sabato 26 marzo 2011

CONFESSIONI DI UN NUCLEARISTA

E’ ancora fresca l’enorme impressione che ha suscitato il disastro di Fukushima, disastro tuttora in corso, e i cui contorni sono ancora oggi incerti. Ciononostante, rimango personalmente favorevole al ricorso all’energia nucleare, non per una particolare antipatia per le cosiddette “energie rinnovabili” (eolico, fotovoltaico, biomasse ecc.), ma per il semplice fatto che queste decisioni, per quanto impopolari e drammatiche, non si prendono sull’onda dell’emotività, e, soprattutto, per il semplice fatto che non esistono, ad oggi, alternative all’energia nucleare, che, posta a confronto con quelle alternative, risulta ancora l’unica via percorribile. Nessuna centrale nucleare di terza, quarta o prossima generazione sarà mai a rischio zero, il rischio dell’incidente è insito nel contenuto fisico e chimico stesso del principio di “fusione” e di “fissione”, e gli elementi che debbono essere utilizzati, appartengono in ogni caso a quelle famose “terre rare” della tavola periodica, che hanno nella radioattività la loro caratteristica peculiare. Tutto ciò premesso, continuo a considerare il nucleare una “dolorosa necessità”, qualcosa da affrontare senza entusiasmi, ma con consapevole serietà.

Riassumiamo i principali argomenti a favore dell’utilizzo dell’energia nucleare:
 
- E 'disponibile tutto l'anno, tranne durante il tempo di rifornimento di carburante (circa un mese all'anno)

- Consente di rispettare Kyoto, perché l'energia nucleare è l'unica che non emette CO2.

- Oggi è possibile eliminare tutti i rifiuti ad alta durata (periodo di disintegrazione di milioni di anni). Le scorie devono comunque essere conservate per circa di 100 anni.

- E 'molto a buon mercato rispetto a tutte le rinnovabili, tranne l'energia idroelettrica, ma quest'ultima è limitata territorialmente e dal flusso dei fiumi.

- I problemi che si sono verificati nel corso della storia (Chernobyl e, adesso, Fukushima) hanno avuto a che fare con una mancanza di consapevolezza in relazione alla sicurezza (Chernobyl) e una  cattiva gestione, dettata da motivi di risparmio di spese di manutenzione (Fukushima). In ogni caso, molte più persone muoiono ogni anno in seguito all’ esposizione ai prodotti dell’industria chimica,  ( basti pensare all’esempio dei 30.000 contaminati a Bhopal, India).

- Tutti gli esseri umani sono esposti alla radiazione di fondo naturale dallo spazio cosmico. Abbiamo ricevuto un carico notevole di radiazioni quando abbiamo preso un aereo o quando ci si sottopone ad una TAC, rispetto a un anno di vita nei pressi di una centrale nucleare. La quantità di radiazioni cui siamo esposti è diversa a seconda del luogo ove risediamo: la radiazione che riceviamo, naturalmente, a Bilbao, è sei volte inferiore a quello che arriva fino ad un abitante di Madrid. 
L'energia nucleare è pulita e migliore per l'ambiente, tenendo conto delle esigenze della nostra società. L'energia solare, idroelettrica ed eolica sono largamente insufficienti ai nostri fabbisogni. Credo che l'energia nucleare è l'unica che si adatta al concetto di "sviluppo sostenibile". E’ inoltre l'unica che può soddisfare la crescente domanda di energia, e anche ad evitare l'emissione di gas ad effetto serra di qualsiasi tipo per l'atmosfera.
Eolica, solare, geotermico e tutte le altre “rinnovabili” sono demagogiche ed illusorie.
Tuttavia, se qualcuno ritiene che se ne possa fare a meno, tenuto conto che gli idrocarburi si esauriranno nel giro di cinquat’anni al massimo, immagini il seguente scenario. Si dovrebbe iniziare a ridurre drasticamente i consumi: spegnere il computer, la televisione e tutto ciò che veicola cultura e informazione. Spegnere tutte le lampadine in casa nostra, lavatrici, cicalini, scaldabagni. Poi  si torna alla bicicletta. Basta aerei, niente auto, niente autobus, neppure i treni. Poi, dopo aver fatto tutto questo ci si può, a ragione, ritenere coerenti con le proprie idee.

Vediamo che ne pensa il colonnello Giuliacci, del Centro Epson Meteo:

Le energie rinnovabili posso affrontare il problema?
Queste energie non sono sufficientemente efficaci. Nessuna è in grado sostituire il combustibile fossile. Né il solare, né l’eolico, né le biomasse.
Faccio un esempio. Se in Italia si volesse puntare, con tutti gli sforzi, sulle rinnovabili si potrebbe sopperire, entro 20 anni, al 25% del fabbisogno energetico. E l’altro 75%?
Attualmente c’è una sola energia, abbondante, prodotta a costi ragionevoli e a impatto zero per quanto riguarda le emissioni di gas serra: il nucleare.
Il nucleare spaventa.
Lo so, la gente ha paura, ma dovrebbe fare un esame di coscienza. Per prima cosa perché le attuali centrali sono più sicure e producono una quantità inferiore di scorie. E poi perché il pericolo è solo potenziale. L’incidente di Chernobyl è stato dovuto alla pessima gestione dell’impianto e quello di Fukushima ad un evento naturale di eccezionale portata: un terremoto di magnitudo 8.9.
Ammetterà, però, che il problema della scorie radioattive è serio.
Sicuramente, ma il matrimonio con il nucleare per fissione non sarà eterno. Sarà un passaggio, un periodo di transizione, in attesa che diventi realtà un’altra fonte energetica, il termo-nucleare, un’energia tendenzialmente pulita.
Si riferisce al nucleare per fusione, cioè quella forma di energia in grado di riprodurre la reazione che avviene nel Sole e nelle altre stelle?
Sì. E’ una forma di energia che ha bisogno, come carburante, solo di due elementi che si trovano nell’acqua, il deuterio e il trizio. Produce poche scorie, la cui radioattività si abbatte in periodi di circa 100 anni. Recentemente i paesi maggiormente industrializzati, Usa, Unione europea, Cina e India, hanno sottoscritto un accordo per la costruzione di una centrale termonucleare sperimentale nel sud della Franca, a Cadarache. Il progetto è stato chiamato ITER e prevede la fine dei lavori nel 2015.
Credo che nel giro di 50 anni la fusione possa diventare una realtà in grado di risolvere, definitivamente, la fame di energia dell’uomo, senza modificare i delicati equilibri climatici del pianeta.

Sentiamo il parere di Umberto Veronesi a questo proposito:

Prima di tutto, bisogna fare un salto indietro, e andare a vedere che cosa successe veramente nel 1987. Ricordiamoci che pochi mesi prima il 26 aprile 1986, c’era stato il disastro di Chernobyl, e che l’opinione pubblica era facilmente influenzabile. Tutto si svolse in un clima politico dominato dall’emotività, e non dalla ragione, e le lobbies del petrolio e del metano ebbero buon gioco a soffiare sui timori dell’uomo della strada e sulla buona fede degli ambientalisti.
Innanzitutto, quella che poi ha continuato a essere chiamata la Scelta, non fu affatto un referendum pro o contro l’energia nucleare, anche se poi politicamente fu interpretato così. Chi andò a votare, ricorda che il quesito referendario non parlava di nucleare bensì dell’abrogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi. In altre parole, a quei comuni e regioni che avessero centrali elettriche alimentate con energia nucleare. Era un modo come un altro di aggirare una difficoltà giuridica, perché la Costituzione vieta referendum abrogativi su norme comunitarie, e trent’anni prima con il Trattato di Roma, l’Italia aveva assunto l’impegno di sviluppare una potente industria nucleare. Inutilmente, persone del calibro di Leo Valiani sostennero che si trattava di una scelta che non era opportuno affidare a un referendum, ricordarono le vicinissime centrali nucleari francesi e profetizzarono (come è avvenuto) che la rinuncia ci avrebbe reso poco competitivi economicamente.
Nel febbraio 1987 si tenne la Conferenza nazionale sull’energia. La stragrande maggioranza degli interventi fu a favore del proseguimento del programma nucleare. Vi furono portati anche i motivati pareri favorevoli di tre commissioni nominate dal governo. Una di queste fu presieduta da me, le altre due da Paolo Baffi e da Leopoldo Elia. Io ero stato chiamato a presiedere la commissione di studio su ambiente e sanità. Dopo la grande crisi energetica del 1973 anche in Italia il problema delle fonti energetiche non poteva più essere ignorato. Il mio gruppo, composto da fisici chimici, medici, avrebbe dovuto valutare l’impatto ambientale delle varie fonti di energia.
Fu un momento per me di grande coinvolgimento intellettuale e morale, anche perché su noi si avvertiva la forte pressione dei gruppi ambientalisti e dei radicali, tutti oppositori del nucleare Io stesso, devo dire, all’epoca ero molto prevenuto sull’atomo. I miei figli giravano con un grosso bottone giallo alla giacca con la scritta Nucleare? No, grazie, e io non mi discostavo molto da questa linea.
Il lavoro della commissione fu molto intenso; interpellammo, attraverso 150 questionari, esperti e tecnici che con la loro ricerca spaziavano in diverse direzioni dalla fisica alla geologia, dalla medicina all’ingegneria. Man mano che procedevamo nel lavoro, la mia posizione antiatomo vacillava, e alla fine mi trovai convertito alla tesi nucleare. Fu una conversione che poggiava su dati, su fatti. Le centrali termoelettriche (per funzionare bruciano petrolio o carbone) comportano un rischio ambientale di tumore infinitamente superiore alle centrali che usano la fissione atomica. Gli impianti termoelettrici liberano nell’atmosfera grandi quantità di sostanze cancerogene, idrocarburi e nitrosamine, e di polveri anch’esse sospette di avere a lungo andare proprietà oncogene. Dovetti prendere atto che invece la centrale nucleare produce un’energia totalmente pulita: dalla scissione del nucleo si sprigiona un’enorme energia. Non c’è alcuna combustione che libera sostanze cancerogene, non c’è consumo di ossigeno né produzione di quell’anidride carbonica che sta surriscaldando il pianeta. è del tutto ininfluente, in condizioni di normalità, anche la contaminazione radioattiva. Lo smaltimento delle scorie non presenta problemi insormontabili: la quantità di scorie residuate dalla scissione dell’uranio e enormemente inferiore a quella dei combustibili fossili.
In base ai lavori svolti dalla commissione mi sento di poter esorcizzare anche lo spettro di Chernobyl: in un impianto moderno, realizzato con procedure rigorose, anche il rischio di incidente tecnico o di cattivo funzionamento era risultato molto basso. Quando, sempre nel 1987, consegnai al governo il nostro lavoro, in quel momento mi sentii orgoglioso, come quando si è soddisfatti di aver fatto, e bene, il proprio dovere. Ma il governo, come è noto, decise la messa al bando del nucleare. A distanza di tanti anni giudico questa scelta ancora irragionevole. E credo che i tempi per un ripensamento siano ormai maturi. L’uscita dal nucleare ha pesato enormemente sul bilancio dello Stato, contribulto alla crescita del deficit pubblico e ha isolato l’Italia dall’Europa. Hanno fatto la scelta nucleare Germania, Belgio, Spagna, Francia, Finlandia, Olanda, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera.
Umberto Veronesi, Tratto dal settimanale “OGGI” (RCS)
 
Vediamo, infine, che cosa pensa a questo proposito la nota astrofisica Margherita Hack:
 
Professoressa Hack, tutti questi allarmi sul nucleare sono esagerati?
"Il nucleare sicuramente ha grossi pericoli che vanno affrontati con una grande serietà, che spesso in Italia manca. Ma va affrontato razionalmente e il caso del Giappone è stato un caso estremo. Noi oggi dal punto di vista energetico siamo completamente dipendenti dall'estero e compriamo energia nucleare dalla Francia".
In Italia il dibattito è aperto e gli scienziati si dividono tra favorevoli e contrari...
"Io credo che il nucleare sia necessario, perché c'è un problema sempre crescente di energia. Però in Italia c'è un problema di conformazione e bisognerebbe scegliere zone non sismiche come la Sardegna".
Quanto c'è di irrazionale in questa repulsione al nucleare?
"Di irrazionale c'è molto, c'è molta paura e c'è molta ignoranza. E fare il referendum dopo l'episodio del Giappone è del tutto scontato..." 
Lei cosa voterà al referendum?
"Io credo che il nucleare ci voglia, credo che sia una necessità". 

Mi rendo perfettamente conto che il presente post potrà apparire intempestivo e di pessimo gusto (se non altro rispetto alle vittime di Fukushima), ma penso sia doveroso, per una volta, intervenire in relazione ad un argomento che sta sollevando prese di posizione ricche di emotività al limite dell'isterismo, e soprattutto, da parte di persone che non posseggono le più elementri nozioni di chimica e di fisica nucleare. Ricordiamo sempre che, per esprimere una opinione che sia degna di rispetto e oggetto di discussione e confronto, è indispensabile un minimo di cultura scientifica, senza la quale la presa di posizione estemporanea scivola sul fragile terreno dell'ideologia e della retorica pressapochista. Riflettiamoci sempre, prima di formulare il nostro pensiero, che solo in quel caso, sarà degno di nota e preso in considerazione.