Il premier greco Samaras, in un
drammatico discorso alla nazione e all’UE, ha dichiarato, senza usare mezzi
termini, che la Grecia
è un paese in piena rivolta sociale, che le casse dello Stato possono arrivare
a pagare stipendi e pensioni solo fino a novembre, dopo di che sarà fallimento,
cioè il completo e assoluto caos sociale e politico. Nel discorso pronunciato,
Samaras ha evocato giustamente uno scenario non lontano dalla Repubblica di
Weimar, dalle cui ceneri, come sappiamo tutti, è sorto il nazionalsocialismo.
Ora, il paragone ci sta tutto. La
Grecia è una democrazia assai indebolita (come quella di
Weimar), e la condizione in cui versa la popolazione sono del tutto simili a
quelle che hanno preceduto l’avvento di Hitler. Se poi aggiungiamo che sono in
forte ascesa i partiti di estrema sinistra, ma soprattutto di estrema destra,
la similitudine è completa. Se uno Stato fa bancarotta, va in default, non ci
sono stipendi per le pubbliche amministrazioni e per le pensioni, l’inflazione
è alle stelle, i consumi sono fortemente arretrati, la nuova generazione
infantile presenta i primi segni di malnutrizione, la quasi totalità delle
aziende o imprese è stata costretta a chiudere, si produce un mix esplosivo che
ha come primo risultato la sospensione della democrazia, la rivolta sociale che
può arrivare all’insurrezione. I timori di Samaras sono dunque del tutto
giustificati: il seguito in costante crescita che può vantare “Alba dorata” la
formazione apertamente neonazista, il cui simbolo, camuffato da “greca” è in
realtà una svastica ellenizzata, avendo un consenso politico sempre più vasto,
potrebbe, con un colpo di mano (o di stato, ricordate i colonnelli?) prendere
il potere. I questo caso ci troveremmo, per colpa dell’ottusità folle dei
tedeschi, uno stato facente parte dell’Unione Europea governato da una formazione
neonazista. E’ veramente il colmo. A tanto sta arrivando l’insulsa politica
attendista della Merkel. Ovviamente, nel caso in questione, la prima mossa che
compirebbe un simile stato sarebbe uscire dall’euro per tornare, non si sa come
e in quali condizioni, alla dracma. Eppure, nonostante tutto, non ce la sentiamo
di biasimare completamente un simile atteggiamento. Quando sei ridotto alla
disperazione, non hai neppure di che sfamare i tuoi figli, non ti puoi permettere
i farmaci antitumorali perché sono carissimi e a totale carico del cittadino,
quando hai perso lavoro, dignità, decoro, non hai alcuna speranza di
miglioramento futuro, non è difficile rivolgersi a formazioni estremistiche che
ti promettono un nuovo ordine, nuovi assetti sociali, una lotta serrata alla
corruzione, la reintroduzione della pena di morte, un nuovo risorgimento al di
fuori della Unione europea, che ti ha tradito per seguire i proprio interessi
egoistici, bene, allora concedere il proprio consenso ad un partito estremista,
laddove i partiti tradizionali hanno fallito, è molto facile, è umano, è
comprensibile. L’unione europea deve far tutto quello che è nel proprio potere
per continuare ad aiutare la
Grecia e non permettere che quel paese scivoli in una nuova
stagione di barbarie, mandando al potere un pugno di fanatici sanguinari. Il
pericolo non è mai stato reale come ora. Commissione Europea, BCE e fondo
Monetario Internazionale devono intervenire immediatamente, anche per
scongiurare un potenziale effetto domino negli alti paesi con debiti pubblici
troppo elevati, come la Spagna,
il Portogallo, l’Irlanda e anche l’Italia. Non possiamo permettere che nella
casa europea possa albergare uno stato nazista, che opera e governa con criteri
del tutto opposti a quelli affermati dalle democrazie occidentali. Questo fatto
potrebbe avere conseguenze, tra economiche e sociali, incalcolabili. Lo sappia la Merkel, quando tra pochi
giorni farà visita a Samaras. Un suo ennesimo tentennamento, e le porte
del’inferno nazista comincerebbero a profilarsi all’orizzonte greco. Sarebbe
una nuova alba, certo, ma sicuramente non dorata.