mercoledì 2 novembre 2016

CI ABBIAMO PROVATO, MA VINCERA’ IL “SI’”



Mettetevi l’animo in pace: il 4 dicembre vincerà il Sì. Non v’è nessun dubbio. Il Sì trionferà con agio, in scioltezza atarassica. Chi spera nella vittoria del No è meno lucido di chi, prima delle Europee 2014, blaterava #vinciamonoi. Vi spiego brevemente perché vincerà il Sì e poi basta: non ne scriverò mai più, né qui né sulla mia pagina Facebook.
1. Alcuni sondaggi danno il No in vantaggio, ma sono irrilevanti. Anche i 5 Stelle due anni fa dovevano superare Renzi, che invece poi li ha maciullati. Accadrà lo stesso il 4 dicembre. Il No ha già raggiunto l’apice, il Sì crescerà sempre di più.
2. E’ verosimile che il Sì non vincerà con un margine ampio, ma questo risulterà ancora più sublime per Renzi. Un po’ come – per un tifoso della Fiorentina – vincere rubando con la Juve. La vittoria risicata del Sì (tipo 52%) farà soffrire ancora di più i sostenitori del No e indurrà Marchionne a organizzare cortei vestito da Costantino della Gherardesca.
3. Se si renderanno conto che potrebbe vincere davvero il No, ritarderanno la votazione (il ricorso Onida, il terremoto, le cavallette). Infatti ci stanno provando. Oppure invalideranno il voto.
4. Se non potranno invalidare il voto, faranno comunque passare la riforma per altre vie. In Italia, da sempre, si è soliti lasciare pochi mesi per poi fare l’esatto contrario che gli italiani avevano scelto al referendum (nucleare, acqua pubblica, abolizione di Pistocchi, eccetera).
5. Vincerà il Sì perché quattro italiani su cinque, ma credo anche di più, non sanno nulla della riforma se non che “se vince il Sì si risparmierà qualcosa e cambieremo”. Quelli che votano per sentito dire voteranno Sì. E quelli che votano per sentito dire sono la maggioranza del paese. Vaglielo a spiegare, che “cambiare” così la Costituzione è come risolvere un piccolo problema al pavimento del bagno bombardandolo col napalm.
6. Vincerà il Sì perché c’è il Tg1.
7. Vincerà il Sì perché il Pd, inteso come partito e come elettorato, voterà compatto “Sì” anche se Renzi gli sta sulle palle e della riforma non ama molte cose. (E allora perché voterà Sì? Per obbedienza al partito e al capo. Per la fedeltà a una linea che non c’è. Insomma, per tifo).
8. Vincerà il Sì perché la maggioranza silenziosa, quella che va a votare prima di comprare le paste e andare a pranzo la domenica dalla suocera, voterà Sì senza sapere una mazza del quesito referendario. E’ la stessa gente che votava Andreotti, Craxi e Berlusconi, ma se glielo dicevi ti rispondeva: “Ma chi? Io? Mai votati quelli lì”. Con Renzi è e sarà lo stesso.
9. Vincerà il Sì perché quasi tutta l’informazione è per il Sì e l’opera di rincoglionimento, nell’ultimo mese, sarà oltremodo martellante. Preparatevi: sangue e andrearomani ovunque.
10. Vincerà il Sì perché, ogni giorno, Renzi prometterà qualcosa. Come sempre. Più di sempre. E ci metterà dentro pure il terremoto, lasciando intendere che chi vota No è un insensibile che balla sulle macerie mentre lui è il Pingue Redentore.
11. Vincerà il Sì perché, in Italia, il godimento politico è negato e tutto è dolore: se una cosa può andare storta, ci va. Ci andrà. Ora e sempre. Abbandonate ogni speranza voi che sognate. Renzi campione del mondo. Dopo la vittoria del Sì, Renzi & renzini festeggeranno per mesi. Nel 2018 Matteo dominerà le elezioni e nei successivi cinque anni governerà come un despota diversamente illuminato. Durante il quinquennio prenderà altri 47 chili, tutti peraltro sul mento, ma ciò non gli impedirà di vincere i 100 metri alle Olimpiadi, di ottenere il Grande Slam nel 2021 (6-0 6-1 6-2 in finale a Wimbledon su Seppi) e di conquistare l’Oscar come migliore attore protagonista nel remake di Ufficiale e gentiluomo (lui nella parte di Richard Gere e Travaglio in quella dell’odioso sergente cattivo Emil Foley). Rondolino dirigerà il Tg1, la Meli il Tg2 e Nardella si autoeleggerà unico discendente dei Medici. Il Tg3 verrà abolito e sostituito con Tele Fava, che trasmetterà la vita di Renzi 24 ore su 24. Nel 2023 la Boschi sarà la prima presidente del Consiglio donna, Ministro degli Interni Picierno e Presidente della Camera Baricco. Al Quirinale dopo Mattarella salirà Oscar Farinetti, mentre i cinque senatori a vita del nuovo dopolavoro (ex Senato) saranno Benigni, Jovanotti, Sorrentino, Carlo Conti e Daria Bignardi. Fassino verrà messo a capo della Protezione Civile, giusto premio per la sua preveggenza. Il renzismo durerà 47 anni, al termine dei quali Matteo cederà il potere al nipote Piersilvio Amintore, che nascerà nel 2028. Ah, dimenticavo: Orfini verrà eletto Mister Universo e vincerà il Pallone d’oro. Durante la premiazione, Michel Platini non mancherà di definirlo “il nuovo Maradona”. Fabio Caressa converrà e ci farà uno special di 7 giorni su Sky.

Mentre tutto questo accadrà, io ascolterò The Wall dei Pink Floyd. Anzi The Final Cut, forse più appropriato. Un abbraccio e buona catastrofe. Quando tornate a casa, date una carezza ai vostri figli e ditegli: “E’ da parte di Verdini”. Lui apprezzerà. Forse.
Andrea Scanzi


martedì 1 novembre 2016

IL BUGIARDO SERIALE E IL SUO CAMERIERE TELEVISIVO



Mentino Mentana, ex mitraglietta, attualmente Capitan Tartaglia, sta cercando da tempo di avvantaggiare il fronte del “Sì” in tutti i modi. Probabilmente è ancora sotto shock dalla nottata della Brexit quando fu umiliato da Claudio Borghi, ed allora il direttore del Tg7 vuole a tutti i costi avere la rivincita con il referendum costituzionale.
Per questo dopo aver organizzato il confronto fra Renzi e Zagrebelsky, ha bissato la “porcata” invitando di nuovo il presidente del Consiglio e contrapponendolo stavolta con il personaggio più emblematico della prima repubblica, il quasi novantenne Ciriaco De Mita.
Sia ben chiaro, Ciriaco De Mita, ed ancor più Gustavo Zagrebelsky, sono persone di una levatura incommensurabilmente superiore rispetto ad una nullità come Matteo Renzi, sono persone di cultura al cui confronto il nostro Presidente del Consiglio è un analfabeta.
Ma il mezzo televisivo è estremamente particolare, non si presta assolutamente all’analisi del pensiero, ha dei “tempi” ristrettissimi, quindi premia chi lancia messaggi brevi … sì insomma … slogan, tanto per capirci. Ed in fatto di slogan occorre riconoscere che Renzi è circondato da gente che gliene inventa in continuazione.
In televisione, quindi, è impossibile fare dibattiti “seri”, nel senso che non si può argomentare il proprio pensiero e le proprie opinioni in maniera compiuta, proprio perché bisogna “andare in fretta” e, come si sa, la fretta si associa sempre all’approssimazione ed al pressapochismo.
Renzi conosce bene il mezzo televisivo, e lo sa utilizzare, ed è proprio per questa sua abilità che l’establishment lo ha scelto per interpretare il ruolo che sta ricoprendo. Non importa se spesso i  suoi “discorsi” sono un susseguirsi di slogan e frasi fatte che non hanno nulla di profondo e sensato, ma questi slogan sono accattivanti e vengono ripetuti come un mantra con “tecniche” che i pubblicitari conoscono bene.
Egli può così bellamente continuare a ripetere una serie impressionante di falsità perché, da un lato egli sa bene che la maggior parte di esse non saranno percepite come tali da telespettatori distratti, ma soprattutto i media corrotti, tutti dalla sua parte, non lo sbugiardano come sarebbe facilissimo fare.
Domandatevi, cari lettori, perché giornali e televisioni sono conniventi col Premier nel disinformare scientemente la popolazione?
Emblematico, ad esempio, quanto accaduto nella trasmissione di Mentana.
Ciriaco de Mita ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio durante gli anni ’80, per screditare il proprio interlocutore, quindi, Renzi ha ritenuto di denigrare quel decennio evidenziando il forte incremento del debito pubblico avvenuto in quel periodo.
Ecco le sue precise parole:
“Mi piacerebbe discutere degli anni ‘80 non per marcare una differenza e men che mai  per fare una rissa ma semplicemente per stabilire un dato di fatto, cioè siccome noi vogliamo leggere il passato per orientare il presente e costruire il futuro, noi dobbiamo avere il coraggio di dire che in quel decennio lì, e voi avevate delle responsabilità, siamo passati dal 57% del Pil, del debito sul Pil, al 124% del debito sul Pil. Cosa vuol dire? Che se il nostro Paese oggi deve pagare una montagna di interessi ed essere costretto a delle regole stringenti del  fiscal compact deriva dal fatto che negli anni dagli ’80 ai ’90 qualcuno ha fatto la cicala costringendo noi, generazione dei più giovani a fare la formica”.
Renzi quindi, subito, all’inizio del dibattito, mette in campo la sua arma migliore: la menzogna!
Né Ciriaco De Mita, né tantomeno Enrico Mentana (figuriamoci!) fanno notare all’attuale Presidente del Consiglio di aver detto una gigantesca fesseria!
Nel decennio che va dal 1980 al 1989, infatti, il rapporto fra il debito ed il Pil passa dal 58% al 93%.
E’ solo un lapsus del Presidente del Consiglio? Assolutamente no!
Perché Renzi legge quei dati su un foglio di appunti che teneva davanti a sé, quindi qualcuno gli ha scritto “scientemente” una bugia ed egli l’ha riportata con naturalezza.
Sapeva Renzi che quella era una falsità? Ritengo di sì, in ogni caso che egli fosse consapevole o meno di quel che gli scrivono e che lui poi riporta non fa variare il giudizio sulla sua persona.
Forse vale la pena di sottolineare che quanto detto da Renzi non può essere considerato uno strafalcione, abbiamo un debito pubblico elevato da diverso tempo, ma un rapporto fra il debito ed il Pil al 124% è stato raggiunto solo in anni recentissimi e per la precisione nel 2013 con i Governi Monti prima e Letta poi.
Dire che alla fine degli anni ’80 avevamo un rapporto Debito/Pil al 124% è una bestialità assoluta!
Va inoltre fatto notare che certamente durante gli anni ’80 il nostro debito pubblico è aumentato molto, ma non serve essere economisti per ricordare come quelli fossero anni connotati da una altissima inflazione. Inoltre erano anni in cui l’economia italiana cresceva ed il tasso di disoccupazione era molto più basso rispetto a quello attuale.
Questi sono i dati dell’aumento in termini assoluti del nostro debito pubblico

Dall’80 all’89 il debito pubblico italiano aumenta di                      596 miliardi di euro
Dal ’90 al ’99 il debito pubblico italiano aumenta di                      507 miliardi di euro
dal 2000 al 2009 il debito pubblico italiano aumenta di               181 miliardi di euro
Dal 2010 a luglio 2016,  il debito pubblico italiano aumenta di    461 miliardi di euro!!!

Detto questo, quindi, se c’è una persona che in fatto di aumento del debito pubblico non dovrebbe permettersi di parlare è proprio Matteo Renzi che, con Monti, Letta e Berlusconi, ha contribuito ad aprire una voragine nei nostri conti pubblici.
E, cosa ancora più importante, occorre sottolineare che negli anni ’80 l’Italia aveva ancora la propria sovranità monetaria, quindi era in grado di “emettere moneta”, oggi invece Renzi non può aumentare a dismisura il debito pubblico semplicemente perché … l’Europa glielo impedisce.
Anzi, a tal proposito è di questi giorni la guerra che ha intrapreso con le autorità europee proprio perché non gli permettono di aumentare a dismisura il debito (che lui, imbrogliando come sempre, chiama flessibilità).
Però, cari lettori, se De Mita non rimarca le menzogne di Renzi e Mentana si guarda bene dal farlo, occorre chiedersi perché gli altri media, ed in particolare la carta stampata si comporta in maniera omertosa e collusiva nei confronti del Premier?
Purtroppo i giornali non si limitano a questo, non solo tacciono e quindi non rinfacciano a Renzi le continue falsità, ma le riportano come se fossero verità!!!
E’ allucinante a tal proposito quanto scrive il Corriere della Sera (il più importante quotidiano italiano, sigh!), guardate voi stessi, l’articolo dal titolo “Referendum , Renzi-De Mita su La7 Le ragioni del sì e del no” (che perlomeno nessuno ha avuto il coraggio di firmare), notate come non solo non viene sbugiardato il Premier per le falsità dette, ma si arriva addirittura a riportare le menzogne di Renzi in un paragrafo dal titolo «La verità sugli anni 80»!!!
Pazzesco.
Ma non basta perché occorrerebbe poi sottolineare come Renzi, rinfacciando a De Mita di aver fatto la cicala, forse dimentica che sta rimproverando la classe politica dalla quale lui proviene!!! Ossia la sinistra della DC!!!
E’ infatti a quel connubio, sinistra DC e Pci, ossia quello che oggi si chiama PD, che va attribuito l’intera responsabilità di aver affossato l’Italia non solo negli anni ’80 e non tanto per aver aumentato il debito pubblico, quanto per aver approvato delle leggi sfacciatamente populiste, quelle sì che possono essere definite tali. Ne cito una sola: la possibilità, per i dipendenti pubblici, di andare in pensione dopo aver lavorato (si fa per dire) per ben 16 anni, 6 mesi e 1 giorno!!!