domenica 13 novembre 2011

INCARICO A ROBESPIERRE


Il solo fatto che qualche cortigiano del cavaliere, personaggi della risma di La Russa, Cicchitto, Brunetta,  Sacconi  ecc. abbiano esperito fino all’ultimo il tentativo di trascinare il paese nella bancarotta per un disgustoso calcolo elettorale, è cosa che fa rabbrividire. L’ex ministro dell’Istruzione Gelmini, con una faccia tosta che trova rarissimi riscontri nella storia repubblicana, ha definito il gesto di Berlusconi “da grande statista”. Statista? Ora, sono molteplici le definizioni con le quali il cavaliere può essere connotato: tra queste sicuramente non può entrarvi quella di “statista”. Aldo Moro era uno statista. Giorgio Napolitano è uno statista. Berlusconi è stato per l’Italia una sventura che solo tra qualche anno riusciremo a comprendere appieno, nel dettaglio. Per l‘economia, per la giustizia, per la cultura ed il costume. Ecco, nelle parole della Gelmini è racchiusa una buona parte del berlusconismo. E se l’entrata di ieri sera al Quirinale è stata salutata da una folla esultante, e non ha assunto le fattezze della cupa tragedia dell’Hotel Rafael per Craxi, è solo perché ha prevalso il senso di liberazione. E anche, in fondo in fondo, un senso di pietà per un uomo lasciato solo coni suoi fantasmi, le sue chimere, le turbe della sua personalità. Un uomo che ha da tempo perduto il contatto con la realtà, e ha vissuto questo ultimo anno nel mondo parallelo che hanno pesantemente contribuito a costruirgli intorno i suoi cortigiani. Ci appare inutile e ingeneroso infierire su di un uomo che per sua scelta è caduto malamente, con ignominia, dopo aver lasciato andare il proprio paese in malora, ma per i suoi sgherri, i suoi mercenari, la corte di uomini e donne che lo hanno blandito, adulato, vezzeggiato, assecondato , sapendo benissimo quello che stavano facendo, per conseguire l’unico scopo di mantenere una posizione di privilegio economico e di prestigio personale, bene, per loro il giudizio non può che essere ancor più severo. L’on. Paniz, che in Parlamento ha dichiarato verosimile la bazzecola che Ruby rubacuori fosse davvero la nipote di Mubarak, l’on. Bernini, che con lo sguardo sbarrato difendeva l’indifendibile, l’on. Santanchè che si scagliava con inaudita protervia contro chicchessia mettesse in guardia il cavaliere da una condotta non consona al suo profilo, l’on. Gelmini, con la sua aria da pia donna,  bardata fino al collo e con le caviglie coperte, che continuava come un disco rotto a lodare la generosità e la disponibilità disinteressate del suo mentore, con quell’aria da figlia di Maria faceva un bel contrasto con il clima da suburra delle serate del suo Pigmalione. Potremmo andare avanti, la schiera di ingordi opportunisti è molto lunga: l’on. Brambilla che non sa nulla del turismo e non ha fatto nulla, l’on. Prestigiacomo che pensa che l’ambiente sia una questione di arredamento, l’on. La Russa, un personaggio  che sembra uscito da un film di Billy Wilder, non parliamo di Brunetta, la cui condotta è semplicemente inqualificabile. Questa schiera di cortigiani del cavaliere hanno contribuito non poco a portare il paese fino a questo punto. Era evidente il loro imbarazzo nel difendere le malefatte berlusconiane, ma la faccia di bronzo  inalberata era tale che si arrampicavano sugli specchi nelle tribune televisive, e tiravano diritto. Intanto, dal 14 dicembre 2010, quando la maggioranza era garantita dal voto di qualche peone alla Scilipoti, è passato quasi un anno, l’anno del crollo finanziario dell’Italia. Se non ci fosse stata la compravendita dei voti da parte di Berlusconi e la maggioranza non fosse rimasta appesa alla Camera grazie a i pochi voti di qualche deputato passato sul libro paga del cavaliere (tra questi ricordiamo quel ministro Romano finito in un mare di guai giudiziari, o il caso del ministro lampo Brancher, entrato in politica per sfuggire alla giustizia), se quanto avviene oggi fosse avvenuto un anno fa, l’Italia sarebbe nelle medesime condizioni della Francia. Ne più, né meno. In un anno i mercati ci hanno colpito a morte, abbiamo bruciato, con i crolli continui della nostra borsa, l’emorragia subita dalle nostre banche, i rendimenti alle stelle dei nostri titoli di stato, almeno tre manovre finanziarie. E adesso ci tocca una cura da cavallo, altri sacrifici dei soliti noti. Se tutto fosse stato fermato un anno fa, non avremmo la tripla A, che neppure la Francia, ovviamente,  merita, ma  ci saremmo risparmiati denaro, posti di lavoro, stato sociale e risorse agli enti locali. A questa rovina ci hanno condotto Berlusconi e i suoi lacchè. Ecco perché, a nostro avviso, l’attenzione si deve concentrare sui cosiddetti “collaboratori”, dell’ex premier, che pur vedendolo in difficoltà, per problematiche psicologiche ed umane, non hanno esitato a continuare la loro instancabile opera di difesa delle proprie posizioni, continuando ad assecondare le sue follie politiche.
Per queste ed altre ragioni, un tribunale dell’immaginario collettivo condanna senza riserve questi personaggi modesti, mediocri, ma abilissimi nello sfruttare a proprio vantaggio la situazione politica. E’ plausibile auspicare un incarico a tempo (giusto un anno) ad un Massimiliano Robespierre, che sappia instaurare un periodo di “Terrore” nel quale, sempre metaforicamente, cadano le teste che devono cadere, affiancato da un solerte Saint-Just che lo possa coadiuvare in questa difficile opera. Dopo di che cadrebbe, come nel Termidoro francese, anche la sua di testa, come è giusto che sia, e come insegna la storia a coloro che pensano che la violenza possa essere utilizzata a fini politici e sia in grado di risolvere i problemi. Scherzi a parte, non è di Robespierre che abbiamo bisogno, ci auguriamo tutti di cuore che Mario Monti possa fare bene, possa equilibrare i sacrifici duri che ci attendono, e soprattutto riesca, con un colpo di genio, pensare a qualcosa che riesca a smuovere dallo 0% la nostra crescita inesistente. Molti auguri a lui, e, alla fine, nessun rancore per i vinti, appartengono ormai al passato, sbiadiranno in fretta perché sono fatti della stesa materia dei sogni: fantasmi, ectoplasmi scaturiti dalla fantasia malata di un condottiero che non esiste più.