lunedì 29 ottobre 2012

VINCERA' L'ASTENSIONE. E DOPO?



Il test elettorale appena svoltosi in Sicilia parla chiaro: ha votato meno del 50% degli aventi diritto. Non è solo un dato locale, è sicuramente predittivo delle prossime politiche nazionali, in qualsiasi momento si tengano. Ovunque sposti lo sguardo non vedi che faciloneria, pressapochismo, dilettantismo, impreparazione, propensione a delinquere, idee vecchie con il vestito nuovo, professionisti imbolsiti della politica, cotti e stracotti. Le dichiarazioni di Berlusconi rilasciate sabato 27 ottobre parlano chiaro: si naviga a vista, si avanza tentoni, brancolando nel buio, non esiste neppure un progetto degno di questo nome di legge elettorale sul quale far convergere il consenso dei partiti. E’ bastato che Berlusconi si sia sfogato per una condanna relativa ad uno dei suoi mille processi, per mandare i mercati in fibrillazione e fare crollare la Borsa di Milano, bruciando milioni di euro. Un crollo di parecchi punti solo per la velata minaccia di elezioni anticipate. Stiamo sul filo del rasoio, basta un rumor sul mal di pancia di qualche politicante per farci mangiare  la polvere, aumentare lo spread di venti punti, colpire i titoli bancari, mandarci sull’orlo del fallimento, farci diventare il paese che succederà alla Spagna nella lista delle nazioni aiutate dalla troika. Il mondo intero è preoccupato per l’instabilità politica italiana: gli osservatori sanno benissimo che la nostra bussola è impazzita. Non abbiamo un nocchiero, tutti i partiti, con l’eccezione di Casini, sono contrari ad un Monti bis, ma allo stesso tempo sono divisi, litigiosi, rissosi, privi di idee concrete, del tutto inetti ad affrontare una crisi globale. Non esiste in parlamento un solo uomo capace di discernere qualcosa di economia e finanza. O sono invecchiati sui banchi di Motecitorio non facendo praticamente nulla (D’Alema) o  si sono improvvisati politicanti senza basi e senza costrutto. L’Europa sa bene che la nausea di questa classe politica impreparata e corrotta non potrà che condurre all’astensionismo da un lato e alla vittoria del populismo dall’altra. Arrivano gli uomini della provvidenza. Grillo , chiuso nella sua torre d’avorio cibernetica spara stupidaggini dalla mattina alla sera: basta leggere un suo discorso. Si affida all’improvvisazione, ma se uno dei suoi sproloqui viene messo per iscritto, al netto delle parolacce, non rimane che una misera demagogia da dilettanti, in quello che dice un terzo corrisponde alla verità , i rimanenti due terzi sono frutto della sua mente devastata, sono pura immaginazione. Un uomo che non sa distinguere un fondo hedge da un ETF non può governare un paese nel mirino degli speculatori, che non aspettano altro che il crollo della politica, seppellita dagli scandali e da quei delinquenti abituali che sono i nostri amministratori. Berlusconi voleva solo un salvacondotto per togliersi dalle scatole: è ovvio per tutti che si tratta di un malandrino che ha preso il potere grazie al suo impero mediatico, si è fatto le leggi su misura per scampare alla galera  e ha condotto il paese alla rovina economico finanziaria, al pari della Grecia. I magistrati potevano chiudere un occhio, assolverlo una volta per tutte, e ce lo saremmo tolto dalle scatole per sempre. E invece, questi esecutori indefessi della giustizia, con un senso di abnegazione degno di miglior causa hanno voluto comminargli 4 anni per farlo inviperire e tornare in campo, aumentando il livello di confusione di un  panorama politico già ingarbugliato, e facendo crollare borse e mercati, facendo diventare l’Italia il prossimo bersaglio della speculazione. Complimenti a questi ferrei esecutori della giustizia. Abbiamo assistito tutti alla conferenza stampa di sabato 27 ottobre: un uomo alle corde, con la bava alla bocca, la parola impastata, un uomo vecchio, in crisi. Una figura patetica ma ancora capace di distruggere il paese, potendo contare sul voto di un discreto numero di squilibrati. Ma se guardiamo alla sinistra non va meglio: Vendola è nei guai fino al collo, per l’ennesima storia di corruzione, Bersani è un brav’uomo senza idee, Renzi un parolaio, un guitto col dono della parola velleitario come un grillino, completamente ignorante in fatto di economia e finanza. Del PDL è meglio non parlare: senza Berlusconi figure come Alfano, Lupi o Cicchitto e Quagliarella sono talmente inconsistenti da sembrare sagome di cartone. Per questo prevarrà l’indignazione, la sfiducia, l’astensione. E i pochi voti spendibili se li prenderanno i dilettanti allo sbaraglio come Grillo. Siamo in piena emergenza economica, il nostro paese sta scivolando sulla stessa china della Spagna, le nostre banche stanno boccheggiando, e noi affidiamo il paese ad un comico. Ve lo immaginate Grillo in mezzo a Hollande e la Merkel? Eppure questo siamo, questo abbiamo prodotto. Dispiace per le generazioni più giovani votate ad una miseria sicura, ma questo, piaccia o meno, non è un paese europeo. Lo sono la Francia, la Spagna o il Portogallo. Un paese dominato dalla criminalità, sia essa organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta) sia politico amministrativa, quella dei delinquenti abituali che ci hanno finora governato, non è degno di rimanere in Europa. Diciamolo pure, guardandoci allo specchio: se ci buttassero fuori dall’eurozona non avrebbero torto.

venerdì 26 ottobre 2012

94 NOMI DA RICORDARE (o da rottamare?)



Vi ricordate l’articolo di qualche mese fa sulle pensioni d’oro?
Credo che sia giunto il momento di riproporre i nomi dei signori e signore che si sono opposti… visto che imperversano negli studi televisivi a diffondere solidarietà …
Qualche giorno fa un fatto clamoroso ha scosso il Senato. Nella votazione sui tagli alle pensioni d’oro ai supermanager pubblici il governo (che voleva difenderle) è stato battuto grazie da un emendamento di Idv e Lega noi di finanzanostop ne abbiamo parlato QUI.
Sorprendentemente, la maggioranza dell’Aula si è dichiarata favorevole ad intervenire sul trattamento pensionistico dei burocrati di Stato che oggi godono di stipendi favolosi e domani avrebbero goduto di pensioni altrettanto favolose.
ora inserisco nomi e cognomi dei senatori contrari ai tagli… sono 94 nomi con il partito d’appartenenza… memorizzateli Diamo merito a questo sito per la ricerca fatta… non facile tra l’altro
Forse, finalmente, si sono resi conto che in un momento in cui tutti gli italiani vengono a grandi sacrifici togliere qualche euro a boiardi di Stato, che oggi percepiscono, come il presidente dell’Inps o quello di Equitalia, stipendi fino a 1.200.000 euro all’anno (pagati da noi) sarebbe stato un atto minimo di equità.
E tuttavia, in 94 si sono battuti come leoni contro quell’emendamento e a favore del mantenimento delle pensioni d’oro. Tutto il Pd, ad eccezione di sette senatori che, in uno scatto di dignità hanno votato contro. Ad esprimersi a favore dell superpensioni dei manager pubblici troviamo, per esempio, figure del calibro di Anna Finocchiaro, Enzo Bianco, Maurizio Gasparri o Pietro Ichino, lo stesso che va in giro a predicare il superamento del divario tra le generazioni.
Non è stato facile trovare i nomi dei 94. Nessuno li ha pubblicati o diffusi, forse pensando così di occultare un dato importantissimo e imbarazzante. Grazie alla ricerca di questo sito QUI  possiamo farlo anche noi.
Credo che gli elettori debbano sapere come si muovono i propri rappresentanti dentro il Parlamento, perché è lì, nei meandri dell’attività parlamentare, che va giudicato il loro lavoro e non sui giochetti retorici nei salotti tv.
E’ Il compito di chi fa informazione, anche di chi, la fa in maniera volontaria e gratuita come noi o il blog che ha scovato la lista nera
Di seguito l’elenco.
Vi invitiamo a diffonderlo il più possibile
1) Adamo Marilena (Pd)
2) Adragna Benedetto (Pd)
3) Agostini Mauro (Pd)
4) Armato Teresa (Pd)
5) Astore Giuseppe (Gruppo Misto)
6) Baio Emanuela (Api)
7) Barbolini Giuliano (Pd)
8) Bassoli Fiorenza (Pd)
9) Bastico Mariangela (Pd)
10) Enzo Bianco (Pd)
11) Biondelli Franca (Pd)
12) Blazina Tamara (Pd)
13) Filippo Bubbico (Pd)
14) Antonello Cabras (Pd)
15) Anna Maria Carloni (Pd)
16) Maurizio Castro (Pdl)
17) Stefano Ceccanti (Pd)
18) Mario Ceruti (Pd)
19) Franca Chiaromonte (Pd)
20) Carlo Chiurazzi (Pd)
21) Lionello Cosentino (Pd)
22) Cesare Cursi (Pdl)
23) Mauro Cutrufo (Pdl)
24) Cristina De Luca (Terzo Polo)
25) Vincenzo De Luca (Pd)
26) Luigi De Sena (Pd)
27) Mauro Del Vecchio (Pd)
28) Silvia Della Monica (Pd)
29) Roberto Della Seta (Pd)
30) Ulisse Di Giacomo (Pdl)
31) Di Giovan Paolo Roberto (Pd)
32) Cecilia Donaggio (Pd)
33) Lucio D’Ubaldo (Pd)
34) Marco Filippi (Pd)
35) Anna Finocchiaro (Pd)
36) Anna Rita Fioroni (Pd)
37) Marco Follini (Pd)
38) Vittoria Franco (Pd)
39) Vincenzo Galioto (Pdl)
40) Guido Galperti (Pd)
41) Maria Pia Garavaglia (Pd)
42) Costantino Garraffa (Pd)
43) Maurizio Gasparri (Pdl)
44) Antonio Gentile (Pdl)
45) Rita Ghedini (Pd)
46) Giai Mirella (Gruppo Misto)
47) Basilio Giordano (Pdl)
48) Claudio Gustavino (Terzo Polo)
49) Pietro Ichino (Pd)
50) Cosimo Latronico (Pdl)
51) Giovanni Legnini (Pd)
52) Massimo Livi Bacci (Pd)
53) Andrea Marcucci (Pd)
54) Francesca Maria Marinaro (Pd)
55) Franco Marini (Pd)
56) Ignazio Marino (Pd)
57) Marino Mauro Maria (Pd)
58) Salvatore Mazzaracchio (Pdl)
59) Vidmer Mercatali (Pd)
60) Riccardo Milana (Terzo Polo)
61) Francesco Monaco (Pd)
62) Enrico M0rando (Pd)
63) Fabrizio Morri (Pd)
64) Achille Passoni (Pd)
65) Carlo Pegorer (Pd)
66) Flavio Pertoldi (Pd)
67) Lorenzo Piccioni (Pdl)
68) Leana Pignedoli (Pd)
69) Roberta Pinotti (Pd)
70) Beppe Pisanu (Pdl)
71) Donatella Poretti (Pd)
72) Raffaele Ranucci (Pd)
73) Giorgio Roilo (Pd)
74) Nicola Rossi (Pd)
75) Antonio Rusconi (Pd)
76) Gian Carlo Sangalli (Pd)
77) Francesco Sanna (Pd)
78) Giacomo Santini (Pdl)
79) Giuseppe Saro (Pdl)
80) Anna Maria Serafini (Pd)
81) Achille Serra (Pd)
82) Emilio Silvio Sircana (Pd)
83) Albertina Soliani (Pd)
84) Marco Stradiotto (Pd)
85) Antonino Strano (Pdl)
86) Salvatore Tomaselli (Pd)
87) Giorgio Tonini (Pd)
88) Achille Totaro (Pdl)
89) Tiziano Treu (Pd)
90) Simona Vicari (Pdl)
91) Luigi Vimercati (Pd)
92) Vincenzo Vita (Pd)
93) Walter Vitali (Pd)
94) Luigi Zanda (Pd)

mercoledì 24 ottobre 2012

I FIGLI DEI POLITICI SONO SCHIZZINOSI?



In un paese dove il 78% dei lavori si trova per «segnalazione» (dato Eurostat), i figli di banchieri, professori universitari, rettori, presidenti di Cda, prefetti, manager pubblici, tutti futuri (attuali) ministri, non hanno tempo per essere choosy, «schizzinosi»: il lavoro arriva e coi fiocchi.

Al di là dei loro sicuri meriti, non deve aver fatto la schizzinosa Maria Maddalena Gnudi quando il padre, il ministro Gnudi (ex presidente Enel, quota Udc) le ha proposto di diventare socio del prestigioso Studio Gnudi (commercialisti in quel di Bologna), il suo. Approdo sicuro anche per Eleonora Di Benedetto, avvocato 35enne, assunta da uno dei più importanti studi legali di Roma, lo studio Severino, quello della madre Paola, ministro della Giustizia.

Ma non tutti i brillanti figli si impiegano indoor, altri lo fanno outdoor, sempre ad altissimi livelli. Come Costanza Profumo, brillante architetto laureata al Politecnico di Torino, figlia del rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo (ora ministro dell'Istruzione), ha lavorato nello studio newyorkese dell'archistar Daniel Libeskind, ora pare sia a Rio de Janeiro. Carlo Clini, figlio del ministro dell'Ambiente Corrado, è rimasto invece in Europa, a Bruxelles, dove coordina progetti per la Regione Veneto.

Ricordate Carlo Malinconico, il sottosegretario tecnico che si è dimesso per una vacanza pagata da altri? Suo figlio, Stefano, avvocato, ha fatto pratica nello studio Malinconico (del padre), poi ha trovato lavoro al ministero dell'Ambiente dov'era direttore generale Corrado Clini (ex collega di governo del padre), e quindi all'Antitrust, quando il presidente era il sottosegretario Catricalà, (ex) collega del padre nel governo Monti. A sua volta il segretario Catricalà, che ha gestito l'Antitrust per sei anni, ha una figlia che è in una società, Terna, partecipata dal ministero dell'Economia, dove da sempre siede Vittorio Grilli, ministro dell'Economia, che però ha figli ancora in età scolare.

Brillante carriera per un altro rampollo, Luigi Passera, figlio del ministro Passera. Passera jr., dopo la laurea in Bocconi (come il padre) si è occupato di marketing per la Piaggio, società di Colaninno, partner dell'ex ad di Intesa nella cordata di salvataggio Alitalia. Ora Passera jr ha un impiego di tutto rispetto presso la multinazionale Procter & Gamble.

Di Monti jr, invece, si sono perse le tracce. Dopo aver lavorato a Londra per Citigroup e Morgan Stanley, il figlio del premier era stato chiamato alla Parmalat da Enrico Bondi (a sua volta poi chiamato da Monti padre come commissario straordinario per la spending review). Dopo le polemiche sul posto fisso (il premier disse che era «noioso») il curriculum del figlio, che nel frattempo ha lasciato Parmalat, è sparito dal web. Si sa però che la seconda figlia di Monti, Federica, ha lavorato nel prestigioso studio Ambrosetti , quelli del Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove si riunisce la crème dell'economia italiana. E che poi ha sposato Antonio Ambrosetti, unico figlio maschio degli Ambrosetti.

Benissimo è andata a Giorgio Peluso, 42 anni, figlio del ministro Cancellieri. Già assunto trentenne come direttore di Unicredit, poi direttore generale di Fondiaria Sai a 500mila euro l'anno, l'ha in questi giorni lasciata con una buonuscita di 3,6 milioni, scoperta dal Fatto. Ma non è rimasto a spasso: assunto da Telecom Italia come Chief Financial Officer.

Poi c'è la Fornero. La figlia Silvia ha una cattedra all'Università di Torino (dove madre e padre sono professori ordinari), e lavora in una fondazione finanziata da Intesa (dove la madre era nel consiglio di Sorveglianza). L'altro figlio, Andrea Deaglio, invece, è uno stimato regista e produttore di film socialmente impegnati (emarginazione, minoranze etniche). Chissà cosa pensa dei choosy.

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martedì 23 ottobre 2012

IL PREFETTO DI FERRO E IL CURATO DI CAMPAGNA



Il prete e il prefetto, la Chiesa e lo Stato. Due mondi diversi, due mestieri diversi, ma un solo presidio di legalità nella "Terra dei fuochi" (di recente protagonista di una cruda inchiesta del quotidiano dei vescovi "Avvenire"). La terra dove i rifiuti tossici bruciano a cielo aperto tra indifferenza e complicità.
Invece capita, nel corso di un incontro istituzionale anti-camorra alla prefettura di Napoli dedicato al problema dei roghi, che il parroco di Caivano, Don Maurizio Patriciello, vita da prete in una terra dove lo Stato fatica ad esistere, si rivolga al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola "Signora". Solo "Signora" e non "Signora Prefetto", o meglio Sua Eccellenza la Signora Prefetto, come da rimprovero aspro di un'altra Eccellenza, il Signor Prefetto di Napoli Andrea De Martino. Che di fatto ha impedito a don Patriciello di parlare.
Grazie ad un filmato con tanto di sonoro, la scena ha già fatto il giro di mezzo mondo. Spettacolo rapido e pessimo. Dove un prete-soldato-semplice della Chiesa è zittito dal rappresentante del Governo italiano che lo richiama al rispetto dello Stato. Una prova di forza esemplare, anzi protocollare.
Solo questione di forme, si dirà. È previsto un incontro di riappacificazione tra il prete e il prefetto, Don Patriciello ha già scritto una lettera in cui afferma il suo "amore per lo Stato", è stato insomma solo un incidente di percorso, lo sfogo di un minuto del Prefetto. Nulla di più, signori e signore, di prima o seconda classe. Evitiamo strumentalizzazioni, fughe in avanti, ulteriori polemiche.
Invece no. Non dovrebbe finire così. Un'altra signora, il ministro dell'Interno (e prefetto) Anna Maria Cancellieri, non può accontentarsi che il caso scivoli via per auto-estinzione, sepolto dal ridicolo di una guerriglia nominale di un guardiano dello Stato che nel cortile di casa abbaia a un prete. Non è questione di forme e di formali scuse. È questione di sostanza e ne va della credibilità dello Stato: il ministro può muoversi affinché il Prefetto lasci il suo incarico. Punto. Semplice, da ministro a prefetto, da governo a rappresentante del governo. Abbassando le maiuscole, ma facendo vedere a tutti che lo stato, davvero, c'è.
Guido Gentili per il “Sole 24 ore”

E’ vero. C’è molta sostanza in questa piccola storia ignobile. Poca forma e molta sostanza. Nella terra dove la Camorra governa, vorremmo dire quasi indisturbata, dove la popolazione si è rassegnata a convivere con i taglieggiamenti delle estorsioni, lo spaccio degli stupefacenti, il racket della prostituzione, la guerra tra bande rivali per il controllo del territorio, la presenza perenne dei rifiuti a cielo aperto, ci domandiamo: il sacerdote don Patriciello è certamente in perfetta buona fede: possiamo dire lo stesso di Sua Eccellenza il Signor Prefetto di Napoli De Martino? Mentre sull’armadio di don Patriciello ci sentiamo di mettere la mano sul fuoco, su quello dell’Eccellenza abbiamo la vaga impressione che qualche scheletro possa avervi trovato riparo. Nel paese del “Lei non sa chi sono io!” la dura reprimenda del Prefetto di ferro ricorda una scena di sapore manzoniano: l’arroganza, la prepotenza, in questo caso la strafottenza del potere contro l’umile, l’innocente, l’indifeso che è portatore di una causa giusta, sacrosanta. E allora De Martino – Don Rodrigo ristabilisce l’ordine, ricaccia Don Patriciello – Renzo nell’angolo dal quale è uscito. Qui comando io, tu non sei nessuno, sei un povero fraticello, io sono e rappresento il potere, questo matrimonio non s’ha da fare. Quale potere rappresenti poi Sua Eccellenza il Signor Prefetto di Napoli è tutto da verificare: in una terra ostaggio della criminalità organizzata, i margini di azione dello stato indegnamente rappresentato da questo tristo figuro, deve essere molto esiguo.
Il prefetto di Napoli non solo non è una eccellenza, non è neppure un signore. E’ un dipendente dello stato che si è dimostrato infedele al mandato conferitogli, che ha abusato del  potere ascrittogli, che non è in grado di relazionarsi con la popolazione che dovrebbe tutelare, lui rappresentante di uno stato latitante in terra di Camorra. Ha ragione Guido Gentili. C’è una soluzione a questa piccola storia ignobile, che la dice però lunga sui rapporti di forza che l’ignoranza delle buona maniere, e la protervia del potere hanno stabilito: il prefetto va rimosso. Semplicemente. “Promoveatur ut amoveatur” dicevano i latini. Bene, assegniamolo ad altro incarico, visto che gli piace comandare e ristabilire l’ordine costituito, nominiamolo Generale dei Granatieri di Sardegna. “Signor Generale” in fondo non suona male. In caserma, a Nuoro, potrebbe comandare dalla mattina alla sera, ordinare tutti i caffè con i biscotti che vuole, passare in rassegna la truppa compatta e allineata. Facciamogli indossare una divisa piena di galloni e mostrine e diventerà un uomo felice, realizzato, e lo stato si sarà tolto dalle scatole un pallone gonfiato, tronfio e ridicolo. Se lo ricordi il Ministro Cancellieri, faccia un gesto degno di un grande politico, ristabilisca l’ordine naturale delle cose destinando il signor De Martino ad altro incarico.

AGGIORNAMENTO

Come nella migliore tradizione di questo disgraziato paese, nulla è avvenuto. Il ministro tecnico Cancellieri non ha mosso un dito, Sua Eccellenza il Signor Prefetto De Martino di Napoli è rimasto al suo posto, il curato di campagna se n'è tornato a Caivana con le pive nel sacco. Grazie, signor Ministro, ammesso che avessimo ancora bisogno di una conferma, la mancata rimozione del prefetto di Napoli è l'ennesima riprova che lo Stato, da quelle parti, non esiste.

sabato 20 ottobre 2012

I PARLAMENTARI IN PENSIONE ANDRANNO A GIOCARE A TRESETTE?



Mentre qualche giorno fa, all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della manovra di stabilità, i giornali sussidiati di regime plaudivano per l’apparente taglio delle tasse, il sottoscritto, facendo un prima disamina dei provvedimenti adottati, in un articolo (lo trovate qui), scriveva che si trattava di una stangata che  avrebbe
colpito le classi meno abbienti, quelle più deboli e che avrebbe fatto precipitare verso la povertà un numero considerevole di famiglie, già provate profondamente da questa crisi.
A distanza di qualche giorno, sebbene con le rituali e vomitevoli riverenze per questo governo che, pur non eletto e sostenuto da un manipolo di incompetenti e cialtroni, sta disegnando a sua immagine e somiglianza la vita e il futuro di 60 milioni persone, debbo dire che anche i media sussidiati, che nel frattempo si saranno fatti bene i conti, si sono allineati abbastanza alle conclusioni a cui ero già giunto a poche ore dalla conferenza stampa del governo a margine del Consiglio dei Ministri, arrivando perfino a gridare allo scandalo per la retroattività dei tagli alle deduzioni fiscali, che colpiranno una determinata platea dei contribuenti già dall’anno in corso.
Ad ogni buon conto, tanto per non farci sfuggire l’argomento, che è quello di smentire le scioccanti menzogne del Ministro Grilli secondo il quale il risultato della manovra sarebbe a saldi invariati e, cito testualmente, “migliorerebbe il reddito disponibile delle famiglie meno abbienti”, proprio oggi, la Cgia di Mestre, certamente più autorevole del sottoscritto, ha diffuso un comunicato con il quale spiega che impatto avrà la manovra di stabilità sulle tasche degli italiani.
In particolare, nella nota si legge che:
“L’effetto composto della riduzione dell’Irpef, dell’aumento dell’Iva, dell’introduzione della franchigia e del conseguente taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali costerà alle famiglie italiane 2,5 miliardi di euro. Questa è la stima fatta dalla CGIA di Mestre sulle indiscrezioni circolate in questi giorni attorno ai contenuti della Legge di Stabilità.
“Una stangata – commenta il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – che rischia di mettere in ginocchio le famiglie italiane già stressate  da una crisi che dura ormai da 4 anni”.
Continua la nota:
Nel 2014, quando subiremo per tutti i 12 mesi dell’anno l’aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e del 21%, a fronte di una diminuzione del carico fiscale sui redditi pari a 5 miliardi di euro, le famiglie si troveranno un aumento dell’Iva di 6,5 miliardi di euro e un taglio delle agevolazioni fiscali pari a 1 miliardi di euro. Pertanto, nel “dare/avere” con il fisco, lo “sbilancio” sarà di  2,5 miliardi di euro, pari ad un incremento medio annuo per famiglia di circa 100 euro.
“ Se teniamo conto che dall’inizio della crisi i senza lavoro sono aumentati di oltre 1 milione e 200 mila persone, i consumi reali delle famiglie sono scesi del 4,5%, i prezzi e le tariffe sono in costante crescita,  con questa ulteriore stangata difficilmente il Paese reale riuscirà a trovare le risorse per rilanciare la domanda interna e quindi l’economia del Paese. Una situazione – prosegue Bortolussi – che rischia di avvitarsi e farci sprofondare in una depressione senza precedenti”.
Senza addentrarci troppo sui meccanismi di calcolo, variati per effetto dell’introduzione delle franchigie  di 250 euro e del limite massimo di detrazione posto a 3000, vorrei ribadirvi che, chi sarà maggiormente penalizzato dall’introduzione delle nuove norme che, violentando lo  statuto dei contribuenti, almeno in parte,  troveranno applicazione già dall’anno in corso, saranno i pensionati che vivono con le pensioni più basse e la classe media del paese ( che  non sarà più media). I primi, subiranno completamente l’aumento dell’Iva; mentre i secondi, oltre a subire l’aumento dell’Iva, subiranno anche l’effetto dell’introduzione delle franchigie e del limite massimo di detrazioni fruibili, che non verrà in alcun modo compensato dalla tanto decanta riduzione di appena un punto percentuale dell’Irpef sulle aliquote del 23 e del 27%. Insomma la classe già colpita da questa crisi e la platea più  numerosa del paese che tenderà a scivolare sempre più verso la povertà.
E’ evidente che, come denunciato dalla CGIA di Mestre, gli effetti della manovra si abbatteranno anche sulle dinamiche della domanda interna, destinata a contrarsi ulteriormente per effetto del calo dei consumi. Questo provocherà un ulteriore caduta del PIL e delle entrate tributarie, con la conseguente formazione di ulteriori buchi di bilancio che dovranno essere colmati. A colpi di tasse, a quanto sembra, fino alla povertà.
Ora visto che siamo in piena campagna elettorale…
propongo un vecchio articolo ma utile per chi andrà a votare
Visto che siamo in fermento politico, rispolvero questo articolo con delle liste e nomi che potranno esservi utili quando dovete decidere chi votare…;-)
Governo Monti: sacrifici chiesti a tutti e tra i  Deputati esistono delle persone che hanno avuto il coraggio di fare ricorso annotare i loro nomi e ricordatevi di loro quando andrete a votare, non c’è altro da aggiungere credo, dopo tutto è giusto… loro lavorano tanto!
Parlamentari italiani   “giustamente”  …   Ritengono di essere sottopagati per il durissimo lavoro a cui   dedicano tutto il loro preziosissimo tempo, quotidianamente, 24 ore su 24 della loro durissima esistenza di politici italici. Ecco le foto, poverini sono stanchi!! 
Lega Nord
Elisabetta Castellazzi (nata a Milano nel 1966)
Franca Valenti (Milano, 1959)
Roberta Pizzicara (Milano, 1955)
Diana Battaggia (Venezia, 1966)
Enrico Cavaliere (nato a Venezia nel 1958, deputato sia nella XII che nella XIII legislatura)
Oreste Rossi (Alessandria, 1964, deputato nell’XI, XII e XIII legislatura)
Alberto Bosisio (Lecco, 1953)
Francesco Stroili (Venezia, 1954)
Edouard Ballaman (Vallenried, 1962)
Flavio Bonafini (Brescia, 1953)
Fabio Padovan (Conegliano, 1955, deputato nell’XI legislatura)
Salvatore Bellomi (Robecco D’Oglio, 1952)
Roberto Asquini (Udine, 1964, XII e XII legislatura)
Giulio Arrighini (Brescia, 1962, XI e XII legislatura)
Ulivo
Michele Cappella (XIII legislatura, nato in provincia di Catania nel 1953)
Antonio Borrometi (XIII legislatura, nato a Modica nel 1953)
Melandri… poverina!! Giovanna Melandri, 50 anni, deputata Pd, ministro della Cultura con D’Alema e Amato e responsabile dello Sport con Prodi. La parlamentare non si vergogna a dire di aver lasciato il suo lavoro d’economista alla Montedison per entrare in politica, forse attratta dai possibili facili guadagni. L’onorevole, per giustificare la sua levata di scudi in difesa degli emolumenti ai deputati, tira in ballo addirittura Berlinguer e Fanfani. “Loro erano d’accordo sulla nozione di vitalizio – ha detto al Corriere della Sera -  e anche io penso che quel concetto non sia sbagliato. Non ho da recriminare nulla, ma ho paura di quello che resterà sotto le macerie del populismo”. La Melandri ovviamente ha il suo perché nel lamentarsi. Due giorni fa ha compiuto 50 anni. Con le vecchie regole avrebbe avuto già diritto ad una corposa pensione, mentre ora? “La prenderò fra dieci anni, nel 2022″ dice sconsolata la deputata Pd
Ugo Malagnino (XIII legislatura nato a Manduria nel 1952)
Forza Italia
Emanuela Cabrini (XII legislatura nata a Piacenza nel 1961)
Paola Martinelli (XII legislatura, nata a Parma nel 1955)
Alleanza Nazionale
Domenico Basile (XII legislatura, nato a Vibo Valentia nel 1952)
Daniele Franz (XIII e XIV legislatura, nato a Udine nel 1963)
Considerando d’essere consapevole che io la pensione non la vedrò mai!! ecco il decreto sulla manovra Monti inerente ai tagli delle pensioni e in seguito Vi inserisco un elenco di pensionati FORTUNATI
Per i comuni mortali
Il governo risparmierà e questo risparmio arriverà grazie alle pensioni. Il Governo stima di destinare 21,43 miliardi delle risorse raccolte alla riduzione del deficit e 18,54 miliardi al rifinanziamento di spese indifferibili e alla crescita dell’economia.
Se si somma l’entità di questa manovra a quelle varate nei mesi scorsi dal Governo Berlusconi, le cifre della correzione diventano astronomiche: 76 miliardi nel 2013, 81,2 nel 2014. Per avere un termine di paragone, la maxi-manovra del ’92 (Governo Amato), valeva 90mila miliardi di vecchie lire (ovvero circa 45 miliardi di euro).
Vediamo le misure: le principali novità introdotte rispetto a quanto previsto dal decreto riguardano le pensioni. La rivalutazione viene bloccata non più per quelle superiori a due volte il minimo ma a tre: significa che resteranno rivalutate al 100% le pensioni fino a 1.405 euro. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre. E’ stato introdotto un prelievo di solidarietà per le pensioni d’oro, pari al 15% sulla quota che eccede i 200mila euro. Il prelievo sarà applicato dal luglio 2011 al dicembre 2014.
Come già previsto dl decreto, sale l’età per la pensione di vecchiaia e ci sono cambiamenti anche sul fronte dell’anzianità, che dal primo gennaio 2012 resta possibile solo per gli uomini che hanno 42 anni e un mese di contributi e le donne che hanno 41 anni e un mese di contributi.
C’è però una deroga che garantisce la possibilità di ritirarsi a 64 anni a chi entro il 2012 ha maturato 35 anni di contributi. Possono andare in pensione a 64 anni anche le donne del settore privato che entro il prossimo anno avranno compiuto 60 anni e versato almeno 20 anni di contributi.
Tornando all’età, come già previsto dal decreto dal 2018 sarà a 66 anni per tutti. A questo bisogna aggiungere gli scatti dell’adeguamento alle aspettative di vita, che vengono elaborati dall’Istat ogni tre anni. Si stima che nel 2018, sommando età e aspettative di vita, ci vorranno 66 anni e sette mesi per andare in pensione. La progressione per le donne del settore privato (nel pubblico vanno in pensione a 65 anni dall’anno prossimo) è la seguente: 62 anni nel 2012, 63 e sei mesi dal primo gennaio 2014, 65 anni nel 2016 e, appunto, 66 nel 2018.
Quanto all’anzianità, ai 42 anni e un mese (41 e un mese per le lavoratrici) bisognerà aggiungere un mese nel 2013 e un altro nel 2014, anno da cui anche qui scatta l’adeguamento alle speranze di vita. Infine, previsto un disincentivo per chi sceglie la pensine di anzianità e non ha ancora 62 anni: riduzione dell’1% sulla quota retributiva per ogni annodi anticipo, che sale al 2% dal terzo anno in su.
E qui siamo all’ultima novità sulle pensioni, rimasta invariata rispetto al decreto, ovvero il passaggio al sistema contributivo per tutti.
ORA INSERISCO LA LISTA DEI FORTUNATI, con un pò di amarezza ed invidia : quando li sentirete parlare non dimenticate quello che loro prendono e il perchè lo possono percepire
Vittorio Sgarbi, ex parlamentare, in pensione a 54 anni, 8 mila e 500 euro al mese. Mauro Sentinelli, classe ’47, ex manager Telecom, 3 mila euro al giorno, 90 mila euro al mese di pensione. Manuela Bossi, ex insegnante, moglie del Senatur, in pensione a 39 anni. Alfonso Pecoraro Scanio, ex parlamentare, in pensione a 49 anni, 9 mila euro al mese. Achille Serra, Senatore, stipendio da parlamentare più 22 mila euro al mese di pensione. Clemente Mastella, stipendio da Eurodeputato più pensione da 9 mila e 600 euro al mese: 397 giorni di lavoro per maturarla.
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