mercoledì 9 novembre 2011

NEL GIRONE INFERNALE


Finalmente, dopo una lunga, insopportabile agonia, siamo arrivati al fondo. Più in basso di così non si può andare. Mi sembra di aver aspettato questo momento da sempre, almeno da mesi, se non da anni. E’ almeno dallo scorso giugno che ci stiamo trascinando in un penoso stillicidio, un crollo dopo l’altro, una caduta dopo l’altra. Non mi consola molto l’aver visto giusto, le pagine di questo blog lo testimoniano, intanto perchè la fine era nell’aria, tutti gli indici, gli indicatori, i marker economici lo dicevano, non serviva avere il turbante in testa, ma in questo caso, lo dico sinceramente, avrei preferito essere smentito dai fatti. Da quanto tempo andiamo dicendo che Berlusconi si deve dimettere, che con questa classe politica si andava allo sfacelo, che la sottovalutazione della situazione ci avrebbe condotto diritti diritti in fondo al baratro. Lo stesso baratro di cui oggi parla la Marcegaglia, amaramente, il baratro da tanto tempo minacciato e in fondo al quale, adesso, ci siamo adagiati. Non lo meritava l’Italia, aggiunge la Marcegaglia. E’ vero. Non lo meritava. Ancora adesso, francamente, non riesco a capacitarmi di come sia stato possibile che una nazione con una economia avanzata, articolata, fatta di una fitta rete di piccole e medie imprese, una agricoltura progredita, (più che di agricoltura si dovrebbe parlare di zootecnia), un sistema bancario tra i più solidi del mondo, prudente, ancorato al territorio e all’economia reale, che ha sempre fatto un uso prudente, a differenza di Francia e Germania, della leva finanziaria, che non si è mai esposto troppo in prodotti rischiosi e tossici come i derivati, che non si sarebbe mai sognato di concedere mutui subprime, un Tesoro abituato da decenni ad amministrare e sostenere un debito imponente, è vero, ma pur sempre sotto controllo. E poi,invece, è arrivato Berlusconi. Diciotto anni è durata la sua parabola: dall’altare della politica, osannato come l’uomo della provvidenza, l’industriale che ha fatto i soldi e quindi può, allo stesso modo, far progredire l’azienda Italia. Diciotto anni. Per rotolare nella polvere, per cadere nel modo più inglorioso possibile, trascinando con sé un paese intero, portando sulle spalle un fardello di responsabilità che ucciderebbero qualsiasi uomo normale. Mi viene in mente Raoul Gardini, non so perché. Un uomo che alla fine della sua avventura terrena, intessuta di successi e progressi, giunto alla rovina economica e finanziaria non ha retto un simile peso sulla proprio coscienza, e ha preferito bruciarsi le cervella. Non ci aspettiamo, ovviamente, né lo auspichiamo, un simile gesto da parte del cavaliere, ma rileviamo che gli uomini non sono tutti uguali, non sono fatti della stessa materia. Ci sono uomini che sono anche “esseri umani”, con una coscienza ed una statura morale e intellettuale. Spiace rilevarlo, ma non è il caso di Berlusconi. Per tornare a noi, inutile farsi illusioni. Il nostro premier ha portato le cose troppo avanti, si è spinto oltre il limite consentito dalle leggi dell’economia capitalista. Una volta superato lo spread di 500 punti base, non si torna più indietro. Si produce un effetto domino, un contagio tra gli investitori che non si riesce più ad arrestare. Si crea il “panic selling”, tutti cercano di liberarsi di titoli che ormai considerano di dubbia esigibilità, e il virus si espande a macchia d’olio, senza avere un fondamento concreto, tangibile, si propaga e basta. Un paese più perde credibilità e più è destinato a perderne, in una spirale che lo trascina alla bancarotta. Noi siamo esattamente in questa situazione. Nel nostro caso, la politica ha trascinato nel baratro l’economia. Quando diciamo politica, non intendiamo solo Berlusconi, che ha comunque l’enorme responsabilità di averci fatto perdere due anni in leggi ad personam, di non aver capito nulla della presente contrazione mondiale, di aver vissuto l’ultima parte della sua vicenda politica immerso in una atmosfera surreale, lontana dalla realtà: i ristoranti pieni, gli aerei dove non si trova posto. Tutti lo abbiamo visto aggirarsi come un fantasma all’ultimo vertice di Cannes, come spaesato, lo sguardo attonito. Quando diciamo politica intendiamo l’intera classe politica di questo paese, che i mercati percepiscono come del tutto inadeguata a governare la crisi. Ed hanno ragione. Con la nostra legge elettorale (che anche il PD si è ben guardato dal modificare) sono entrati in Parlamento i designati dai capibastone, gente come Scilipoti e Stracquadanio. Il nostro parlamento è pieno di incapaci velleitari che non si rendono neppure bene conto di quello che sta accadendo, non capendo nulla di economia. Questo l’Europa e il mondo intero lo sanno bene. La nostra classe politica è paragonata, per una volta a ragione, a quella greca. Con della gente simile non si va da nessuna parte. 

Che cosa accadrà ora? Possiamo solo tamponare la falla, non tornare indietro. Indietro non si torna più, una volta sul fondo. Il Tesoro deve versare a fine anno e all’inizio del 2012 una enorme somma in termini di cedole e rimborsi dei propri titoli. E’ una somma talmente ingente che o paga tredicesime, stipendi e pensioni o onora i debiti contratti con i detentori dei nostri titoli. Tutte e due le cose non si possono fare. Dobbiamo, di conseguenza, essere aiutati, dal Fondo Monetario Internazionale o dalla BCE. In entrambi i casi, dovremmo dare qualcosa in cambio. Le manovre sin qui varate sono state in larga misure vanificate dai miliardi di euro bruciati i Borsa e dallo spread sui titoli di stato. Serviranno manovre aggiuntive, che non basteranno mai, perché quando si arriva al punto di non ritorno puoi fare cinque, dieci manovre finanziarie, qualcuno ti verrà sempre a dire che non basta. E allora sei obbligato, come in Grecia, ad affamare il tuo stesso paese, ad impoverirlo, a colpire i soliti noti perché scovare gli evasori o gli elusori fiscali diventa troppo macchinoso e difficile. La classe media è destinata, dunque, a scomparire, appiattita verso il basso, verso la soglia della povertà. Chi ha molto perderà molto, chi non ha nulla perderà anche quel nulla con il quale campava. L’Italia è un paese talmente grande e complesso che non può cadere. Ci trascineremmo dietro non la sola Europa, ma il mondo intero, il nostro fallimento causerebbe il collasso globale della finanza ed una recessione mondiale. E allora, non per il nostro bene, dal momento che tutti provano solo disprezzo per noi (che effetto fa essere considerati come degli appestati, degli untori che sono la rovina del mondo?)ma per il loro stesso interesse, l’Europa ci piloterà in un default selettivo. Non sappiamo ancora che cosa accadrà dopo Berlusconi. Il PDL, il partito di plastica, senza base e disancorato dal territorio, venendo meno il suo capo unico, è in caduta libera, si sta sgretolando in tempi da record: già una cinquantina di deputati transfughi si aggirano per il Parlamento come sonnambuli, cercando di creare nuovi gruppi parlamentari, destinati, ovviamente al fallimento. Se dovessimo andare ad elezioni anticipate, come un delirante Di Pietro, un farneticante Vendola, ed uno stracotto Bossi vanno predicando, saremmo destinati a pagare un prezzo ancora più alto: il default puro e semplice, con l’uscita dall’Euro. Non possiamo permetterci i tempi di una campagna elettorale: bisogna costituire un governo purchessia, non importa da chi sia composto, tanto, considerato lo spessore dei nostri politici, una compagine governativa piuttosto che un’altra, non cambierebbe di molto. Un governo tecnico sarebbe la soluzione migliore, e quella meglio recepita dai mercati, ma in Italia, si sa, le cose vanno esattamente al contrario di come dovrebbero andare. La contropartita che ci sarà richiesta in cambio degli aiuti sarà la famosa ristrutturazione del debito. Che, in parole povere vuol dire coinvolgere nella crisi del debito le banche ei privati, investitori e risparmiatori. I nostri risparmi subiranno un probabile taglio del valore nominale, diciamo intorno al 25%, per chi non ha titoli in scadenza potrebbero essere temporaneamente sospese le cedole. Sugli statali incombe la spada di Damocle della facilità nel colpirli: sono risorse certe, non fanno perdere tempo, e poi hanno il privilegio del posto fisso, o quasi fisso. E allora potrebbero essere a rischio le tredicesime, e gli stessi stipendi potrebbero subire un taglio. La patrimoniale sarà una certezza, colpirà i redditi accertabili sopra il milione di euro, ma teniamo presente che simili redditi sono di difficile accertamento, e chi possiede un panfilo battente bandiera panamense ormeggiato a Porto Cervo, può continuare a dormire sonni tranquilli. Quando c’è da far cassa in tempi brevi, pagano solo i poveri cristi. Questa è l’Italia, e poi ci domandiamo come è potuto accadere. 

Non falliremo dunque, perché il mondo non ce lo può consentire – fa un po’ ridere il fatto che il FMI ci stia chiedendo a più riprese di aiutarci, ottenendo, finora, solo dinieghi – saremo pilotati dai commissari dell’UE, della BCE e del FMI in un default selettivo, soft, che comunque non risparmierà nessuno. E’ inutile correre in banca per vendere quel poco o tanto che si possiede: tutti i titoli, bancari, energetici, assicurativi, stanno perdendo talmente tanto che vendere adesso equivarrebbe a perdere comunque, mediamente un 25% del capitale. Tanto vale attendere gli sviluppi, e subire un eventuale taglio il più tardi possibile. Teniamo a mente, in conclusione, che la causa principale della nostra discesa agli inferi è della classe politica, quella che ci ha governato finora e quella che è stata in una opposizione confusionaria, divisa e senza idee. I tempi duri, quelli veri, sono arrivati. Prepariamoci ad anni difficili, fatti di privazioni e delusioni. Il tempo dell’illusione è finito. Siamo nelle mani di un manipolo di burocrati dell’Europa, non scevri di responsabilità per il nostro default. Perdiamo la nostra sovranità, per questo il governo che verrà, comunque sia  composto, ricorderà da vicino il governo fantoccio con a capo Mussolini della Repubblica sociale Italiana. Siamo ancora una volta, per la prima volta dopo la guerra, sotto il tallone tedesco, e ci resteremo per un pezzo.  Ad una mia conoscente, che ha lavorato in questo ultimo anno in Canada, insegnando in una scuola canadese, è accaduto un fatterello illuminante: dopo qualche mese di attività lavorativa, un suo collega di lavoro, persona stimabile, le ha detto: “Sei sicura di essere italiana? Mi sembra impossibile.” Ecco qul’è il grado, dopo quasi un ventennio di berlusconismo, di considerazione di cui godiamo in un qualsiasi paese estero. Ecco il motivo per cui siamo arrivati in fondo, nel girone infernale.
Non è finita. Tutto quello sopra descritto non potrà non avere conseguenze di carattere sociale. Instabilità, conflittualità, manifestazioni e scioperi quotidiani. E quella scintilla di violenza che alberga sopita dentro ognuno di noi, aspetta solo il detonatore appropriato per esplodere.