venerdì 11 novembre 2011

SE MONTI NON PASSA IL DEFAULT E' ASSICURATO


Viviamo ore difficili, di consultazioni frenetiche, di improvvisi cambiamenti di posizione e di idee. In questo clima di incertezza, incalzati dalla necessità di fare presto, e di avere un esecutivo per lunedi 14 novembre, ancora una volta, ci auguriamo l’ultima, il partito di Berlusconi sta assumendo un atteggiamento suicida per se stesso e criminale per il paese. Un partito spaccato, che si sgretola di ora in ora, con un capo rotolato nella polvere, si mette di traverso per tentare di riportare la logica della rendita di posizione, il calcolo elettorale, il tornaconto personale ancora una volta al primo posto. E’ il colpo di coda degli sconfitti, che possono però ancora, considerati i numeri soprattutto del Senato, infliggere un colpo mortale al nostro paese. Per chiunque si intenda a livello elementare di politica e di economia, è chiaro che un esecutivo tecnico di emergenza, che porti il paese alle prossime elezioni, è l’unica soluzione possibile. Non ci sono alternative. Il solo fatto che sia trapelato il nome di Angelino Alfano, il fantoccio di Berlusconi,  è di una gravità enorme. Significa non avere capito nulla, avere una volta di più, con lo spread a 565 punti, pensato alla campagna elettorale prima ancora che alla salvezza del paese. Anche il nome di Lamberto Dini, che non a caso troverebbe l’accordo anche della Lega, è pura follia. Lamberto Dini, un ottuagenario incolore, sbiadito e stracotto, misconosciuto all’estero e in grado a malapena di trovare la strada di casa, sarebbe il colpo di grazia alla nazione. Sembra di vivere in un incubo. Gli sbandati del PDL, entrati nel Parlamento con la logica del capobastone, non per meriti elettorali, ma per il consenso del capo unico del partito non hanno e non possono avere il senso dello stato. Sono una cricca di irresponsabili decisi a trascinare il paese nella bancarotta pur di non perdere i loro privilegi. Un esecutivo guidato da Alfano sarebbe solo comico, uno guidato da Dini patetico. I mercati e gli investitori farebbero una repentina marcia indietro, e, questa volta per davvero, ci lascerebbero cadere con la Grecia, non meritando più alcun rispetto e alcun riguardo. Mario Monti non è il mago di Oz, è semplicemente quello che deve essere, un buon economista ed un personaggio che gode di una (meritata) fama internazionale. Non so se lo stesso si possa dire del portavoce di Berlusconi Alfano o del pensionando Lamberto Dini, conosciuto al massimo in Istria e nel canton Ticino. Mario Monti non è un mago, dicevamo, ma si tratta di un governo di emergenza e di transizione, può rimettere il paese in pista, e dopo si potrà, con più calma, pensare alle consultazioni elettorali. Monti non è uomo di sinistra o di destra, nel suo esecutivo possono trovare posto uomini di entrambi gli schieramenti, se cominciamo con il giochetto dei veti incrociati non ne usciamo più e portiamo il paese al tracollo. Non dimentichiamo mai che Grecia, Irlanda e Portogallo, hanno dichiarato bancarotta dopo qualche settimana di spread ai nostri livelli. Il Tesoro dello stato deve pagare circa 100 miliardi di euro negli ultimi mesi del 2011 e nei primi del 2012, peccato che tutti questi soldi non li abbia. O paga stipendi e pensioni o rimborsa i suoi creditori. Ci serve un aiuto, a tanto siamo arrivati, a questo ci portato la lunghissima agonia di Berlusconi, ma questi aiuti, sia che provengono dal FMI o dalla BCE, non sarebbero erogati nel caso di un esecutivo diverso da quello guidato da Monti. Questo ce lo dobbiamo mettere bene in testa. Chiamatelo commissariamento, o come altro volete, ma questa è la realtà. I mercati e gli investitori esigono un segno di netta discontinuità con il governo Berlusconi. Dini, un uomo vecchio e stanco, sarebbe una marionetta nella mani del Cavaliere e del suo ultimo colpo di coda. Sembra che in Berlusconi si annidi una suprema volontà di distruzione, quasi volesse trascinare l’Italia nel fallimento ad ogni costo. Siamo sul fondo. A questo livelli persino il paragone con la Grecia non è più tanto paradossale, ci è stata data ancora una occasione. Non illudiamoci troppo, adagiandoci sugli allori, che siamo troppo grandi per cadere. Se le borse, i mercati l’UE e la BCE si accorgono che Berlusconi esce dalla porta per rientrare dalla finestra, questa volta è davvero finita, non ci saranno prove d’appello. Ci lasceranno fallire, si produrrà un euro a due velocità, quello che toccherà a noi sarà svalutato, rispetto al primo, di almeno un 30%. Ce ne accorgeremo quando andremo a fare la spesa, e ci vorranno 500 euro, o quando i nostri titoli saranno rimborsati con l’euro2, abbiamo prestato 100, ci vedremo restituire 70. Se non si comporrà il governo Monti, fortemente voluto dal capo dello stato, possiamo fare fagotto e chiudere bottega. Lo tengano bene a mente i signori che pensano solo a non mollare la loro poltrona e se ne fregano di quello che sta accadendo ai loro stessi concittadini. Ma stiano attenti, molto attenti alle scelte che stanno per fare. Se l’Italia fallisce farebbero bene a scappare in Sudamerica, in Italia non c’è più posto per loro. Non si fanno calcoli di bottega quando la nave sta affondando, si chiamano i tecnici a riparare la falla, poi si ricomincia a parlare di elezioni, inciuci, ribaltoni, cambi di casacca, responsabili ecc. Ora è finito il tempo delle pagliacciate. O facciamo sul serio o si va alla bancarotta, con tanto di ritorno alla lira. Se fossi Robespierre non esiterei ad inaugurare un anno di “Terrore”.