mercoledì 3 ottobre 2012

ADESSO BASTA (processateli tutti)



E’ dell’ultima ora la notizia dell’arresto di Giuseppe Saggese, amministratore delegato di “Tributi Italia”, una sorta di “Equitalia”, che riscuoteva tributi per 400 comuni italiani e se ne intascava una buona parte, che è stata impiegata per acquistare barche ed aerei privati. Un vero e proprio saccheggio di denaro pubblico. Non passa giorno che non emerga un farabutto che intasca risorse pubbliche. In un periodo di acutissima crisi come questo, nel quale una dopo l’altra chiudono decine di aziende, il numero dei disoccupati è in costante crescita, crimini di questo tipo, se è possibile, divengono ancora più odiosi e ripugnanti. Da cosa nasce questa propensione smodata, permanente, diffusa all’arricchimento personale?  Da Silvio Berlusconi. Solo oggi, a mente fredda, dopo la sua ingloriosa uscita di scena (stavamo precipitando nel baratro della Grecia), possiamo storicizzare e contestualizzare la sua azione politica, la sua influenza culturale. Berlusconi, possiamo dirlo con cognizione di causa, non è stato una grande statista. Anzi, dello stato aveva un fiero disprezzo. I valori di quest’uomo, di derivazione craxiana, erano gli stessi dei neoliberisti più estremisti: il profitto personale anzitutto, con ogni mezzo, lecito o illecito, poi, se avanzava qualcosa, si poteva gettare qualche osso spolpato e qualche avanzo al welfare e allo stato sociale. Il modello berlusconiano, che ha dominato la vita pubblica e politica per quasi un ventennio (noi italiani non abbiamo fortuna con i ventenni), ha sistematicamente demolito la struttura culturale e sociale del paese. L’ha disarticolata: il cinema, il teatro, le fiction televisive, i libri stessi, hanno prodotto poco se non nulla; nell’opinione pubblica, nei suoi anni d’oro, si è fatta strada il mito dell’uomo che si è fatto da solo ed è diventato ricco e potente, talmente potente da condizionare il potere legislativo del Parlamento. Se ci sono innumerevoli casi simili a quello del “Batman” lo dobbiamo proprio alle leggi fatte varare da Berlusconi per pararsi  il fondoschiena: sono stati depenalizzati i reati contro il patrimonio, il falso in bilancio, la concussione, la corruzione, il peculato. Le famose “leggi ad personam” per salvare dalla galera un solo uomo hanno destrutturato il sistema politico e sociale di una nazione intera. E’ ovvio che Belsito, Lusi, Penati e Batman siano i figli prediletti di Berlusconi, sono sue emanazioni, perché in loro è stato riversato il veleno del pensiero berlusconiano: ruba allo stato, lo stato stesso ti depreda con le tasse, non merita quindi rispetto, cerca di arricchire più che puoi te e la tua famiglia o la tua cricca, alla faccia dei contribuenti. Tutti ricordano le parole di Berlusconi “ ad un certo livello comprendo le imprese che non pagano le tasse.”.  Nella cultura berlusconiana la donna è considerata un oggetto, un passatempo per ricchi satrapi annoiati, la cultura in senso alto, aulico, era roba da cacciare in soffitta, e allora largo agli show demenziali, alle fiction banali e un po’ cretine, all’intrattenimento vuoto e fine a se stesso. La televisione è diventata un recipiente senza contenuto, e i programmi una interruzione tra uno spot pubblicitario e l’altro. Avevamo detto che ci sarebbe voluto tempo per capire fino in fondo ed analizzare quanto il berlusconismo abbia nuociuto a questo paese. Ora cominciamo ad intravvederlo. Non ci ha trascinato in un conflitto mondiale come Mussolini, ma i danni arrecati al patrimonio culturale italiano, e soprattutto alle giovani generazioni sono incalcolabili, ed hanno la stessa portata di quelli che produsse il fascismo. Ogni giorno, consultando il sito dell’Ansa o aprendo le pagine di un quotidiano apprendiamo di qualche delinquente che si è appropriato di risorse pubbliche, Saggese non è che l’ultimo in ordine di tempo. Ogni giorno scopriamo che i costi della politica, che una volta era solo uno slogan, sono cresciuti a dismisura e se fossero quasi azzerati, ne ricaveremmo una finanziaria. La Regione Lazio passa da un milione di euro a disposizione dei gruppi consiliari a 14 milioni, con un colpo di delibera. Se non fosse vero sembrerebbe una barzelletta. In Parlamento si discute (ma il PDL chiede tempo per meglio “approfondire” l’argomento) di una legge anti corruzione. Ma possono i corrotti segarsi da soli il ramo cui sono aggrappati? Bisognerebbe reintrodurre tutto il sistema penale che era in vigore prima di quello sciagurato di Berlusconi, bisognerebbe azzerare completamente questa classe politica. Una sola cosa sappiamo: adesso basta. Ci siamo stancati tutti di queste continue, pervicaci, sistematiche ruberie, grassazioni, cialtronate. Una Minetti che fa danzare i glutei in una sfilata di costumi da bagno, un Batman che partecipa a talk show dicendo che lo hanno votato 27.000 cittadini. Penso sia chiaro per tutti che non possiamo seguitare di questo passo. Questa classe politica, completamente marcia fuori e dentro non è e non può essere in grado di formulare leggi anticorruzione, nel Parlamento ci sono almeno 100 indagati. Non è pressapochismo o faciloneria, tutti sono  colpevoli di qualche malefatta, tutti hanno approfittato di questo sistema, nessuno escluso. I santi esistono in paradiso non in Parlamento. E il bello è che questo sistema di corruzione ha intriso ogni ganglio vitale della nostra società, ha impregnato ogni livello dello Stato e delle imprese. A cominciare dai favori personali, dal far saltare una lista d’attesa per una indagine diagnostica importante, ai piccoli e grandi privilegi che si sono ricavati i dirigente o i suoi ruffiani nelle medie e grandi imprese. Il sistema della corruzione e del favoritismo personale è diffuso ovunque in Italia, nello stato come nel privato. Ecco perché i danni del berlusconismo sono ingenti e gravi e ci vorranno decenni prima di liberarcene. Siamo pronti a criticare a gran voce le ruberie dei politicanti, ma magari dimentichiamo di godere anche noi di una piccola o grande rendita di posizione, guadagnata magari facendo il lacchè o il portaborse di un nostro superiore.
E allora, in un panorama siffatto, non resta che sospendere la democrazia. Andare ad elezioni tra qualche mese è perfettamente inutile: ci sarebbe un enorme tasso di astensionismo, gli uomini eletti sarebbero gli stessi che adesso sguazzano nelle acque limacciose della corruzione. Possiamo solo auspicare un governo di “salute pubblica” (sul modello di quello creato da Robespierre e Saint Just nella Francia rivoluzionaria), con un presidente del consiglio tecnico (Monti o chicchessia) che vari le leggi necessarie e sacrosante per combattere efficacemente il malcostume dilagante, ed operi per il tempo necessario per un ricambio della classe politica, agevolando l’uscita di scena di personaggi come D’Alema, Fini e Casini che sono in Parlamento da trent’anni e non sanno neppure cosa voglia dire lavorare seriamente. Gente nuova, volti nuovi, guidati da una personalità illuminata che conosca a fondo l’economia e la finanza, requisito, di questi tempi,  fondamentale. Non vedo altra soluzione percorribile per mettere un freno  a questo terremoto tangentizio. La democrazia è il sistema migliore solo quando ne esistano, nella popolazione e nella classe politica, i presupposti fondamentali, diventa una  iattura quando il ceto  politico è composta da rubagalline, furfanti e cacciatori di soldi.