lunedì 29 settembre 2014

GENIALE IDEA DEL SINDACO MARINO (per risolvere il problema dell'immigrazione)



Dunque, se ospito un immigrato mi danno il doppio di una pensione sociale, 900 euro al mese, e dato che vale anche se accolgo un adulto non devo nemmeno rompermi tanto le scatole come dovrei fare se “adottassi” un bambino, niente scuola, libri, udienze dagli insegnanti e “rotture” del genere, si sveglia la mattina e se ne va in giro per Roma per fatti suoi a fumarsi le sue sigarette cercando di far venire sera.
Per vestirlo me la cavo con qualche euro alle bancarelle dei cinesi, e per mangiare all’hard discount mezzo chilo di pasta costa 40 centesimi e ci mangia cinque volte, un po’ di burro per condirla e magari la domenica sughi pronti della Star.
Insomma sembra proprio un bell’affare, quasi quasi, qualcuno ha pensato, ne adotto 10, ho un paio di stanze, cinque letti in una e cinque nell’altra, e non possono certo lamentarsi, hanno un tetto sopra la testa e da mangiare ogni giorno, forse, per la prima volta nella loro vita, quindi? Cosa vogliono di più?
E non solo!
Non fanno nulla dalla mattina alla sera!!!
Ed io nel frattempo … divento ricco!!!
9.000 euro al mese!!!
Ma questo è il Paese del Bengodi!!!
Un Paradiso!!!
Basta adottare uno o più immigrati!!!
Per favore, macché “carrette del mare”, macché scafisti, andate a prenderli con i transatlantici da crociera, portatene a milioni, sono la salvezza per tutte le famiglie italiane.
Grazie Sindaco Marino, grazie per questa meravigliosa idea, chissà perché non era venuta in mente prima ai nostri politici, anzi, per la verità, ora che ci penso, certamente a qualcuno era già venuta in mente, ma l’aveva tenuta segreta per sfruttare il “business”.
Ora invece la magnanimità del Sindaco di Roma, Ignazio Marino, mette a disposizione di tutte le famiglie romane questa grandiosa opportunità, adottare extracomunitari (non svizzeri però, non cercate di fare i furbi) e vivere tutti felici.
GRAZIE ROMA PER AVER SALVATO ANCORA UNA VOLTA L’ITALIA. (source)

venerdì 26 settembre 2014

BLACK OCTOBER



L’escalation di contestazione sul piano mediatico che sta colpendo l’attuale governo fa percepire come la possibiità di una nuova chiamata alle urne verso Marzo 2015 sia verosimilmente plausibile. Le recenti valutazioni che ha evidenziato il Financial Times ad inizio settimana riguardo la sostenibilità finanziaria del debito pubblico italiano, ormai completamente fuori controllo, devono far preoccupare oggettivamente i loan country buyers, leggasi gli acquirenti e detentori di titoli di stato italiani. Non aspettate il salvatore della patria, lasciate perdere lo show dei proclami che sta andando in scena da oltre sei mesi, iniziate a liberarvi dei suddetti titoli italiani quanto prima. Questa volta la sirena vi avvisa con largo anticipo. Anche Corrado Passera, che dovrebbe essere il futuro nuovo primo ministro italiano, ha espresso l’ennesimo giudizio all’unisono su chi sta guidando il Paese dalla scorsa primavera. Matteo Renzi è un bluff, quando il Paese se ne accorgerà sprofonderà nell’oblio, è privo di visione, naviga a vista e soprattutto è circondato da persone dalla modesta, se non insignificante competenza. Così l’ex ministro del Governo Monti si è recentemente espresso ai microfoni di Radio 24.
Stando ai rumors di mercato, a far cadere Renzi potrebbe essere il suo ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, che non ha alcun desiderio di veder rovinata una carriera professionale trentennale per sei o nove mesi di appartenenza all’ennessimo governo detronizzato. Sostanzialmente Padoan vorrebbe evitare di finire come Mario Monti, il cui prestigio professionale è stato ampiamente compromesso dalla sua stessa esperienza di governo. Fallimentare su molti fronti. Renzi ormai può essere considerato un PR che vive in un mondo tutto suo: chi crede infatti che il Paese possa riprendersi grazie alla riforma del Senato, alla finta abolizione delle provincie o la recente proposta di abolizione dell’articolo 18 farà la stessa fine di quei poveri babbei che hanno comperato bitcoin durante la scorsa estate a 650$ ed ora se lo ritrovano a 400$ con una svalutazione del 40%. Una sorte simile potrebbe capitare anche ai detentori di debito italiano. Su questo punto facciamo una riflessione. Quando Mario Monti subentro a Berlusconi nel 2011 e lo spread era oltre 500 sui titoli di stato, il Paese paradossalmente stava molto meglio di oggi in cui lo spread è costantemente sotto la soglia di 150 punti.
Il tutto sembra irragionevole in quanto i parametri macro-economici che rappresentano il Paese sono decisamente più compromessi rispetto a tre anni fa: pensiamo solo alla disoccupazione, al rapporto debito/pil o al livello di tassazione complessivo. Dalla ICI alla Tasi, passando per l’IMU, il drenaggio fiscale sugli immobili è praticamente triplicato, senza dimenticare la tassazione sui risparmi e i vari balzelli sulle accise. Gli italiani in termini di ricchezza finanziaria stavano sicuramente meglio in epoca pre-montiana quando lo spread era oltre 500. I moniti che arrivano dagli organismi sovranazionali, dalle agenzie di rating e dagli investitori istituzionali riguardo alle famose riforme tanto sbandierate ma non implementate alimentano un rischio scenario che da incerto è diventato oggettivamente pericoloso. Gli hair cut sul debito italiano sono sempre più verosimili, ma mentre nei Paesi in cui sono stati intrapresi, a subirne le conseguenze sono stati proprio gli investitori esteri privati, nel caso italiano questo scenario diventa grottesco in quanto produrrebbe un ulteriore depauperamento di ricchezza per la nazione. Ricordiamo infatti che proprio gli stessi italiani detengono ormai oltre la soglia del 75% il proprio debito.
Fanno parte degli italiani che detengono il debito pubblico italiano anche banche e compagnie di assicurazione italiane che sui titoli di stato hanno costruito la loro solidità e la loro redditività. Sui titoli di stato italiani si fondano prodotti strutturati come le index linked, coperture di previdenza integrativa e montagne di fondi pensioni. Attenzione anche ad essere troppo esposti con depositi in istituti bancari italiani che a loro volto hanno una rilevante esposizione in titoli di stato italiani. Il momento di mercato presuppone una gestione del rischio più oculata di quello che si pensi, ipotizzando ormai anche scenari drammatici sul versante finanziario. Non vi sono più scuse per far finta di non vedere o di non sapere, i titoli del debito pubblico, a mio parere, vanno smobilizzati, capitalizzando magari i gain ottenuti proprio grazie ad acquisti effettuati durante il periodo turbolento del 2012. Il tutto può essere infatti configurato all’interno di un riassetto di portafoglio e di patrimonio a fronte del rischio Paese e del paradigma rischio/opportunità. Da questo punto di vista infatti il debito italiano potrà solo essere gestito in ottica quantitativa (quindi ipotesi di hair cut) in assenza di manifestazioni propulsive della crescita economica (ipotesi qualitativa) che mancano all’appello nonostante tre diversi tentativi di governo non convenzionale.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com

martedì 23 settembre 2014

NON C'E' NIENTE DA FARE: SIAMO ITALIANI (e non prendiamocela sempre con i politici)



Quando, al colloquio di lavoro, si sente chiedere quale taglia di reggiseno porti, non riesce a credere alle proprie orecchie: perché la diciannovenne trevigiana protagonista di questa storia sta affrontando un colloquio come segretaria, e non come spogliarellista. 
Una giovane neodiplomata, racconta il Gazzettino, si presenta al titolare di una ditta friulana che si occupa di vivai e di commercio di piante: la posizione ambita è quella di assistente e collaboratrice del titolare, con disponibilità a viaggiare in Europa e buona conoscenza delle lingue straniere. 
La ragazza, appena uscita da un Istituto turistico, fa immediatamente domanda, sentendosi rispondere che non si cercano persone di grande esperienza e che per lei sarebbe pronto un contratto a tempo indeterminato da 2300 euro al mese.
Al momento del colloquio con il datore di lavoro, però, la giovane si sente rivolgere una serie di domande ben poco attinenti con il motivo per cui si trova lì: "Quanto è alta? Che misure porta?" E poi, dopo la richiesta di una fotografia: "Che taglia porta di seno?
A questo punto la ragazza non riesce più a trattenersi e sbotta: "Ma sta cercando una segretaria o un'attrice porno?" 
Il titolare allora, un po' imbarazzato, abbozza: "Sto cercando una segretaria assistente, ma avrei piacere che mi piacesse e che sia ok - è stata la risposta - non sono ossessionato dall'aspetto fisico, ma sicuramente seriamente interessato. Penso sappia come funzionano queste cose." Forse la ragazza lo immaginava, ma sicuramente avrebbe preferito non scoprirlo con certezza. (source)

domenica 21 settembre 2014

LA RIFORMA DEL LAVORO SECONDO LA FAMIGLIA RENZI



Dieci società in trent’anni e appena un dipendente a tempo indeterminato: il figlio Matteo. Della vita imprenditoriale di papà Tiziano Renzi, ora sotto la lente degli inquirenti di Genova che lo hanno indagato per la bancarotta della Chil Post, colpisce anche la gestione del personale. Dal 1984 a oggi, le dieci società che impegnano Renzi senior fanno uso quasi esclusivo di lavoratori atipici.
Anche le sorelle di Matteo, del resto, sono tuttora inquadrate nell’azienda di famiglia, la Eventi 6, con contratti co.co.co. E l’attuale premier è stato regolarizzato appena una settimana prima della candidatura alla poltrona sicura di presidente della Provincia di Firenze così da vedersi versare i contributi previdenziali prima da Palazzo Medici Riccardi e, una volta diventato sindaco, da Palazzo Vecchio. Lui si è affidato alla politica, mica ai sindacati.
Nei capannoni renziani nessun problema di licenziamenti per l’articolo 18, picchetti per la tutela dei diritti, cause di lavoro e via dicendo. Tutto dribblato alla radice. E ora, da premier, Renzi junior vuole adottare il Jobs act, una riforma del lavoro che secondo Cgil, Cisl e Uil cancella un paio di secoli di lotte. Lui difende la sua creatura. E attacca. “A quei sindacati che vogliono contestarci io chiedo: dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia, tra chi il lavoro ce l’ha e chi no, tra chi ce l’ha a tempo indeterminato e chi precario?”.
Insomma è colpa dei sindacati se l’esercito più numeroso d’Italia, dopo i pensionati, è quello dei precari. Una convinzione forse maturata vedendo le attività del padre. Proprio sui contratti atipici, infatti, sembra fondarsi il Tiziano Act. E le società di Renzi senior, per quanto rimanessero in vita spesso meno di due anni, avevano comunque un’attività importante.
Alcune hanno registrato anche risultati economici di rilievo. Come la Chil Post che nel 2009 supera i 4 milioni di euro di fatturato o la Mail Service che nel 2006, prima di essere ceduta, chiude il bilancio indicando nello stato patrimoniale un attivo di 4 milioni. La Uno Comunicazione e la Arturo, società attive tra il 2002 e il 2008, registrano rispettivamente ricavi di 458 mila e 954 mila euro.
Insomma le aziende di lavoro ne hanno. In settori per lo più legati all’editoria: distribuzione di giornali e volantini, attività di marketing e promozione di iniziative specifiche legate a determinati prodotti, solitamente allegati alle riviste. Attività che richiedono dunque molta manodopera. Lo stesso Matteo Renzi, prima di darsi alla politica, lavorava alla Chil Post e consegnava il materiale da distribuire in vari punti di Firenze agli strilloni. In gran parte studenti universitari. Giovani.
In città molti hanno collaborato con la Chil, alcuni sono poi diventati giornalisti di testate locali. Quelli che abbiamo rintracciato ci hanno concesso il ricordo di quell’esperienza in cambio dell’anonimato. “Era faticoso perché ci svegliavamo all’alba, ma per il resto era il classico lavoro da studenti e ci ripagavamo sigarette e qualche uscita di sera”. Il contratto era atipico.
“Ma era regolare, cioè potevano farlo e fra l’altro devo dire che era onesto perché oltre al fisso ci riconosceva una percentuale, seppur minima, su ogni copia che riuscivamo a vendere”. Lo stipendio più alto ricevuto? “400 euro, mi sembra di ricordare, su un annetto buono di lavoro”.
Quantificare i contratti atipici firmati da Tiziano Renzi è impossibile. Ma dai bilanci e dalle visure risulta che ha firmato un solo tempo indeterminato, al figlio Matteo. Dalla prima società, la Speedy, creata nel luglio 1984 e poi liquidata nel 2005, alla Chil Post, ultima azienda di cui il padre del premier è stato titolare. Nel 2007 figurano tre “addetti” alla Arturo, indicati dalla Camera di Commercio come dato “ufficioso”. La società gestiva un forno e la compravendita di beni alimentari, attività che possono essere svolte solo con l’impiego di alcune specifiche figure professionali. Lo dice la legge, in effetti, mica i sindacati.
Davide Vecchi - Il Fatto Quotidiano

lunedì 15 settembre 2014

CRONISTORIA DI UN FANFARONE



29 MARZO – 170 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 35 giorni ed annuncia “Il Def (Documento di economia e finanza ndr) stimerà una crescita tra lo 0,8 e lo 0,9 per cento del Pil nel 2014
8 APRILE – 160 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 45 giorni ed annuncia “Abbiamo abbassato la stima di crescita del Pil dall’1,1 del precedente governo allo 0,8 per cento
29 APRILE – 139 GIORNI FA – L’Istat ha reso noto che nel primo trimestre dell’anno il nostro Pil è calato dello 0,1%. Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 66 giorni ed annuncia “A fine anno saremo molto più vicini all’uno per cento di crescita del Pil che non allo 0,8%
9 MAGGIO – 129 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 76 giorni ed annuncia “Meglio essere un po’ più prudenti all’inizio e poi lasciarsi un po’ andare, cosa che scommetto avverrà. Ieri l’Agenzia di rating Moody’s ha detto che l’Italia può crescere fino al 2 per cento
16 MAGGIO – 122 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 83 giorni ed annuncia “Ci sono segnali di ripresa importanti. I numeri relativi al Pil sono sostanzialmente uguali a quelli di Francia e Germania
21 LUGLIO – 56 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 149 giorni  ed annuncia “Il Pil aumenterà di un punto percentuale entro la fine dell’anno proprio puntando ad aumentare l’export
24 LUGLIO – 53 GIORNI FA – Tutti gli Istituti che fanno studi sull’andamento del Pil, vedi Bce, FMI, Ue, tutte le Agenzie di Rating, Eurostat, Istat, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato ecc. ecc. ormai da diversi mesi hanno rivisto drasticamente al ribasso le stime di crescita per il 2014 nel nostro Paese. Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 152 giorni  ed annuncia “Sarà molto difficile arrivare alla stima dello 0,8 per cento di crescita contenuto nel Def
1 AGOSTO – 46 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 160 giorni ed annuncia: “Gli italiani vadano in ferie tranquillamente, a settembre ci sarà una grande ripartenza col botto
6 AGOSTO – 40 GIORNI FA – Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 165 giorni  ed annuncia: “I soggetti stranieri stanno investendo molto in Italia, e continueranno a farlo non per farci un piacere ma perché è conveniente. E quando sarà finalmente operativo a 360 gradi tutto il pacchetto di riforme, l’Italia sarà il paese leader dell’Eurozona e non un problema dell’Eurozona”.
29 AGOSTO – 17 GIORNI FA – l’Istat certifica che nel secondo trimestre del 2014 il nostro Pil è calato dello 0,2 per centro rispetto al trimestre precedente ed aggiunge che dopo 55 anni la nostra economia è tornata in deflazione. Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 188 giorni e per la prima volta da quando è in carica non si fa vedere in televisione e non annuncia nulla.
8 SETTEMBRE – 7 GIORNI FA – Morgan Stanley rivede nuovamente al ribasso la dinamica del Pil in Italia, è il primo Istituto che prevede una recessione del nostro Paese per l’intero 2014 (-0,2%) Matteo Renzi è Presidente del Consiglio da 198 giorni ed annuncia: “Il Pil del 2014 sarà intorno allo zero e non è sufficiente per ripartire: i dati nel 2014 non saranno entusiasmanti”  (source)