venerdì 30 dicembre 2011

CAPODANNO: QUALCOSA SU CUI RIFLETTERE


“Non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa.
La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla notte oscura.
E’ dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza.
La convenienza delle persone e dei Paesi è di trovare soluzioni e vie d’uscita.
Senza crisi non ci sono sfide, e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non ci sono meriti.
E’ dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi ogni vento è una carezza.
Parlare della crisi significa promuoverla e non nominarla vuol dire esaltare il conformismo.
Invece di ciò dobbiamo lavorare duro.
Terminiamo definitivamente con l’unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”.


Albert Einstein, 1955

giovedì 29 dicembre 2011

MARIO, SI E' LIBERATO UN POSTO ALLA GOLDMAN SACHS

C’è voluto il governo dei professori, dei bocconiani e dei banchieri per fare una manovra ragioneristica di tagli e imposizioni fiscali. Per quello che ha fatto vedere finora,  il governo dei “tecnici politici” ha sostanzialmente deluso. Avevamo un problema di credibilità: la faccia di Berlusconi non era più presentabile internazionalmente, associata come era alle dissolutezze mai nascoste del premier. Era diventato lo zimbello del mondo, il Cavaliere, non si poteva seguitare così: tutti ricordano l’ultimo vertice di Bruxelles cui ha partecipato. Non lo considerava nessuno, girava a vuoto per la sale con lo sguardo attonito, alla ricerca di qualcuno con cui parlare. Ma tutto si riduceva a questo. Lo abbiamo sempre sostenuto, l’effetto Monti poteva durare al massimo una settimana, ma poi i problemi di sempre, che da sempre contraddistinguono il nostro paese sarebbero tornati a galla. Dopo una punta di minima ai 350 punti, una settimana più tardi lo spread tra BOT e Bund tedeschi è rimasto stabilmente sopra i 500 punti base. Ma, dice Monti, non dobbiamo sopravvalutare questo dato. Se lo dice lui. Il problema, se Monti non lo avesse ancora capito, è che con rendimenti intorno al 7% sui nostri titoli di stato, una buona metà della cosiddetta manovra salva Italia viene bruciata e vanificata, e allora bisogna mettere mano ad un’altra manovra, peraltro esclusa da un rassicurante quanto bugiardo Mario Monti. Sappiamo bene  che a primavera ci aspetta un’altra manovrina mascherata da “riforma per lo sviluppo”. Perché di questo si tratterà: il governo Monti farà passare altri sacrifici, altri tagli, altre imposte indirette affiancandole a qualche provvedimento simbolico nelle direzione dello sviluppo e della crescita. Ma noi, che pirla non siamo, abbiamo capito benissimo dove vuole andare a parare l’ex banchiere della Goldman Sachs. Guardiamo meglio.

La riforma delle pensioni è una di quelle riforme strutturali che andavano varate almeno dieci anni fa. Il ministro Fornero ha fatto quello che ha potuto, ma quello che disturba, e non poco, il cittadino è essere preso per i fondelli. Quando un ministro della repubblica ci viene a raccontare che le pensioni vanno adeguate alla speranza di vita, ad un fenomeno statistico insomma, monta la rabbia in ognuno di noi. No, ministro Fornero, l’aspettativa di vita non c’entra nulla, primo perché muoiono anche i trentenni, secondo perché bisogna vedere come ci si arriva al fine vita. Pochi privilegiati dalla sorte hanno la disavventura di morire di un colpo secco, la maggioranza se ne va piano piano, magari inchiodati per anni su di una carrozzella, o nel buio della follia dell’Alzheimer. E’ ovvio che l’andare in pensione non deve coincidere con il termine dell’esistenza terrena, dovrebbe essere l’apertura di un periodo nuovo, diverso, anche se l’ultimo, dell’esistenza, nel quale fare quello che in una vita di lavoro non si è potuto fare, viaggi, coltivare a tempo pieno un hobby o una passione, o semplicemente poltrire dalla mattina alla sera. E allora dite la verità per favore: non ci sono più soldi, l’INPS è in bancarotta, i contributi che versano coloro che ora svolgono una attività lavorativa non li versano per la propria quiescenza, ma per pagare le pensioni correnti, quelle dei privilegiati che ci sono andati dopo quindici o vent’anni di lavoro. Si parla sempre di diritti acquisiti, quasi si trattasse di un tabù. Ma quali diritti acquisiti! E’ un diritto acquisito quello che di una persona che si vede pagare una pensione per quarant’anni dall’INPS? E’ un diritto acquisito quello di coloro che si vedono versare un trattamento pensionistico di 200.000 euro? E’ stata avanzata (ma poi subito ritirata, per carità) l’ipotesi di tassare – per la sola parte eccedente – le pensioni oltre i 200.000 euro. Ma esistono pensioni oltre i 200.000 euro? E chi le percepisce? Non sarebbe ora di finirla con il ritornello dei diritti acquisiti? Se si tratta di diritti in palese contrasto con l’equità sociale, vanno modificati, semplicemente.

Monti parla adesso della fase 2 del suo governo. La fase nella quale si mette mano ai provvedimenti dedicati allo sviluppo. Bisognerebbe liberalizzare le professioni: notai, farmacisti avvocati ecc. Ma la ritirata strategica del governo Monti davanti al secco “no” dei farmacisti ce la ricordiamo tutti. Le farmacie non si toccano , le parafarmacie appartengono già ai farmacisti, dunque il problema non si pone. Possiamo stare certi che Monti non farà mai nulla in questa direzione, con buona pace delle liberalizzazioni che non si faranno mai. Bisognerebbe privatizzare, le municipalizzate, buona parte del patrimonio immobiliare dello Stato, cancellare le Province. Vedremo, ma anche da questo punto di vista non dobbiamo aspettarci miracoli. Il Comune di Roma ha attualmente 62.000 dipendenti, gli abitanti della città di Viterbo. Invece di diminuire, sono aumentati. Bisognerebbe defiscalizzare e allentare il cuneo fiscale sulle imprese, allentare la stretta creditizia delle banche, ma nessuno ci crede seriamente. Monti e Passera sono banchieri e non andranno mai contro l’interesse degli istituti di credito. In compenso le accise sulla benzina continuano ad aumentare, i pedaggi autostradali idem, dal primo gennaio. Non parliamo delle bollette di gas ed energia elettrica. Attendiamoci pure un altro aumento dell’IVA, tra qualche tempo. In compenso arriveranno di sicuro le riforme sul mercato del lavoro, in senso restrittivo, ovviamente. La chiamano “flessibilità”, con questo maledetto linguaggio ripulito, politicamente corretto, che non chiama mai le cose con il proprio nome. Un disabile diventa “diversamente abile”, ma un tetraplegico non potrà mai correre i cento metri, rimane un disabile, un balbuziente non sarà mai un “diversamente loquace” resta una persona che ha la favella inceppata. La flessibilità vuole semplicemente dire fine dei contratti nazionali di lavoro, ferie imposte, decurtazioni stipendiali, turni massacranti, libertà di licenziare. Monti non ha la forza, la volontà e la capacità di condurre una vera e propria manovra economica: dietro a qualche provvedimento di facciata, si riproporranno i soliti tagli, la solita pressione fiscale. La riforma del catasto viene contrabbandata come più giusta ed equa. Sarà, ma dietro la rivalutazione a metri quadrati e cambiamento di categoria di un immobile, si nasconde l’ennesima stangata. Nessun proprietario si vedrà l’immobile svalutato, si tratterà di rivalutazioni al rialzo, per la gioia dei comuni che incasseranno una IMU incrementata.

Monti sarà sicuramente più presentabile del cavaliere, nessuno lo nega, ma quando dice che se non ci fosse stato lui e la sua manovra avremmo fatto la fine della Grecia mente sapendo di mentire. L’Italia non è la Grecia, la sua manovra la poteva fare benissimo, magari meglio, anche Tremonti, l’UE ci avrebbe salvato dal default perché la nostra bancarotta avrebbe causato la fine della moneta unica e dell’Europa, e questo alla Germania non sarebbe piaciuto per niente. I provvedimenti presi sinora e quelli annunciati non si discostano troppo da quelli già attuati dal governo ellenico. Diciamo che la falsariga è la stessa. Abbiamo visto i risultati di simili provvedimenti: sono un colpo alla nuca del paese, la condanna alla depressione. Alcuni membri del consiglio dei ministri hanno preso il loro incarico a tempo un po’ troppo sul serio, senza capire che non devono fare altro che sbrigare gli affari correnti, non altro. Il ministro Profumo vuole indire un concorsone, per la scuola, nel 2012. E’ vero che la legge prevede un doppio canale per il reclutamento dei docenti, ma è anche vero che esiste già un doppio canale: quello costituito dalle graduatorie ad esaurimento e quello che scaturirà dai TFA (Tirocini di formazione attiva) che sono in partenza proprio nel 2012. Vuole il ministro Profumo creare un terzo canale? Un governo tecnico pro tempore, a ridosso delle elezioni politiche,  farebbe meglio ad essere più cauto, nel tentativo di non farci rimpiangere l’esecutivo precedente.

In sostanza Monti non vuole o non può cambiare più di tanto lo status quo di questo paese: troppe consorterie, troppe cosche, cricche, logge, caste, lobbies si sono consolidate in questo disgraziato paese. Se Monti non può nulla contro la lobby dei farmacisti, figuriamoci quello che può fare in materia di lotta all’evasione fiscale! Questo è il paese del gattopardo, dove tutto deve cambiare affinchè nulla cambi. Diamo atto di questo a Mario Monti, che più di tanto non poteva fare. Ma una manovra misera, senza fantasia, senza un guizzo di originalità, piatta come una partita doppia, sinceramente è difficile da mandare giù. Forse, se non avessimo una legge elettorale impresentabile, sarebbe meglio tornare alle urne. Questi cosiddetti tecnici non sanno nulla del paese reale, arroccati come sono stati finora nelle loro rendite di posizione: è appunto quello che dovrebbe contraddistinguere un politico da un tecnico: il politico è tale perché il collegamento con il suo elettorato non dovrebbe mai cessare, la relazione con la società civile deve essere ininterrotta. Per questo un governo politico è preferibile ad uno tecnico. Peccato che il nostro parlamento sia pieno di gentaglia scelta dai capobastone dei partiti. In conclusione, adesso che il decreto salva Italia è legge dello stato possiamo tranquillamente affermare che Mario Monti si è rivelato per quello che è : una delusione. A proposito, c’è rimasto un posto libero nella famosa banca d'affari “Goldman Sachs”, tenuto al caldo proprio per Mariolino Monti. Caro Mario, non esitare, vai ad occuparlo, pare che da quelle parti sentano la tua mancanza.

martedì 27 dicembre 2011

GERMANIA ANNO ZERO

Riporto di seguito il bell’articolo tratto dal sito “tradingnostop”, che fotografa fedelmente la situazione reale della Germania. Un paese spocchioso, borioso, tronfio, che detta le condizioni e i provvedimenti da adottare agli altri stati considerati molto meno virtuosi e rigorosi, che scrive le letterine, complice il tramortito Draghi, denunciando nero su bianco quello che necessita all’Italia per salvarsi, per non essere cacciata fuori dall’Euro. Che si è impadronita delle istituzioni europee, UE, BCE, parlamento di Bruxelles, autoincoronandosi “nazione leader d’Europa”, locomotiva economica e via discorrendo. Hanno nascosto i conti, quelli veri, i bilanci, quelli veri, peggio dei politicanti greci. Si sono permessi di uccidere la popolazione greca, costringendola ad un inutile macelleria sociale, hanno fatto da sempre i “professorini”, dettando rigore ed austerità agli altri, ma senza applicarli in casa propria. Ci siamo lasciati turlupinare da una nazione che ha problemi ancora maggiori dei nostri, un debito reale complessivo talmente smisurato da non essere praticamente quantificabile, un sistema bancario ricolmo di titoli tossici e indebitato paurosamente dalla leva finanziaria usata con spregiudicatezza. Un gigante dai piedi d’argilla che senza l’Euro si ritroverebbe un PIL a – 3 o 4%. E il bello è che continuano a minacciare, neppure troppo velatamente, una loro uscita unilaterale dall’euro! Ma dove andate, senza euro e senza i paesi dell’Europa periferica, cui avete spremuto la linfa vitale, sareste rovinati, in recessione, nella catastrofe. Con il marco e con il debito reale che si ritrovano li attenderebbe un lungo periodo di depressione. Ringrazino il cielo che esiste l’Euro, e confidino nella clemenza di tutti i paesi dell’eurozona, presi per i fondelli finora, ma che finalmente hanno cominciato a smascherare i loro trucchi e i loro sporchi giochetti.  I tedeschi hanno sempre costituito un problema per l’Europa, dai tempi del Sacro Romano Impero. Hanno un insopprimibile complesso di superiorità, nelle loro vene scorre il sangue dei Nibelunghi, una volontà di dominio e di potenza li contraddistingue da sempre. Hanno provocato e perduto due conflitti mondiali nel secolo scorso, stanno perdendo anche il terzo, nel ventunesimo secolo. Una volta scoperto il trucco della politica attendista e del rigore, portata avanti dalla Merkel solo per favorire il suo paese, occorre assolutamente che gli altri paesi facciano in modo di cambiare i rapporti di forza all’interno delle istituzioni europee. La Germania deve perdere la posizione di controllo sulla BCE e la UE, e diventare un paese membro come tutti gli altri. Bisogna che i tedeschi capiscano che è finito il tempo dell’”anschluss”, che non possono annettersi più nessuno, che sono alla pari con gli altri. Se non sono disposti ad accettare un forte ridimensionamento del loro ruolo, possono andarsene dall’Euro e fare quello che sta facendo il Regno Unito, con tanti auguri. Stiano in campana le famose agenzie di rating, che distribuiscono giudizi al miglior offerente, che sono sul libro paga di questo e di quello, che ne dite della tripla A della Germania? Dal momento che nessun paese europeo è disposto ad assumersi una simile responsabilità, considerata la divisione e la pavidità dei paesi membri, speriamo che ci pensino i mercati a disilludere i teutonici, e i rimetterli nell’angolo che meritano. E’ vero che la storia non insegna nulla, ma alla fine presenta sempre il conto ai propri debitori.
La notizia avrebbe del surreale, se non fosse stata confermata da Eurostat, dalla Facoltà di Scienze Economiche di Friburgo e dalla fondazione berlinese «Marcktwirtschaft» (Economia di mercato): la Germania ha il debito pubblico in assoluto più voluminoso di tutta Europa. Già la Primavera scorsa Eurostat quantificò il debito pubblico esplicito della Germania in 2080 miliardi di euro: il primo debito dell’eurozona a sfondare la soglia dei 2000 miliardi….
Ma la situazione è ben più grave e pericolosa: se è vero, infatti, che il debito pubblico esplicito tedesco ammonta al 85,8% rispetto al PIL, il debito implicito arriva al 111,8%, portando il divario di sostenibilità ad un inaudito 197,6 %. Ne consegue che il fabbisogno di consolidamento tedesco arriva al 4% netto all’anno. Ma che cosa intendiamo per debito implicito e debito esplicito? Il primo rappresenta il bilancio dello Stato e degli enti periferici, il secondo la spesa per previdenza, sanità, assistenza sociale. Parlando di cifre reali ai 2080 miliardi di cui sopra se ne devono sommare almeno altri 5000 per avere una fotografia chiara dello stato effettivo del deficit tedesco: oltre 7000 miliardi di debito reale. Una cifra che pone la Germania sull’orlo del collasso nonostante la sua tanto decantata virtuosità.
Ma come è possibile che la spesa assistenziale e previdenziale raggiunga una tale spropositata entità? E’ necessario sfatare un mito (l’ennesimo, a dir la verità…): il welfare tedesco, tanto ammirato anche e soprattutto dai tecno-europeisti italiani, è tutt’altro che efficiente. Fa acqua da tutte le parti, anzi. Una distinzione preliminare innanzitutto: quella che noi in Italia chiamiamo «pensione» in Germania si divide in due ben distinte categorie, ovvero «Pensionen» e «Renen». La prima, più assimilabile alla nostra pensione, è destinata solo ed esclusivamente agli ex dipendenti pubblici e risulta particolarmente cospicua: 103.700 fruitori (circa il 15,82% dei beneficiati) percepisce oltre i 3500 Euro mensili, seguiti in percentuale dagli oltre 90.000 che percepiscono circa 2700 euro mensili e dai 77.000 (11,75%) che arrivano ai 2250 euro al mese. In coda abbiamo 9600 ex pubblici dipendenti (appena l’1,46%) che arrivano ai 1000 euro mensili. Complessivamente i fortunati «Pensionare» tedeschi sono circa 650.000. Discorso assai diverso per i «Rentner», ovvero i fruitori di trattamento previdenziale generico: il 46% di questi ultimi infatti non arriva a percepire 700 euro mensili. L’8,37% (1.139.178 individui per la precisione) prende meno di 150 euro al mese (!!!). I «Rentner» più fortunati, appena 26.545 (lo 0,20%) arrivano a circa 2100 euro al mese.
Ora, va da sé che non è immaginabile vivere in un Paese come la Germania, ove il costo medio della vita è molto alto, con cifre esigue al limite del ridicolo (o, meglio, del tragico…), quindi come fanno a campare i poveri (per davvero!) pensionati tedeschi? Semplice: subentra l’assistenzialismo di Stato che integra le magrissime entrate dei «Rentner» al fine di garantire loro la sussistenza e nulla di più. Questo consente al governo di mascherare una spesa corrente effettiva allucinante (circa 5000 miliardi, appunto) come uscita formalmente non incidente sul debito pubblico esplicito dello Stato: una vera e propria cosmesi di bilancio finalizzata a simulare l’adempimento pieno ai parametri di Maastricht. Parametri peraltro ideati e organizzati dalla Germania stessa e che a tutt’oggi non prevedono la valutazione del divario di sostenibilità complessivo (debito esplicito+debito implicito) al fine della valutazione di congruità del bilancio di un paese, ma prendono in esame, guarda caso, solo il debito implicito.
Ecco come si spiegano la rigidità e il granitico immobilismo della Cancelliera Merkel riguardo a tutte quelle iniziative, ispirate a profonda ragionevolezza ed elementare buon senso economico, che bisognerebbe porre in essere per fare attivamente fronte alla crisi, dal rendere la Bce prestatore di ultima istanza (quindi garante dei debiti sovrani) all’emissione di Eurobond che garantiscano rendimenti se non da Lotteria Italia almeno moderatamente proficui.
L’apparente severità da parte di Angela Merkel nei confronti degli altri Stati dell’Eurozona, Italia in primis, non è determinata pertanto dal disdoro, tipicamente luterano, nei confronti di coloro che non hanno svolto il proprio dovere, quanto più da una situazione di oggettiva sofferenza economica in cui la (ex?) «locomotiva d’Europa» versa. Sofferenza che non trova certo giovamento nella serie di manovre economiche che, anziché contenere il debito pubblico, lo hanno ulteriormente espanso: ad esempio la manovra finanziaria tedesca per il 2012, approvata pochi giorni fa, aumenta il debito pubblico da 20 a 26 miliardi di euro, prevedendo tra le altre cose un cospicuo aumento di 600 Euro mensili per le ricche pensioni degli alti burocrati di Stato (fonte: Bild Zeitung). Una mossa certamente poco popolare che contribuisce ulteriormente a spiegare la serie infinita di debacle elettorali che il partito della Merkel ha sistematicamente subito durante gli ultimi anni.
Questo detto, sulla base della valutazione del debito reale, come sta l’Italia? Ebbene, non ci crederete, ma gli stessi organi che hanno evidenziato lo stato di sofferenza della Germania indicano nell’Italia il paese più virtuoso d’Europa! A fronte di un consistente debito pubblico esplicito del 120%, infatti, il nostro debito implicito ammonta solo al 28%, per un divario di sostenibilità complessivo del 148%, comportando così un fabbisogno di consolidamento al 2,4%, circa il 40% in meno rispetto a quello tedesco. Incredibile a dirsi, siamo il Paese in assoluto più stabile di tutta l’Eurozona. In conclusione, quindi, una domanda prettamente politica che tutti dovremmo porci: a fronte di dati oggettivi sostanzialmente contraddittori rispetto alla vulgata corrente che ci ha conculcato l’immagine di un’Italia destinata al «collasso greco», chi ha realmente tratto giovamento da una rappresentazione del nostro Paese così falsa e distorta?
Fonte: tradingnostop.com

domenica 25 dicembre 2011

COMMEDIA COREANA


Corea del Nord. L'agenzia di stampa nordcoreana informa il mondo intero, non solo sul profondo dolore dell'intero popolo nordcoreano provocato del decesso del grande leader Kim Jong-Il, ma anche degli strani fenomeni naturali osservati attorno alle statue raffiguranti il leader appena scomparso. Per il regime, anche la natura piange Kim Jong-Il, tanto che anche una gru "sembrava piangere in cordoglio per la morte di Kim Jong Il nato dal cielo". Il comunicato stampa emesso dall'agenzia di stato della Corea del Nord ha messo in relazione questi strani fatti naturali con la scomparsa del "caro leader".
Abbiamo assistito tutti, tra lo sconcerto e il divertimento alle scene di isterismo collettivo che hanno fatto seguito alla morte del “caro padre”, del “nato dal cielo” Kim Jong-Il. La sfortunata cronista cui è toccato l’ingrato compito di informare la Corea del Nord e il mondo che d’ora in poi avremmo dovuto fare a meno del “caro padre”, non ha potuto trattenere le lacrime e, alla fine del tragicomico necrologio è scoppiata a piangere. “il nato dal cielo” è stato posto “in vitro”, sotto una bacheca circondata da drappi rossi, come si faceva in Italia con i Santi. Così, esposta all’adorazione delle folle, la “cara salma”, riceveva l’estremo omaggio del suo popolo devoto. Tra gli astanti, non sono mancati le crisi d’ansia, quelle comiziali, la lacerazione dei vestiti, centinaia di coreani sono stati colti da malore e trasportati in quelli che un po’ pomposamente loro chiamano “ospedali”. Qualcuno si è strappato i capelli, qualcun altro ha tentato il suicidio, perché dopo la scomparsa del “caro padre” la vita non avrebbe più avuto scopo. Qualcuno è stato colto da crisi epilettiche, qualcun altro racconta di aver assistito a fenomeni naturali che avevano del “miracoloso”, come se la natura stessa si ribellasse alla morte del semidio Kim Jog-Il.
Ora, è ovvio per noi sorridere, davanti a cotanta esternazione di un così profondo , irreparabile lutto. Ma dopo il primo sorriso, fa capolino una grande malinconia. La malinconia per un popolo intero, non dissimile, per etnia e per cultura di base ai fratelli del sud, eppure così diverso nei suoi sviluppi storici ed economici. La domanda che ci poniamo tutti è: come ha potuto un popolo come tanti, con le prerogative che abbiamo tutti, ne più, ne meno, ridursi ad un tale punto di stupida ottusità, di rinuncia totale al libero pensiero? E’ vero che nelle immagini mostrate dalla televisione di stato comparivano molti figuranti che avrebbero fatto impallidire le nostre “prefiche” ai funerali del mezzogiorno, ma è altrettanto vero che una buona metà dei coreani hanno sofferto sulla carne viva la morte del “caro padre”. Caro padre che se la spassava come un Gran Vizir, viaggiando in aereo personale, in panfilo, sulla Ferrari, circondato da prelibatezze culinarie e prostitute di regime pronte a soddisfarlo in ogni suo capriccio. Si presentava alle occasioni internazionali con i capelli ridicolmente cotonati, indossando una buffa divisa a metà strada tra quella della rivoluzione culturale di Mao e quella degli astronauti di “2001 odissea nello spazio”.  L’ultima delle sue preoccupazioni era proprio il popolo che faceva finta di governare, tutto impegnato nel soddisfacimento dei suoi bisogni corporali. Una specie di essere abbietto, per il quale è possibile sperimentale il solo sentimento della ripugnanza, un uomo ridicolo. Eppure, una nazione intera lo adorava come “il figlio del cielo”. Kim Jong-Il non governava neppure più i coreani. Il suo apparato militare faceva il gioco sporco. Uno dei più imponenti eserciti del mondo, schierati contro la popolazione civile non per obbedire agli ordini del “caro padre” cui ormai del suo popolo non importare un beneamato nulla, ma pronti e difendere i propri privilegi. Certo, nonostante il tallone della dittatura sia stato certamente feroce, sorprende la più assoluta mancanza di una opposizione degna di questo nome, assente anche dall’estero, in un eventuale esilio. Forse c’è qualcosa nel popolo coreano che non gira per il verso giusto. Nel 2011 assistere ad un culto della personalità impensabile persino ai tempi dello stalinismo non può che lasciare perplessi.  Il successore del “nato dal cielo”, il figlio, con una faccia che non denuncia un vivissimo spirito intellettivo, ha assistito alla complicata cerimonia delle celesti esequie con uno sguardo attonito, vacuo, un po’ stralunato. Si tratta, tra l’altro, del primo caso di “comunismo dinastico”, un ossimoro che sembra una barzelletta, se non fosse che quella gabbia di matti custodisce l’arma atomica.
Ecco, a proposito di comunista, pregherei di non applicare tale terminologia al governo coreano. Lenin stesso, benché non fosse un mammola, davanti ad un simile spettacolo, non avrebbe esitato a passare per le armi padre e figlio. Qui il comunismo non c’entra per nulla. Si tratta di una volgare dittatura monocratica appoggiata da una giunta militare. In un periodo come questo, nel quale il capitalismo ed il liberismo hanno mostrato non solo i propri limiti, ma l’intero arsenale con il quale produrranno il collasso della finanza mondiale, il pensiero, la critica di Marx al capitalismo non appaiono infondati. La critica del pensiero Hegeliano, il materialismo storico, ed infine le basi per una dottrina socialista, sono tornati argomenti di una certa attualità, confonderli con un dittatore da avanspettacolo mi sembra ingeneroso. Avrete certamente notato che nessuno ha mostrato compassione o partecipazione alla sofferenza e alla privazioni del popolo coreano. Questo perché, come già detto, non si è neppure creata un embrione di opposizione, tanto è vero che non esistono esponenti oppositori rifugiati all’estero. L’apparente uniformità del popolo coreano sarà dovuta in gran parte alle dure imposizione della dittature e dell’esercito, ma ciononostante, nell’epoca di internet, non appare molto chiaro come mai non si sia aperta neppure una piccola crepa nel rigido sistema di quella nazione. Non si può certo dire lo stesso della primavera araba, che ha rovesciato non pochi dittatori.
Forse è per questo motivo che il mondo ha accolto con freddezza la reazione disperata della popolazione, limitandosi a sorridere bonariamente ad un popolo profondamente immaturo ed inconsapevole. Ci sono nazioni che sembrano predestinate ad avere un dominatore sul capo. La grande Russia non ha mai potuto fare a meno di un Zar, sia esso Nicola II Romanov, o Lenin e Stalin, ed ora Putin. La Corea del nord sembra predestinata ad un futuro di schiavitù ed assoggettamento. State allegri, amici coreani, morto un padre se ne fa un altro, avete pronto il figlio, anche lui “nato dal cielo”, non ha ancora i capelli cotonati, ma dallo sguardo si direbbe pronto ad affrontare questa e altre dure prove che la storia avrà la bontà di sottoporgli.



sabato 24 dicembre 2011

MALINCONIA DI FINE ANNO, ANGOSCIA DA INIZIO D'ANNO


Non possiamo nasconderlo, non è un Natale come gli altri. Dietro la solita facciata di auguri, di cene consumate in casa con prodotti rimediati all’hard discount dietro l’isolato, dietro la carte da regalo che nascondono i soliti doni, c’è la sobrietà, la frugalità dei gesti che solo in apparenza sono i consueti, ma celano già una inquietudine nuova, la perdita delle certezze, l’incognita del futuro, lo spettro dell’indigenza. Non siamo abituati a retrocedere, per troppo tempo abbiamo vissuto di rendita, adagiati sugli allori di uno smisurato debito, vivendo ampiamente sopra le righe. Adesso, finiti i soldi, con l’Euro che rischia ogni giorno di esplodere, con la prospettiva del ritorno alla valuta nazionale, con tutto quello che comporta una depressione economica in termini di perdita di posti di lavoro, di potere di acquisto, di svalutazione inflattiva prima e di terribile deflazione dopo, c’è poco da stare allegri. Il 2012 si prospetta pieno di incognite, mai un anno è stato così vissuto con timore e tremore. Sappiamo che ci aspettano altri sacrifici, altre manovre correttive, altri tagli , altre imposizioni fiscali, soprattutto altre sperequazioni sociali. Inutile tergiversare: Monti sa bene che il suo governo è provvisorio, è tenuto in vita temporaneamente per fare il gioco sporco che i nostri politicanti vogliono evitare. Ma se si tratta di toccare le lobbies di questo paese allora la musica cambia. Se si incomodano i tassisti, i notai, gli psichiatri e psicoanalisti, gli edicolanti, i benzinai, gli avvocati, i commercialisti, i farmacisti in modo particolare, allora i politicanti di casa nostra potrebbero smettere di appoggiare un governo che hanno promosso solo per fare pagare il conto più salato solo ai poveri cristi. Nessuna  patrimoniale, gli stipendi dei politici tagliati in un futuro difficile da determinare (che vuol dire mai), la pressione fiscale che colpisce solo coloro che dichiarano fino all’ultimo centesimo. Per i grandi evasori c’è “Serpico”, annunciato in pompa magna e destinato a non partire mai, o a partire a scartamento ridotto. In questo paese l’evasione fiscale è enorme per il semplice fatto che nessun politico degno di questo nome ha il coraggio di prendersi la briga di sradicarla una volta per tutte. Siamo sempre alla solita, maledetta politica degli annunci. Monti vorrebbe cominciare la fase due della sua manovra, quella destinata agli incentivi allo sviluppo: ma i politicanti glielo impediranno, le misure che presentano il conto alle consorterie e alle cosche di questo paese non sono ben viste dai politici. Chi vorrebbe inimicarsi i farmacisti? Si fa un gran parlare delle “parafarmacie”, che si sono ridotte a profumerie che vendono prodotti cosmetici, oltre a qualche compressa per il mal di gola e qualche vitamina. Senza contare che (e questo non lo dice nessuno) la maggior parte delle parafarmacie, guarda caso, sono state aperte, indovinate un po’, proprio dai farmacisti cui dovrebbero fare concorrenza. In Italia un farmacista che possegga un esercizio, possiede una miniera d’oro: è uno dei pochi settori, con quello delle pompe funebri, che non va mai in crisi. Il ricco farmacista apre una parafarmacia, così diventa ricco due volte. Ma non è tempo di polemiche. Sullo sfondo, questo Natale, cela una vena di tristezza, di struggente malinconia. Sappiamo tutti che nulla sarà più come prima, e non perché l’Europa fallirà, o perché l’euro si estinguerà, ma semplicemente perché il mondo è profondamente cambiato, e noi, che eravamo i benestanti, i privilegiati, ci avviamo a diventare un paese sottosviluppato. Non saremo più una potenza industriale, perché le industrie saranno costruite altrove, dove la manodopera  non costa nulla, non saremo più neppure il paese che custodisce il 50% del patrimonio artistico del mondo, perché siamo troppo asini per preservarlo e valorizzarlo. Dietro a questo Natale c’è un senso di austera parsimonia che ci era sconosciuta, e che è l’anticamera della povertà. La malinconia consiste anche nella consapevolezza che in Europa ci sbraniamo come cani rabbiosi, cercando di farci le scarpe reciprocamente. I greci sono stati accusati di aver truccato i bilanci, ma la Germania, è notizia di questi giorni, ha fatto d peggio: ha nascosto un debito complessivo (pubblico sommato a quello privato, della previdenza) di spaventosa dimensione, ben superiore al nostro. Hanno bluffato e lo hanno fatto anche male, maldestri come sono. Scrivevano le letterine agli altri paesi, per dettare l’agenda economica, ma anche politica, nascondendo dentro i loro armadi una montagna di scheletri. Hanno vissuto per i dieci anni dell’euro alle nostre spalle, affondando il loro benessere sui nostri disagi, decretando riforme solo a loro personale favore. E poi ce la prendiamo con Berlusconi e le sue leggi ad personam, senza capire che Angela Merkel avrà sì un altro aplomb rispetto a Berlusconi, ma si è macchiata di responsabilità ancora più gravi, condizionando pesantemente le istituzioni europee allo scopo di avvantaggiare il suo paese. Hanno cambiato il marco alla pari con l’euro, hanno massacrato una intera popolazione, quella greca, con la loro stucchevole politica degli “aiuti col contagocce”, hanno tenuto e tengono le redini della BCE a Francoforte, il povero Draghi è un ostaggio nelle loro mani. E noi dietro, come animali da soma, dietro alla “locomotiva tedesca”, seguendo le corbellerie della Merkel, un altro personaggio squallido, immiserito dalla ricerca del consenso interno. Questa è la più amara delle conclusioni: avremmo dovuto edificare una unione politica, ma ci facciamo la guerra, cercando il consenso interno, non capendo che l’euro “è imperfetto ma irreversibile”, nel senso che senza l’euro finisce tutto: Europa, USA, il mondo intero precipiterebbe in un inquietante medioevo. Dietro i brindisi eseguiti con spumante fatto con le cartine c’è la sensazione di non andare verso nulla, di girare a vuoto, di perdere tempo  prezioso in discorsi vuoti,  inutili, in annunci inconsistenti, che predicono solo la depressione sicura. Anche per questo il 31 dicembre sarà un capodanno diverso da tutti quelli precedenti. Dietro la forzata allegria dei veglioni con ricchi premi e cotillons c’è la consapevolezza che il 2012 potrebbe essere l’anno della fine dell’Europa come l’abbiamo conosciuta, e l’ingresso in un cunicolo senza uscita. Tutti sentiamo che accadrà qualcosa di importante, che si tratta di un anno cruciale, e non perché lo hanno predetto i maya, ma perché con la melina che stanno facendo questi stramaledetti tedeschi, il tempo a nostra disposizione sta per scadere. Tutti i capodanni hanno un retrogusto di malinconia, questo sarà più amaro del solito e non perché circolano pochi soldi, ma perché tutti sappiamo verso cosa stiamo andando, anche se nessuno può stabilire dei tempi certi. Evitiamo i cenoni allora, le sagre paesane e i veglioni col liscio. Stiamocene a casa, con i nostri cari, stringiamoci forte a loro, ci aspetta un anno duro, difficile, che ci introduce, per le responsabilità che tutti sappiamo (una classe politica italiana inetta e corrotta, un governo tedesco che ci porta verso la catastrofe, guidato da una donna talmente ottusa da non capire che nessuno si salverà, tanto meno loro) alla grande depressione. Non tutti hanno il privilegio di avere dei cari, dei congiunti, degli amici. Molti sono soli, disperati, non hanno più niente e nessuno. Per loro non ci sarà neppure la consolazione di una presenza amica, di una persona che ti vuole bene, bene veramente, c’è solo la solitudine, piena, amara, inesorabile. Conosco bene questa condizione, auguro a costoro che la grazia del Padre scenda su di loro, e li consoli e li conforti. Dal prossimo, soprattutto di questi tempi, possiamo attenderci ben poco. 




giovedì 22 dicembre 2011

GERMANIA: IL BLUFF E' FINITO


LA GERMANIA ha tenuti nascosti vitalizi previdenziali e gli assegni per le persone disabili, che vanno ad alimentare il debito per 7mila miliardi di euro, più del triplo di quello dichiarato. Quindi il rapporto tra debito e Pil non sarebbe all’85%  ma salirebbe vertiginosamente al 197 %. !

QUINDI, ci sarebbero 77 punti in più rispetto a quello italiano e supererebbe addirittura il debito della Grecia, ormai fallita. Se si guarda al fabbisogno di consolidamento, l'Italia è al 2,4, meglio di Berlino.

LA STESSA Fondazione tedesca Marktwirtschaft, che si occupa di economia di mercato, ha affermato che l'Italia è il paese più rispettabile nella graduatoria della "sostenibilità del debito pubblico". La valutazione  della "rispettabilità"nazionale  è stata fatta distinguendo tra debito pubblico esplicito e implicito. All’Italia va riconosciuto il merito di poter vantare del più encomiabile "divario di sostenibilità" tra le due forme del debito, ottenendo così un "fabbisogno di consolidamento", del 2,4 %.

BERND RAFFELHÜSCHEN, docente di economia all'università di Friburgo e promotore dell'iniziativa di Marktwirtschaft  ha affermato che "Solamente confrontando il debito esplicito delle pubbliche amministrazioni centrali e periferiche con quello implicito, occulto, del sistema pensionistico, assistenziale e sanitario si può fare un bilancio trasparente e sincero degli oneri di un Paese”.

IL DOCENTE, fa notare come il basso indebitamento implicito e l’avanzo primario di bilancio,  rispecchiano i risultati ottenuti con le prime correzioni del sistema pensionistico e sanitario varate negli ultimi anni.
    
AL CONTRARIO è molto severo e duro con il proprio Paese, affermando che  la Germania ha il più alto debito pubblico, battendo tutti gli stati europei. Il record negativo toccato dalla Merkel è stato reso noto nella scorsa primavera da Eurostat che lo ha quantificato in 2.080 miliardi, pari all'83,2% del prodotto interno lordo contro una precedente stima di circa il 76 %.

HA FATTO PRECIPITARE ogni previsione l'inclusione nel debito pubblico delle società veicolo che si sono accollate il salvataggio delle banche in crisi, come la Hypo Real Estate che ha bruciato 100 miliardi. Mentre le Landesbanken continuano ad essere in sofferenza.
 Fabio Glave – professionefinanza.com

E MENTRE le banche tedesche si riempivano dei titoli tossici, che i geni della finanza statunitensi hanno a loro volta messo in circolo, le banche italiane crescevano meno ma con basi ben più solide. L’accordo tra Francia e Germania con l’Eba, l’autorità bancaria europea, ha costretto i nostri istituti, ad attuare una ricapitalizzazione folle. MA NÉ I TEDESCHI, né gli italiani vogliono rendersi conto che stanno pagando lo scotto della mala gestione Merkel. E non finisce qui, dal momento che la stessa, usando la sua perfida astuzia, è riuscita a farsi approvare dal suo governo il rifinanziamento del fondo  speciale in mano al Soffin, l’autorità di aiuti al settore bancario creata dal governo.  
UNA LEGGE, approvata nel 2009, autorizza i il governo a nazionalizzare gli istituti di credito e in casi estremi a espropriare i loro azionisti, oggi questa legge serve per salvare Commerzbank.  Il vero problema è che il conto della pessima gestione delle banche tedesche potrebbe toccare i 400 miliardi di euro. 
DUE, SEMPLICI E FACILI, sono le domande da porre alla Merkel. La prima,  riguarda il numero degli istituti di credito che dalla nascita della Grande crisi del 2007, la Germania ha dovuto nazionalizzare. La risposta la sa sicuramente, quattro, e con la Commerzbank, la seconda banca tedesca, per il 25% già in mano pubblica, cinque.
LA SECONDA riguarda,invece l’Italia e quanti istituti  ha nazionalizzato nello stesso periodo. Nessuno. E nonostante tutto la Tedesca, continua a dispensare consigli su come vanno gestiti gli istituti di credito. Quelli tedeschi li ha salvati attraverso la creazione di “bad bank” dove mettere i titoli ad altissimo rischio




intervenendo direttamente con denaro pubblico. 
MA NONOSTANTE tutti i trucchi usati dalla cancelliera per taroccare i conti dello Stato, il bilancio pubblico tedesco è messo peggio di quello italiano, almeno in termini relativi, nonostante entrambi siano visti il prossimo anno in avanzo primario. La differenza tra le entrate e le uscite, tolti gli interessi sul debito, è prevista all’1,4% per la Germania, a oltre il 2% per l’Italia.  
PURTROPPO sull’ Italia pesa l’enorme debito pubblico e di conseguenza gli interessi, sempre più alti, che lo Stato deve pagare, grazie ai continui no della Merkel, sui metodi di finanziamento alternativi, come gli eurobond.
Fonte: professionefinanza.com




mercoledì 21 dicembre 2011

MANOVRA D'APRILE, O CORREZIONE DI MARZO


PIÙ TASSI MENO INCASSI. Lo avevamo già detto e più volte ripetuto.  Oggi il vero problema è che è stato proprio il governo Monti ad ammettere in un documento ufficiale inviato alle Camere che la sua manovra, troppo repressiva, rischia di provocare più guai che benefici.

E’ QUANTO SCRITTO nella “relazione concernente gli effetti di correzione degli obiettivi della manovra finanziaria per il triennio 2012-2014”, firmata dal viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Dalle tabelle, analizzate a fondo dai tecnici dei servizi bilancio riuniti di Camera e Senato è emerso che la stangata Monti si basa su



“risorse che vengono reperite prevalentemente dal lato delle entrate, pari a oltre 21 miliardi nel 2012, il 78% delle risorse, 23 miliardi nel 2013 il 72% delle risorse e 22,6 miliardi nel 2014 il 67% delle risorse.

QUINDI, non per due terzi come si era calcolato inizialmente, ma per tre quarti la manovra Monti è basata sulle tasse. E, guarda caso, le entrate tributarie previste da Grilli saranno man mano in calo dell’uno per cento nel 2012, dell’1,4 per cento nel 2013 e dell’1,5 per cento nel 2014, semplicemente perché non è stato tenuto conto che una troppo alta tassazione porterà ad una inevitabile discesa del  prodotto interno lordo dell’Italia.

SECONDO IL GOVERNO, che per la prima volta lo ammette in un documento ufficiale , il Pil scenderà almeno dello 0,4% nel 2012 per poi forse risalire nel biennio successivo. Praticamente, una variazione negativa del Pil implicherebbe una perdita di gettito più che proporzionale.

DETTO IN ALTRE PAROLE, se scende il Pil, crollano redditi e consumi. Di conseguenza, diminuiscono le entrate tributarie, che sono legate alla ricchezza annua degli italiani. E se per aggiustare i conti viene tolto attraverso il prelievo fiscale ulteriore ricchezza, come previsto dalla manovra Monti, tutti gli indicatori scendono ulteriormente. Quindi più aumentano le tasse, più si provoca l’effetto opposto.

STIME DELLA BANCA d’Italia prevedono che l’effetto Monti provocherà una caduta di mezzo punto del Pil, che potrebbe fare scendere le entrate fiscali assolute dell’1,7-1,8%, provocando un circolo vizioso all’infinito.

Secondo stime di Confindustria la caduta del Pil sarebbe ancora più ampia, dell’1,6%, con possibile riduzione delle entrate pari al 4-5%. E alcune entrate, ammesso che ci siano, non servono a nulla sotto il profilo del rapporto fra debito e Pil.

UNICA MAGRA, soddisfazione, è che forse finalmente se ne è accorto anche il governo, che sarà tecnico ma sembra sapere assai poco dei tecnicismi di finanza pubblica. E per questo motivo ha rivisto il prelievo sui capitali scudati, in quanto quella tassa retroattiva dell’1,5% sui beni rimpatriati, oltre ad essere costituzionalmente a rischio, non avrebbe comunque avuto alcun effetto positivo sui conti pubblici, secondo le nuove regole Eurostat non può essere conteggiata nessuna entrata  una tantum.

CON LA NUOVA formula della imposta di bollo, potrà entrare nel conteggio il 4 per mille strutturale e non l’aliquota più alta messa una tantum. Si potrebbe avere una recessione triennale di 2,7 punti di Pil visto che deve cumularsi alle due manovre già varate dal governo  Berlusconi,  che hanno un impatto pluriennale vicino ai 90 miliardi.

L’ITALIA HA AVUTO un solo precedente di queste proporzioni rispetto al Pil: la manovra del 1992 da 90 mila miliardi di lire varata dal governo  Amato, ma bisogna tener conto che all’epoca,  gli effetti recessivi furono compensati dalla possibilità di svalutare la moneta, cosa oggi impossibile.

E SE ANCHE altri Paesi legati all’interscambio con l’Italia dovessero adottare in contemporanea,come pretende la Germania, manovre altrettanto dure e recessive, l’effetto indotto per l’Italia sarebbe una ulteriore caduta di Pil dell’ordine di 3 punti in tre anni, arrivando così a 8 punti percentuali da qui a fine 2014.

TALE SCENARIO, anche se teorico, indica, però con chiarezza come la previsione di pareggio di bilancio nel 2013 sia lontanissima, e rischia di essere accompagnata già nella prima parte del 2012 da una nuova correzione dell’ordine di quasi un punto di Pil. Nient’altro che una manovra bis, che oggi continua ad essere smentita in via ufficiale, ma che è sempre più concreta.

 Luigi Ruggero – professionefinanza.com

martedì 20 dicembre 2011

UN MONDO DI MARIONETTE


Sono mesi che alla Banca centrale europea si sussurra una verità e dietro le quinte se ne mette in pratica un’altra, anche perchè come ha detto Draghi, per quanto impresentabile la moneta unica è irreversibile.
In Inghilterra gli eredi di Winston Churchill passano il tempo a inventarsi scenari da Apocalisse nella zona Euro, studiano piani di evacuazione dei propri cittadini come il demenziale articolo del Times che prevede la possibilità di inviare navi ed autobus in Spagna e Portogallo nel caso che le banche di quei paesi dovessero collassare sotto la depressione immobiliare, che negli ultimi mesi sta amplificandosi.
Come più volte Icebergfinanza in questi mesi vi ha raccontato, consiglio agli inglesi di dare un’occhiata a casa propria perchè la vera atomica mondiale è in Inghilterra altro che zona euro.  Gli ispettori delle agenzie di rating dovrebbero controllare le armi di distruzioni di massa nascoste nel sistema finanziario inglese, ma sono lautamente pagati per far finta di nulla…



Il grafico qui sopra illustra la situazione del debito pubblico (distinto per componenti) di alcuni paesi considerati da sempre virtuosi. La situazione inglese si commenta ampiamente da sola.
Vi prego non chiedetemi perchè in Italia nessuno ne gli analisti, ne la stampa ufficiale evidenzia gli enormi squilibri delle altre nazioni, perchè ho l’impressione che il livello di cultura e conoscenza economico/finanziaria dei nostri media sia pari a zero, diversamente fa tutto parte di un disegno prestabilito.
Sono mesi che il Telegraph e i suoi terroristi mediatici urlano quotidianamente la fine dell’Euro, senza un minimo di senso di autocritica per un Paese di carta come il loro che è sostenuto solo dalla creazione di moneta della loro banca centrale, quella si che foraggia inflazione che distrugge il potere di acquisto del povero popolo inglese.
Figurarsi se i tecnocrati della BCE lasciano fallire l’Euro, figurarsi se amano veder bruciare il proprio stipendio, la propria indipendenza, il proprio potere assoluto!
I rischi in questo caso ci sono, i rischi di nazionalismo e protezionismo, ma finiamola di chiedere liquidità in un mondo che ha un unico problema, la solvibilità di mezzo sistema finanziario mondiale, di moltissime banche che devono essere nazionalizzate e non lasciate come mele marce in mezzo al cestino dell’economia mondiale.
Quanto tempo manca alla Verità, quanto tempo manca ad una nuova Norimberga della Finanza e della Politica senza dimenticare centinaia di giornalisti quotidianamente al servizio della menzogna e della falsità?
Fonte: Icebergfinanza


lunedì 19 dicembre 2011

IL FANTASMA DEL QUARTO REICH


LA GRAVE CRISI finanziaria del 2011 fa sentire il suo impatto sull'economia reale, ed evoca lo spettro della crisi della fine degli anni '20 e degli anni '30. I paesi ricchi, all'epoca costretti dai meccanismi di allineamento della loro valuta al gold standard, quindi, impossibilitati a svalutare per aumentare le loro esportazioni, hanno subito il doppio effetto di una politica monetaria e fiscale particolarmente severe. Non avevano la possibilità di rivolgersi a un prestatore di ultima istanza, per cui la fuga dei capitali dai paesi in difficoltà, incapaci di rassicurare gli investitori, fu inevitabile. Un paesaggio familiare e inquietante.

I GOVERNI EUROPEI devono evitare che si ripetano gli stessi errori commessi prima della guerra e, per questo, è necessario che agiscano con forza sulle leve, fiscale e monetaria, come ha fatto Obama nel 2009 e 2010. Ma per questo, serve una visione politica e un accesso a tali leve. I leader europei non hanno né l'una né l'altra cosa. Coloro che non esitano a invocare il buon senso quando si parla di politica degli Stati sembrano non capire una semplice ragione: l'austerità sgretola i consumi e aumenta la disoccupazione, cosa che nuoce gravemente alle entrate fiscali e contribuisce a dilatare il deficit, con conseguente perdita di fiducia dei mercati e impennata dei tassi di interesse.
DUNQUE, PIU’ DEFICIT e recessione. Siamo condannati a questo circolo vizioso? Forse no. Ma servono inventiva e volontà politica: creazione di eurobond, attivazione di un fondo di salvataggio massiccio,  prestatore di ultima istanza, aumenti salariali, pacchetti di stimolo e rilancio della crescita... La Grande Depressione ha portato alla guerra e alla fine del gold standard. Questo dovrebbe indurre ad agire in fretta per uscire da un meccanismo automatico basato sull' equilibrio di bilancio in pareggio e l'impotenza monetaria.
Fonte: professionefinanza.com

Diciamo che l’Unione Europea non sta andando propriamente in quella direzione, anzi. I continui “no” della Merkel stanno portando alla paralisi le già fragili e inconsistenti istituzioni europee. Non sappiamo che farcene di una unione di bilancio e di una fittizia politica fiscale comune se poi non si mette mano alle riforme fondamentali per superare una parte della crisi. Possiamo andare avanti così, sul piano inclinato, scivolando sempre un po’ più in basso, ancora per qualche tempo, sei mesi, un anno, non di più. Se non si attuano politiche unitarie di deleveraging, di quantitative easing finalizzati alle banche in maggiore difficoltà, se non si rafforza definitivamente il fondo di stabilità permanente (ESM), se non si decide l’emissione di eurobond, soprattutto se non si fa in modo che la BCE modifichi il suo ruolo e diventi, alla fine di un processo non breve, non facile, prestatore di ultima istanza, finiremo col dare l’addio alla moneta unica. Nella situazione attuale, con un debito sovrano dei paesi membri (nessuno escluso) che rischia di avvitarsi su se stesso, possiamo uscirne solo se, come nel caso degli USA con la FED americana, possiamo disporre di una vera Banca Centrale. Sappiamo tutti che non si perverrà mai ad una unione federale degli stati dell’eurozona: è pura utopia. Ma che non si comprenda che fuori dall’Euro nessun paese è salvabile dalla bancarotta, bene, questo è difficile da spiegare. Possiamo andare avanti con queste modeste, piccole politiche nazionali di piccolo cabotaggio, ognuno concentrato sui propri problemi quotidiani, guardando l’altro con sospetto, cercando il modo di rivelarsi più virtuoso del vicino di casa, esultando, si potrebbe dire, del fallimento degli altri, quasi si trattasse della dimostrazione di una presunta superiorità. Questo sta facendo, in primis, la Germania, ma anche la Francia e il Regno Unito. Con questi governi, incapaci di vedere lontano, l’Europa ha il fiato corto. E’ un peccato, basterebbe avviare un processo che, sebbene con gradualità, ci porterebbe fuori dalla parte peggiore dell’attuale contrazione. E invece, e i mercati lo hanno capito bene, scivoliamo tutti  i giorni, crollo dopo crollo, una caduta dopo l’altra. Le prime banche tedesche falliscono (Commerzbank), altre perdono rating (Deutsche Bank), non parliamo di quelle francesi e inglesi. Non abbiamo molto tempo. Se avessimo la sfera di cristallo, sapendo oggi che tutti quegli accorgimenti che abbiamo elencato non saranno attivati, sarebbe meglio uscire ora, adesso dalla moneta unica. Meglio uscire prima del fallimento e dell’ingresso nella grande depressione. Ma siccome non possediamo doti divinatorie, dobbiamo rassegnarci a continuare ad assistere a questo lento stillicidio, fatto di piccoli ignobili calcoli elettorali, di chiusura nel proprio orticello, nella gelosa custodia illusoria dei propri interessi, magari a scapito del paese vicino. La storia non serve, non insegna mai nulla. La storia non ha mai il senso che ci illudiamo di attribuirle. La conseguenza della grande depressione del 1930 è stata la seconda guerra mondiale, la conseguenza della attuale contrazione planetaria, ben più estesa e articolata della precedente, potrebbe avere conseguenze anche peggiori. Peccato che i politicanti del calibro di Merkel, Cameron e Sarcozy non lo abbiano ancora capito. Mario Monti, pur entro il recinto modesto della sua manovra ragioneristica, queste cose le ha capite, da tempo, ma non possiede la forza sufficiente per imporle. L’Italia, nonostante sia la terza economia dell’Europa, ha il peso politico che si merita: quello di un paese periferico

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venerdì 16 dicembre 2011

LA BISTECCA DI GROUPON

Groupon è un portale e-commerce che propone ogni giorno delle offerte con sconti che possono arrivare anche al 70%. Groupon si basa sul concetto dei gruppi d’acquisto o acquisti collettivi, dove gruppi di persone possono acquistare coupon e buoni acquisto per ristoranti, tempo libero, spa, bellezza e sport. Questo innovativo modo di vendere sta pian piano prendendo piede anche in Italia, infatti con il tempo sono nati vari siti web basati sugli acquisti collettivi. Groupon è un’idea che arriva dagli Stati Uniti (da dove poteva arrivare sennò?), dove sia Groupon e i suoi concorrenti stanno ottenendo un grande successo. Il principio su cui si basa il portale della Groupon è quello di riuscire a raggruppare un certo numero di persone, determinato di volta in volta, che vivono in una determinata città e che sono interessate ad acquistare buoni acquisto per lo stesso servizio locale. Il coupon o buono acquisto viene inviato agli utenti con uno sconto di almeno il 50% soltanto se viene raggiunto il numero minimo di acquirenti richiesto nel dettaglio dell’offerta. Nel caso in cui non venisse raggiunto il minimo di utenti richiesto, l’eventuale pagamento effettuato verrà rimborsato dallo staff di Groupon. (E qui cominciano i dispiaceri…) Le offerte con sconti di almeno il 50% sono molte e di solito tutte molto appetibili. Groupon propone buoni sconto per: centri benessere, cinema, ristoranti, spa, palestre, e molto altro. Groupon riesce a proporre degli sconti molto alti perchè riesce a garantire ai propri partner commerciali un minimo assicurato di clienti.

Da quanto su esposto alcuni elementi emergono chiaramente:
1)      Groupon è un intermediario che fa profitto sulla quantità: il suo fine è quello di garantire un numero minimo di clienti ad una determinata azienda. Trattandosi di un intermediario, in caso di disservizi (che come vedremo oltre sono la regola) può invocare la propria buona fede e scaricare la piena responsabilità all’azienda che stipula con Groupon un contratto.
2)      Il cliente, qualora la transazione non arrivi a buon fine, ha difficoltà a trovare un interlocutore, perché Groupon non risponde dei disservizi causati dalle aziende e le aziende scaricano su Groupon ogni responsabilità. Morale: il consumatore resta col cerino in mano.
3)      Nel caso di ristoranti, trattamenti estetici, interventi odontoiatrici ecc. è ovvio che il cittadino che si presenta con il coupon di Groupon sia penalizzato. Viene trattato come un utente di serie B, nei ristoranti non saranno disponibili tutti i piatti, i trattamenti estetici avranno forti limitazioni, le palestre chiederanno un sovrapprezzo per accedere a tutti i servizi, quanto agli odontoiatri…non vorrei capitare sotto il loro trapano.
4)      Fruendo di uno sconto di almeno il 50% la sensazione del cliente di non essere destinatario di un trattamento alla pari dei normali paganti è una deprimente realtà. Sconsiglio alle persone più sensibili di recarsi in un ristorante con il coupon: avranno la percezione di assaggiare i piatti riciclati del giorno prima.
5)      Un ultimo aspetto, particolarmente fastidioso: l’invasività delle inserzioni pubblicitarie su internet. La grande maggioranza dei siti internet, anche quelli più seri e persino istituzionali, hanno assunto la pessima abitudine di ospitare questi sgradevolissimi banner o tool, con delle bistecche in primissimo piano. Se il sito si occupa, poniamo, di malattie rare, vedere comparire tra una descrizione dei sintomi e le possibili terapie una scaloppina al vino bianco, appare di pessimo gusto. Ci piacerebbe leggere, su certi siti, più cose sensate e meno cotolette alla milanese. 

Riportiamo di seguito alcune testimonianze sui miracoli compiuti dagli acquisti collettivi. Non sono molto incoraggianti, e per questo motivo mi permetto anch’io di sconsigliare caldamente  questa”rivoluzionaria” forma di acquisto: non sarete trattati come clienti di second’ordine ed eviterete dispiaceri che, a quanto pare, sono piuttosto frequenti.

Vi spiego in circa 5 minuti il meccanismo usato da Groupon!
Come esempio in questo caso il Samsung Galaxy S2, del fornitore “techmania”
Se acquisti direttamente da ”techmania” entro circa 6 giorni ti arriva, il problema che in questo caso si acquista tramite un intermediario ovvero “Groupon”, e la stesso significato della parola deriva da acquisto a “gruppi”, quindi per avere questi prodotti cosi scontati “groupon” al loro fornitore, in questo caso “techmania” come minimo devono ordinare 100pz, cosa non facile, infatti anche se nell’offerta per Samsung Galaxy s2 si evinceva la scadenza entro le 24 ore del giorno successivo, di giorno in giorno Groupon inseriva altre offerte simili. Ovvero facendo 4 calcoli veloci, non riuscendo Groupon a vendere 100 deal nelle 24 ore delle offerta, ha prolungato l’offerta per un altro mese fino al raggiungimento dei 100 deal, ovvero ordine di pezzi minimi per ottenere lo sconto da techmania. Passato questo mese inoltre c’è il disbrigo pratiche di trasferimento fondi, con il successivo ordine di importazione dei suddetti cellulari, quindi altri 15-20 giorni circa. Infine la parte finale consiste nella ordinazione e rispedizione degli oggetti ai poveri e “pazienti” clienti di Groupon, in questo caso noi, con successivi tempi che vanno dai 7 ai 15 giorni!!! Totale non meno di 2 mesi per il tutto!!Ora ci troviamo a natale e di conseguenza ci saranno i soliti ritardi dei corrieri…Quindi per tutti coloro che non hanno acquistato e intendono acquistare oggetti da Groupon, e simili, non vi fate stregare dalle pubblicità, ascoltate le opinioni di noi poveri consumatori, non comprate da loro!!!Per quelli che ancora aspettano da mesi il loro “regalo di natale”, che dire, tanti auguri!
Alcune offerte sono buone, però bisogna stare sempre attenti:
1) NON COMPRATE buoni per ristoranti o altre cose che richiedano una prenotazione. Ti dicono sempre che non hanno disponibilità e ti ritrovi a dover andare nel giorno che dicono loro all’orario che dicono loro (se puoi) oppure ti scade il buono e lo perdi.
2) Controllate sempre il “VERO VALORE” di quello che offrono, provando a cercare su internet o su un listino ufficiale quanto costa. Spesso dichiarano un valore molto maggiore di quello reale.
3) LEGGETE CON LA MASSIMA ATTENZIONE le condizioni, dato che alcune sono fregature.
4) Per qualsiasi cosa, chiamate il loro call center o inviategli una mail e pretendete un rimborso!
Un servizio deludente che non offre quello che promette e non da  un ‘ assitenza seria al cliente .

 Ho acquistato e pagato  2  pezzi all’ inizio di settembre ed ho ricevuto un pacco con meta’ della merce.
Al numero telefonico dell ‘ assistenza clienti non rispondono mai, se vi dicono di digitare il vostro numero di telefono cosi ‘ verrete ricontattati , dopo aver digitato il 4° numero , magicamente cade la linea.
Se qualcuno miracolosamente risponde   ed educatamente esponete il problema, magicamente cade la linea o quando mi  e’ andata meglio mi hanno detto che non potevano far nulla e che dovevo contattarli tramite mail. Cosa che ho prontamente fatto . Vi risponderanno che e’ colpa delle Poste. A me hanno inviato i numeri delle 2 raccomandate  e dopo le verifiche  fatte alle Poste ho scoperto che  nessuno di quei due numeri corrispondeva al pacco che avevo gia’ ricevuto bensi’ a 2 raccomandate consegnate in tutt’ altra parte d’ Italia.
Morale:  deluso, fregato e pure preso in giro.
Cosa dire. Le offerte non corrispondono alla realtà. Ho acquistato una proposta presso un ristorante. Ma una volta giunto al ristorante ti dicono che il menù proposto è errato ed è colpa di groupon. Allora non ti resta che valutare quello che ti danno in realtà e anche li, ti rendi conto che il valore reale dell’offerta è gonfiato in maniera spudorata oltre ad essere di indegna qualità. Meditate gente, groupon e la cricca di esercenti che usufruiscono del sito non meritano i vostri soldi.
Avevo preso un coupon per manicure e peducure, ma al momento della prenotazione un mese prima della scadenza del buono mi hanno detto che non c’era nessuna possibilita’ di trovare un posto per tutto il mese, nonostante avessi ampia disponibilita’ di orario. A questo punto ho creato un forum per scrivere tutti i commenti, anche perche’ ho notato che spesso alcuni fornitori ripropongono il deal e’ soprattutto e’ giusto sapere se poi quel negozio/ristorante/centro estetico e’ stato comunque un buon affare.
Ho acquistato 4 coupon e nel momento della prenotazione mi è stato detto che per le troppe vendite da parte di groupon non era possibile usufruire del servizio! Assistenza pessima mi hanno dato una mail al quale fare richiesta di rimborso ma indirizzo non valido mi dice il mio pc...sono 2 mesi ed ancora non sono riuscita ad avere il rimborso!
Non vi è disponibilità di stanze da parte degli hotel! il problema è che lo si scopre dopo aver acquistato  il coupon! L'assistenza clienti è pessima. Il rimborso lo rendono assai difficoltoso! é una sola incredibile! 
Pessima la mia esperienza con un un ottico di Milano: poca competenza e mancata consegna di fattura o scontrino.
Non acquisterò più nulla da loro.



giovedì 15 dicembre 2011

ATTENTI A TELETHON!


In questi giorni passa per la Tv la consueta Kermesse annuale di Telethon. Grandi nomi, stelle e stelline si sdilinquiscono in appelli sciropposi ad alto tenore zuccherino per invitare il pubblico impoverito dalla crisi a fare una donazione comunque, pensando al futuro della ricerca, alle cellule staminali, alla patologie genetiche, alla guarigione dal cancro. Quest'ultimo tema, soprattutto, viene ampiamente dibattuto con una serie di frasi fatte, di vuota retorica, di generica banalità. Come uscire da questo mare di melassa, da questi accorati appelli ai buoni sentimenti? Ma soprattutto: dove finiscono i soldi che Telethon così orgogliosamente raccoglie?
I fondi raccolti da Telethon sono impiegati secondo diverse modalità: intanto per mantenere in piedi una macchina burocratica non da poco. Tutta la parte amministrativa di Telethon viene finanziata dal denaro raccolto con le offerte dei cittadini. Un'altra parte viene impiegata per finanziare numerose pubblicazioni scientifiche, che sono solo una conseguenza della ricerca. Finalmente, la maggior parte è indirizzata alla ricerca propriamente detta. Ma c'è un aspetto, a questo punto, non trascurabile. La ricerca sui farmaci, lo abbiamo scritto più volte dalle pagine di questo blog, è condotta per un 90% dalle case farmaceutiche. Solo una minima parte è appannaggio delle strutture di ricerca che fanno capo alle università pubbliche. Che cosa vogliamo dire? Che le case farmaceutiche sono delle potenti multinazionali, non sono opere pie, hanno bilanci, anche nei tempi delle peggiori crisi economiche, costantemente in attivo. Telethon finanzia una ricerca che passa attraverso le maggiori multinazionali farmaceutiche del mondo. Quando si scopre (assai raramente, per la verità) un principio attivo nuovo, dopo diverse fasi di sperimentazione, le case farmaceutiche possono accedere all'esclusiva del brevetto sulla molecola in questione e venderla sul mercato al prezzo che decidono più conveniente. E' ovvio che ad ogni scoperta, cui segue un brevetto e la determinazione di un prezzo una larga fascia della popolazione mondiale rimane tagliata fuori. Lo abbiamo detto, le case farmaceutiche non sono enti morali, il prezzo è stabilito unilateralmente da loro. I famosi anticorpi monoclonali, i farmaci più largamente utilizzati, in questo periodo, per la terapia del cancro, sono molecole fotocopia: una delle prime sintetizzate, l'infliximab, è stato prodotto in innumerevoli versioni, tutte quasi identiche alla molecola madre, modificando solo qualche anello della catena furanica. Vengono immessi sul mercato diversi principi attivi (in realtà con effetti terapeutici sovrapponibili), e con la scusa del brevetto, la casa farmaceutica stabilisce un prezzo altissimo. Se il farmaco è a carico del Sistema Sanitario Nazionale una sola fiala di una molecola antineoplastica può arrivare a costare 5.000 euro. Tanto paga Pantalone, cioè tutti noi.
Telethon, non lo si dice abbastanza, sperimenta i farmaci in vitro e sulle cavie (in “corpore vili”). Ora, dal momento che gli esperimenti condotti sui ratti sono poco predittivi per l'uomo, considerate le enormi differenze fisiologiche, la sperimentazione si sposta sui cani. Vengono indotte delle patologie che poi si prova a curare. Si può essere pro o contro la vivisezione, personalmente non ho una posizione così netta, ma sarebbe auspicabile che su questo aspetto, per completezza di informazione, si facesse una maggiore chiarezza. La sperimentazione sugli animali ha prodotto qualche risultato, ma, nel complesso, occorre dire che si tratta di risultati piuttosto modesti. Se si pensa al sacrificio di tutti questi animali, non sempre il gioco vale la candela.
In conclusione, non si intende demonizzare Telethon che pure ha qualche aspetto positivo. Qualcuno la ricerca la deve fare, e se gli stati sono troppo indebitati per finanziarla, dobbiamo accettare che siano le case farmaceutiche a svolgere questa attività, pur lucrando sui risultati raggiunti, e tagliando fuori, come sempre, le popolazioni più povere. Quello che va rimarcato, semmai, è la poca trasparenza sulla finalizzazione dei finanziamenti: c'è tutto l'apparato amministrativo che porta via non poche risorse e magari impiega il raccomandato di turno, ci sono le pubblicazioni scientifiche, e infine, come già detto, una cospicua fetta che finisce nelle casse della aziende farmaceutiche, le quali è vero che fanno ricerca, ma sempre pro domo loro, arricchendosi coi brevetti. Sta dunque alla valutazione personale, alla sensibilità di ognuno di noi (si pensi alla parte della sperimentazione sugli animali) se procedere o meno alla donazione. L'unica cosa che non si deve fare è ascoltare gli appelli preconfezionati, retorici e un po' ipocriti che ci regalano i divi del momento.


mercoledì 14 dicembre 2011

SUL PIANO INCLINATO


Nonostante le valutazioni del mercato italiano siano considerate tra le più interessanti insieme a quelle tedesche, l'Italia figura tra i Paesi dal profilo di rischio più elevato. La classifica della rischiosità proposta da Credit Suisse vede infatti l'Italia al settimo posto, subito dietro la Spagna. A guidare la graduatoria proposta dalla banca elvetica nel suo outlook per il 2012 c'è la Grecia con un punteggio di 56, seguita da Portogallo, Islanda, Irlanda, Ungheria. La classifica considera i profili delle 52 maggiori nazioni del pianeta. Le variabili prese in considerazione per il calcolo del punteggio di rischiosità sono il saldo delle partite correnti, il deficit, il debito pubblico, il debito del settore privato, la posizione netta sull'estero, il potenziale di crescita del pil tra il 2014 e il 2016, il prezzo dei Cds (assicurazione contro il default) e il merito di credito assegnato dalle agenzie di rating.
I dati inseriti da CS per l’Italia sono: deficit delle partite correnti 2011 pari al 3,6% del Pil; deficit/pil al 4%, debito/pil al 129, posizione netta sull'estero/pil a -25%, Pil potenziale 2014-16 +0,8%, Cds a 396 punti e rating A.

Hong Kong il Paese più virtuoso, Usa e Gran Bretagna peggio dell’Argentina
Il paese più virtuoso e quindi con minore rischiosità è considerato Hong Kong con 10,8 punti. Posizioni di eccellenza anche per i Paesi scandinavi, la Cina, la Germania e la Svizzera. A metà graduatoria invece la Francia (26sima), all'Argentina protagonista esattamente 10 anni fa di un default. Poco meglio la Gran Bretagna (21sima) e gli Usa (17simi).

I punti a favore dell'Italia
Credit Suisse continua comunque a credere che per l'Italia, in ultima analisi, è più un problema di liquidità che di solvibilità fino a quando il rendimento del BTP si manterrà sotto il range 6%-6,5%. Punto di forza è l’avanzo primario che quest’anno sarà dello 0,9% e il prossimo del 3% (stime Commissione Ue). Inoltre l’Italia presenta un "leverage” inferiore rispetto alla media europea. Il Paese potrà implementare alcune riforme (liberalizzazioni e deregolamentazione del mercato del lavoro) per aumentare la propria produttività e il potenziale di crescita. "L’attuale governo tecnico – rimarca la banca elvetica – sarà chiamato proprio ad attuare una serie di riforme nei 18 mesi in cui potenzialmente potrà operare”. Tra i punti a favore dell’Italia è indicato anche il forte peso del settore manifatturiero (25% circa del pil) che potrà beneficiare dell’indebolimento dell’euro per essere più competitivo sui mercati internazionali.
L'Italia presenta un deficit delle partite correnti 2011 pari al 3,6% del Pil, deficit/pil 2011 al 4%, debito/pil 2011 al 129% (qui probabile che gli analisti considerino una contrazione del Pil nel 3* e 4* trimestre capace quasi di azzerare la crescita fin qui acquisita e pari allo 0,7%), debito privato/pil al 125%, posizione netta sull'estero/pil a -25%, Pil potenziale dello 0,8%, Cds a 396 punti e rating A.

QE da parte delle principali banche centrali spingerà equity e oro
La Global Equity Strategy 2012 di Credit Suisse rimarca come siano diminuite le probabilità di recessione negli Usa e ritiene la possibilità di una rottura nella zona euro molto piccola (circa 5%). Lo scenario ritenuto probabile (65%) è quello di una forte immissione di liquidità sul mercato da parte delle principali banche centrali attraverso l'attuazione di piani di quantitative easing (QE) con la ricerca di copertura dall'inflazione che renderà più appetibili asset quali le azioni e l’oro. Quest'ultimo è inoltre visto come soluzione da preferire anche in caso di default in alcuni mercati sviluppati, che rappresenta comunque lo scenario meno probabile (10%).
Allentamento quantitativo da parte di Fed, BoE, BoJ e Bce che potrebbe arrivare già nella parte finale del primo trimestre 2012. Per l’equity il target indicato per lo S&P 500 è di 1.340 punti (attualmente viaggia a 1.225). A livello globale l’indice più "cheap” secondo Credit Suisse è il Dax con anche la Germania che potrebbe avvantaggiarsi della debolezza dell’euro.
(Titta Ferraro -  Finanza.com Riproduzione riservata) 

Mentre in Italia continuano a fare notizia le analisi di un manipolo di economisti ed analisti dell’ultima ora sbuccati dal nulla, che basano la fine del nostro Paese e il suo default sull’andamento del famigerato spread o sul costo del decennale del nostro Paese, in Svizzera, la Banca dei regolamenti internazionali sdrammatizza il terrorismo mediatico interessato…
“Vista la media relativamente alta della maturita’ del debito pubblico italiano (sette anni), ci vorra’ un lungo periodo di tempo prima che i rendimenti elevati si traducano in un significativo costo aggiuntivo del debito” Secondo la Bri anche se la curva dei rendimenti osservata a novembre, quando i Btp ad un anno avevano superato il 7%, dovesse persistere per tutto il prossimo anno, il costo addizionale ammonterebbe allo 0,95% del Pil.
(…) ”E anche nello scenario più pessimistico – aggiunge la Bri – i tassi dovrebbero persistere tre anni a questi livelli prima che i costi annui superassero il 2 per cento del Pil”.
Questo perché “la vita residuale media” dei titoli di Stato italiani è “relativamente elevata: sette anni”, osserva ancora l’istituzione internazionale, che ha sede a Basilea. Lo scorso 25 novembre, durante una vista a Roma, anche il vice presidente della Commissione europea, Olli Rehn, responsabile di Affari economici e euro aveva usato argomentazioni simili. Rehn aveva in particolare contestato che vi fosse un valore “benchmark” sui rendimenti dei Btp italiani, oltre il quale il costo di rifinanziamento risulta insostenibile per il paese, e questo proprio anche in considerazione della elevata durata di vita residuale delle sue emissioni.
Ovviamente qualcuno vorrà far notare il condizionale espresso dalla BIS, qualcuno come sempre decisamente interessato a smentire la REALTA’ per i propri interessi! Che poi i mercati continuino ad ignorare certe notizie fa parte del copione, la verità è figlia del tempo e in molti si faranno male in questa crisi!
Comunque sia, si tratta di verità indiscutibili che Icebergfinanza vi stà raccontando da mesi nella sua analisi dedicata a tutti coloro che hanno o vogliono contribuire liberamente al nostro lavoro cliccando sul banner in cima al blog …
Presentazione standard1
Noi andiamo avanti per la nostra strada e lasciamo a loro le luci della ribalta, in fondo ride bene chi ride per ultimo.
Roma, 12 dic. (TMNews) – Anche la Banca dei regolamenti internazionali tende a non drammatizzare le ricadute sul breve periodo dell’impennata dei rendimenti sui titoli di Stato italiani, affermando anzi che “l’Italia dovrebbe essere in grado di sostenere i tassi elevati per un certo lasso di tempo”. Questo tuttavia “posto che mantenga l’accesso ai mercati”, precisa l’istituzione nel suo consueto rapporto trimestrale sugli sviluppi nei mercati finanziari e del settore bancario.
Il condizionale è d’obbligo in questo inferno sovrano ma prima di andare oltre è importante una premessa! Chi crede che l’Italia correrà il rischio di restare esclusa dal mercato delle emissioni obbligazionarie non ha compreso nulla, nulla dei meccanismi fragili di questa finanza.
Andrea Mazzalai – Trend-online


Non a caso ho riportato due articoli scegliendoli tra i pochi non pessimisti sulla nostra sorte. Siamo su di un piano inclinato, scivoliamo ogni giorno un po’ più in basso. Non c’è giorno senza una cattiva notizia, senza un rumor catastrofico, senza un crollo della borsa, senza una pioggia di vendita tra i bancari, ogni scusa sembra buona per condizionare i mercati e legittimare la speculazione. Si direbbe che se una banca in Mongolia si trovasse in difficoltà (non parliamo di fallimento!), in Europa si verificherebbe, per un singolare contraccolpo,  un indice negativo della borsa e la minaccia di declassamento da parte di Moody’s, con credit watch e outlook negativi.  Insomma, abbiamo capito tutti che ogni pretesto è buono per causare un turbine finanziario nell’Eurozona. Non diciamo che ci sia un complotto internazionale per fare crollare l’euro, non converrebbe a nessuno, ma, certo, le continue esitazioni tedesche non giovano, e la strategia americana di spostare l’attenzione sui gravissimi problemi che affliggono gli USA,  sulla crisi del debito sovrano europeo è sotto gli occhi di tutti. I famosi grandi nomi degli speculatori internazionali, prescindendo dalle grandi società finanziarie, sono tutti di milionari americani, che, tra l’altro, detengono quote importanti delle società di rating. Possiamo e dobbiamo fare di più, ora che ci siamo liberati dell’ingombrante fardello del Regno Unito, occorre avere più decisione sull’allargamento del fondo di stabilità (ESM), l’attribuzione di poteri più ampi alla BCE, soprattutto con l’immissione nei mercati della liquidità necessaria (il quantitative easing) a non far fallire le nostre banche, e via discorrendo. Ma anche la posizione tedesca ha un suo significato. La Merkel, che sa benissimo che senza l’Euro farebbe precipitare il proprio paese nella recessione, attende che la situazione degeneri ulteriormente per tirare fuori dal cassetto quelle riforme che a noi appaiono indispensabili adesso e che i tedeschi ritengono, forse neppure a torto, di ultima istanza.
Andiamo avanti così, senza panico, senza paure eccessive, continuiamo a scivolare un giorno di più sul piano inclinato. Domani arriverà certamente qualche altra cattiva notizia, lo sappiamo già, magari la morte di un mandarino in Cina, o lo scontro di due convogli in Uzbekistan. Di qualunque cosa si tratti, state certi che avrà un riflesso negativo sulle borse e sui nostri titoli di stato. Ma ormai, e anche questo lo abbiamo capito, non ci smuovono più di tanto. Continuate a fare il vostro gioco, amici speculatori, agenzie del rating mediocre e prezzolato, continuate pure a colpire l’Europa, come un punching ball. Non siamo la Grecia, abbiamo dei fondamenti  talmente solidi da poter sopportare interessi sui titoli di stato anche più elevati dei presenti ancora per qualche anno. Ricordiamo tutti che se cade l’euro e l’Europa con lui, non si conclude solo l’esperimento della valuta unica, si provoca un disastro mondiale tale da scatenare un fallimento dopo l’altro, sino al collasso della finanza globale e la paralisi dei mercati. Non conviene a nessuno, agli americani, ai cinesi, alla Germania. Teniamolo sempre a mente quando ascoltiamo o leggiamo di un fallimento imminente dell’Italia e dell’Europa. Ride bene chi ride ultimo.