giovedì 3 marzo 2011

RITRATTO DI UN UOMO

Si è dimesso, in questi giorni, Karl Theodor Zu Guttenberg, oramai ex ministro della Difesa tedesco, in seguito allo scandalo della tesi di laurea copiata.
Sono state troppo forti le ripercussioni, sotto il profilo della pressione mediatica e dell’opinione pubblica, scatenate dalle rivelazioni del quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung: Guttenberg copiò la tesi di laurea da un altro testo, senza citare alcuna fonte, per circa il 70% del suo lavoro.
Un plagio quasi totale, che gli è costato la brevissima carriera politica, dal momento che l’ex ministro ha appena 39 anni.
Così Angela Merkel, leader del CDU e Cancelliere della Germania, è rimasta priva del suo ministro della Difesa in una situazione politica delicatissima; il Paese è, infatti, ancora impegnato nelle missioni in Afghanista, e nel frattempo la situazione critica in Libia non migliora certo le cose.
ell’Afghanistan, fu proprio Guttenberg nel 2009 a costringere Wolfgang Schneiderhan, allora capo delle forze armate, alle dimissioni per aver omesso la morte di trenta civili, in seguito ad un raid aereo nella zona di Kunduz attuato sotto il precedente governo.
In seguito alla scoperta della strage, ancora a Guttenberg va il triste (ma onesto) primato di essere stato il primo politico a dichiarare apertamente che in Afghanistan era in corso una guerra, specificando poi che “occorre essere trasparenti”.
Una trasparenza assoluta per le questioni politiche, ma macchiata da quella tesi copiata che, vista dall’ottica della nostra situazione politica attuale e la ben diversa entità degli scandali che girano per casa nostra, potrebbe quasi far sorridere.
Eppure Guttenberg è stato irremovibile: “Non ce la faccio più, ho raggiunto i limiti della sopportazione”.
A nulla sono valsi il supporto di Bild, il quotidiano più popolare in tutta Europa, e dei suoi numerosi sostenitori: impossibile continuare a far politica dopo una tale caduta di credibilità per l’ex ministro tedesco, al centro delle critiche di numerosi rettori e docenti universitari, che si sono uniti in una formale lettera di protesta per l’accaduto.
E così la Merkel non ha potuto fare altro che incassare le dimissioni di uno dei più importanti ed autorevoli membri del suo governo. Uno che, a dispetto dell’età, mostrava già ambizioni da futuro Cancelliere.
Sogni infranti da quella macchia sull’onore e sulla credibilità, che l’ha portato a sottrarsi dalla scena politica per evitare che la sua onta potesse coinvolgere l’immagine del suo ex partito.
Diventa inevitabile a questo punto fare un parallelo con ciò che succede da noi, con un Premier disposto persino a speculare sulla tragedia del terremoto a L’Aquila, per tentare di evitare l’ennesimo processo a suo carico (e non sono state tutte assoluzioni finora, anzi) invocando il legittimo impedimento per partecipare alla cerimonia di commemorazione per le vittime.
Un atteggiamento che riflette alla perfezione la situazione di Paese dove il numero di parlamentari condannati in via definitiva (e ancora non solo liberi, ma addirittura alla ribalta nella scena politica) è ben più che allarmante: è catastrofico. Senza mezzi termini.
Inutile farne una lista qui, sono talmente tanti, e con talmente tante condanne a carico che sarebbe più lunga quella di tutto l’articolo (ma rimane comunque facilmente reperibile anche su internet, alle parole chiave “parlamentari condannati”).
Certo, a questo punto non c’è da mettere Guttenberg su di un piedistallo, tutt’altro: nonostante i suoi meriti politici, ha dato un pessimo esempio per il suo partito e per la sua nazione, ma si è addossato le sue colpe e ne ha accettato le conseguenze.
Un principio di azione-reazione che nel sottobosco politico italiano sarebbe addirittura fantascientifico pensare. Un politico italiano potrebbe arrivare all’estrema ratio delle dimissioni solo se colto con la “pistola fumante”, dopo aver strangolato con le proprie mani un rivale politico. Qualsiasi altra tipologia di reato, dal falso in bilancio, alla corruzione e concussione, dalla contiguità con la mafia alla falso ideologico, dal millantato credito alla turbativa d’asta, dall’abigeato all’aggiotaggio, per qualsiasi tipologia di crimine si trova una scappatoia, un escamotage, una via di fuga. Si presume l’innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, tanto arrivano le prescrizioni,  o il tribunale dei ministri insabbia il tutto. Insomma, quanto a facce di bronzo il politico italiano non ha rivali nel mondo intero. In Uganda (ma è terzo mondo), un ministro si è dimesso perché alcune foto diffuse su internet lo ritraevano con le mani poggiate sui deretani di alcune belle signore. Chissà, forse anche l’Uganda ha qualche cosa da insegnarci.
 E così accade che anche la caduta di Guttenberg, invece di risaltare per il suo errore, con le sue dimissioni volontarie finisce per fornire l’ennesimo esempio dell’imbarazzante inadeguatezza della politica italiana agli occhi dell’Europa e del Mondo. Una volta di più.