E’ dell’ultima ora la notizia
dell’arresto di Giuseppe Saggese, amministratore delegato di “Tributi Italia”,
una sorta di “Equitalia”, che riscuoteva tributi per 400 comuni italiani e se
ne intascava una buona parte, che è stata impiegata per acquistare barche ed
aerei privati. Un vero e proprio saccheggio di denaro pubblico. Non passa
giorno che non emerga un farabutto che intasca risorse pubbliche. In un periodo
di acutissima crisi come questo, nel quale una dopo l’altra chiudono decine di
aziende, il numero dei disoccupati è in costante crescita, crimini di questo
tipo, se è possibile, divengono ancora più odiosi e ripugnanti. Da cosa nasce
questa propensione smodata, permanente, diffusa all’arricchimento personale? Da Silvio Berlusconi. Solo oggi, a mente
fredda, dopo la sua ingloriosa uscita di scena (stavamo precipitando nel
baratro della Grecia), possiamo storicizzare e contestualizzare la sua azione
politica, la sua influenza culturale. Berlusconi, possiamo dirlo con cognizione
di causa, non è stato una grande statista. Anzi, dello stato aveva un fiero
disprezzo. I valori di quest’uomo, di derivazione craxiana, erano gli stessi
dei neoliberisti più estremisti: il profitto personale anzitutto, con ogni
mezzo, lecito o illecito, poi, se avanzava qualcosa, si poteva gettare qualche
osso spolpato e qualche avanzo al welfare e allo stato sociale. Il modello
berlusconiano, che ha dominato la vita pubblica e politica per quasi un
ventennio (noi italiani non abbiamo fortuna con i ventenni), ha sistematicamente
demolito la struttura culturale e sociale del paese. L’ha disarticolata: il
cinema, il teatro, le fiction televisive, i libri stessi, hanno prodotto poco
se non nulla; nell’opinione pubblica, nei suoi anni d’oro, si è fatta strada il
mito dell’uomo che si è fatto da solo ed è diventato ricco e potente, talmente
potente da condizionare il potere legislativo del Parlamento. Se ci sono
innumerevoli casi simili a quello del “Batman” lo dobbiamo proprio alle leggi
fatte varare da Berlusconi per pararsi il
fondoschiena: sono stati depenalizzati i reati contro il patrimonio, il falso
in bilancio, la concussione, la corruzione, il peculato. Le famose “leggi ad
personam” per salvare dalla galera un solo uomo hanno destrutturato il sistema
politico e sociale di una nazione intera. E’ ovvio che Belsito, Lusi, Penati e
Batman siano i figli prediletti di Berlusconi, sono sue emanazioni, perché in
loro è stato riversato il veleno del pensiero berlusconiano: ruba allo stato,
lo stato stesso ti depreda con le tasse, non merita quindi rispetto, cerca di
arricchire più che puoi te e la tua famiglia o la tua cricca, alla faccia dei
contribuenti. Tutti ricordano le parole di Berlusconi “ ad un certo livello
comprendo le imprese che non pagano le tasse.”.
Nella cultura berlusconiana la donna è considerata un oggetto, un
passatempo per ricchi satrapi annoiati, la cultura in senso alto, aulico, era
roba da cacciare in soffitta, e allora largo agli show demenziali, alle fiction
banali e un po’ cretine, all’intrattenimento vuoto e fine a se stesso. La
televisione è diventata un recipiente senza contenuto, e i programmi una
interruzione tra uno spot pubblicitario e l’altro. Avevamo detto che ci sarebbe
voluto tempo per capire fino in fondo ed analizzare quanto il berlusconismo
abbia nuociuto a questo paese. Ora cominciamo ad intravvederlo. Non ci ha trascinato
in un conflitto mondiale come Mussolini, ma i danni arrecati al patrimonio culturale
italiano, e soprattutto alle giovani generazioni sono incalcolabili, ed hanno
la stessa portata di quelli che produsse il fascismo. Ogni giorno, consultando
il sito dell’Ansa o aprendo le pagine di un quotidiano apprendiamo di qualche
delinquente che si è appropriato di risorse pubbliche, Saggese non è che
l’ultimo in ordine di tempo. Ogni giorno scopriamo che i costi della politica,
che una volta era solo uno slogan, sono cresciuti a dismisura e se fossero
quasi azzerati, ne ricaveremmo una finanziaria. La Regione Lazio passa da un
milione di euro a disposizione dei gruppi consiliari a 14 milioni, con un colpo
di delibera. Se non fosse vero sembrerebbe una barzelletta. In Parlamento si
discute (ma il PDL chiede tempo per meglio “approfondire” l’argomento) di una
legge anti corruzione. Ma possono i corrotti segarsi da soli il ramo cui sono
aggrappati? Bisognerebbe reintrodurre tutto il sistema penale che era in vigore
prima di quello sciagurato di Berlusconi, bisognerebbe azzerare completamente
questa classe politica. Una sola cosa sappiamo: adesso basta. Ci siamo stancati
tutti di queste continue, pervicaci, sistematiche ruberie, grassazioni,
cialtronate. Una Minetti che fa danzare i glutei in una sfilata di costumi da
bagno, un Batman che partecipa a talk show dicendo che lo hanno votato 27.000
cittadini. Penso sia chiaro per tutti che non possiamo seguitare di questo
passo. Questa classe politica, completamente marcia fuori e dentro non è e non
può essere in grado di formulare leggi anticorruzione, nel Parlamento ci sono
almeno 100 indagati. Non è pressapochismo o faciloneria, tutti sono colpevoli di qualche malefatta, tutti hanno
approfittato di questo sistema, nessuno escluso. I santi esistono in paradiso
non in Parlamento. E il bello è che questo sistema di corruzione ha intriso
ogni ganglio vitale della nostra società, ha impregnato ogni livello dello
Stato e delle imprese. A cominciare dai favori personali, dal far saltare una
lista d’attesa per una indagine diagnostica importante, ai piccoli e grandi
privilegi che si sono ricavati i dirigente o i suoi ruffiani nelle medie e
grandi imprese. Il sistema della corruzione e del favoritismo personale è
diffuso ovunque in Italia, nello stato come nel privato. Ecco perché i danni
del berlusconismo sono ingenti e gravi e ci vorranno decenni prima di
liberarcene. Siamo pronti a criticare a gran voce le ruberie dei politicanti,
ma magari dimentichiamo di godere anche noi di una piccola o grande rendita di
posizione, guadagnata magari facendo il lacchè o il portaborse di un nostro
superiore.
E allora, in un panorama
siffatto, non resta che sospendere la democrazia. Andare ad elezioni tra
qualche mese è perfettamente inutile: ci sarebbe un enorme tasso di
astensionismo, gli uomini eletti sarebbero gli stessi che adesso sguazzano
nelle acque limacciose della corruzione. Possiamo solo auspicare un governo di
“salute pubblica” (sul modello di quello creato da Robespierre e Saint Just
nella Francia rivoluzionaria), con un presidente del consiglio tecnico (Monti o
chicchessia) che vari le leggi necessarie e sacrosante per combattere
efficacemente il malcostume dilagante, ed operi per il tempo necessario per un
ricambio della classe politica, agevolando l’uscita di scena di personaggi come
D’Alema, Fini e Casini che sono in Parlamento da trent’anni e non sanno neppure
cosa voglia dire lavorare seriamente. Gente nuova, volti nuovi, guidati da una
personalità illuminata che conosca a fondo l’economia e la finanza, requisito,
di questi tempi, fondamentale. Non vedo
altra soluzione percorribile per mettere un freno a questo terremoto tangentizio. La democrazia
è il sistema migliore solo quando ne esistano, nella popolazione e nella classe
politica, i presupposti fondamentali, diventa una iattura quando il ceto politico è composta da rubagalline, furfanti e
cacciatori di soldi.