martedì 28 ottobre 2014

IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI REYHANEH JABBARI



Sabato 25 ottobre una donna iraniana di 26 anni, Reyhaneh Jabbari, è stata uccisa per impiccagione in una prigione a Teheran. Era stata condannata a morte nel 2009 per aver ucciso un uomo che aveva tentato di violentarla nel 2007, come da lei sostenuto nel corso di un processo che Amnesty International ha definito «pieno di errori» (Jabbari aveva ammesso di aver accoltellato quell’uomo ma non di averlo ucciso). L’esecuzione era stata bloccata nell’aprile 2014 per permettere un riesame del caso che però non aveva cambiato la pena. Del caso si sono interessati diversi media internazionali, anche per le condizioni di isolamento di Jabbari durante il periodo della sua detenzione. L’uomo ucciso era un ex dipendente del ministero dell’Intelligence iraniana.
Lo scorso aprile Jabbari aveva registrato un messaggio audio rivolto alla madre, che è stato tradotto da un sito di attivisti iraniani e ripreso da alcune testate internazionali.


Cara Sholeh,
oggi ho capito che è arrivato il mio turno di affrontare la Qiā (la legge iraniana del contrappasso). Mi fa star male non aver saputo da te che ho raggiunto l’ultima pagina del libro della mia vita. Non pensi che avrei dovuto saperlo? Sai quanto mi vergogno che tu sia triste. Perché non hai colto l’opportunità di lasciarmi baciare le tue mani e quelle di papà?
Il mondo mi ha permesso di vivere per 19 anni. È in quella notte infausta, che avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in qualche angolo della città, dopo qualche giorno la polizia vi avrebbe portato nell’ufficio del medico legale per identificarlo, e lì avreste saputo anche che ero stata violentata. L’assassino non sarebbe mai stato trovato, dato che noi non abbiamo la loro ricchezza né il loro potere. Voi avreste proseguito la vostra vita tra sofferenza e vergogna, e alcuni anni dopo sareste morti per questa sofferenza.
Tuttavia, con quel colpo maledetto la storia ha preso una piega diversa. Il mio corpo non è stato gettato da una parte, ma prima nella tomba del carcere di Evin e dei suoi reparti di isolamento, e ora in quella di Shahr-e Ray. Ma tu confida nel destino e non lamentarti. Sai benissimo che la morte non è la fine della vita.
Mi hai insegnato che si viene al mondo per fare un’esperienza e imparare una lezione, e per ogni nuova nascita c’è una responsabilità sulle spalle di qualcuno. Ho imparato che a volte bisogna combattere. Me lo ricordo, quello che mi dicesti quando quell’uomo protestò contro quello che mi stava fustigando, ma l’aggressore lo colpì alla faccia e alla testa facendolo morire. Mi dicesti che in nome di un valore occorre perseverare anche a costo della vita.
Ci hai insegnato, quando andavamo a scuola, che bisognava essere una signora anche di fronte alle liti. Ricordi quanto sottolineasti l’importanza del nostro modo di comportarci? Ti sbagliavi. Quando è successo questo incidente, i miei insegnamenti non mi hanno aiutata. Presentarmi in tribunale mi ha fatto apparire come un’assassina a sangue freddo e una criminale spietata. Non ho pianto. Non ho implorato pietà. Non mi sono afflitta, perché credevo nella legge.
Ma sono stata accusata di essere indifferente di fronte al reato. Tu lo sai, non ho neanche mai ucciso le zanzare, e gettavo via gli scarafaggi prendendoli per le antenne senza ucciderli. E ora sono diventata un’assassina con premeditazione. Il modo in cui trattavo gli animali è stato interpretato come un’inclinazione maschile. Il giudice non si è neppure posto il problema di considerare che al momento dell’incidente avevo le unghie lunghe e smaltate.
Ottimista colui che aspetta giustizia dai giudici! Il giudice non ha mai considerato il fatto che non ho mani come quelle degli sportivi, specialmente dei pugili. E questo paese, che tu mi hai insegnato ad amare, non mi ha mai voluto. Nessuno mi ha sostenuto mentre piangevo durante l’interrogatorio e sentivo tutte quelle volgarità. Quando ho tolto da me l’ultimo segno di bellezza tagliandomi i capelli sono stata premiata: 11 giorni in isolamento.
Cara Sholeh, non piangere per quello che stai ascoltando. Fin dal primo giorno, quando nell’ufficio di polizia un vecchio agente scapolo mi fece male per le mie unghie, ho capito che non sono tempi per la bellezza. La bellezza dell’aspetto, la bellezza dei pensieri e dei desideri, una bella scrittura, la bellezza degli occhi e dello sguardo, e persino la bellezza di una voce.
Mia cara mamma, la mia ideologia è cambiata e tu non ne sei responsabile. Le mie parole sono senza fine, e ora le consegno tutte a qualcuno in modo che ti siano consegnate quando sarà eseguita la mia condanna senza che tu sia presente o che tu neppure lo sappia. Ti lascio tantissimi miei manoscritti, come mia eredità.
Prima di morire, però, voglio qualcosa da te, qualcosa a cui dovrai provvedere tu al posto mio, con tutte le tue forze e in tutti i modi possibili. Questa è la sola cosa che voglio da questo mondo, da questo paese e da te. So che ti servirà tempo per questo. Quindi, ora ti dirò una parte delle mie volontà. Per favore, non piangere e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e dica loro le mie richieste. Non posso scriverla dalla prigione, una cosa del genere, perché la lettera non sarebbe approvata dal capo carceriere. E ora, ancora una volta, soffrirai per causa mia. Questa è la sola cosa per cui, se anche tu dovessi metterti a implorare, non ne sarei sconvolta – anche se ti ho detto molte volte di non supplicare per impedire la mia condanna.
Cara mamma, cara Sholeh, l’unica persona che mi è più cara della mia vita, io non voglio marcire sotto terra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventi polvere. Implora questo: che non appena sarò impiccata, venga disposto che il mio cuore, i miei reni, gli occhi, le ossa, e qualsiasi altra cosa che sia possibile trapiantare, vengano separate dal mio corpo e date a qualcuno che ne ha bisogno come dono. Non voglio che il paziente conosca il mio nome, che mi compri un mazzo di fiori e persino che preghi per me. Te lo dico dal profondo del mio cuore: non voglio una bara su cui tu debba venire a piangere e a soffrire. Non voglio che tu ti vesta di nero per me. Fa’ del tuo meglio per dimenticare questi giorni difficili. Dammi al vento, che possa portarmi via.
Il mondo non ci ama. Non mi voleva. E ora mi consegno a lui e accolgo la morte. Perché nel tribunale divino sarò io ad accusare gli investigatori, accuserò l’investigatore Shamlou, accuserò i giudici, e i giudici della Corte suprema del paese, che mi hanno colpita e non si sono astenuti dal molestarmi. Al tribunale del Creatore accuserò il dottor Farvandi, accuserò Qassem Shabani e tutti quelli che – per ignoranza o con le loro bugie – mi hanno offesa e hanno calpestato i miei diritti, e non hanno prestato attenzione al fatto che a volte la realtà è diversa da come appare.
Cara Sholeh dal cuore tenero, nell’altro mondo saremo io e te ad accusare, e gli altri gli accusati. E vediamo cosa vorrà Dio. Volevo abbracciarti fino al momento della mia morte. Ti voglio bene.
Reyhaneh

Pubblico questa lettera non senza commozione, non si potevano dire parole più belle, frasi più toccanti. Quello che ha saputo esprimere questa giovane donna iraniana, barbaramente impiccata in un paese che non conosce la pietà e non merita alcun rispetto, costituisce un altissimo insegnamento per noi tutti, non solo per rafforzare il nostro rifiuto della pena capitale, ma soprattutto perché scaturisce da un cuore puro, da un animo profondo e sincero, da una persona che, fino alla fine, ha saputo mantenere un senso della dignità e della fermezza di fronte alla morte che dalle nostre parti, purtroppo, sembra essersi smarrito per sempre.

lunedì 27 ottobre 2014

E' NATO IL NUOVO PDL (Partito Della Leopolda)



Da oggi non esiste più il Pd, ma il partito della Leopolda di Matteo Renzi: o con me o contro di me. Quando si spengono le luci della kermesse fiorentina e il palco che ricorda il garage di Steve Jobs viene preso d’assalto, la sensazione che più di un sostenitore si lascia scappare è la seguente: “Noi a questo punto rispettiamo Alfano e Berlusconi piuttosto che Fassina e company. Questi ultimi rovinano il nostro paese. E i discorsi della Bindi fanno vomitare. Evviva Matteo” . Quaranta minuti di intervento per quaranta secondi di applausi segnano la conclusione della quinta Leopolda targata Matteo Renzi. In uno speech in cui si non ricorda un attacco a Silvio Berlusconi, ma soltanto frecciate al veleno nei confronti del sindacato e della sinistra democratica. La Leopolda 2.0, quella della maturità, quella di “Matteo al governo“, registra il cambio di passo: dal Pd al PdL, nel senso di partito della Leopolda. Perché “noi non saremo un partito di reduci e non permetteremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd per riportarlo dal 41 al 25 per cento”. Gli applausi si sprecano.
Una fase storica è stata archiviata nello scampolo di cinque anni. Cinque anni in cui il giovane sindaco di Firenze ha scalato tutti i vertici istituzionali approdando, infine, a palazzo Chigi. Cinque anni in cui una giovane consigliere comunale di Laterina, come Maria Elena Boschi, da volontaria alla kermesse del 2011 è arrivata a guidare il dicastero delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento. “Sono una di voi, chiunque ce la può fare”, è il messaggio che la giovane ministra strilla dal palco a forma di garage. Scorrono le immagini delle precedenti edizioni, la Leopolda del Big Bang, la Leopolda del 2012, quella del 2013, infine quella degli ultimi tre giorni. La platea si esalta perché ricorda attimi di vita vissuta.
È il turno del premier-segretario quando le migliaia di persone che affollano la vecchia stazione fiorentina si alzano in piedi. Perché “se non ci fosse stato lui, Matteo, avremmo avuto ancora Bersani e D’Alema“. La platea non si riconosce affatto nella vecchia guardia, molti di loro confessano di non possedere la tessera del Pd perché “il Pd di Renzi è un’altra cosa”. È una platea addestrata, che sorride alle battute dell’ex sindaco, “ma quando le prepara, la notte?”, si domanda un giovane milanese alla sua prima Leopolda perché “prima votavo Berlusconi“. Non ci sono infatti bandiere del Pd, e quando un signore ne tira fuori una dalla borsa e la sventola, il capo dell’esecutivo si lascia scappare: “Non ti preoccupare accogliamo anche te”.
Ecco, in cinque anni dai moniti sulla rottamazione con cui Renzi voleva mutare il Pd si è giunti ad un’altra cosa. Il PdL, il partito della Leopolda. “Guardi come sono vestite le persone – fa notare a ilfattoquotidiano.it un signore di mezza età – I ragazzi non indossano le clarks ma le hogan, le ragazze hanno le borse griffate. E poi tutti questi giovani non sarebbero mai andati a una convention di Bersani”. Insomma, tornare indietro non è più possibile perché il PdL è diverso rispetto alla ditta. E “noi – scandisce il premier – non consentiremo che il Pd sia trasformato nel partito dei reduci. Noi saremo il partito dei pionieri, non quelli del museo delle cere, ma del futuro e del domani”. E non importa che nel partito di domani trovano spazio personaggi della Prima Repubblica come Beppe Fioroni, ex ministro e vecchio arnese Dc, o chi come Salvatore Cardinale, presente in sala con la figlia parlamentare, è stato ministro nei due governi di Massimo D’Alema.
Il PdL è inclusivo ma non accetta il dissenso. E in un passaggi chiave del lungo intervento il premier sottolinea che “non ho paura che a sinistra si crei qualcosa di diverso si sta a vedere se essere di sinistra vuol dire stare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare”. Del resto il partito della Leopolda, costruito in questi lunghi cinque anni a colpi di rottamazione e slogan di Oscar Farinetti e Davide Serra, è ormai entrato nelle corde degli italiani con il 41 per cento ottenuto alle europee dello scorso maggio. Ma la sinistra Pd non ci sta. E in un’intervista all’Huffington Post Stefano Fassina dice che “una scissione molecolare è in atto. Ieri abbiamo incontrato molte persone che ci hanno detto che hanno lasciato il Pd. Oggi dico che la dovremmo evitare. Ma è il presidente del Consiglio che alimenta la contrapposizione, ricercando un nemico”.  (source)

sabato 18 ottobre 2014

HA UNA FACCIA COME ...



Come noto in Italia, giuridicamente, i tributi, ossia i prelievi coatti della ricchezza che un ente o un’Amministrazione pubblica impone ai propri cittadini, vengono suddivisi in tasse, imposte e contributi.
L’italiano medio, però, non va troppo per il sottile, e non si perde in distinzioni, visto che si tratta sempre di soldi che deve “tirare fuori” lui le chiama “tasse” e basta!
Poco cambia se questi tributi servono per finanziare la spesa pubblica indivisibile (imposte) o divisibile (tasse e contributi), quando aumenta il prelievo fiscale noi sappiamo che ci rimangono meno soldi in tasca, e questo è quel che conta.
Ma i politici, che sono i maggiori esperti nell’arte del garbuglio (il creare volontariamente confusione per trarne vantaggio), invece, approfittano di queste sottigliezze per imbrogliare la gente.
Aumentano le imposte? Anziché ammetterlo diranno che non hanno aumentato le tasse ed i contributi.
Aumentano le tasse? Diranno che non hanno aumentato imposte e contributi.
Aumentano i contributi? Diranno che non hanno aumentato né imposte né tasse.
Ed il cittadino si fa imbrogliare? Spesso sì!
Se Renzi infatti taglia drasticamente i trasferimenti alle Regioni, queste ultime saranno poi costrette ad aumentare i tributi magari attraverso un “adeguamento” dei ticket sanitari.
Renzi può formalmente dire che non vi ha aumentato le “tasse”, ma in pratica ha agitato in maniera tale che fossero altre Amministrazioni pubbliche a doverlo fare. E’ quindi stato onesto nei vostri confronti?
Ma Renzi ha fatto molto, ma molto di peggio, ha sbandierato ai quattro venti (sarebbe più corretto dire ai quattro telegiornali) di aver fatto la prima manovra senza aumenti fiscali, e questo è:
SPUDORATAMENTE FALSO
Nella legge di stabilità (che è già un imbroglio chiamarla così) è previsto un aumento, anzi praticamente un raddoppio delle aliquote (dall’11,5% al 20%) dell’imposta sostitutiva sul risultato di gestione dei Fondi Pensione. Ed un aumento considerevole (dall11% al 17%) della rivalutazione dei fondi Tfr.
Questi aumenti, oltre a smascherare Renzi come uno spudorato mentitore, sono scelte di politica fiscale che definire scellerate è fargli un complimento.
Con la previdenza pubblica che fa acqua da tutte le parti, anzi, sarebbe più corretto dire che è in una situazione prefallimentare, sarebbe proprio obiettivo del Governo incentivare i cittadini italiani a costruirsi autonomamente una previdenza complementare, mentre questa Legge di stabilità va proprio in direzione opposta.
Risultato?
Oggi incassiamo briciole e nei prossimi anni sempre di meno perché i cittadini sono disincentivati ad aprire proprie posizioni previdenziali, e domani, quando deflagrerà il sistema pubblico, sarà una bomba sociale con milioni di pensionati italiani ridotti alla fame.
Anche per questo dicevo prima che chiamare questa cosa “Legge di stabilità” è un imbroglio, perché in un prossimo futuro creerà instabilità, con conseguenze devastanti per gli equilibri sociali.  (source)

mercoledì 15 ottobre 2014

UN POSTO DOVE ANDARE



Da mesi è ormai la domanda che mi viene posta in continuazione, sia dal vivo che via web. Dove andare, in quale Paese trasferire la propria famiglia, il proprio patrimonio e la propria attività professionale o imprenditoriale, lasciandosi alle spalle una decadente e svilente Italia. Ne ho parlato diffusamente all’interno dell’ultimo libro, dando indicazioni soprattutto ai giovani ragazzi che si apprestano a finire il loro percorso di formazione, proviamo pertanto a fare un outlook su questo tema. Tanto per iniziare, quello che ho notato da inizio anno è l’intensificarsi di questo fenomeno, vale a dire che mentre due anni fa la preoccupazione principale di lettori e followers si poteva riassumere nella difesa e protezione dei propri risparmi o della propria azienda, ora si sta assistendo ad una mutazione o evoluzione di questi bisogni. Non si tratta più di difendere la ricchezza finanziaria, quanto piuttosto il proprio stile di vita ed il tenore di benessere e sicurezza della propria famiglia. Molti se ne vogliono andare non solo per le vicende politiche e l’oppressione fiscale che stanno caratterizzando il Paese ormai da oltre due anni, ma anche perchè nauseati dall’invasione diversamente bianca che stanno vivendo sulla loro pelle.
Mi scrivono da tutta Italia, sottolineando come non ne possono più, piccoli paesi di provincia un tempo oasi di stabilità e serenità sociale che in poco tempo hanno visto esplodere fenomeni e casi di microcriminalità, regolarmente impunita. Interi quartieri delle città metropolitane trasformati in retrovie di guerra in cui vige il coprifuoco appena calato il sole. Chi aveva investito nel mattone, al di là della crisi immobiliare, non può vendere, nemmeno svendendo, semplicemente perchè nessuno vuole andare a vivere in un quello che una volta era una zona residenziale che oggi assomiglia più alla Nigeria o al Pakistan. Di quello che un tempo si faceva chiamare Bel Paese, rimane poco o quasi niente. Sul fronte interno della governance nazionale, si percepisce come in nessun modo il prossimo anno sarà migliore o almeno stazionario. Pertanto chi non ha legami affettivi o patrimoniali troppo radicati con il territorio prende e se ne va via. Inutile aspettare l’arrivo di un altro pifferaio magico. Prendi i soldi e scappa, fino a che ci sono ancora e te li lasciano portare via: questo infatti rappresenta un rischio oggettivo nei prossimi semestri ovvero il divieto di espatrio dei capitali (cosa che si dovrebbe aver implementato ancora anni or sono).
Dove andare allora, quali sono i Paesi in cui rifugiarsi. La risposta a questa domanda diretta è “dipende”. Dipende da cosa sapete o potete fare, che tipo di vita volete trascorrere, su quanta disponibilità di risorse finanziarie potete contare, quante volte dovrete ritornare in Italia nell’arco di un anno (visite familiari, incombenze amministrative o rapporti di lavoro pregresso) e soprattutto se volete stare fuori o dentro l’Unione Europea. Su questo fronte infatti ricordate che il Vecchio Continente per quanto sia constantemente denigrato dalla stampa di settore vi consente di avere la migliore copertura ed assistenza sanitaria del mondo a costo zero (o almeno inclusa nella fiscalità diffusa). Nel momento in cui abbandonate l’Unione Europea, vi renderete conto che cosa significa avere sicurezza e serenità almeno sul versante sanitario. Infatti per garantire protezione ed assistenza sanitaria alla vostra famiglia dovete mettere in conto di spendere migliaia di dollari per ciascun componente del nucleo familiare. In molti casi il denaro non basta in quanto il top level delle cure che vi possono essere erogate è spesso pessimo o notevolmente mediocre, nonostante siate disposti a spendere qualsiasi cifra.
Se dovete scegliere un Paese diverso dall’Italia non pensate di abbandonare un inferno per trovare magicamente un paradiso. Ovunque ci sarà sempre qualcosa che sarà difficile da metabolizzare, a cominciare dal regime alimentare, il quale può impattare con il tempo anche sul vostro stato di salute. Personalmente vi consiglio di andare in Paesi in cui sono presenti ampie comunità di italiani, questo sia per potevi inserire più facilmente ed anche per poter contare su una rete di relazioni che vi possono dare genuinamente aiuto in caso di bisogno. La lista dei Paesi su cui lanciare la freccetta è veramente ampia, si va dal Marocco all’Austria, dal Costa Rica alla Bulgaria, dall’Australia alla Spagna. Ci sono oltre quattro milioni di italiani residenti all’estero, una gran parte di loro rappresenta il meglio che l’Italia ha sfornato ed esportato in questi ultimi decenni. Sono anche i primi che sarebbero disposti a ritornare se l’assetto di governance, la pressione ed oppresione fiscale, la burocrazia, la classe politica, la corruzione, l’ingerenza della criminalità e tanto altro ancora cambiassero radicalmente o meglio scomparissero per sempre. A questo punto chiedetevi se ha senso credere in questo improbabile cambiamento oppure nell’incertezza meglio prendere ed andarsene per provare a migliorare il resto della propria vita.
Eugenio Benetazzo . eugeniobenetazzo.com