Mettetevi l’animo in pace: il 4
dicembre vincerà il Sì. Non v’è nessun dubbio. Il Sì trionferà con agio, in
scioltezza atarassica. Chi spera nella vittoria del No è meno lucido di chi,
prima delle Europee 2014, blaterava #vinciamonoi.
Vi spiego brevemente perché vincerà il Sì e poi basta: non ne scriverò mai più,
né qui né sulla mia pagina Facebook.
1. Alcuni sondaggi danno il No in vantaggio, ma sono irrilevanti.
Anche i 5 Stelle due anni fa dovevano superare Renzi, che invece poi li ha
maciullati. Accadrà lo stesso il 4 dicembre. Il No ha già raggiunto l’apice, il
Sì crescerà sempre di più.
2. E’
verosimile che il Sì non vincerà con un margine ampio, ma questo risulterà ancora più sublime per Renzi.
Un po’ come – per un tifoso della Fiorentina – vincere rubando con la Juve. La
vittoria risicata del Sì (tipo 52%) farà soffrire ancora di più i sostenitori
del No e indurrà Marchionne a organizzare cortei vestito da Costantino della
Gherardesca.
3. Se si
renderanno conto che potrebbe vincere davvero il No, ritarderanno la votazione
(il ricorso Onida, il terremoto, le cavallette). Infatti ci stanno provando.
Oppure invalideranno il voto.
4. Se non
potranno invalidare il voto, faranno comunque passare la riforma per altre vie.
In Italia, da sempre, si è soliti lasciare pochi mesi per poi fare l’esatto
contrario che gli italiani avevano scelto al referendum (nucleare, acqua pubblica, abolizione di
Pistocchi, eccetera).
5. Vincerà
il Sì perché quattro italiani su cinque, ma credo anche di più, non sanno nulla
della riforma se non che “se vince il Sì si risparmierà qualcosa e cambieremo”.
Quelli che votano per
sentito dire voteranno Sì. E quelli che votano per sentito dire
sono la maggioranza del paese. Vaglielo a spiegare, che “cambiare” così la
Costituzione è come risolvere un piccolo problema al pavimento del bagno
bombardandolo col napalm.
6. Vincerà
il Sì perché c’è il Tg1.
7. Vincerà
il Sì perché il Pd, inteso
come partito e come elettorato, voterà compatto “Sì” anche se
Renzi gli sta sulle palle e della riforma non ama molte cose. (E allora perché
voterà Sì? Per obbedienza al partito e al capo. Per la fedeltà a una linea che
non c’è. Insomma, per tifo).
8. Vincerà
il Sì perché la maggioranza
silenziosa, quella che va a votare prima di comprare le paste e
andare a pranzo la domenica dalla suocera, voterà Sì senza sapere una mazza del quesito
referendario. E’ la stessa gente che votava Andreotti, Craxi e Berlusconi, ma
se glielo dicevi ti rispondeva: “Ma chi? Io? Mai votati quelli lì”. Con Renzi è
e sarà lo stesso.
9. Vincerà
il Sì perché quasi tutta
l’informazione è per il Sì e l’opera di rincoglionimento,
nell’ultimo mese, sarà oltremodo martellante.
Preparatevi: sangue e andrearomani
ovunque.
10. Vincerà
il Sì perché, ogni giorno,
Renzi prometterà qualcosa. Come sempre. Più di sempre. E ci
metterà dentro pure il terremoto, lasciando intendere che chi vota No è un
insensibile che balla sulle macerie mentre lui è il Pingue Redentore.
11. Vincerà
il Sì perché, in Italia, il godimento politico è negato e tutto è dolore: se
una cosa può andare storta, ci va. Ci andrà. Ora e sempre. Abbandonate ogni
speranza voi che sognate. Renzi
campione del mondo. Dopo la vittoria del Sì, Renzi &
renzini festeggeranno per mesi. Nel 2018 Matteo dominerà le elezioni e nei
successivi cinque anni governerà come un despota diversamente illuminato.
Durante il quinquennio prenderà altri 47 chili, tutti peraltro sul mento, ma
ciò non gli impedirà di vincere
i 100 metri alle Olimpiadi, di ottenere il Grande Slam nel 2021
(6-0 6-1 6-2 in finale a Wimbledon su Seppi) e di conquistare l’Oscar come migliore attore
protagonista nel remake di Ufficiale e gentiluomo (lui nella parte di
Richard Gere e Travaglio in quella dell’odioso sergente cattivo Emil Foley). Rondolino
dirigerà il Tg1, la Meli il Tg2 e Nardella si autoeleggerà unico discendente
dei Medici. Il Tg3 verrà abolito e sostituito con Tele Fava, che trasmetterà la
vita di Renzi 24 ore su 24. Nel 2023 la Boschi sarà la prima presidente del
Consiglio donna, Ministro degli Interni Picierno e Presidente della Camera
Baricco. Al Quirinale dopo
Mattarella salirà Oscar Farinetti, mentre i cinque senatori a
vita del nuovo dopolavoro (ex Senato) saranno Benigni, Jovanotti, Sorrentino,
Carlo Conti e Daria Bignardi. Fassino verrà messo a capo della Protezione
Civile, giusto premio per la sua preveggenza. Il renzismo durerà 47 anni, al
termine dei quali Matteo cederà il potere al nipote Piersilvio Amintore, che
nascerà nel 2028. Ah, dimenticavo: Orfini
verrà eletto Mister Universo e vincerà il Pallone d’oro.
Durante la premiazione, Michel
Platini non mancherà di definirlo “il nuovo Maradona”. Fabio
Caressa converrà e ci farà uno special di 7 giorni su Sky.
Mentre tutto questo accadrà, io
ascolterò The Wall
dei Pink Floyd. Anzi The Final
Cut, forse più appropriato. Un
abbraccio e buona catastrofe. Quando tornate a casa, date una
carezza ai vostri figli e ditegli: “E’ da parte di Verdini”. Lui apprezzerà.
Forse.
Andrea Scanzi
Mentino Mentana, ex
mitraglietta, attualmente Capitan Tartaglia, sta cercando da tempo di
avvantaggiare il fronte del “Sì” in tutti i modi. Probabilmente è ancora sotto
shock dalla nottata della Brexit quando fu umiliato da Claudio Borghi, ed
allora il direttore del Tg7 vuole a tutti i costi avere la rivincita con il
referendum costituzionale.
Per questo dopo aver organizzato
il confronto fra Renzi e Zagrebelsky, ha bissato la “porcata” invitando di
nuovo il presidente del Consiglio e contrapponendolo stavolta con il
personaggio più emblematico della prima repubblica, il quasi novantenne Ciriaco
De Mita.
Sia ben chiaro, Ciriaco De Mita,
ed ancor più Gustavo Zagrebelsky, sono persone di una levatura incommensurabilmente
superiore rispetto ad una nullità come Matteo Renzi, sono persone di cultura al
cui confronto il nostro Presidente del Consiglio è un analfabeta.
Ma il mezzo televisivo è
estremamente particolare, non si presta assolutamente all’analisi del pensiero,
ha dei “tempi” ristrettissimi, quindi premia chi lancia messaggi brevi … sì
insomma … slogan, tanto per capirci. Ed in fatto di slogan occorre riconoscere
che Renzi è circondato da gente che gliene inventa in continuazione.
In televisione, quindi, è impossibile
fare dibattiti “seri”, nel senso che non si può argomentare il proprio pensiero
e le proprie opinioni in maniera compiuta, proprio perché bisogna “andare in
fretta” e, come si sa, la fretta si associa sempre all’approssimazione ed al
pressapochismo.
Renzi conosce bene il mezzo
televisivo, e lo sa utilizzare, ed è proprio per questa sua abilità che
l’establishment lo ha scelto per interpretare il ruolo che sta ricoprendo. Non
importa se spesso i suoi “discorsi” sono un susseguirsi di slogan e frasi
fatte che non hanno nulla di profondo e sensato, ma questi slogan sono
accattivanti e vengono ripetuti come un mantra con “tecniche” che i
pubblicitari conoscono bene.
Egli può così bellamente
continuare a ripetere una serie impressionante di falsità perché, da un lato
egli sa bene che la maggior parte di esse non saranno percepite come tali da
telespettatori distratti, ma soprattutto i media corrotti, tutti dalla sua
parte, non lo sbugiardano come sarebbe facilissimo fare.
Domandatevi, cari lettori, perché
giornali e televisioni sono conniventi col Premier nel disinformare
scientemente la popolazione?
Emblematico, ad esempio, quanto
accaduto nella trasmissione di Mentana.
Ciriaco de Mita ha ricoperto la
carica di Presidente del Consiglio durante gli anni ’80, per screditare il
proprio interlocutore, quindi, Renzi ha ritenuto di denigrare quel decennio
evidenziando il forte incremento del debito pubblico avvenuto in quel periodo.
Ecco le sue precise parole:
“Mi piacerebbe discutere
degli anni ‘80 non per marcare una differenza e men che mai per fare una
rissa ma semplicemente per stabilire un dato di fatto, cioè siccome noi
vogliamo leggere il passato per orientare il presente e costruire il futuro,
noi dobbiamo avere il coraggio di dire che in quel decennio lì, e voi avevate
delle responsabilità, siamo passati dal 57% del Pil, del debito sul Pil, al
124% del debito sul Pil. Cosa vuol dire? Che se il nostro Paese oggi deve
pagare una montagna di interessi ed essere costretto a delle regole stringenti
del fiscal compact deriva dal fatto che negli anni dagli ’80 ai ’90
qualcuno ha fatto la cicala costringendo noi, generazione dei più giovani a
fare la formica”.
Renzi quindi, subito, all’inizio
del dibattito, mette in campo la sua arma migliore: la menzogna!
Né Ciriaco De Mita, né tantomeno
Enrico Mentana (figuriamoci!) fanno notare all’attuale Presidente del Consiglio
di aver detto una gigantesca fesseria!
Nel decennio che va dal 1980 al
1989, infatti, il rapporto fra il debito ed il Pil passa dal 58% al 93%.
E’ solo un lapsus del Presidente
del Consiglio? Assolutamente no!
Perché Renzi legge quei dati su
un foglio di appunti che teneva davanti a sé, quindi qualcuno gli ha scritto
“scientemente” una bugia ed egli l’ha riportata con naturalezza.
Sapeva Renzi che quella era una
falsità? Ritengo di sì, in ogni caso che egli fosse consapevole o meno di quel
che gli scrivono e che lui poi riporta non fa variare il giudizio sulla sua
persona.
Forse vale la pena di
sottolineare che quanto detto da Renzi non può essere considerato uno
strafalcione, abbiamo un debito pubblico elevato da diverso tempo, ma un
rapporto fra il debito ed il Pil al 124% è stato raggiunto solo in anni
recentissimi e per la precisione nel 2013 con i Governi Monti prima e Letta
poi.
Dire che alla fine degli anni
’80 avevamo un rapporto Debito/Pil al 124% è una bestialità assoluta!
Va inoltre fatto notare che
certamente durante gli anni ’80 il nostro debito pubblico è aumentato molto, ma
non serve essere economisti per ricordare come quelli fossero anni connotati da
una altissima inflazione. Inoltre erano anni in cui l’economia italiana
cresceva ed il tasso di disoccupazione era molto più basso rispetto a quello
attuale.
Questi sono i dati dell’aumento
in termini assoluti del nostro debito pubblico
Dall’80 all’89 il debito
pubblico italiano aumenta di
596 miliardi di euro
Dal ’90 al ’99 il debito
pubblico italiano aumenta di
507 miliardi di euro
dal 2000 al 2009 il debito
pubblico italiano aumenta di
181 miliardi di euro
Dal 2010 a luglio 2016, il
debito pubblico italiano aumenta di 461 miliardi di euro!!!
Detto questo, quindi, se c’è una
persona che in fatto di aumento del debito pubblico non dovrebbe permettersi di
parlare è proprio Matteo Renzi che, con Monti, Letta e Berlusconi, ha
contribuito ad aprire una voragine nei nostri conti pubblici.
E, cosa ancora più importante,
occorre sottolineare che negli anni ’80 l’Italia aveva ancora la propria
sovranità monetaria, quindi era in grado di “emettere moneta”, oggi invece
Renzi non può aumentare a dismisura il debito pubblico semplicemente perché …
l’Europa glielo impedisce.
Anzi, a tal proposito è di
questi giorni la guerra che ha intrapreso con le autorità europee proprio
perché non gli permettono di aumentare a dismisura il debito (che lui,
imbrogliando come sempre, chiama flessibilità).
Però, cari lettori, se De Mita
non rimarca le menzogne di Renzi e Mentana si guarda bene dal farlo, occorre
chiedersi perché gli altri media, ed in particolare la carta stampata si
comporta in maniera omertosa e collusiva nei confronti del Premier?
Purtroppo i giornali non si
limitano a questo, non solo tacciono e quindi non rinfacciano a Renzi le
continue falsità, ma le riportano come se fossero verità!!!
E’ allucinante a tal proposito
quanto scrive il Corriere della Sera (il più importante quotidiano italiano,
sigh!), guardate voi stessi, l’articolo dal titolo “Referendum , Renzi-De Mita su La7 Le ragioni del sì e
del no” (che perlomeno nessuno ha avuto il coraggio di
firmare), notate come non solo non viene sbugiardato il Premier per le falsità
dette, ma si arriva addirittura a riportare le menzogne di Renzi in un
paragrafo dal titolo «La
verità sugli anni 80»!!!
Pazzesco.
Ma non basta perché occorrerebbe
poi sottolineare come Renzi, rinfacciando a De Mita di aver fatto la cicala,
forse dimentica che sta rimproverando la classe politica dalla quale lui
proviene!!! Ossia la sinistra della DC!!!
E’ infatti a quel
connubio, sinistra DC e Pci, ossia quello che oggi si chiama PD, che va attribuito l’intera
responsabilità di aver affossato l’Italia non solo negli anni ’80 e non tanto
per aver aumentato il debito pubblico, quanto per aver approvato delle leggi
sfacciatamente populiste, quelle sì che possono essere definite tali. Ne cito
una sola: la possibilità, per i dipendenti pubblici, di andare in pensione dopo
aver lavorato (si fa per dire) per ben 16 anni, 6 mesi e 1 giorno!!!