Mentre
qualche giorno fa, all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio dei
Ministri della manovra
di stabilità, i giornali sussidiati di regime plaudivano per
l’apparente taglio delle tasse, il
sottoscritto, facendo un prima disamina dei provvedimenti adottati, in un
articolo (lo trovate qui), scriveva che si trattava di una
stangata che avrebbe
colpito le classi meno abbienti, quelle più deboli e che avrebbe fatto precipitare verso la povertà un numero considerevole di famiglie, già provate profondamente da questa crisi.
colpito le classi meno abbienti, quelle più deboli e che avrebbe fatto precipitare verso la povertà un numero considerevole di famiglie, già provate profondamente da questa crisi.
A distanza
di qualche giorno, sebbene con le rituali e vomitevoli riverenze per questo
governo che, pur non eletto e sostenuto da un manipolo di incompetenti e
cialtroni, sta disegnando a sua immagine e somiglianza la vita e il futuro di
60 milioni persone, debbo dire che anche i media sussidiati, che nel frattempo
si saranno fatti bene i conti, si sono allineati abbastanza alle conclusioni a
cui ero già giunto a poche ore dalla conferenza stampa del governo a margine
del Consiglio dei Ministri, arrivando perfino a gridare allo scandalo per la
retroattività dei tagli alle deduzioni fiscali, che colpiranno una determinata
platea dei contribuenti già dall’anno in corso.
Ad ogni buon
conto, tanto per non farci sfuggire l’argomento, che è quello di smentire le
scioccanti menzogne del Ministro Grilli secondo il quale il risultato della manovra
sarebbe a saldi invariati e, cito testualmente, “migliorerebbe il reddito
disponibile delle famiglie meno abbienti”, proprio oggi, la Cgia di Mestre,
certamente più autorevole del sottoscritto, ha diffuso un comunicato con il
quale spiega che impatto avrà la manovra di
stabilità sulle tasche degli italiani.
In
particolare, nella nota si legge che:
“L’effetto
composto della riduzione dell’Irpef, dell’aumento dell’Iva, dell’introduzione
della franchigia e del conseguente taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali
costerà alle famiglie italiane 2,5 miliardi di euro. Questa è la stima fatta
dalla CGIA di Mestre sulle indiscrezioni circolate in questi giorni attorno ai
contenuti della Legge di Stabilità.
“Una
stangata – commenta il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – che rischia
di mettere in ginocchio le famiglie italiane già stressate da una crisi
che dura ormai da 4 anni”.
Continua la
nota:
Nel 2014,
quando subiremo per tutti i 12 mesi dell’anno l’aumento di un punto delle
aliquote Iva del 10 e del 21%, a fronte di una diminuzione del carico fiscale
sui redditi pari a 5 miliardi di euro, le famiglie si troveranno un aumento
dell’Iva di 6,5 miliardi di euro e un taglio delle agevolazioni fiscali pari a
1 miliardi di euro. Pertanto, nel “dare/avere” con il fisco, lo “sbilancio”
sarà di 2,5 miliardi di euro, pari ad un incremento medio annuo per
famiglia di circa 100 euro.
“ Se teniamo conto che dall’inizio
della crisi i senza lavoro sono aumentati di oltre 1 milione e 200 mila
persone, i consumi reali delle famiglie sono scesi del 4,5%, i prezzi e le
tariffe sono in costante crescita, con questa ulteriore stangata
difficilmente il Paese reale riuscirà a trovare le risorse per rilanciare la
domanda interna e quindi l’economia del Paese. Una situazione – prosegue
Bortolussi – che rischia di avvitarsi e farci sprofondare in una depressione
senza precedenti”.
Senza
addentrarci troppo sui meccanismi di calcolo, variati per effetto
dell’introduzione delle franchigie di 250 euro e del limite massimo di
detrazione posto a 3000, vorrei ribadirvi che, chi sarà maggiormente
penalizzato dall’introduzione delle nuove norme che, violentando lo
statuto dei contribuenti, almeno in parte, troveranno applicazione
già dall’anno in corso, saranno i pensionati che vivono con le pensioni più
basse e la classe media del paese ( che non sarà più media). I primi,
subiranno completamente l’aumento dell’Iva; mentre i secondi, oltre a subire
l’aumento dell’Iva, subiranno anche l’effetto dell’introduzione delle
franchigie e del limite massimo di detrazioni fruibili, che non verrà in alcun
modo compensato dalla tanto decanta riduzione di appena un punto percentuale
dell’Irpef sulle aliquote del 23 e del 27%. Insomma la classe già colpita da
questa crisi e la platea più numerosa del paese che tenderà a scivolare
sempre più verso la povertà.
E’ evidente
che, come denunciato dalla CGIA di Mestre, gli effetti della manovra si
abbatteranno anche sulle dinamiche della domanda interna, destinata a contrarsi
ulteriormente per effetto del calo dei consumi. Questo provocherà un ulteriore
caduta del PIL e delle entrate tributarie, con la conseguente formazione di
ulteriori buchi di bilancio che dovranno essere colmati. A colpi di tasse, a
quanto sembra, fino alla povertà.
Ora visto
che siamo in piena campagna elettorale…
propongo un
vecchio articolo ma utile per chi andrà a votare
Visto che
siamo in fermento politico, rispolvero questo articolo con delle liste e nomi
che potranno esservi utili quando dovete decidere chi votare…;-)
Governo
Monti: sacrifici chiesti a tutti e tra i Deputati
esistono delle persone che hanno avuto il coraggio di fare
ricorso annotare i loro nomi e ricordatevi di loro quando andrete a
votare, non c’è altro da aggiungere credo, dopo tutto è giusto… loro lavorano
tanto!
Parlamentari
italiani “giustamente” … Ritengono di essere sottopagati
per il durissimo lavoro a cui dedicano tutto il loro preziosissimo
tempo, quotidianamente, 24 ore su 24 della loro durissima esistenza di politici
italici. Ecco le foto, poverini sono stanchi!!
Lega Nord
Elisabetta Castellazzi (nata a Milano nel 1966)
Franca Valenti (Milano, 1959)
Roberta Pizzicara (Milano, 1955)
Diana Battaggia (Venezia, 1966)
Enrico Cavaliere (nato a Venezia nel 1958, deputato sia nella XII che nella XIII legislatura)
Oreste Rossi (Alessandria, 1964, deputato nell’XI, XII e XIII legislatura)
Alberto Bosisio (Lecco, 1953)
Francesco Stroili (Venezia, 1954)
Edouard Ballaman (Vallenried, 1962)
Flavio Bonafini (Brescia, 1953)
Fabio Padovan (Conegliano, 1955, deputato nell’XI legislatura)
Salvatore Bellomi (Robecco D’Oglio, 1952)
Roberto Asquini (Udine, 1964, XII e XII legislatura)
Giulio Arrighini (Brescia, 1962, XI e XII legislatura)
Elisabetta Castellazzi (nata a Milano nel 1966)
Franca Valenti (Milano, 1959)
Roberta Pizzicara (Milano, 1955)
Diana Battaggia (Venezia, 1966)
Enrico Cavaliere (nato a Venezia nel 1958, deputato sia nella XII che nella XIII legislatura)
Oreste Rossi (Alessandria, 1964, deputato nell’XI, XII e XIII legislatura)
Alberto Bosisio (Lecco, 1953)
Francesco Stroili (Venezia, 1954)
Edouard Ballaman (Vallenried, 1962)
Flavio Bonafini (Brescia, 1953)
Fabio Padovan (Conegliano, 1955, deputato nell’XI legislatura)
Salvatore Bellomi (Robecco D’Oglio, 1952)
Roberto Asquini (Udine, 1964, XII e XII legislatura)
Giulio Arrighini (Brescia, 1962, XI e XII legislatura)
Ulivo
Michele Cappella (XIII legislatura, nato in provincia di Catania nel 1953)
Antonio Borrometi (XIII legislatura, nato a Modica nel 1953)
Michele Cappella (XIII legislatura, nato in provincia di Catania nel 1953)
Antonio Borrometi (XIII legislatura, nato a Modica nel 1953)
Melandri…
poverina!! Giovanna Melandri, 50 anni, deputata Pd, ministro della Cultura con
D’Alema e Amato e responsabile dello Sport con Prodi. La parlamentare non si
vergogna a dire di aver lasciato il suo lavoro d’economista alla Montedison per
entrare in politica, forse attratta dai possibili facili guadagni.
L’onorevole, per giustificare la sua levata di scudi in difesa degli emolumenti
ai deputati, tira in ballo addirittura Berlinguer e Fanfani. “Loro erano
d’accordo sulla nozione di vitalizio – ha detto al Corriere della Sera
- e anche io penso che quel concetto non sia sbagliato. Non ho da
recriminare nulla, ma ho paura di quello che resterà sotto le macerie del
populismo”. La Melandri ovviamente ha il suo perché nel lamentarsi. Due giorni
fa ha compiuto 50 anni. Con le vecchie regole avrebbe avuto già diritto ad una
corposa pensione, mentre ora? “La prenderò fra dieci anni, nel 2022″ dice
sconsolata la deputata Pd
Ugo
Malagnino (XIII legislatura nato a Manduria nel 1952)
Forza Italia
Emanuela Cabrini (XII legislatura nata a Piacenza nel 1961)
Paola Martinelli (XII legislatura, nata a Parma nel 1955)
Emanuela Cabrini (XII legislatura nata a Piacenza nel 1961)
Paola Martinelli (XII legislatura, nata a Parma nel 1955)
Alleanza
Nazionale
Domenico Basile (XII legislatura, nato a Vibo Valentia nel 1952)
Daniele Franz (XIII e XIV legislatura, nato a Udine nel 1963)
Domenico Basile (XII legislatura, nato a Vibo Valentia nel 1952)
Daniele Franz (XIII e XIV legislatura, nato a Udine nel 1963)
Considerando
d’essere consapevole che io la pensione non la vedrò mai!! ecco il decreto
sulla manovra Monti inerente ai tagli delle pensioni e in seguito Vi inserisco
un elenco di pensionati FORTUNATI
Per i comuni
mortali
Il governo
risparmierà e questo risparmio arriverà grazie alle pensioni. Il Governo stima
di destinare 21,43 miliardi delle risorse raccolte alla riduzione del deficit
e 18,54 miliardi al rifinanziamento di spese indifferibili e alla crescita
dell’economia.
Se si somma
l’entità di questa manovra a quelle varate nei mesi scorsi dal Governo Berlusconi, le cifre della correzione
diventano astronomiche: 76 miliardi nel 2013, 81,2 nel 2014. Per avere un
termine di paragone, la maxi-manovra del ’92 (Governo Amato),
valeva 90mila miliardi di vecchie lire (ovvero circa 45 miliardi di euro).
Vediamo le
misure: le principali novità introdotte rispetto a quanto previsto dal decreto
riguardano le pensioni. La rivalutazione viene bloccata non più per quelle superiori a due
volte il minimo ma a tre: significa che resteranno rivalutate al 100% le pensioni
fino a 1.405 euro. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre. E’ stato
introdotto un prelievo di solidarietà per le pensioni d’oro, pari al 15%
sulla quota che eccede i 200mila euro. Il prelievo sarà applicato dal luglio
2011 al dicembre 2014.
Come già
previsto dl decreto, sale l’età per la pensione di vecchiaia e ci sono
cambiamenti anche sul fronte dell’anzianità, che dal primo gennaio 2012
resta possibile solo per gli uomini che hanno 42 anni e un mese di contributi e
le donne che hanno 41 anni e un mese di contributi.
C’è però una
deroga che garantisce la possibilità di ritirarsi a 64 anni a chi
entro il 2012 ha maturato 35 anni di contributi. Possono andare in pensione a
64 anni anche le donne del settore privato che entro il prossimo anno avranno
compiuto 60 anni e versato almeno 20 anni di contributi.
Tornando
all’età, come già previsto dal decreto dal 2018 sarà a 66 anni per tutti.
A questo bisogna aggiungere gli scatti dell’adeguamento alle aspettative di
vita, che vengono elaborati dall’Istat ogni tre anni. Si stima che nel
2018, sommando età e aspettative di vita, ci vorranno 66 anni e sette mesi per
andare in pensione. La progressione per le donne del settore privato
(nel pubblico vanno in pensione a 65 anni dall’anno prossimo) è la seguente: 62
anni nel 2012, 63 e sei mesi dal primo gennaio 2014, 65 anni nel 2016 e,
appunto, 66 nel 2018.
Quanto all’anzianità,
ai 42 anni e un mese (41 e un mese per le lavoratrici) bisognerà aggiungere un
mese nel 2013 e un altro nel 2014, anno da cui anche qui scatta l’adeguamento
alle speranze di vita. Infine, previsto un disincentivo per chi sceglie
la pensine di anzianità e non ha ancora 62 anni: riduzione dell’1% sulla
quota retributiva per ogni annodi anticipo, che sale al 2% dal terzo anno in
su.
E qui siamo
all’ultima novità sulle pensioni, rimasta invariata rispetto al decreto, ovvero
il passaggio al sistema contributivo per tutti.
ORA
INSERISCO LA LISTA DEI FORTUNATI, con un pò di amarezza ed invidia : quando li
sentirete parlare non dimenticate quello che loro prendono e il perchè lo
possono percepire
Vittorio Sgarbi, ex parlamentare, in
pensione a 54 anni, 8 mila e 500 euro al mese. Mauro Sentinelli, classe ’47, ex
manager Telecom, 3 mila euro al giorno, 90 mila euro al mese di pensione.
Manuela Bossi, ex insegnante, moglie del Senatur, in pensione a 39 anni.
Alfonso Pecoraro Scanio, ex parlamentare, in pensione a 49 anni, 9 mila euro al
mese. Achille Serra, Senatore, stipendio da parlamentare più 22 mila euro al
mese di pensione. Clemente Mastella, stipendio da Eurodeputato più pensione da
9 mila e 600 euro al mese: 397 giorni di lavoro per maturarla.
Finanzanostop