sabato 6 ottobre 2012

LO SPETTRO DEL NAZISMO SU ATENE



Il premier greco Samaras, in un drammatico discorso alla nazione e all’UE, ha dichiarato, senza usare mezzi termini, che la Grecia è un paese in piena rivolta sociale, che le casse dello Stato possono arrivare a pagare stipendi e pensioni solo fino a novembre, dopo di che sarà fallimento, cioè il completo e assoluto caos sociale e politico. Nel discorso pronunciato, Samaras ha evocato giustamente uno scenario non lontano dalla Repubblica di Weimar, dalle cui ceneri, come sappiamo tutti, è sorto il nazionalsocialismo. Ora, il paragone ci sta tutto. La Grecia è una democrazia assai indebolita (come quella di Weimar), e la condizione in cui versa la popolazione sono del tutto simili a quelle che hanno preceduto l’avvento di Hitler. Se poi aggiungiamo che sono in forte ascesa i partiti di estrema sinistra, ma soprattutto di estrema destra, la similitudine è completa. Se uno Stato fa bancarotta, va in default, non ci sono stipendi per le pubbliche amministrazioni e per le pensioni, l’inflazione è alle stelle, i consumi sono fortemente arretrati, la nuova generazione infantile presenta i primi segni di malnutrizione, la quasi totalità delle aziende o imprese è stata costretta a chiudere, si produce un mix esplosivo che ha come primo risultato la sospensione della democrazia, la rivolta sociale che può arrivare all’insurrezione. I timori di Samaras sono dunque del tutto giustificati: il seguito in costante crescita che può vantare “Alba dorata” la formazione apertamente neonazista, il cui simbolo, camuffato da “greca” è in realtà una svastica ellenizzata, avendo un consenso politico sempre più vasto, potrebbe, con un colpo di mano (o di stato, ricordate i colonnelli?) prendere il potere. I questo caso ci troveremmo, per colpa dell’ottusità folle dei tedeschi, uno stato facente parte dell’Unione Europea governato da una formazione neonazista. E’ veramente il colmo. A tanto sta arrivando l’insulsa politica attendista della Merkel. Ovviamente, nel caso in questione, la prima mossa che compirebbe un simile stato sarebbe uscire dall’euro per tornare, non si sa come e in quali condizioni, alla dracma. Eppure, nonostante tutto, non ce la sentiamo di biasimare completamente un simile atteggiamento. Quando sei ridotto alla disperazione, non hai neppure di che sfamare i tuoi figli, non ti puoi permettere i farmaci antitumorali perché sono carissimi e a totale carico del cittadino, quando hai perso lavoro, dignità, decoro, non hai alcuna speranza di miglioramento futuro, non è difficile rivolgersi a formazioni estremistiche che ti promettono un nuovo ordine, nuovi assetti sociali, una lotta serrata alla corruzione, la reintroduzione della pena di morte, un nuovo risorgimento al di fuori della Unione europea, che ti ha tradito per seguire i proprio interessi egoistici, bene, allora concedere il proprio consenso ad un partito estremista, laddove i partiti tradizionali hanno fallito, è molto facile, è umano, è comprensibile. L’unione europea deve far tutto quello che è nel proprio potere per continuare ad aiutare la Grecia e non permettere che quel paese scivoli in una nuova stagione di barbarie, mandando al potere un pugno di fanatici sanguinari. Il pericolo non è mai stato reale come ora. Commissione Europea, BCE e fondo Monetario Internazionale devono intervenire immediatamente, anche per scongiurare un potenziale effetto domino negli alti paesi con debiti pubblici troppo elevati, come la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda e anche l’Italia. Non possiamo permettere che nella casa europea possa albergare uno stato nazista, che opera e governa con criteri del tutto opposti a quelli affermati dalle democrazie occidentali. Questo fatto potrebbe avere conseguenze, tra economiche e sociali, incalcolabili. Lo sappia la Merkel, quando tra pochi giorni farà visita a Samaras. Un suo ennesimo tentennamento, e le porte del’inferno nazista comincerebbero a profilarsi all’orizzonte greco. Sarebbe una nuova alba, certo, ma sicuramente non dorata.