martedì 31 gennaio 2017

L'IMPEACHMENT INEVITABILE



Trump sta provando a governare basandosi sull'impulso, i capricci, le vendette personali, il proprio tornaconto, le ordinanze - come se fosse stato eletto dittatore. Non funziona, e la situazione gli sta sfuggendo di mano. Dopo una settimana!
L'impeachment sta guadagnando terreno perché è l'unico modo di mandarlo via e perché orde di Repubblicani stanno già lasciando solo questo presidente; perché è psichiatricamente incapace di verificare se una cosa è legale o meno prima di farla.
L'impeachment sta guadagnando terreno perché è lampante che Trump non è adatto a questa carica. Gli adulti che lo circondano, anche i più servili e devoti, passano metà del loro tempo a cercare di tenerlo sotto controllo, ma non possono riuscirci.
L'altra metà del tempo la trascorrono a rispondere alle telefonate nervose di capigruppo repubblicani, élite imprenditoriali e leader stranieri. Che ha fatto Trump? Il povero Reince Priebus (nuovo capo di gabinetto di Trump) ha finalmente raggiunto l'apice del potere, ma non c'è niente di divertente.
Un conto è vivere nella tua realtà quando sei solo un candidato e sono tutte chiacchiere. Puoi prendere in giro le persone per un tempo sufficiente finanche a farti eleggere. Ma quando cerchi di governare in quel modo, ci sono dei fatti dietro quella realtà. E la realtà ti respinge.

Una dopo l'altra, Trump ha emanato ordinanze impulsive, non passate al vaglio di uno staff legale, strategico o politico, né sostenute da una pianificazione seria. In men che non si dica, un mix di pressioni politiche e legali lo costringeranno a fare un passo indietro, insieme alla realtà.
A differenza delle varie dittature che Trump tanto ammira, la matassa intricata di controlli costituzionali legali e politici sulla tirannia negli Stati Uniti resiste ancora - a volte ci riesce a malapena, ma resiste. E più l'atteggiamento di Trump si farà sconsiderato, più i controlli diventeranno severi.

Soltanto con il suo folle tentativo di bandire i rifugiati in modo selettivo (ma non dai paesi culla di terroristi come l'Arabia Saudita e l'Egitto, dove Trump ha interessi commerciali) Trump ha scoperto che il sistema americano è dotato di tribunali. Tribunali. Pensate un po'.
Più diventa folle, meno i giudici conservatori saranno disposti a fare da leccapiedi alle consuete politiche repubblicane, come invece hanno fatto troppo spesso in passato. C'è qualcuno che vuol scommettere che la Corte Suprema sarà la puttana di Trump?
La settimana scorsa, i repubblicani, a partire da Mirch McConnell si sono affrettati ad esprimere il loro dissenso verso il punto di vista di Trump su Putin. Hanno ridicolizzato la sua delirante rivendicazione di un'enorme frode elettorale.
Corrono ai ripari per capire come abolire l'ObamaCare senza uccidere i pazienti o le speranze di rielezione dei repubblicani. È una situazione davvero complicata, e le sottigliezze non sono certo il punto forte di Trump. Il repubblicano Tom McClintock della California ha parlato a nome di tante persone, avvertendo:
"Faremo meglio ad assicurarci di essere preparati a convivere con il mercato che abbiamo creato" ha dichiarato il repubblicano Tom McClintock (California) a proposito dell'abrogazione del piano di Obama.
"Sarà denominata Trumpcare. I repubblicani saranno chiamati a risponderne in toto, e saremo giudicati alle elezioni tra meno di due anni".

La senatrice Lindsey Graham, prendendo in giro l'uso isterico che Trump fa di Twitter, ha postato un tweet in cui definiva un'eventuale guerra commerciale col Messico "mucho sad" (mucho triste).
Perfino il senior staff di Trump è stato costretto a trattenerlo dalla sua ridicola crociata contro il Messico ed i messicani. Crociata in cui Trump un giorno costringe il presidente messicano a cancellare una visita ufficiale, e il giorno dopo passa un'ora al telefono ad arruffianarselo.

Trump ha proposto il ripristino della tortura, ma i principali leader repubblicani hanno affossato quest'idea. Mercoledì, il Senatore John Thune ha affermato che l'abolizione della tortura è un caso di giurisprudenza consolidata e che i repubblicani al Congresso si opporranno ad ogni tentativo di ripristino. Anche il segretario della Difesa di Trump è dello stesso avviso. Dopo aver sventolato ai quattro venti la sua nuova politica di torture, Trump ha umilmente accettato di rinviare la questione ai suoi consulenti alla difesa.
Tutto questo in una sola settimana! Conclusa dai giudici federali che stanno iniziando a tenerlo a freno.
Due settimane fa, in questo spazio, basandomi solo su quello cui abbiamo assistito durante la fase di transizione, ho scritto un pezzo in cui esigevo una richiesta di impeachment da parte dei cittadini, la compilazione di un dossier per l'impeachment di Trump e l'avvio di una campagna di cittadini per creare un movimento pubblico a favore dell'impeachment.

In due settimane, Free Speech for People ha lanciato una campagna pubblica per mettere Trump in stato d'accusa. Sono circa 400.000 le persone che hanno già firmato la petizione per l'impeachment.
Il gruppo bipartisan Citizens for Responsibility and Ethics di Washington, (CREW) ha condotto un'indagine approfondita. I giuristi associati a CREW hanno presentato una dettagliata memoria nella loro azione legale, illustrando le diverse violazioni di Trump alla Emoluments Clause, clausola che proibisce ad un presidente di trarre vantaggio dalle azioni di governi stranieri.
Ci sarebbe molto altro a giustificare l'impeachment, incluso il fatto che Trump stia mettendo i suoi interessi commerciali prima di quelli del paese, oltre alla sua misteriosa alleanza opportunistica con Vladimir Putin che sfiora il tradimento. Una legge meno nota, che va oltre l'Emoluments Clause, è lo STOCK Act del 2012, che vieta esplicitamente al presidente e ad altre cariche di trarre vantaggi da informazioni non pubbliche.
L'impeachment, naturalmente, è un procedimento giuridico e politico. I padri fondatori lo hanno concepito in questo modo volutamente. Dopo una sola settimana in carica Trump ha abbandonato la Costituzione, ma i suoi alleati sostenitori stanno abbandonando lui.
Nonostante le sue inquietanti stranezze, i repubblicani pensavano di poter sfruttare Trump per i propri scopi. Ma dal sostegno a Putin all' auspicio di una guerra commerciale generale, si evince che non siamo di fronte ad un repubblicano. Possiamo solo immaginare la preoccupazione e l'orrore che i repubblicani esprimono nel privato.
Nel 1984, lo psichiatra Otto Kernberg ha descritto una malattia conosciuta come Narcisismo Maligno. A differenza del narcisismo comune, si tratta di una grave patologia.
È caratterizzata dall'assenza di coscienza, da una patologica ricerca di potere e grandiosità e da un'inclinazione sadica alla crudeltà.

Dato il rischio evidente che corrono la Repubblica, ma anche i repubblicani, la procedura di impeachment di Trump ci sarà. L'unica domanda è quanto sarà grave la catastrofe che l'America dovrà affrontare prima.
Robert Kuttner – Huffington Post

lunedì 30 gennaio 2017

SE LA RUSSIA FA PEGGIO DELL'ISLAM



Siamo onesti: nella Russia di oggi una legge più severa contro la violenza domestica sarebbe stata il classico cigno nero, un'isoletta di sensibilità da progredito Paese scandinavo in un contesto neo-patriarcale autoritario e omofobo. Pare che lo stesso leader Vladimir Putin non disdegnasse in passato di crocchiare occasionalmente la moglie (la prima, Ljudmila, la cui inquietante somiglianza con Hillary Clinton spiegherebbe tante cose; l'attuale compagna di Putin, Alina, forse riesce a sottrarsi alle sberle grazie alla sua agilità di ex campionessa di ginnastica artistica).
SEMBRA UN ROMANZO DI GOGOL. Lo zar del Cremlino, amante della grande letteratura russa, conoscerà sicuramente certi romanzi di Gogol in cui i personaggi - gente di campagna - discutono con grande naturalezza su quale sia il momento migliore per picchiare la moglie: risposta ovvia, dopo la sbronza del sabato. Ma se altri romanzieri europei avessero rappresentato analoghi sondaggi nelle campagne francesi, inglesi, scandinave o italiane, il risultato sarebbe stato uguale, l'unica differenza sarebbe stata nelle bevande alcoliche, non vodka ma birra, acquavite, rum o vino. Questo era il fine settimana del buon padre di famiglia proletario: sfinirsi d'alcol e picchiare i famigliari fisicamente più deboli, non solo le mogli ma anche i bambini. L'ultima parte del divertimento finesettimanale offriva uno sfogo psicofisico alle vessazioni e alle fatiche, e oltretutto gratuito, a differenza dell'alcol che, poco o tanto, andava pagato.
LO IUS CORRIGENDI ITALIANO. Sui bambini potevano sfogarsi anche le madri di famiglia, ubriache o no: anche le donne picchiavano, e picchiano. Le «sane sculacciate» di una volta, che qualcuno oggi rivaluta come ruvida ma efficace pedagogia dei vecchi tempi, erano innanzitutto l'esercizio, trasmesso di generazione in generazione, del diritto di maltrattare i figli per sfogare il proprio malumore o, semplicemente, perché se ne aveva voglia. Al diavolo la pedagogia, nessun genitore ha dovuto mai fare violenza a se stesso per picchiare il suo bambino: se lo faceva era in ultima analisi perché gli andava, non certo perché la legge lo obbligava. Gliene dava però il diritto: in Italia si chiamava «ius corrigendi», nel caso dei mariti valeva anche sulle mogli ed è rimasto in vigore fino al 1975, anno della riforma del diritto di famiglia.
A 100 anni dalla Rivoluzione, in Russia è stato riconfermato il diritto riconosciuto ai mugiki dell'Ottocento e perfino ai servi della gleba: fra le mura di casa sua ogni uomo è zar, anzi, è Putin. La legge infatti declassa la violenza domestica a illecito amministrativo punibile con una multa, il carcere viene inflitto solo se le percosse sono ripetute nell'arco di un anno e motivate da odio o teppismo - quindi se tuo marito ti spiezza in due perché crede che l'amore non sia bello se non è litigarello, o perché è sbronzo, se la cava con una contravvenzione.
LA SOCIETÀ ISLAMICA SÌ CHE È CIVILE. Da questo punto di vista è molto più avanti la società islamica, in cui la violenza domestica è così poco tabù che terapisti come il saudita al-Saqabi indicano il modo giusto e «moderno» per picchiare la moglie indisciplinata: prima bisogna richiamarla verbalmente ai suoi doveri secondo il Corano, poi punirla ignorandola a letto, e solo alla fine, se non torna alla ragione, va colpita con un ramoscello o un fazzoletto (niente bastone, insomma) per farle capire che ha sbagliato. Prima di arrivare alla lapidazione devono esserci altrettanti passaggi. Signori, questa è civiltà.
VOGLIAMO PARLARE DI TRUMP? Tornando alla «legge sugli schiaffi» russa, prima di inveire contro il sessismo di Mosca, sappiate che è stata sostenuta in prima fila da una donna, Elena Mizulina, già promotrice delle norme contro la «propaganda gay», secondo la quale la sculacciata è «il tradizionale mezzo di educazione russo». Un po' come, secondo il presidente Usa Donald Trump, la molestia sessuale è il tradizionale mezzo di corteggiamento americano. Quelle sue mani così piccine non evocano schiaffoni coniugali, ma la verità la sa solo Melania.
Lia Celi – Lettera 43

domenica 29 gennaio 2017

FINE DEL SOGNO DI ATATURK: LA TURCHIA E’ UNA DITTATURA



Una deputata incatenata, altre tre ricoverate in ospedale, i filocurdi sulle barricate per l'ergarstolo che chiesto per il loro leader, botte e urla in parlamento. L'assemblea legislativa turca ha approvato la riforma costituzionale sul presidenzialismo che di fatto trasforma la repubblica un sultanato, la votazione dei 18 articoli modificati del testo è proseguita – risse a parte - spedita: il 15 gennaio il parlamento ha licenziato in via preliminare il pacchetto, poi in una settimana tutti gli articoli sono passati in seconda lettura con la maggioranza richiesta di almeno 330 deputati sui 550 totali.
MANCA IL REFERENDUM. Manca il referendum confermativo previsto nei prossimi mesi, in parlamento il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva i numeri e non aspettava altro: si comporta sempre più come un sultano, il fallito golpe e gli attentati del 2016 ne hanno rafforzato l'autoritarismo dirompente. Una buona metà della popolazione lo vuole al potere (alle Legislative del 2015 il suo partito Akp ha preso il 49,5%), ma il Paese è profondamente lacerato: un'altra metà lo odia, spaccature profonde attraversano ampi strati della società, dai curdi, ai kemalisti, dagli intellettuali laici a tanti giovani progressisti.
Metropoli contro entroterra, laici contro musulmani, curdi contro turchi, occidentali contro neo-ottomani. La storia ha reso la Turchia uno Stato denso di contraddizioni, e se da una parte Erdogan gode di un appoggio pressoché incondizionato dall'altra è circondato di nemici: gli ultimi sondaggi danno appena il 43% della popolazione favorevole alle riforme, per quanto a onor del vero gli esiti elettorali abbiano poi sempre mostrato un consenso maggiore all'Akp di quanto gliene venisse attribuito dalle rilevazioni. In seno alla Turchia c'è comunque un buon 40% di cittadini che, non a torto, sul presidenzialismo grida alla «dittatura».
EPURATA LA STAMPA CONTRARIA. I principali partiti d'opposizione, repubblicani kemalisti (Chp) e filocurdi dell'Hdp, hanno fatto muro: a favore con i 317 deputati islamisti dell'Akp hanno votato soli i 39 nazionalisti della destra dell'Mhp, diventati la stampella di Erdogan. Per un soffio non si sono raggiunti i 367 sì, una maggioranza qualificata che gli avrebbe evitato il referendum. Il governo del "sultano" conta comunque di vincerlo, è in preparazione una massiccia campagna d'informazione e la stampa contraria è stata il larghissima parte epurata. La Turchia è al primo posto per giornalisti in carcere e testate chiuse.
Quelli turchi dietro le sbarre sono 147 sui 348 in tutto il mondo. In prigione per un paio di giorni è finito anche un reporter del Wall Street Journal, dopo aver postato in Rete un video dell'Isis violando i blocchi imposti dal governo. All'inizio dell'anno è stato vietato l'ingresso in Turchia a un giornalista del New York Times, senza dare spiegazioni. Dal colpo di Stato sventato del 15 luglio 2016, 95 mila dipendenti pubblici sono stati sospesi dai loro incarichi: tra questi 2700 magistrati e decina di migliaia di militari, anche dell'intelligence.
ESPULSA UNA LEGALE ITALIANA. Circa 43 mila persone in stato di custodia cautelare preventiva. Con l'accusa di complottardi gulenisti (Erdogan incolpa l'ex alleato Fetullah Gülen di essere la mente al soldo degli Usa dei tentativi di golpe) o terroristi curdi, ci sono centinaia di quadri dell'Hpd, ribattezzato la Syriza turca, incluso il leader e fondatore Selahattin Demirtas, per il quale la pubblica accusa ha chiesto 142 anni di prigione. Nel mirino della repressione, oltre a migliaia tra studenti attivisti e intellettuali, professori universitari, scrittori, avvocati difensori dei diritti umani. Dal Paese è stata epulsa anche una legale italiana, diretta ad Ankara per un forum di giuristi.
In questa cornice sono da considerare le massicce modifiche alla Costituzione che trasformano la "repubblica" turca da parlamentare a presidenziale: la figura del primo ministro (al momento Binali Yıldırım, fantoccio di Erdogan dopo le dimissioni di Ahmet Davutoglu) è abolita, i suoi poteri di formazione e guida dell'esecutivo sono trasferiti al presidente, affiancato da un vice. Il capo dello Stato, e cioè Erdogan, ha la facoltà di nominare anche i vertici dell'esercito, delle università, della pubblica amministrazione e di parte del potere giudiziario.
PRESIDENTE FINO AL 2029? In carica per 5 anni e un massimo di due mandati, il presidente può anche emettere decreti senza passaggi parlamentari. Per essere messo in stato d'accusa, con una commissione d'inchiesta ed eventualmente un processo, servirono invece diverse votazioni nell'assemblea con maggioranze qualificate. Il meccanismo ipergarantista punta ad assicurare a Erdogan – tre volte premier e già sindaco di Istanbul, di fatto alla guida della Turchia dal 2003 – la massima poltrona fino al 2029: dalla scadenza dell'attuale mandato nel 2019, al bis e ter con le nuove regole. Più del padre della patria, e veneratissimo, Kemal Atatürk.
Barbara Ciolli – Lettera 43