sabato 27 luglio 2013

LA SESIUS TAX



Tutto ebbe inizio nel 1958 quando Angelina Merlin, ostile maestra padovana e senatrice socialista intollerante dell'ipocrisia cristiana che consentiva ai maschi dell'epoca la frequentazione delle case chiuse, forte della sua idilliaca vocazione nel difendere i soggetti più deboli (leggasi allora le donne), si fece portavoce ed autrice della infelice Legge Merlin per l'abolizione della prostituzione. Sono passati più di cinquant'anni e sono nel frattempo cambiati anche molti costumi e punti di riferimento per il nostro tessuto sociale, a distanza di così tanto tempo una riflessione è pertanto dovuta. Se l'obiettivo della legge e della senatrice era quello di scoraggiare il meretricio e i suoi potenziali clienti, allora possiamo dire che il fallimento legislativo è plateale. Sino a prima dell'arrivo della Merlin, in Italia, intesa come denominazione geografica, la prostituzione è sempre stata regolamentata e consentita, andando dall'Antica Roma sino al Regno delle Due Sicilie, quest'ultimo che con grande lungimiranza aveva addirittura previsto il rilascio di una patente o concessione reale per l'esercizio della professione, se così possiamo chiamarla. 

Il fenomeno della prostituzione in Italia è ormai privo di qualsiasi controllo grazie ad una legge tanto obsoleta quanto ridicola per l'epoca in cui stiamo vivendo. Tanto per dare alcuni numeri in Italia si stimano essere operative oltre 70 mila prostitute, la maggior parte delle quali esercita in strada o in luoghi pubblici (65%). Circa 20 mila sono straniere, soprattutto di etnia africana e slava. Il parco clienti è stimato in nove milioni di maschi, il che significa che ai fini statistici quasi un maschio su due è un potenziale cliente, considerando una popolazione maschile tra i 15 ed i 65 anni di quasi 20 milioni. Il dato che pochi invece soppesano adeguatamente è la percentuale di donne vittima del racket della prostituzione, vale a dire il 10%, questo significa che la quasi totalità (il restante 90%) sceglie liberamente di prostituirsi per i più vari motivi. Uno di questi probabilmente è rappresentato dalle aspettative di reddito, che può andare dai 3.000 agli oltre 10.000 euro mensili. Tax free naturalmente.  In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato. Questa assurdo quadro legislativo ha permesso proprio la mercificazione corporale nelle strade oltre che nelle case, tuttavia in piena clandestinità.

Eppure la prostituzIone non è illegale in gran parte dell'Europa,  ogni singolo stato cerca invece di punire le varie forme di sfruttamento, favoreggiamento ed induzione, nella speranza che questo renda più difficile il prostituirsi. L'era dei social network con tutte le loro potenzialità, unita alle risorse tecnologiche degli smart phone, ha letteralmente creato un effetto over boost all'intero settore del sesso a pagamento. Oggi infatti non vengono considerati e nemmeno normati severamente fenomeni di nuova generazione come il sexting (l'invio di immagini sessuali esplicite, principalmente tramite dispositivi di telefonia mobile, ma anche tramite altri mezzi informatici) che rappresentano nuove forme di microprostituzione. Le foto ed i video servono per pure finalità di marketing nell'intento di adescare nuovi potenziali clienti a cui erogare successivamente prestazioni sessuali complete. Deve fare rabbrividire per chi è un giovane padre sapere che l'ambiente in cui si svolgono tali incontri è nella stragrande maggioranza dei casi la scuola pubblica. Personalmente ho in più occasioni esplicitato la necessità di istituzionalizzare e tassare la prostituzione, stimando un gettito fiscale compreso tra i 10 e i 15 miliardi annui.

La mia personale proposta è la S.E.S.I.U.S. Tax intesa come acronomo di Soggetti Erogatori di Servizi di Intrattenimento e di Utilità Sociale, riferendosi tanto a chi si prostituisce (maschi e femmine) in modalità convenzionale quanto a chi si rivolge a un pubblico dedicato o di nicchia pensiamo ad esempio alle escort di lusso. La Sesius Tax è concepita come una licenza amministrativa che prevede, a pagamento, un rinnovo annuo in base alla tipologia di attività di intrattenimento sessuale che si desidera esercitare: in questo modo eventuali fenomeni di repressione o l'attività sanzionatoria diventano di  facile ed intuibile implementazione. I vantaggi e benefici per la collettività si possono identificare su tre diversi steps: monitoraggio sanitario (ogni intestatario di licenza deve effettuare periodicamente accurati controlli medici), sicurezza pubblica (chi decide di esercitare sulla strada può stazionare solo in prossimità di un parchimetro come è già stato introdotto ad esempio nella città di Bonn) ed infine un aumento del gettito fiscale grazie agli introiti provenienti dai rinnovi annui. Il vantaggio della licenza al posto dell'obbligo di rilascio di una ricevuta fiscale per ogni prestazione ha lo scopo di evitare fenomeni di evasione fiscale più che altro dovuti a motivazioni di privacy della clientela.
Eugenio Benetazzo – eugeniobenetazzo.com

venerdì 19 luglio 2013

UN ANGELO CON IL VIOLINO



Sia che stiate lottando contro questa malattia, sia che conosciate qualcuno che la sta vivendo, sia che arriviate qui per semplice curiosità, sentitevi liberi di parlarne, come forse nella vita di tutti giorni non amiamo fare. Perché solo raccontando il cancro si può apprezzare davvero la vita e tutto il meraviglioso che essa ci regala. Perché solo smettendo di dare tutto per scontato si può cominciare a considerare ogni attimo un dono, una conquista, un piccolo-grande miracolo. Perchè, vicini o lontani, siamo tutti uniti in un abbraccio.
Il cancro. E poi…? E poi la vita cambia. E spesso diventa ancora più bella.
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Io non so più neanche quanti centimetri di cicatrici chirurgiche ho. Ma li amo tutti, uno per uno, ogni centimetro di pelle incisa che non sarà mai più risanata.
Sono questi i punti di innesto delle mie ali.

Queste parole costituiscono , in un certo senso, il testamento spirituale di Carlotta  Nobile  eccezionale violinista e giovanissima direttore d’orchestra, morta di un melanoma al quarto stadio a soli 24 anni.  Sono parole molto belle, che meritano silenzio e rispetto. Le comprendiamo appieno ma, nonostante tutto, non le condividiamo. E’ vero che la vita abbia un senso? E’ vero che ogni istante valga la pena di essere vissuto? Che ogni attimo è un dono, che le cose più banali siano meravigliose? No, non è vero. Siamo creature fragili, delicate, predestinate ad una morte sicura. Siamo degli “esseri per la morte”. La nostra vita non è un Eden, è fatta di un groviglio di dolore e sofferenza, di trappole, contrattempi, imprevisti, emergenze, grane, seccature, malattia, amori disperati e non corrisposti, tradimenti, egoismo, cinismo, pugnalate nella schiena. Poi, qualche attimo di gioia , di soddisfazione o di gratificazione, sembrano lenire, per qualche tempo, il senso di inutilità e di vanità che contraddistingue la nostra esistenza. In questo mondo abbiamo saputo costruire una società fondata sul denaro e sul suo potere, ponendo il profitto sulla sommità di qualsiasi valore. Questa è la verità, il resto sono favole, retorica e ipocrisia. Ognuno pensa al proprio tornaconto personale, infischiandosene del prossimo. L’egoismo è la cifra che ci caratterizza. Giriamo a vuoto in una vita senza scopo illudendoci di inseguire un obiettivo che non solo si rivela sempre più lontano, ma che alla fine mostra il suo vero volto: la morte. Tutto questo non significa che non dobbiamo fare il bene per il bene, non in vista di un profitto futuro, ancorchè spirituale. Il Padre celeste ci ha insegnato quest’unico comandamento, che riassume tutti gli altri. Cercare di dominare il nostro egoismo dedicando gran parte della nostra esistenza agli altri. Ma non bisogna ammalarsi di cancro per capire che la vita è bella e merita di essere vissuta. Ci si ammala ed un istinto di conservazione ci fa lottare, fa emergere una parte che credevamo sconosciuta di noi stessi, la voglia di lottare,  di combattere. E’ umano. È normale. Ma merita rispetto anche colui che non se la sente di affrontare il calvario della chemioterapia che distrugge il cancro e anche tutte le nostre difese, e decide di scegliere da solo il momento in cui farla finita. E’ l’unica prerogativa che abbiamo: non scegliamo di venire al mondo, ma possiamo scegliere quando e come uscirne. Non è poco. La vita così come la conosciamo è una cosa troppo assurda per meritare di essere vissuta. E’ una questione molto delicata e complessa, tutte le posizioni meritano rispetto, tranne quelle ipocrite di qualche papista. Ammiriamo, allora, tutti coloro che decidono di combattere fino all’ultimo, così come comprendiamo e rispettiamo coloro che decidono di chiudere anzitempo, volontariamente, la propria vita. Non bisogna giudicare, occorre solo ascoltare e valutare con animo sereno e sincero. Molti malati di cancro che sopravvivono ci raccontano di apprezzare molto di più le cose banali cui prima non facevano neppure caso. Forse è vero, forse no. La vita terrena è talmente poca cosa rispetto a quella che attende ognuno di noi alla fine di questo percorso che è davvero difficile attribuirle un significato. Ma proprio perché la vita così come la conosciamo è intessuta di dolore e sofferenza, abbiamo ancor più fede nella vita eterna che il Padre ha preparato per noi al termine di questo misero cammino. Salutiamo con affetto e ammirazione la giovane Carlotta Nobile, ammirando la sua intelligenza, la sua acutissima sensibilità, la sua enorme ricchezza interiore. Le diciamo arrivederci, sperando di incontrarla presto nelle vie dell’aldilà, un angelo con il violino.

giovedì 18 luglio 2013

SCUSI, DOV'E' IL KAZAKISTAN?



Sotto gli occhi increduli del’intera popolazione, la politica italiana da almeno una settimana è impegnata a dibattere il tema dell’affaire kazako. Ora, il Kazakistan, che una esigua minoranza del pubblico sa dove si trova (è una delle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, insieme a Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan ecc.), è un paese dove non esiste neppure una pallida idea della democrazia. E’ una delle innumerevoli repubbliche presidenziali nelle quali il dittatore di turno detta legge e fonda un regime autocratico. Mentre si vota la sfiducia ad Alfano per questa vicenda che ci tocca così da vicino, nella nostra viva carne si direbbe, l’Istat ci dice che un italiano su cinque è diventato povero. Stiamo arretrando ad una velocità paragonabile alla sola Grecia. Il governo tira a campare facendo poco o nulla e rinviando sine die le questioni fondamentali, tra le quali la legge elettorale. Se il governo dovesse entrare in crisi , cosa possibilissima considerata la sciagurata linea dei cosiddetti “renziani”, si andrebbe paradossalmente a votare con il vecchio “porcellum”, ancora una volta. Passano i mesi, lo spread è a 300 punti base, un livello insostenibile per qualsiasi nazione, un giovane su due è disoccupato, ci sono i soldi per acquistare gli F35, ma non ci sono per pagare la cassa integrazione in deroga. Stiamo andando tranquillamente incontro alla bancarotta dello Stato, e lo facciamo, da perfetti idioti, allegramente, col sorriso sulle labbra. La camicia di forza dell’Unione Europea non ci aiuta: abbiamo mani e piedi legati e non possiamo avviare una politica almeno monetaria che ci possa agevolare. Stiamo morendo per Berlino, e per questo stramaledetto euro che si dimostra sempre più inadeguato. Ormai è ovvio per tutti che la ripresa non ci sarà tra un anno e neppure tra due anni. Se non si estingue l’euro e non torniamo tutti alle valute nazionali, tra un anno o due andremo a sbattere e il default nostro, della Spagna, del Portogallo e, dieci minuti dopo, della Francia, ci travolgerà. Abbiamo già detto e dimostrato di essere ormai in “depressione”, da qui al default il passo è breve. Il Tesoro dello stato non può continuare a pagare interessi così alti sui suoi titoli, si arriverà al punto in cui bisognerà decidere se pagare le cedole  ai titolari dei titoli di stato o pagare pensioni e stipendi. Ma non dobbiamo incolpare solo i politici dell’inerzia letargica di questo governo. Come ha sottolineato l’esponente di FI Crosetto, chi comanda veramente nei vari Ministeri non è il ministro, mai burocrati del dicastero. I cosiddetti “tecnici”, ma la parola giusta è “boiardi di stato”, che non cambiano mai a seconda del cambio di colore del governo, sono come mummificati nel loro ruolo. Il ministro, essendo un essere umano, non può padroneggiare l’intera materia del suo ambito, firma provvedimenti già preparati dai suoi burocrati e la cosa finisce lì. I burocrati italiani hanno una caratteristica comune: godono di stipendi faraonici (dai 150.000 euro in su), sono inamovibili ed hanno un potere bloccante senza pari in Europa. Possiedono una mentalità sonnecchiosa e gattopardesca, rallentano ogni procedura o la rendono farraginosa, complicano la vita in modo esponenziale al cittadino. In Italia non abbiamo investimenti stranieri perché, tra le altre cause, abbiamo una burocrazia tentacolare e desolante. Per tornare al caso kazako, è ovvio che a nessun cittadino non importa un fico secco dell’intera vicenda, abbiamo qualche urgenza (per carità, poca roba) nel campo economico e finanziario cui pensare, e, francamente, di Calderoli e dei kazaki possiamo farne a meno. Ogni pretesto è buono per dividere il Partito Democratico, che sembra non vedere l’ora (segnatamente i renziani) di tornare a votare, a quanto pare con la stessa legge elettorale. Sappiamo anche che i 4 miliardi che il governo sta cercando produrranno una ennesima manovra d’autunno che colpirà la solita parte medio bassa della popolazione. Letta è un bravo figliolo, ma è solo una brava persona. Non è molto. Oltre ad essere brave persone bisogna sapere qualcosa di economia e non temporeggiare come un vecchio democristiano. L’atteggiamento attendista è lo stesso che ci porterà alla bancarotta. Il suo governo non è che la continuazione dell’esecutivo Monti. La fine non è imminente, i tempi, in economia e finanza, non sono mai così veloci. Ma fra un anno, massimo due, se continuiamo con la politica supina nei confronti dell’Unione europea, non investiamo in opere pubbliche, non ci liberiamo delle partecipate dello stato, non riformiamo il sistema bancario, il grande malato del nostro paese, arriveremo a fine corsa. Per questi ed altri motivi del Kazakistan ce ne infischiamo altamente, e continuiamo a sperare che i nostri politicanti la smettano di discutere sul nulla e comincino a dare qualche risposta concreta alle necessità del paese.

venerdì 12 luglio 2013

FENOMENOLOGIA DEL MATERASSO



Non ci stancheremo mai di ribadire che seguire la TV o la stampa specializzata sui temi economico finanziari è quanto meno da temerari. Non troverete una descrizione precisa e puntuale su giornali come “Il Sole 24 ore” (della Confindustria) o “Milano Finanza”.  Consigliamo sempre la consultazione di siti alternativi (vedi il blog: “altreinfo.blogspot.it”). Lo stesso Squinzi, per quanto conosca benissimo lo stato delle cose, non si sbilancia mai più di tanto, anche per non provocare terremoti in Piazza Affari. Come abbiamo già scritto in un post precedente (“Perché l’Italia è già in depressione”) abbiamo spiegato le motivazioni, dati alla mano, secondo le quali il nostro paese sia scivolato in una condizione di “depressione economica”. Abbiamo sottolineato che, a differenza della recessione, in una depressione economica ci vogliono decenni per arrivare ad un miglioramento (uno stato di “stagnazione”) per poi non tornare più allo status quo precedente, perché dopo una depressione nulla torna più come prima. Vengono scavati solchi profondi che modificano e rimodellano la struttura economico finanziaria di un paese. L’euro è una moneta reversibile, e la sua fine non è molto lontana. I primi paesi (come la Finlandia e la stessa Germania) cominceranno a tornare alla valuta nazionale, fino a provocare l’estinzione della moneta dell’eurozona. Torneremo ordinatamente alla nostra lira, non senza dolore e sofferenze. Ma non potremo fare altrimenti. Abbiamo bisogno di una banca centrale vera, che eserciti la politica monetaria a noi più conveniente. Ma tutto questo comporta un costo. Un haircut dei nostri risparmi, che subiranno una discreta svalutazione, e la rinegoziazione del debito estero, che, essendo stato stipulato in euro, deve essere ricontrattato in lire. E’ quello che si chiama “ristrutturazione del debito”, una operazione finanziaria che coinvolge i soggetti privati, investitori, risparmiatori, semplici cittadini. Vediamo quali sono le altre motivazioni che depongono per una Italia in depressione:
  1. Il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 12.2%. Questa è la cifra più alta da 35 anni a questa parte.
  2. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è salito al 38.5%, e nel sud Italia ha recentemente raggiunto la soglia del 50%.
  3. Una media di 134 punti vendita stanno chiudendo in Italia ogni singolo giorno. Nel complesso, circa 224,000 esercizi al dettaglio hanno chiuso dal 2008.
  4. L’economia italiana è in contrazione da sette trimestri consecutivi.
  5. E’ stato proiettato che il PIL in Italia si ridurrà dell’1.8% quest’anno.
  6. La produzione industriale in Italia è diminuita per 15 mesi di fila. Ora è scesa al livello più basso sin da 25 anni.
  7. Nel complesso, la produzione industriale in Italia è diminuita di circa un quarto sin dal 2008.
  8. A Maggio le vendite di automobili in Italia sono diminuite dell’8% rispetto all’anno precedente.
  9. Il numero di persone che sono considerate “gravemente povere” in Italia è raddoppiato negli ultimi due anni.
  10. L’Italia ora ha un rapporto tra debito/PIL del 130%.
  11. E’ stato proiettato che l’Italia avrà bisogno di un grande piano di salvataggio dell’UE entro sei mesi.
Fonte: Rischiocalcolato

Ora, nessuno pensa che il materasso sia l’unica soluzione possibile, se non altro perché il patrimonio si eroderebbe e perderebbe di potere di acquisto nel giro di pochi anni. Ma non è una idea completamente folle. Sotto il milione di Euro l’investimento finanziario vero e proprio non conviene. Meglio accantonare il denaro in qualche conto deposito che possa almeno fornire una blanda protezione dall’inflazione. I rendimenti, nelle banche più sicure, sono molto bassi, ma è sempre meglio che inseguire interessi completamente fuori mercato, erogati da banche che sono sull’orlo del fallimento. Sopra il milione di euro è sacrosanto farsi un portafoglio variegato, mantenendo una base liquida piuttosto allargata. L’esperienza di Cipro ci insegna che i prelievi forzosi non sono fantascienza. E che la nostre banche sono, chi più chi meno, a rischio fallimento, sono poco patrimonializzate e ricolme di titoli di Stato e derivati. Riepilogando: sotto il milione investimenti oculati con rendimenti bassi e arco temporale molto breve. Vediamo meglio, con l’analista Roberto Gorini, perché l’idea del materasso non è poi così peregrina:
Metto i soldi nel materasso? Non è una domanda provocatoria, è una domanda vera che mi sento fare da almeno un paio di anni. Quale la risposta? Provo a rispondere, cercando di non peccare di sintesi ed evitando “implicazioni penali” per me . Se la risposta non dovesse piacervi, ricordatevi che la perfezione non è di questo mondo, e tanto meno dell’economia.
Bisogna innanzitutto sapere che ciò a cui abbiamo assistito, negli ultimi 70 anni, è un continuo svilimento del denaro. Significa che sono state tolte, per esempio, le riserve auree (l’oro). A fronte  del denaro non c’è nulla, nessun valore,  solo la fiducia (o l’obbligo) di chi lo utilizza. E già questa è una brutta notizia. Inoltre di denaro ne è stato stampato a profusione. Negli ultimi cinque anni, in alcuni paesi, è stato addirittura triplicato il volume del denaro in circolo, rispetto a tutto quello che era stato emesso fino ad allora. Questo comporta, al di là di quello che possa pensare qualche ingenuo economista, una perdita del potere d’acquisto del denaro stesso. Se avessi tenuto in tasca 1.000$ negli ultimi 70 anni,  invece di comprarmi una casa oggi potrei permettermi al massimo un motorino. Ed è così più o meno in tutto il mondo. Quindi il primo dato è che il denaro, nel materasso o nel c/c, perde costantemente di valore.
Rispetto al materasso la banca potrebbe concedervi un interesse, e questo mitigherebbe almeno in parte, la perdita costante di valore. Ma questa piccola remunerazione è a fronte di un rischio: il fallimento della banca. Anche se può sembrare un evento remoto, il rischio c’è. Altrimenti non si capisce perché i 27 ministri dell’Eurozona abbiano preso accordi sulla procedura da utilizzare in questi casi. E l’accordo è che sopra i 100.000 € i depositi sono a rischio, in quanto non sono soldi in deposito, ma in realtà sono veri e propri prestiti che il cliente fa alla banca. E sotto i 100.000 € garantisce lo Stato, ammesso che sia solvibile. Inoltre sul c/c i soldi possono sempre essere tassati con una patrimoniale. Per tutto questo Cipro insegna.
E’ pazzo quindi chi mette i soldi sotto al materasso? Assolutamente no, è una persona giustamente preoccupata della situazione. Gli svantaggi del materasso sono però il rischio di furto, e la maggior difficoltà nel poter spendere il contante, anche se di lecita provenienza. Quindi in estrema sintesi il denaro perde costantemente valore, la banca può fallire, lo Stato se ne può approfittare e nel materasso può essere rubato.
La soluzione? Né usare la banca né il materasso. La soluzione è saperli investire. Da quando il denaro viene continuamente inflazionato è d’obbligo per il cittadino moderno saper come “far lavorare” il proprio denaro. Perché la funzione originaria della “riserva di valore” non c’è più. Ovvero con questo tipo di denaro il risparmio, sotto forma di liquidità, non è più possibile. La maggior parte del nostro risparmio deve essere attivamente impiegato per farlo fruttare. Nel materasso deve rimanere l’indispensabile per le spese correnti, ma per quella funzione va bene anche la banca.
Il mio consiglio è quello di scegliere una buona banca, non troppo grande, per la quale siate una persona e non un numero, poco indebitata e con una bassa esposizione in prodotti finanziari complessi. La classica banca che raccoglie il risparmio sul territorio e finanzia le imprese. E poi, perché no, una piccola parte la si può mettere anche nel materasso, non si sa mai! Ma la maggior parte del risparmio bisogna saperlo far fruttare e non è cosa facile, ma di questo parleremo un altra volta. Nel frattempo però un suggerimento: non accettate consigli da chi non è in grado di produrre ricchezza! Anche se state parlando con una persona distinta, e in giacca e cravatta, chiedetevi: è ricco e sta condividendo con me un’informazione o vuole solo vendermi qualcosa?
*In collaborazione con http://www.robertogorini.com