Generalmente quando si sente parlare del Miracolo
Italiano ci si riferisce ad un periodo storico tra gli anni Cinquanta e
Sessanta in cui l'Italia si caratterizzò da una forte crescita economica
affiancata da uno straordinario sviluppo tecnologico di profondo
rilievo. In sé questa definizione da sussidiario delle scuole elementari di un
tempo non aiuta più di tanto a mettere a fuoco il tutto: oggi ad esempio se
usassimo gli stessi elementi di definizione potremmo contare almeno una dozzina
di miracoli sul fronte economico da parte di altri paesi. Ciò che ha
contraddistinto l'eccezionalità del risultato e della performance è infatti il contesto
storico in cui tutto questo si è manifestato. Ricordiamo un paese sconfitto
e dilaniato dal Secondo Conflitto Mondiale, ancora occupato da eserciti
stranieri con povertà e miseria che in qualche modo erano state mitigate
con il programma di aiuto statunitensi, il noto Piano Marshall. Un paese
ancora poco industrializzato e tecnologicamente arretrato con una ingente parte
della popolazione ancora a vocazione agricola. Ciò nonostante un insieme
di circostanze aiutarono il nostro paese a realizzare quello che tutto il
mondo ha prima ammirato e dopo battezzato il Miracolo Italiano.
Per primo, la genetica italiana degli imprenditori
italiani, unica al mondo per spirito di sacrificio e vocazione al rischio
imprenditoriale: proprio in quel periodo vengono poste le basi per la nascita e
lo sviluppo di grandi attività industriali. In secondo luogo abbiamo l'entrata
dell'Italia nella Comunità Economica Europea che consente la rimozione
dei vincoli protezionistici in numerosi settori produttivi: l'ingresso nel
Mercato Comune genera una significativa spinta alle esportazioni italiani le
quali diventano il volano principe di tutta l'economia nazionale. Infine la
condizione più unica che rara dell'allora mercato del lavoro italiano
costituito per la maggiore da disoccupati, braccianti e manovali dal
basso costo di lavoro che rendevano pertanto molto competitiva e redditizia
l'attività industriale: considerate che allora i sindacati non avevano un ruolo
di ingerenza determinante e controproducente come avviene invece oggi. L'aumento
della ricchezza delle famiglie generò un meccanismo virtuoso di ulteriore
spinta economica indotta anche dai consumi interni (elettrodomestici,
automobili, nuovo arredamento, nuove abitazioni e cosi via).
Tutti in qualche modo hanno conosciuto il Miracolo
Italiano, o sui libri di scuola o ne hanno visto le dimensioni all'interno di
qualche videodocumentario storico, persino la stampa ed i media internazionali
hanno riferimenti storici e socioeconomici sul Miracolo Italiano. In vero
alcune testate giornalistiche sono anche profonde conoscitrici ed
ammiratrici dell'Altro Miracolo Italiano, quel secondo miracolo per cui
analizzando l'economia italiana non si capisce come mai quest'ultima non sia
ancora fallita. Ci pensano e ci riflettono di continuo: qualsiasi altro
paese al mondo sarebbe già fallito da anni e anni, ma l'Italia invece no,
resiste ancora. Ecco l'Altro Miracolo Italiano. Solo grazie ad un miracolo è
possibile spiegare come questa nazione non sia ancora fallita avendo avuto più
di sessanta governi in oltre cinquant'anni, un paese in cui l'economia
nazionale deve assecondare ed accettare la convivenza quotidiana con sei
differenti mafie, un paese in cui i sindacati sono più potenti del governo,
un paese in cui la giustizia non garantisce e tutela i creditori e gli
investitori, un paese in cui vi sono ormai più di 4.5 milioni di immigrati,
un paese in cui gli imprenditori sono continuamente vessati dalla Pubblica
Amministrazione.
L'Altro
Miracolo Italiano: come fa a
non essere ancora fallito un paese con un sistema scolastico basato su
ordinamenti ed insegnamenti medioevali in cui la maggior parte del corpo
docente ha una preparazione ed impostazione da rivoluzionario sessantottino, un
paese in cui la governance degli istituti bancari è detenuta da bancosauri
e dalle fondazioni bancarie, un paese in cui nel panorama politico esistono
ancora partiti che hanno come ideale politico il comunismo, un
paese che continua a dedicare attenzione a dismisura ad un decadente
Silvio Berlusconi, un paese in cui la maggior parte degli anziani se ne
strafegano del futuro di figli e nipoti tanto basta che ci sia la loro pensione
e le cure gratis in ospedale, un paese che abroga il Ministero del Turismo
avendo le potenzialità che tutto il mondo gli invidia, un paese che anno dopo
anno sta subendo una lenta opera di penetrazione da parte dei suoi
principali concorrenti ed infine un paese che si permette il lusso negli ultimi
dodici mesi di dedicare tempo e riflessione politica per la stesura di leggi
sull'omofobia ed il femminicidio al posto di redigere una nuova legge
elettorale o un nuovo programma di defiscalizzazione per gli utili delle
imprese.
Eugenio Benetazzo –
eugeniobenetazzo.com