobs Act dà solo la libertà di licenziare e qualche soldo alle imprese (soldi che potrebbero cessare già dal prossimo anno per mancanza di fondi). L’Italicum è assolutamente ininfluente sul piano economico. Serve solo ad aumentare i poteri del governo e, soprattutto, del primo ministro che, comunque, continua anche a ricoprire l’incarico di segretario del partito di maggioranza, controllando così anche quel poco che resta di un Parlamento ridotto a una sola Camera.
Trump, il miliardario americano dei palazzi e delle case da gioco (che qualcuno ha già ribattezzato “Trumpusconi”), ha vinto il mese scorso le primarie americane del partito repubblicano promettendo di tutto a tutti: riduzione delle tasse, posti di lavoro, rimpatrio immediato dei clandestini, guerre valutarie con i cinesi ecc. ecc. Ha promesso agli americani tutto quello che ogni fascia della popolazione vuole sentirsi promettere, sfoderando un pragmatismo populista perfetto. Ora solo la democratica Clinton potrà fermarlo alle elezioni generali di novembre, ma non sarà un compito facile nemmeno per lei.
Tutti questi leader, che sono (o stanno per arrivare) al top della politica dei propri paesi hanno usato lo stesso strumento politico per vincere: quello del pragmatismo populista perfetto. Infatti ciascuno di loro ha individuato questa strada non allo scopo di avviare veramente utili riforme per il paese, (impossibili con quei programmi) ma solo allo scopo di conquistare o mantenere la massima poltrona esecutiva del proprio paese.
Eppure dovrebbe essere risaputo che chi fa una politica allo scopo prevalente di essere eletto non fa una politica nell’interesse del popolo, ma soltanto nell’interesse di se stesso,  sconfinando quindi nel populismo deteriore.
Profittando del fatto che la maggioranza del popolo capisce niente di queste cose, promettono la soluzione dei problemi allargando le liberalizzazioni, le privatizzazioni, la globalizzazione, quando l’unico modo (per le ricche economie occidentali) per uscire veramente dalla crisi sarebbe un serio freno a queste sciagurate politiche, almeno in via provvisoria, per praticare qualche buona nazionalizzazione insieme a buone dosi di prudente autarchia.
Questa non è nostalgia del passato, è pura e semplice ciambella di salvataggio per il presente, ed è proprio quello che ora sarà comunque costretta a fare la Gran Bretagna dopo l’esito del Grexit.
L’economia di un paese può crescere solo se la produzione della ricchezza avviene all’interno del paese stesso, che produce ed esporta aumentando la ricchezza interna.
Con la globalizzazione avviene invece l’esatto contrario.
In una democrazia che pratica concretamente (ma senza eccessi!) il libero mercato, l’impresa per competere deve pensare esclusivamente al proprio interesse. Allo Stato compete però il dovere di creare il giusto equilibrio tra i diversi interessi delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini, quindi deve, tramite la leva fiscale e le normative interne creare le barriere utili a garantire un reddito minimo ai cittadini e nel contempo scoraggiare le delocalizzazioni. La politica avrà infine il dovere di creare partiti che rappresentino in modo trasparente (e sincero!) ogni interesse legale, per essere infine scelti dal popolo sovrano a governare.
Se invece di perseguire l’equilibrio degli interessi i leader politici continueranno invece a praticare questo pragmatismo populista autoreferenziale il risultato sarà disastroso per tutti.

lunedì 27 giugno 2016

IL VERO PROBLEMA NON E’ L’EURO O LA UE MA IL NEOLIBERISMO



Con l’esito referendario della Gran Bretagna, festeggiano coloro che da anni denunciano come un progetto lodevole di Europa, fatto di fratellanza tra popoli, fosse diventato solo una bella maschera al di sotto della quale si celava il fascismo finanziario che domina i nostri tempi. Denunciare questo inganno ha significato subire i peggiori appellativi dai tanti che non avevano, e non hanno, quella capacità di visione e quell’onestà intellettuale di comprendere la differenza tra Europa, Unione Europea ed Euro. Ma il vero dramma è che a festeggiare non sono solo coloro che denunciavano come l’Europa fosse diventata un grande lager economico, ma che tuttavia anelavano a un’idea aperta e solidale tra i popoli. A festeggiare, infatti, sono anche coloro che hanno una visione provinciale, chiusa verso l’altro, soprattutto se è diverso e povero.
Oggi a giubilare sono anche personaggi come Salvini e Le Pen, e i primi responsabili di ciò sono economisti e intellettuali di una sinistra venduta al mercato. Soldati inconsapevoli (ma non sempre) di un progetto militare che ha permesso all’economia di colonizzare la politica. I nostri tempi sono quelli dominati dall’economia e dal mercato, i partiti non svolgono più un ruolo politico ma sono comitati a servizio delle élite economiche finanziare. In Gran Bretagna hanno detto no a un’idea di Europa che nell’Euro trova massima espressione. Un unione monetaria in cui vige la legge del più forte sul più debole e dove la Bce non è una banca pubblica ma un insieme di banche private coordinate da un grumo di burocrati senza alcun mandato elettorale. E l’Euro (che, ripeto ancora, non è l’Europa) è insostenibile.
E’ impossibile legare a un cambio fisso economie così divergenti; a pagarne le spese sono i paesi deboli (del mediterraneo) e ad avvantaggiarsene quelli del nord (Germania in testa). Occorre ricordare come le élite tedesche e francesi abbiano lucrato vendendo armi alla Grecia? Acquisti effettuati prestando loro capitali, sui quali i Greci hanno pagato tassi d’interesse da usura. Paesi come, oltre alla Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna e il nostro, che in questi anni sono stati accusati anche di essere dei piigs ma, come spiegai in questo video che invito a vedere, i veri porci sono loro.
L’area Euro, per la sua intrinseca insostenibilità, è destinata a deflagrare e sarebbe auspicabile che si prendano provvedimenti in anticipo prima che ciò avvenga in maniera disorganizzata, una prospettiva che converrebbe nuovamente alla speculazione internazionale. Ma è da ingenui pensare che basti uscire dall’Euro o dall’Unione Europea. E’ una condizione necessaria ma non sufficiente. Euro e Ue sono solo espressioni del pensiero unico neoliberista che domina i nostri tempi. Londra resterà una delle piazze del mondo dove la finanza internazionale gozzoviglia generando bolle che poi, quando esplodono, vengono fatte pagare ai cittadini.
La vera sfida è vincere il neoliberismo, cioè quel sistema economico che ha innescato in molti una mentalità mercantilista, che ha generato immense diseguaglianze, che ha rubato agli Stati la sovranità monetaria e che ha permesso alla finanza di far muovere quantità di capitali decine di volte maggiori di quelli prodotti dall’economia reale. In altre parole, va sostituito l’intero paradigma economico di cui euro ed Ue sono espressione, con uno che, oltre a garantire la sostenibilità ambientale, assicuri i diritti fondamentali a tutti i cittadini. Diritti come la casa, il lavoro (o il reddito di cittadinanza), l’istruzione e la sanità. Al centro va posizionato l’uomo nelle sue diverse sfumature e non il denaro. Questa è la vera grande sfida da vincere.