Tutto ebbe inizio nel 1958 quando Angelina Merlin,
ostile maestra padovana e senatrice socialista intollerante dell'ipocrisia
cristiana che consentiva ai maschi dell'epoca la frequentazione delle case
chiuse, forte della sua idilliaca vocazione nel difendere i soggetti più
deboli (leggasi allora le donne), si fece portavoce ed autrice della infelice
Legge Merlin per l'abolizione della prostituzione. Sono passati più di
cinquant'anni e sono nel frattempo cambiati anche molti costumi e punti di riferimento
per il nostro tessuto sociale, a distanza di così tanto tempo una riflessione è
pertanto dovuta. Se l'obiettivo della legge e della senatrice era quello di
scoraggiare il meretricio e i suoi potenziali clienti, allora possiamo dire che
il fallimento legislativo è plateale. Sino a prima dell'arrivo della
Merlin, in Italia, intesa come denominazione geografica, la prostituzione è
sempre stata regolamentata e consentita, andando dall'Antica Roma sino al Regno
delle Due Sicilie, quest'ultimo che con grande lungimiranza aveva addirittura
previsto il rilascio di una patente o concessione reale per l'esercizio
della professione, se così possiamo chiamarla.
Il fenomeno della prostituzione in Italia è ormai
privo di qualsiasi controllo grazie ad una legge tanto obsoleta quanto
ridicola per l'epoca in cui stiamo vivendo. Tanto per dare alcuni numeri in
Italia si stimano essere operative oltre 70 mila prostitute, la maggior parte
delle quali esercita in strada o in luoghi pubblici (65%). Circa 20 mila
sono straniere, soprattutto di etnia africana e slava. Il parco clienti è
stimato in nove milioni di maschi, il che significa che ai fini statistici
quasi un maschio su due è un potenziale cliente, considerando una popolazione
maschile tra i 15 ed i 65 anni di quasi 20 milioni. Il dato che pochi invece
soppesano adeguatamente è la percentuale di donne vittima del racket
della prostituzione, vale a dire il 10%, questo significa che la quasi totalità
(il restante 90%) sceglie liberamente di prostituirsi per i più vari motivi.
Uno di questi probabilmente è rappresentato dalle aspettative di reddito,
che può andare dai 3.000 agli oltre 10.000 euro mensili. Tax free naturalmente.
In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo,
mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato.
Questa assurdo quadro legislativo ha permesso proprio la mercificazione
corporale nelle strade oltre che nelle case, tuttavia in piena
clandestinità.
Eppure la prostituzIone non è illegale in gran parte
dell'Europa, ogni singolo stato cerca invece di punire le varie forme di
sfruttamento, favoreggiamento ed induzione, nella speranza che questo renda più
difficile il prostituirsi. L'era dei social network con tutte le loro
potenzialità, unita alle risorse tecnologiche degli smart phone, ha
letteralmente creato un effetto over boost all'intero settore del sesso
a pagamento. Oggi infatti non vengono considerati e nemmeno normati severamente
fenomeni di nuova generazione come il sexting (l'invio di immagini
sessuali esplicite, principalmente tramite dispositivi di telefonia mobile, ma
anche tramite altri mezzi informatici) che rappresentano nuove forme di microprostituzione.
Le foto ed i video servono per pure finalità di marketing nell'intento di
adescare nuovi potenziali clienti a cui erogare successivamente prestazioni
sessuali complete. Deve fare rabbrividire per chi è un giovane padre sapere che
l'ambiente in cui si svolgono tali incontri è nella stragrande maggioranza dei
casi la scuola pubblica. Personalmente ho in più occasioni esplicitato la
necessità di istituzionalizzare e tassare la prostituzione, stimando un gettito
fiscale compreso tra i 10 e i 15 miliardi annui.
La mia
personale proposta è la S.E.S.I.U.S. Tax intesa come acronomo di
Soggetti Erogatori di Servizi di Intrattenimento e di Utilità Sociale,
riferendosi tanto a chi si prostituisce (maschi e femmine) in modalità
convenzionale quanto a chi si rivolge a un pubblico dedicato o di nicchia
pensiamo ad esempio alle escort di lusso. La Sesius Tax è concepita come una licenza
amministrativa che prevede, a pagamento, un rinnovo annuo in base alla
tipologia di attività di intrattenimento sessuale che si desidera esercitare:
in questo modo eventuali fenomeni di repressione o l'attività sanzionatoria
diventano di facile ed intuibile implementazione. I vantaggi e benefici
per la collettività si possono identificare su tre diversi steps: monitoraggio
sanitario (ogni intestatario di licenza deve effettuare periodicamente
accurati controlli medici), sicurezza pubblica (chi decide di esercitare
sulla strada può stazionare solo in prossimità di un parchimetro come è già
stato introdotto ad esempio nella città di Bonn) ed infine un aumento del
gettito fiscale grazie agli introiti provenienti dai rinnovi annui. Il
vantaggio della licenza al posto dell'obbligo di rilascio di una ricevuta
fiscale per ogni prestazione ha lo scopo di evitare fenomeni di evasione
fiscale più che altro dovuti a motivazioni di privacy della clientela.
Eugenio Benetazzo –
eugeniobenetazzo.com