lunedì 7 ottobre 2013

ALLEGRI, ARRIVA LA TARES!



I nostri governanti, tra crisi vere o presunte, hanno trascorso gli ultimi mesi a escogitare il modo migliore per far credere a buona parte della popolazione che le tasse stanno diminuendo, salvo poi aumentarle o introdurne delle nuove.
Il caso Iva, il cui passaggio dal 21 al 22% è avvenuto lo scorso martedì, ne è l’esempio più tangibile e c’è da scommetterci che non rimarrà isolato. Infatti, da una quasi completa abolizione dell’Imu, sembra che ci si stia avviando verso un repentino cambio di rotta (i soliti segni di uno Stato in cui regna, secondo alcuni, “LA CERTEZZA DEL DIRITTO”!!).
In sostanza in alcune circostanze potrebbe rientrare la tassa sulla prima casa, ma ancora non ci è dato di sapere di più. Purtroppo l’Italia, dal punto di vista degli interventi fiscali (e non solo!), è come se vivesse alla giornata, su scelte d’emergenza per le quali si opta quando c’è bisogno di far cassa, in quel caso infatti si studia (da grandi economisti) come aumentare una tassa già esistente o introdurre un nuovo balzello.
E proprio in questo scenario di tasse che vanno e tasse che vengono, vorrei spostare la riflessione sulla questione dei rifiuti. Ebbene, fino al 2012 c’era la TARSU o la TIA (in alcuni comuni), che è la tassa sui rifiuti solidi urbani. A partire dall’anno in corso entrambe queste tasse sono state soppresse… Si tratta forse di un alleggerimento del carico fiscale? Neanche per sogno! Tarsu e Tia sono state sostituite dalla Tares, in riferimento alla quale molti contribuenti in questi giorni stanno proprio ricevendo i conteggi.
Tale situazione ha però un problema di fondo. Infatti, mentre prima, considerato un costo per il comune pari a 100 del servizio per la raccolta dei rifiuti, i cittadini contribuivano nella misura del 70/80%; ora, con la nuova Tares, che dovremo pagare entro l’anno, i comuni si dovranno assicurare un gettito in grado di coprire interamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, vincolo che non esisteva con la vecchia TARSU. A ciò si aggiunge poi il fatto che vi è un ulteriore aumento su tutti gli immobili pari a 0,3 euro al metro quadrato, col quale si andranno a finanziare servizi indivisibili dei Comuni (illuminazione pubblica, pulizia e manutenzione delle strade, ecc.).
A proporre una stima dei maggiori esborsi a carico delle famiglie è stata la Cgia di Mestre. Il parere dell’associazione è che quest’anno l’importo medio Tares dovrebbe attestarsi attorno ai 451 euro a famiglia. Ciò significa che nel complesso il costo della Tares sarà di circa due miliardi in più rispetto a quello di Tarsu/Tia. In sostanza con l’introduzione di questa nuova tassa, la spesa media famigliare potrebbe raggiungere i 451 euro.
Il dato ha destato l’attenzione (e lo sdegno) di non pochi ‘addetti ai lavori’. Tant’è che il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, si è chiesto come sia “possibile che nel 2013 le famiglie paghino un importo così pesante quando negli ultimi 5 anni di crisi economica la produzione dei rifiuti urbani è diminuita del 5 per cento e l’incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, è aumentata di oltre il 30 per cento?”.
Domanda che mi son posto anch’io, ma che si può leggere anche tra le righe dell’analisi della Coldiretti. In pratica, secondo l’associazione di categoria dei coltivatori diretti, dal 2007 a oggi, a un decremento della produzione di rifiuti solidi urbani non è corrisposta un’analoga diminuzione dei costi a carico del cittadino. Oggi la produzione di rifiuti degli italiani è diminuita dell’8%, con una riduzione per abitante di 42 kg, rispetto a sei anni fa. Produciamo meno rifiuti, ma gli esborsi di riferimento sono aumentati! Questo è un paradosso.
Davanti a un’ennesima dimostrazione del distacco sempre più profondo tra realtà concreta e quotidiana degli italiani e legislatore, non possiamo fare altro che prenderne atto e dedurre che l’aumento delle tasse è giustificato solo dalla necessità di coprire buchi e deficit creati da sprovvisti quanto incauti amministratori della cosa pubblica. I venditori di fumo che aumentano le tasse e spendono tempo e parole per farci credere che stanno lavorando per ridurle!!
“Durante le rivoluzioni vi sono solo due specie di uomini: coloro che le fanno e coloro che ne approfittano”, scriveva Balzac. Leggendo queste parole a me vien da pensare alla crisi che sta vivendo l’Italia. Perché nella crisi, così come nelle rivoluzioni, c’è chi si rimbocca le maniche per risolvere il problema e chi (in larga parte) ne approfitta magari fingendo anche interesse e impegno. Questa è gente ‘bassa’, che in pubblico dichiara di lavorare per gli interessi collettivi, mentre in privato l’unico interesse che persegue è quello delle proprie tasche.
Antonio Gigliotti per Fiscal Focus