lunedì 14 marzo 2011

ANCORA FINANZA: qualche consiglio

Pubblico volentieri una nota di  Andrea Rocco, un analista che apprezzo per chiarezza e capacità di sintesi. Dal momento che la tendenza rialzista dei tassi, allo stato attuale, appare più che probabile da parte della BCE, è evidente che, avendone la possibilità, è opportuno apportare qualche correttivo al proprio portafoglio titoli, adeguandolo alla congiuntura che va delineandosi. Tenendo sempre presente, purtroppo, che l’imponderabile è sempre dietro l’angolo, e non è possibile formulare previsioni, neppure a qualche mese. La crisi del mondo arabo e il terremoto giapponese erano decisamente fuori programma.
In maniera per nulla velata, la Banca Centrale Europea ha lasciato intendere che un aumento dei tassi di interesse è ormai prossimo. Questo, secondo le parole di Trichet,  non rappresenterà necessariamente l’avvio di una politica monetaria restrittiva, tuttavia per la prima volta dopo molto tempo il numero uno della Bce non ha parlato di un livello di tassi “appropriato”.
Le ripercussioni, sul mercato monetario ed obbligazionario, non si sono fatte attendere: tassi euribor in evidente risalita e bond in difficoltà su tutte le scadenze. Il comunicato di Trichet, infatti, si accompagna ai recenti dati sull’inflazione e alle tensioni sul mercato delle materie prime: tutti fattori che contribuiscono a spingere verso l’alto la curva dei tassi.
Premesso questo contesto, vale la pena ritornare sulle conseguenze che questa dinamica comporta sul portafoglio obbligazionario.
Sono molti gli investitori che, sconfortati da cedole sempre più magre, si sono “rifugiati” su obbligazioni a lunga scadenza per cogliere opportunità di rendimenti maggiori ed in linea con le abitudini del passato. Questa strategia, se da un lato ha consentito di non depauperare il flusso cedolare, dall’altro rischia di ”bloccare” il portafoglio per la volatilità che contraddistingue i bond a lunga scadenza e che l’investitore può ben monitorare grazie ad un indicatore facilmente rintracciabile: la duration modificata.
Chiamata anche volatilità, è un valore che consente di stimare l’impatto sul titolo obbligazionario a seguito della variazione di un punto percentuale del tasso d’interesse. Essendo matematicamente legata alla duration (durata finanziaria), è evidente che - a parità di variazione percentuale del tasso d’interesse - si avranno variazioni di prezzo maggiori all’aumentare della scadenza del bond.
Questo aspetto, spesso trascurato, dovrebbe al contrario essere guardato con grande attenzione: basti pensare che, a fronte di un delta tassi pari all’1%, esso impatta su un Btp determinandone una discesa di prezzo nell’ordine dell’8% circa per scadenze decennali, del 12% circa per scadenze ventennali.
Dovrebbe essere sufficiente questa indicazione per evidenziare il rischio tasso insito in questi strumenti; rischio che si somma agli altri fattori di incertezza tipici del mercato obbligazionario (rischio emittente in primis) e che potrebbe essere annullato solo portando a scadenza il titolo; di fatto, tuttavia, esso può tradursi nell’immobilizzazione del portafoglio a fronte di uno spostamento verso l’alto della curva dei rendimenti.
Si rinnova pertanto l’invito ad allocare i risparmi su scadenze molto brevi per quanto riguarda il tasso fisso, e di guardare con estremo interesse alle emissioni a tasso variabile che continuano ad essere scambiate sui mercati e che offrono spread molto interessanti rispetto all’euribor, coniugando così cedole in crescita e modesta volatilità.
Fonte: soldionline.it