sabato 30 agosto 2014

IL GELATO DI RENZI (è senza speranza: non ne azzecca una)



Perché scendere così in basso? Avevo scritto giorni fa che il governo Renzi, per il nostro Paese, si sta dimostrando un’esperienza disastrosa, ed il nostro Premier, finora, poteva andare orgoglioso solo di una cosa: di essere stato bollato dall’Economist con l’appellativo di “stupid”.
Farsi dare dello “stupido” dall’Economist è un vanto, quel giornale, infatti, è l’arma subdola della quale si serve l’aristocrazia anglosassone per mantenere i propri medioevali privilegi non solo sul suolo britannico, ma un po’ in tutto il mondo.
In altre parole l’Economist è il moderno frustino, icona del colonialismo britannico, un arnese simbolo dell’arroganza, della protervia e della supponenza che gli inglesi hanno sempre ostentato.
Ed allora Renzi, in quanto rappresentante di un popolo di ben altra levatura intellettuale e culturale, oggi ha perso l’ennesima occasione per dimostrare la superiorità dell’Italia e degli italiani nei confronti dell’alterigia e della superbia degli inglesi.
In breve, l’Economist è uscito con una copertina nella quale apparivano la Merkel, Hollande e Renzi a bordo di una scialuppa di salvataggio fatta con una banconota da 20 euro e sullo fondo Mario Draghi che, con un secchio cercava di tenerla a galla svuotando l’acqua imbarcata.
Ebbene, mentre La Merkel ed Hollande, davanti alla “scialuppa”, hanno un’espressione seria e preoccupata, il nostro Renzi, un po’ più indietro, ha in mano un gelato.
Forse, con il celebre humor anglosassone, si voleva sottolineare l’infantilismo del nostro Premier, comunque sia la trovata era stupida e non meritevole di alcuna attenzione.
Ed invece Renzi (che al solito non ha capito una mazza) anziché ignorare l’accaduto che non aveva proprio bisogno di essere rimarcato, si è comportato proprio nel modo opposto, inscenando una squallida e patetica macchietta, davanti a Palazzo Chigi, con un improbabile carrettino dei gelati, che offriva ai giornalisti presenti.
La scenetta era patetica, ed a Renzi, quindi,  è riuscita la non facile impresa di risultare ancora più idiota dell’Economist. Se si contestavano gli atteggiamenti  clowneschi e sopra le righe di Berlusconi, soprattutto nei consessi europei, cosa dovremmo dire di questi comportamenti da giullare del nostro Premier?
Per favore, qualcuno del suo entourage può avvisarlo che non è più il tempo di fare le scenette parrocchiali tipo “Forza Rignano”?
Qualcuno del suo entourage può avvisarlo che gli italiani hanno sempre maggior difficoltà nel trovare nella situazione attuale motivi per ridere?
Qualcuno del suo entourage può avvisarlo che la situazione dell’Italia è seria e merita di essere gestita da persone serie?  (source)

martedì 26 agosto 2014

GLI ZOMBIE DELLO SMARTPHONE



(Teleborsa) - Sigmar Gabriel, vice-cancelliere tedesco, costata l’eccessiva ingerenza degli smatphone e dei tablet nella vita quotidiana, sette giorni su sette, rivendica il weekend libero: "Stop a e-mail, sms. Il diritto al tempo libero è inviolabile”. Anche lui, potente tra i potenti, ha dovuto ammettere che siamo troppo legati all'uso di questi dispositivi e da qui l’affermazione di un principio di liberazione dalla connessione alla rete a tutti i costi. Sebbene questo in teoria è largamente condivisibile, non a tutti sarà possibile potersi astenere dall'utilizzo del telefonino e dalla sicurezza di essere connesso e raggiungibile per via elettronica.

E’ stata, infatti, certificata un’altra fobia del mondo moderno, molto particolare e significativa dei tempi, la Nomofobia. Partiamo dall'etimologia della parola, un assemblaggio di acronimi e parole: gli acronimi sono "no", che corrisponde al suo significato letterale, e "mo", abbreviazione parola inglese "mobile", mentre la parola è fobia, della quale non c’è bisogno di spiegazione. Quindi, nomofobia è la paura di non essere connesso alla rete con il proprio telefonino o tablet.

Chi avrebbe immaginato che il dispositivo del secolo, nel mondo ce ne sono oltre 6 miliardi e nella sola Italia circa l’85% della popolazione ne possiede almeno uno, potesse diventare una causa patologica? Eppure a tutti è capitato di notare il comportamento compulsivo che alcuni hanno con il cellulare, la impossibilità di questi di distaccarsene, l’isolamento in cui si chiudono per poter rispondere a messaggi o telefonate. Le maggiori vittime della nomofobia sono i giovani ed ad essi è rivolto lo studio di David Greenfield, assistente clinico di Psichiatria dell'Universalista del Connecticut. I dati dell'analisi condotta nel 2008 dimostrano che il 53% degli individui sottoposti alla ricerca è affetto da questo disturbo, quattro anni dopo questo valore è salito al 66%. La disfunzione riguarda maggiormente persone con età compresa tra i 18 e i 24 anni e si manifesta con l'impossibilità di spegnere il cellulare, di non poterne stare lontano nemmeno per pochi minuti, di controllare ossessivamente l’arrivo di chiamate, messaggi od altri tipi di notifiche.

Secondo Greenfield la causa di questi disturbi, una vera è propria forma di dipendenza patologica, risiede nella chimica della dopamina, un neuro-trasmettitore che regola nel cervello la sensazione di ricompensa spingendo a compiere un’azione al fine di ottenere un riconoscimento. I messaggi e le telefonate sono il premio e quando questi non arrivano, costringe il cervello ad una continua attività di controllo. Conseguenze della patologia è il calo dell’attenzione nelle attività quotidiane e disturbi quali attacchi di panico, ansia e stress. Questa tipo di malattia fa sembrare l’avvento della telefonia mobile una sorta di vittoria di Pirro dell'umanità che ha cercato di rendere le informazioni più facilmente accessibili e disponibili, di poter essere più libera, per poi accorgersi che gli strumenti creati influiscono così pesantemente sugli individui fino spingerli in un claustrofobico isolamento. (source)

sabato 23 agosto 2014

COSA FA DI UNA NAZIONE UN PAESE CIVILE?



Quando ero bambino pensavo che Big Jim fosse americano, perche lo era la sua biondissima e bellissima fidanzatina Barbie.Con gli anni sono cresciuto e ho scoperto che né Barbie e né Big Jim sono mai esistiti, erano solo personaggi di fantasia della Mattel. Ho sempre sognato di incontrare Barbie o una sua fac-simile, ma il destino mi ha sempre fatto interagire durante il mio cammino di vita (purtroppo) solo con avvenenti ragazze more dai lineamenti mediterranei. Lo scorso anno ho tuttavia potuto incontrare e vedere in azione Big Jim o qualcuno che gli assomigliava tantissimo. Mi trovavo in Germania, precisamente ad Hannover, per assistere ad un seminario finanziario terminato il quale mi diressi alla stazione dei treni per ritornare a Brema dove alloggiavo in hotel. Mentre stavo osservando alcune vetrine all’interno della stazione centrale, la mia attenzione venne colpita da un diverbio che si stava svolgendo alle mie spalle tra un giovane diversamente bianco ed un anziano germanese. Non conosco e non capisco la lingua tedesca, non saprei dirvi di che cosa il diversamente bianco aveva da rimproverare al povero pensionato tedesco (questo lo presumo io per l’aspetto fisico della persona).
Ad un certo punto, dopo che le parole ad alta voce e la gesticolazione del giovane diversamente bianco avevano iniziato a trasformarsi in urla e spintoni contro il povero anziano, che si vedeva essere piuttosto in difficoltà, è intervenuto un poliziotto germanese su segnalazione di alcuni passanti che gli avevano indicato la situazione in corso. Un immagine val più di mille parole, magari avessi potuto filmare la scena. Non riuscirei mai a spiegarvi la sensazione che ho provato quando è intervenuto il Big Jim tedesco, e soprattutto come è intervenuto. Mentre il diversamente bianco continuava ad inveire gridando e spintonando il povero anziano, il poliziotto tedesco, che dalla corporatura sembrava un pugile, si è posto in mezzo ai due, in modo da dare le spalle al signore anziano e lo squardo frontalmente al diversamente bianco. In quel momento è come se il Big Jim tedesco fosse diventato la guardia del corpo del pensionato tedesco, il quale si è sentito subito più confortato per l’assistenza ricevuta in poco tempo. A quel punto il poliziotto ha provato a dialogare con il diversamente bianco, sempre facendo capire da come posizionava il suo corpo che voleva proteggere la persona anziana dalle sue angherie.
Dopo qualche minuto è arrivato anche un secondo poliziotto, il quale non aveva proprio niente di Big Jim, con una corporatura tozza e una statura nella media. I due tutori dell’ordine si sono messi a parlare con il giovane diversamente bianco, il quale alla fine è stato allontanato dal posto con una certa decisione. Il pensionato tedesco, scambia alcune parole con i due poliziotti e li ringrazia stringendo la mano per il supporto ricevuto e si avvia per la sua strada. Tutto bene direte voi. Magari. Dopo circa dieci minuti, mentre questo signore stava aspettando il treno sul binario di fronte a quello mio, ricompare all’improvviso lo stesso giovane diversamente bianco di prima che inizia a gridare in tedesco contro il povero anziano, più forte e più minaccioso di prima. Si vedeva che la situazione stava per degenerare: chi stava assistendo come me temeva che il diversamente bianco spingesse per terra il povero anziano da come lo stava continuamente spintonando. A quel punto sono intervenuti i due poliziotti di prima che hanno intimato qualcosa in tedesco al giovane diversamente bianco, che sembrava piuttosto irritato della loro presenza e non ne voleva sapere di darsi una calmata o abbassare i toni.
Non ci hanno pensato due volte ad agire, lo hanno placcato con decisione, facendolo mettere in ginocchio con le mani dietro la schiena e a quel punto lo hanno ammanettato. In quel momento è partito l’applauso scrosciante dei presenti, terminato il quale tutti sono tornati a quello che stavano facendo, mentre osservavano i due poliziotti che portavano via di peso la persona incriminata. Aver vissuto dal vivo quella scena come osservatore mi ha trasmesso un senso di sicurezza sociale che ho provato forse solo a Dubai. Sono amico di tantissimi poliziotti in Italia, con i quali periodicamente ci ritroviamo per una serata in compagnia. Ho raccontato a loro quanto ho descritto sopra. Risposta: Caspita Eugenio, ma stai parlando della Germania. In Italia sarebbe quasi impossibile un atteggiamento similare e non perchè non vogliamo comportarci come i colleghi tedeschi, quanto perchè rischiamo sanzioni discipinari per abuso di forza o peggio rischiamo che qualche soggetto fermato ci possa fare causa per presunte lesioni personali procurategli durante il fermo. Nel nostro Paese da questo punto di vista per noi vi è un tacito consenso, se il governo e le istituzioni non hanno come priorità nazionale la sicurezza civica, non possiamo fare niente di testa nostra, abbiamo solo un blando ed inutile protocollo a cui ci dobbiamo attenere.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com

venerdì 22 agosto 2014

IL NOCCHIERO UBRIACO



Si fa davvero fatica a comprendere fin dove gli italiani siano disposti a farsi prendere per i fondelli da un Governo di infimo profilo ed un Premier che pare un giullare.
Evidentemente la sinistra ha capito che per battere un clown come Berlusconi era necessario mettere in campo uno che fosse ancor più pagliaccio, e la manovra gli è riuscita, il dramma, però, è che così il nostro Paese va a rotoli.
Come tutti sanno, i conti continuano a non tornare e serve l’ennesima manovra (nella realtà molto di più, ma cosa c’è oltre “l’ennesima”?), ed il problema è sempre quello, non riescono a tagliare le uscite nemmeno di un cent, anzi la spesa, improduttiva e sprecona, continua ad aumentare.
Ed allora ecco che aumenterà la pressione fiscale  nonostante Renzi, mentendo sapendo di mentire, afferma il contrario, e dichiara che non saranno imposte nuove tasse.
Certo è vero!
Probabilmente avevano finito i nomi, Tasi, Tares, Imu, Ires, Irpef ecc. ecc. ed allora anziché mettere nuove tasse … aumenterà quelle che ci sono già!
Da quando è al governo, Matteo Renzi non ne ha azzeccata una! Se escludiamo l’essersi fatto dare dello “stupido” dall’Economist (lo considero un complimento), per il resto una serie infinita di sciocchezze con in cima lo “straordinario” successo delle vendita delle auto blu su eBay (chissà perché non ne parla più).
Detto questo nei giorni scorsi viene ventilata l’ipotesi di un taglio per le pensioni d’oro, quelle percepite in particolare da dirigenti pubblici che hanno spolpato l’Italia per anni ed ora si godono pure una pensione “da favola” assolutamente non corrispondente ai contributi versati durante l’attività lavorativa (si fa per dire).
Ebbene sembrava la prima cosa giusta fatta dal Governo, ma subito Renzi interviene oggi a dire che non se ne parla neppure di ridurre le pensioni d’oro, lasciando invece intendere che si agirà sulle detrazioni fiscali come gli interessi sui mutui, le spese veterinarie, sanitarie ecc.
Ma chi  crede di prendere in giro?
Dice di non aumentare le tasse e poi toglie le detrazioni?
Che cos’è questo se non un aumento delle tasse?
Appena sono uscite le prime indiscrezioni che il Governo, a caccia di soldi come sempre (ma non si usi il termine “manovra”), aveva intenzione di intervenire sulle pensioni più alte, subito sono esplose le polemiche.
Sembra che in Italia le pensioni siano “sacre” ed invece, assieme alla spropositata spesa sanitaria, sono IL PROBLEMA del nostro Paese.
Nel nostro Paese le pensioni sono straordinariamente ALTE, assolutamente sproporzionate rispetto al lecito, sappiamo che gli interventi legislativi che si sono susseguiti in questi ultimi anni andranno a sanare col tempo una situazione assurda creata negli anni dell’esplosione del nostro debito pubblico.
Ed allora, vista la necessità di far quadrare i conti la via d’uscita più logica è quello di diminuire i privilegi di coloro che sono andati in pensione con condizioni scandalosamente vantaggiose.
Come fare?
Semplicissimo!
Vi vanno a rivedere tutti i trattamenti pensionistici erogati, si ricalcolano con il metodo contributivo alla luce delle riforme già varate e che saranno adottate da tutti i lavoratori che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996, si fa la differenza e su quanto percepito in più attualmente dai pensionati si stabilisce quale percentuale trattenere.
Teoricamente andrebbe fatto sul complesso delle pensioni erogate, ma è chiaro che le pensioni più basse, se ulteriormente tagliate, porterebbero frange della popolazione sull’orlo della povertà e quindi questa categoria di pensionati deve essere protetta e tutelata, si dovrà quindi agire in maniera progressiva, ma non si creeranno grosse disparità perché il vecchio sistema retributivo già privilegiava in maniera più massiccia chi aveva retribuzioni più elevate.
E’ un venir meno ad un contratto?
Certo!
Ma qualsiasi altra via sarebbe peggiore!
Vogliamo aumentare ancora la pressione fiscale? Vogliamo far fallire ancora migliaia di imprese? Vogliamo ancora far suicidare decine di imprenditori? (source)

lunedì 18 agosto 2014

PERCHE' LA DEFLAZIONE E' L'ANTICAMERA DELLA DEPRESSIONE ECONOMICA




Per oltre un trentennio ci si è preoccupati dell’inflazione catalogandola come il pericolo numero uno, ora che il rischio è quello di deflazione il rischio sembra essere altrettanto insidioso. Perché il calo dei prezzi, però, può creare questo allarme e non è visto come un fatto positivo?
In apparenza, soprattutto in un clima di crisi economica come quella che sta vivendo l’Italia negli ultimi anni, il problema deflazione potrebbe apparire innocuo. In dieci grandi città italiane la deflazione è già una realtà: l’indice Nic dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1%, ma anche se l’inflazione acquisita per il 2014 sembra stabile, alcuni capoluoghi di regione registrano significative flessioni tendenziali: Torino (-0,4%), Bari e Firenze (-0,3%), Roma e Trieste (-0,2%), Potenza (-0,1%). Altri comuni importanti che sono in deflazione, ma che non sono capoluoghi di regione, sono Livorno (-0,7%), Verona (-0,5%), Reggio Emilia e Ravenna (-0,1%).
Un dato positivo per l’economia? Affatto. “Siamo in pieno allarme deflazione, e l’economia italiana sta rischiando un vero e proprio infarto “è il commento di Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che spiega che la deflazione nelle grandi città “è lo specchio dello stato disastroso in cui versano le famiglie. Il potere d’acquisto è in picchiata libera, l’occupazione ancora a livelli altissimi, la povertà relativa in continuo aumento specie nel Sud Italia. Tutti fattori che impediscono ai cittadini di comprare e creano un crollo della domanda”.(source)