lunedì 28 ottobre 2013

IL MALE MINORE? IL COMMISSARIAMENTO



Tratto dall'intervista su East Journal a cura di Valerio Pierantozzi: Lo shutdown avrà un fortissimo impatto reale sulla vita quotidiana di tanti americani. Rimarranno senza stipendio, ma dovranno pagare le bollette e i mutui. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Barack Obama spaventava gli americani riguardo al rischio di fallimento. Si è partiti da qui, dallo sfiorato default degli Usa, e si è finiti poi per parlare di sanità pubblica, di Europa e della situazione in Italia, passando ovviamente da Oriente, cioè dalla Cina.
Questo è quanto venuto fuori da una chiacchierata con Eugenio Benetazzo, economista indipendente che con le sue opinioni non ha mai paura di andare controcorrente. Negli anni si è affermato anche come un apprezzato e autorevole analista finanziario, avendo spesso previsto con largo anticipo alcuni scenari internazionali grazie alle sue spiccate capacità di “leggere” il panorama socioeconomico della nostra epoca. Parlare con lui può essere spiazzante, proprio perché ogni volta sa concentrarsi sul punto davvero importante della questione, senza badare al fumo che sta intorno.

Benetazzo, gli Stati Uniti sono stati davvero vicini al fallimento? Sì, ma ora questo tipo di rischio non c’è più perché il Congresso è intervenuto sul tetto del debito. Ovvero ha alzato la cifra massima che il governo può chiedere in prestito per finanziare le sue spese. 

Ma è un limite che gli USA ritoccano pressoché ogni anno. Non è in fondo una specie di trucco finanziario? No assolutamente, non esistono trucchi qui. Si tratta di un dispositivo che richiede l’approvazione del Congresso e che permette all’amministrazione federale di prendere più denaro in prestito. E finché l’alzamento del tetto non è stato legalmente approvato, negli Stati Uniti rimane tutto fermo.

Come si sta muovendo la Cina in questo scenario ? Ricordiamo che la Cina, dopo il Giappone, è il paese che ha la maggior esposizione sul debito pubblico americano. Il nuovo presidente Xi Jinping sta lavorando su un modello che si basi anche sullo sviluppo industriale, e non solo sull’attività manifatturiera. Si sta lavorando anche sulla crescita del mercato interno e l’attrazione di investitori stranieri, in special modo per quanto riguarda le nuove tecnologie. Insomma, Xi Jinping sta traghettando l’economia cinese da un modello basato sull’esportazione a uno basato sui consumi interni.

Tornando in America, molti dicono che questo accordo avvenuto fra democratici e repubblicani sia solo un compromesso che ritarderà il fallimento di qualche mese. Il default negli Stati Uniti non avverrà mai. Credo che sia proprio un’eventualità che è stata messa al bando. In Italia se ne è parlato parecchio e spesso male, molte volte perché non ci sono corrispondenti che coprono bene le notizie, ma si limitano a fare copia e incolla con le fonti statunitensi. Comunque al momento quella del default non è proprio un’eventualità contemplata. Agli americani è bastato vedere cosa è successo per il fallimento della Lehman Brothers, cinque anni fa.

Dunque? Quindi è inutile parlare di shutdown, è una perdita di tempo. Sarebbe come parlare della semifinale dei mondiali mentre stanno giocando la finale.

Parliamo della finale, allora. È sull’Obama Care che si gioca la partita. Grazie a questa riforma circa 38 milioni di statunitensi potranno avere una copertura sanitaria, a differenza di quello che avveniva prima. Ma a una buona fetta di popolazione tale impostazione socialista non è affatto di gradimento. L’americano “medio” è contento del proprio sistema sanitario, un sistema dove se paghi tanto hai tanto, e se paghi poco hai di meno. In Italia sarebbe impensabile una riforma in tal senso. Lasci stare quello che dicono in Italia. Mentre noi ci chiediamo: “Ma come fanno negli USA ad accettare un sistema sanitario del genere?”, in America si fanno la stessa domanda su di noi. “Ma com’è possibile – si chiedono – che il contribuente italiano accetti di pagare una quota rilevante dal punto di vista percentuale, foraggiando un sistema dove tutti pagano per tutti?”.

E la soluzione quale sarebbe? La mia proposta è quella di un sistema ibrido, dove siano garantiti dei livelli essenziali di assistenza, ma sia introdotta una “Health Tax”, cioè un’imposta in cui i cittadini sopra i 16 anni pagano in base a quanto gli stessi per ragioni induttive saranno imputati a generare nel corso degli anni. Siccome prevenire è meglio che curare, questo avrebbe un ricaduta positiva anche nella qualità della vità media dell’italiano. In pratica, più una persona si mantiene in forma con uno stile di vita il più possibile sano, meno pagherà di tasse sanitarie.

Da un po’ di tempo si paventa l’istituzione di un mercato unico euroamericano, il cosiddetto Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP). È un’ipotesi realizzabile? E per l’Italia quali sarebbero i benefici? Sarebbe la naturale evoluzione della Comunità Economica Europea: unire le potenzialità di due mercati distanti tra loro ma non così diversi. Sarebbe un passo importante soprattutto per contrastare l’imponente crescita e l’ingerenza in Europa di alcuni mercati asiatici. Per quanto riguarda l’Italia, invece, è difficile dire qualcosa, visto che il Paese sarà probabilmente commissariato dalla UE nei prossimi mesi.

Come dice, scusi? Non lo dico io. Sono questioni che sono state sollevate dagli organismi sovranazionali a Bruxelles. Se il governo Letta non ha il coraggio di prendere le strade per le riforme necessarie al Paese, dovrà intervenire l’Europa. “Commissariamento” forse è un termine impreciso. Si tratta in realtà dell’applicazione del piano di intervento studiato dalla Unione Europea lo scorso anno, strutturato per proteggere la stessa sopravvivenza dell'Europa.

Sembra di capire che sia una cosa positiva, dal suo punto di vista. In Italia si pensa solo alle leggi di stabilità. Ma in Europa si aspettano da noi degli interventi strutturali sulla spesa pubblica che vadano a incidere profondamente sull’economia italiana. A questo punto, mi auguro che avvenga davvero questo “commissariamento”: servirebbe per cambiare qualcosa. Meglio un intervento esterno che continuare con questi governi che non hanno il coraggio di andare nella direzione necessaria perché sono ostaggio delle varie e numerose lobby.
Eugenio Benetazzo – eugeniobenetazzo.com

venerdì 25 ottobre 2013

LA TRUFFA DELLE STATINE E LA BUFALA DEL COLESTEROLO



Durante 25 anni come chirurgo toracico, la mia vita è stata dedicata con passione a trattare le malattie del cuore; ho dato a diverse migliaia di pazienti una seconda possibilità di vita.
Poi qualche anno fa ho preso la decisione più difficile della mia carriera di medico. Ho lasciato la chirurgia che amavo, per avere la libertà necessaria di dire la verità sulle malattie cardiache, l'infiammazione, le statine e gli attuali metodi di trattamento di tali malattie.
E’ stato un momento emozionante per un giovane cardiochirurgo negli anni Ottanta. Una nuova tecnica chirurgica, la chirurgia di bypass è stata l'unico trattamento efficace per le persone con grave malattia coronarica. La nostra capacità di salvare vite umane aumentando i rischi di un intervento chirurgico, è diminuita con il miglioramento delle tecniche e delle tecnologie.
Durante la mia carriera come chirurgo ho eseguito più di 5000 interventi di bypass coronarico.
Il consenso ufficiale al tempo (e anche oggi) era che alti livelli di colesterolo nel sangue erano la causa del deposito graduale (colesterolo) nei vasi sanguigni.
Come medici avevamo (e abbiamo) due strade terapeutiche: abbassare il livelli di colesterolo nel sangue o eseguire una operazione per deviare il sangue intorno alla placca accumulata nelle arterie, ristabilendo così il flusso sanguigno e la funzione del muscolo cardiaco.
A parte la ricerca del mezzo più efficace nel ridurre il colesterolo nel sangue, non vi era praticamente ricerca per determinare la vera causa della placca. All’interno della comunità medica si era installata la semplice idea che è sufficiente il controllo dei grassi saturi e del colesterolo.
Le statine - i farmaci che il medico prescrive enfaticamente se il vostro colesterolo è leggermente alto - e Bernie Madoff (il famigerato truffatore finanziario) hanno lasciato nella loro scia molte vittime innocenti, e molti seguaci sinceri ma illusi.
Ed entrambi sono enormi truffe perpetrate sui creduloni.
Le statine rappresentano un mercato globale di oltre 30 miliardi di dollari l'anno, e questo da numerosi anni. Inoltre, lo screening e il trattamento per il colesterolo costano circa 100 miliardi di dollari l'anno, senza alcun beneficio evidente per le vittime, voglio dire i pazienti.
Non so se Madoff ha avuto l'intento di frodare fin dall’inizio, ma dalla lettura dei rapporti, sembra che le cose gli sono sfuggite di mano, e ha continuato a mentire per tenere il denaro che circolava nelle sue casse e per perpetuare il suo stile di vita molto sontuoso.
Anche per i produttori di statine non sono sicuro se avevano o meno intenzione di frodare dall'inizio, ma non erano certo disposti a rinunciare a un mercato annuale di 30 miliardi dollari tanto facilmente.
Ci sono molti medici sinceri, ben intenzionati e profondamente convinti che continueranno a sostenere la teoria che il colesterolo alimentare e di grassi saturi sono la causa della malattia cardiaca. Essi continueranno a credere che i farmaci per abbassare il colesterolo sono il trattamento di successo per prevenire le malattie cardiache, nonostante uno studio pubblicato sull'American Heart Journal (gennaio 2009) che ha analizzato ben 137.000 pazienti ricoverati presso gli ospedali degli Stati Uniti con un attacco di cuore. Nel 75% dei casi queste persone avevano un colesterolo "normale".
Questa visione ha continuato a darmi fastidio durante tutta la mia carriera chirurgica ospedaliera. L'idea che una sostanza naturale, vale a dire il colesterolo, possa causare la malattia cardiaca non mi ha mai convinto. Vedo pazienti che ritornano per un secondo intervento chirurgico di bypass a pochi anni di distanza dal primo, nonostante un normale tasso di colesterolo in tutto il periodo.
In sala operatoria, avevo sempre osservato l'infiammazione attorno all'arteria coronaria...
Grazie ad un marketing massiccio, i produttori di statine hanno sapientemente influenzato e  controllato la politica pubblica sulla prescrizione di statine facendola diventare il protocollo ufficiale di cura. Chiunque critica queste politiche o è in disaccordo viene etichettato come un eretico, ignorante e ridicolizzato.
La U.S. Food and Drug Administration (FDA), il National Cholesterol Education Program, l'American Heart Association e molti centri accademici sono diretti e influenzati da medici che ricevono benefit diretti o indiretti da parte dei produttori di statine. La loro influenza è così forte che di recente la FDA ha approvato il Crestor®, una statina per il trattamento di pazienti con colesterolo normale. Alcuni di questi universitari sono stati chiamati a trattare bambini con le statine.
Purtroppo il marketing ha davvero trionfato nella medicina.
Trattare o tentare di prevenire le malattie cardiache con le statine è pericoloso e fraudolento per due motivi:
1)  Gli effetti secondari gravi, mortali e invalidanti sono in gran parte ignorati dalla professione medica e taciuti dai produttori di statine. Questi effetti secondari sono stati brillantemente documentati dal Dr. Duane Graveline e da altri medici coraggiosi che hanno osato parlare contro la religione ufficiale del colesterolo e dei grassi saturi.
2) Continuare a concentrarsi sul trattamento inefficace distoglie l'attenzione dalla reale comprensione della malattia di cuore, e dà ai pazienti un falso senso di sicurezza che impedisce loro di fare cambiamenti nello stile di vita che potrebbero davvero prevenire e invertire malattie cardiache.
Si considerare anche gli elementi seguenti:
1) Non c’è alcuna prova che le statine aiutino le donne di qualunque età!
2) Non c’è alcuna prova che le statine aiutino le persone con più di 65 anni 
3) L'unico gruppo di pazienti che possono - e  sottolineo "possono" - ottenere un beneficio, sono uomini di mezza età che hanno già avuto un infarto. E' incredibile vedere tutta la letteratura medica che è finanziata dai produttori di statine, e distribuito negli uffici dei medici da parte dei giovani rappresentanti entusiasti che sostengono che le statine sono utili.
Il molto pubblicizzato studio JUPITER - che ha portato la FDA ad approvare il Crestor ® per le persone con livelli di colesterolo normali - ha mostrato che il trattamento di 100 persone per 3 anni con Crestor ® "può" aver impedito un infarto.
Tuttavia, l'approvazione che è stata concessa e diversi milioni di persone sono state esposte ai rischi delle statine senza alcun beneficio, fatta eccezione per il produttore di Crestor®.
Ecco il motivo per cui ho chiamato la terapia con le statine la truffa più grande e pericolosa di quella di Bernie Madoff, almeno le sue vittime hanno solamente perso denaro, non la salute.
Benché Direttore del Gabinetto e capo della Chirurgia in un grande ospedale cardiologico, ho scoperto che non potevo cambiare la medicina, poco importa quanto ho denunciato e dichiarato, non importa quante prove ho raccolte in merito al colesterolo che non è un problema e che il trattamento del colesterolo con farmaci era contro-producente.
Così ho preso quella decisione difficile di lasciare la mia pratica chirurgica per avere la libertà di parlare, scrivere e insegnare la verità sulle malattie cardiache. Ho scritto un libro  La guarigione della malattia cardiaca”, nel quale spiego che la vera causa della malattia cardiaca è l'infiammazione. Infatti senza infiammazione, il colesterolo non si accumula nella parete del vaso sanguigno per causare la placca con la conseguenza eventuale di un infarto e morte.
Dott. Dwight Lundell – disinformazione.it

martedì 22 ottobre 2013

LA VERITA' SCOMODA DI LAMPEDUSA



Facile esclamare «vergogna!». Bisogna specificare un pochino, proviamoci. Vergogna alle sinistre, partiti, presidenti delle Camere compresi, il senatore Manconi con la sua compagnuzza Bianca Berlinguer e loro media, giornali e radio e tv di Stato, per aver cercato di dimostrare che le centinaia di affogati di Lampedusa sono affogati per colpa della Bossi-Fini. E più in generale, per colpa degli italiani razzisti, leghisti, omofobi ed anti-immigrati.
È ingeneroso ricordarlo, ma le vittime hanno fatto tutto da sole. Sono state loro a venire in massa non chiamate, di notte, come clandestini, ad affidarsi per questo ad organizzazioni di criminali libici, la cui natura delinquenziale dovrebbe essere ben nota nel Corno d’Africa; loro a dare fuoco al naviglio e a farlo rovesciare mettendosi tutti ad una murata. Loro a farsi ammassare in un barcone senza un solo salvagente, e ovviamente senza saper nuotare perché, poveretti, vengono da Eritrea e Somalia. sono gente che non ha visto acqua dalla nascita, per non dire il mare. Certo, pietà e orrore; ma senza dimenticare che questi hanno pagato qualcosa come 1500- 2 mila euro a testa: in Africa, chi può disporre di una simile cifra non è povero, i poveri veri, in Africa, non li avete mai visti; per fuggire non hanno che le loro gambe scheletrite, per di più debilitate dalla denutrizione. Quelli che vengono qui sono, relativamente, benestanti. Giovani che abbiamo visto mettersi in contatto con le famiglie via Facebook e smanettare sui tablet per dare notizie a mamma, non sono africani medi.
Vengono dalla Libia. Con la Libia, il nostro governo aveva accordi, quando c’era il colonnello Gheddafi, che bene o male avevano frenato il traffico di clandestini. Hollande, Cameron, Obama hanno voluto rovesciare Gheddafi per gli affari loro, e portare via i nostri agli italiani: hanno così consegnato la Libia a bande criminali spadroneggianti, incontrollate, armatissime perché si sono rifornite dai giganteschi arsenali di Gheddafi, che non solo continuano a devastare il loro stesso Paese, che torturano prigionieri delle loro bande, ma che come affaruccio collaterale hanno intensificato il commercio e taglieggio degli aspiranti africani alla venuta in Italia.
Comincino a vergognarsi quelli di Parigi, Londra, Washington, che hanno voluto rovesciare Gheddafi. Ormai i delinquenti hanno ammassato 12 mila aspiranti clandestini nell’insignificante porticciolo di Zuwarah, a 100 chilometri da Tripoli, in attesa degli imbarchi. La ministra Kyenge ha definito «vergognoso» il centro d’accoglienza di Lampedusa? Beh, dovrebbe – se avesse il coraggio – farsi un giretto nei centri di ritenzione in cui i delinquenti ammassano le loro vittime in attesa che le famiglie, laggiù nell’Africa sahariana, raggranellino i quattrini aggiuntivi richiesti per il passaggio: Amnesty International ha mandato qualcuno a visitare sette di quei campi «di ritenzione», così li chiama, dove se i soldi delle famiglie non arrivano si può restare a «durata indefinita», in condizioni atroci, senza cibo né acqua né latrine, e dove i libici «picchiano brutalmente anche le donne con cavi elettrici o tubi di ferro». Anche lì, come a Lampedusa o nei centri nostri, i clandestini – quando sono tanti – si ribellano: la, però ricevono raffiche di kalashnikov, secondo Amnesty. Magari capirà perché tanti clandestini vogliono a tutti i costi venire nella «vergogna» italiana... dove li vestiamo, li curiamo e li alimentiamo di cibi halal.
(La Libye accusée de mauvais traitements sur des milliers de migrants).
I torturatori sono gli eroi che ieri hanno abbattuto Gheddafi con il sostegno della Nato e gli applausi della propaganda occidentale, in nome dei «diritti umani» che Gheddafi violava: si vergognino questi. Oggi sono un’industria dei diritti umani maciullati: che imbarcano i loro africani-ostaggi, e nei casi migliori forniscono di un telefono satellitare (un piccolo investimento, fa parte del business) in modo che, a 30 miglia dalla costa italiana, chiamino le nostre autorità italiane (hanno i numeri) per farsi salvare. Nei casi peggiori, li gettano in acqua ad annegare, perché tanto sono negri, mica della superiore razza libica. Gli affari sono ottimi, i profitti di questi mascalzoni si valutano in 4 miliardi di dollari l’anno, che è poco meno del 10% del Pil della Libia; specialmente ora che i profitti petroliferi sono ridotti a zero grazie alle bande armate e alla destabilizzazione, un reddito niente male. A noi contribuenti italiani, invece, solo le spese: salvataggi, ricoveri, mantenimento, vestiari. Dovremo fare concorrenza invece, ai profittatori libici: vendere nelle nostre ambasciate un visto turistico a ciascuno per 1000-2000 euro, e poi che vengano pure qui in aereo di linea, , magari potremmo munirli di un documento che gli consenta di muoversi nello spazio Schengen: è gente che vuole andare in Germania, ha già lì amici e parenti, sa che qui non c’è lavoro, è informatissima e intraprendente.
Le ultime centinaia arrivate ed affogate vengono la Somalia ed Eritrea. Queste erano nostre colonie, e quando erano colonie italiane non avevano motivo di fuggire le miseria; l’Italia vi ha profuso energie e mezzi, con un programma civilizzatore a cui i nostri nonni avevano creduto. Naturalmente, è stato decretato tra Londra e Washington che le colonie erano una vergogna, e che bisognava lasciare i popoli all’auto-determinazione. La Somalia è presto diventata il disastro morale e materiale, che a malapena la nostra opinione pubblica conosce; il buco nero del mondo; gli interventi americani hanno devastato, distrutto e destabilizzato, per poi ritirarsi feriti dal mostro che hanno creato: uno Stato fallito, failed state, anzi lo Stato fallito per eccellenza. Che sparge il suo disordine, sangue e profughi e terroristi anche nel vicino Kenya.
Ma non ci si dica che bisogna vergognarsi. Altri si devono vergognare per come hanno ridotto l’Africa. La Kyenge dovrebbe saperne qualcosa, anzi è l’esempio: approva la poligamia del capotribù suo padre congolese, gli pare progressista come le nozze gay e chiamare papà e mamma «genitore 1 e genitore 2». È la felice immagine della sinistra che, a forza di progressismo, finisce nel fiume Congo. Una vera parabola dell’illuminismo oscurantista, del progressismo regressivo.
Gli eritrei che fuggono dal loro dittatore possono scegliere tre strade. Alcuni pagano, e si mettono nelle mani di, mercanti di carne umana che li contrabbandino attraverso il Mar Rosso in Yemen, da cui provano a infiltrarsi in Arabia Saudita e ai ricchi emirati del Golfo, dove i lavoratori stranieri sono praticamente schiavi. Altri vanno ad ovest, passano il confine col Sudan e, pagando e pagando, si comprano un passaggio su camion attraverso il Sahara verso l’Egitto. Da qui, alcuni cercano di raggiungere Israele attraverso il Sinai; in mano a beduini che poi chiedono il riscatto alle famiglie, torturando i loro prigionieri. Quelli che arrivano in Israele sono trattati col pugno di ferro, da una Bossi-Fini ebraica, ossia efficiente e spietata: dall’estate scorsa sono cominciate le retate, i catturati a centinaia sono caricati su aerei e sbattuti indietro in Sud Sudan; Israele non accetta domande di asilo politico, né fornisce vestiario né rifocilla, né soccorre. Anzi, la popolazione israeliana ha inscenato manifestazioni contro gli africani, urlando che se ne devono andar fuori dai piedi, perché di razza impura mettono a pericolo «la natura ebraica dello Stato».
In Israele non ci sono Boldrini, né ci sono Kyenge, non ci sono Caritas e protezioni civili pronte ad assistere e a far mangiare. Del resto Netanyahu ha risolto il problema per sempre: elevato un reticolato di 200 chilometri lungo il Sinai, ha stroncato il business dei banditi beduini. «Gli sconfinamenti illegali sono calati del 99,9%», esultava l’estate scorsa un comunicato del governo ebraico, «sono passati da 2 mila al mese a soli due». Naturalmente, bloccata questa via, il traffico su Lampedusa si è ingrossato.
Vengono qui ad affogare sulle nostre coste, e ce ne sono altri 12 mila in Libia che attendono. Se vengono in Italia, è perché l’Italia accoglie, e lo sanno benissimo.
«Vergogna»: facile a dirlo. Bisogna specificare. Vergogna a chi?

Maurizio Blondet per disinformazione.it

lunedì 21 ottobre 2013

L'ITALIA VISTA DA CARLO DE BENEDETTI



NAPOLI (WSI) - "L’Europa, e l’Italia in particolare, oggi sono la zavorra della crescita mondiale". Parola di Carlo De Benedetti, presidente Gruppo editoriale L'Espresso, che parla in occasione del convegno dei Giovani di Confindustria, che questo anno è stato organizzato a Napoli.

Il declino "non solo economico", ma quello che "più deve preoccuparci è una sorta di declino morale che noi italiani stiamo vivendo. E' senso di frustrazione, quasi di avvilimento, che sta contagiando tutti, anche noi imprenditori, anche quei giovani che devono essere invece la molla del rilancio".

"Quando sento parlare di segnali di ripresa che stiamo o che dobbiamo agganciare penso subito che l’interlocutore stia provando a fregarmi", ha aggiunto, ricordando quando Mario Monti "vedeva la luce in fondo al tunnel nell’estate del 2012. Ebbene stiamo tutti lì a guardare dall’altra parte del tunnel ma è sempre nero pesto".

"No, non c'è niente di normale in questo Paese", risponde a chi gli chiede se l'Italia sia un Paese normale a margine del suo intervento. "Serve una rivoluzione culturale e generazionale. Non c'è niente altro da fare".

Sulla legge di Stabilità: "Ci avevano detto di aspettare, ma dov'è la svolta? Dov'è l'ambizione del rilancio della crescita? Ma non sono Letta e Saccomanni. Cosa possiamo aspettarci, se non il minimo sindacale da questo Governo, da questa politica? In quest'Italia? In questa situazione?".

Per questi motivi serve una rivoluzione, "va ribaltata dal profondo questa Italia vecchia, bloccata dalle rendite di posizione, dagli interessi di parte, dal cinismo di chi considera il potere un fatto privato da gestire a scopi privati". Per De Benedetti "è la classe dirigente da cambiare. Le consorterie da combattere, così come i poteri di veto sindacali e soprattutto - ha concluso - questa orribile politica che si occupa sempre dall'alto e mai dei problemi del Paese".

Dure le parole sul caso Alitalia e Telecom. "Il salvataggio di Alitalia da parte dei cosiddetti capitani coraggiosi (come Silvio Berlusconi aveva definito la cordata di imprenditori italiani che rilevò la compagnia aerea nel 2008, ndr) è stato un perverso scambio di interessi tra una politica che mira al consenso immediato e imprese e banche che guardano al tornaconto immediato e, a volte, personale".

Per quanto riguarda Telecom, "è stato sacrificato in vent’anni fino all’umiliazione finale di vederlo passare agli spagnoli con un’operazione che ha dello scandaloso. Nessuna Opa (Offerta pubblica di acquisto, ndr), nessuna trasparenza per i piccoli azionisti, solo una intesa più o meno sotterranea con le banche che non vedevano l’ora di ridurre la propria esposizione" ha sottolineato. "Uno dei momenti più bassi della Caporetto del capitalismo".
Wallstreetitalia