lunedì 21 novembre 2011

GERMANIA: UN PASSATO CHE NON PASSA


Non sono bastate due guerre mondiali perdute, con i conseguenti terribili costi in vite umani e danni relativi al conflitto: non sono bastate alla Germania per comprendere che, ogni volta che si mette di traverso contro tutto il resto dell’Europa è destinata a fare una triste fine. I conflitti, nel mondo evoluto, si sono spostati nel mondo dell’economia. La storia occidentale non ha mai registrato un periodo così lungo privo di conflitti armati. La trasposizione della guerra dal piano bellico a quello finanziario è una realtà. Per la terza volta nel giro di un secolo (dal 1915 ad oggi)i tedeschi, preda di un vero e proprio delirio di onnipotenza, trascineranno non solo se stessi, ma il mondo intero nel Medioevo prossimo venturo. Vediamo meglio.
Non è un mistero che la prima economia dell’Europa, nonostante l’arresto della sua crescita, l’utilizzo disinvolto della leva finanziaria delle sue banche, un livello di indebitamento superiore a quello italiano, (sembra strano ma è così), nonostante non si tratti di un paese in condizioni floride, almeno non quanto vorrebbe far credere, si adoperi  ostinatamente per il  mantenimento dello status quo, al continuo rinvio di decisioni che hanno il carattere dell’urgenza, si crogiuoli tuttora nell’idea di in impossibile Euro a due velocità. Tutti sappiamo che la BCE e l’Unione Europea, con tutto il rispetto per Draghi, Von Rompuy, Juncker e Barroso, sono ostaggi della Germania e delle sue decisioni politiche ed economiche. Lo stesso Fondo monetario Internazionale è fortemente condizionato dalle scelte di Berlino.
Per l’ennesima volta, anche oggi, 21 novembre, abbiamo assistito al consueto crollo dei mercati, agli spread stazionari o in aumento, ma soprattutto alla fughe degli investitori dai titoli di stato europei, compresi quelli tedeschi. Non parliamo del comparto bancario. La presenza di un numero elevato di “incagli” e sofferenze, di crediti a difficile esigibilità, la difficoltà a reperire finanziamenti, dovuto alle continue vendite dei loro titoli, stanno indebolendo fino alla paralisi tutto il sistema creditizio. Il mercato interbancario è quasi fermo (le banche hanno difficoltà a prestare denaro ad altrettanti istituti di credito) i mutui immobiliari sono caduti del 30% in poco tempo, i prestiti alle imprese stanno languendo. Secondo il famoso economista Roubini, Spagna e Italia, con uno spread attestato sopra i 450 punti da troppo tempo, sono arrivate al punto di non ritorno. Non è vero, ovviamente, non esiste un vero e proprio punto di non ritorno, ma è vero che l’Euro, così com’è non potrà durare a a lungo.
La prima imputata di questa situazione, che consente, per ora, ancora qualche margine di miglioramento, è proprio la Germania. Angela Merkel rifiuta decisamente alcune riforme indispensabili alla salvezza dell’Euro e alla stessa sopravvivenza dell’Europa. I poteri della BCE devono essere assolutamente incrementati: Draghi ha il solo potere di decidere i tassi di sconto, non altro. La BCE acquista qualche titolo di stato dei paesi più tartassati e, in pratica non fa altro. La Banca Centrale Europea deve comportarsi come una vera banca centrale non come un fantoccio nella mani di Angela Merkel, più o meno come accade per la FED nei confronti degli USA o per la Banca centrale del Regno Unito per la gran Bretagna. Se non sarà libera di decidere davvero la politiche monetarie della UE, se non si potrà comportare come il “prestatore di ultima istanza”, la sua esistenza non ha più alcun motivo di proseguire. Se non ci decidiamo ad allargare il fondo di stabilità (Efsf), se non decidiamo di riformare alcune clausole troppo restrittive dei trattati europei, ormai superate dall’inesorabile progredire della crisi, se, soprattutto, non cominciamo ad emettere i famigerati “eurobond”, l’unica rete di salvataggio possibile per i paese maggiormente colpiti dalla crisi del debito, è inutile seguitare con questa stucchevole commedia.
Il progetto dei tedeschi è abbastanza chiaro: vorrebbero un euro1 e un euro2, ma i paesi che potrebbero aderire al primo euro si stanno riducendo di mese in mese: ormai sono ridotti a Germania, Olanda e Finlandia, considerato che la Francia è il paese che viene immediatamente dopo di noi nella scala della crisi, e l’Austria comincia a dibattersi in serie difficoltà, soprattutto bancarie. Constatata questa realtà, il partito della Merkel, da sempre euroscettico, non considera un ritorno al marco una opzione scartabile, senza capire che un marco sopravvalutato rispetto a tutte le altra valute nazionali, diciamo di un 30 %, bloccherebbe le esportazioni, precipitando il paese in una recessione di segno diverso rispetto a quella attuale, ma sempre di recessione si tratterebbe. L’alterigia, la boria che hanno sempre nutrito i tedeschi nei confronti del resto del mondo, il loro inguaribile complesso di superiorità non fa loro comprendere che da soli, in un continente ridotto alla miseria, non vanno da nessuna parte, che l’euro è servito solo a loro, anche perché lo hanno scambiato alla pari con il marco, che il loro benessere poggia anche sul nostro malessere.
La conclusione è che la Germania, ancora una volte, la terza, si sta rendendo responsabile dell’implosione dell’euro e della fine dell’Unione Europea. La loro volontà di comando, la loro cecità che impedisce di vedere un debito da far paura, li spinge a questo omicidio dell’Euro e, allo stesso tempo, al suicidio della loro stessa economia. Sono un grande popolo, ma sono anche, da sempre, la nostra disgrazia. La crisi dei debiti sovrani non si risolve con manovre recessive che deprimono ulteriormente l’economia. Questo sta facendo anche il governo Monti. Se il PIL non tende timidamente a crescere, andremo incontro alla povertà senza aver risolto un bel nulla. Questo non vuol dire che l’Italia andrà incontro al fallimento. Nessun paese europeo conoscerà un vero default, ma il punto di non ritorno, caro Roubini, non lo ha toccato l’Italia, ma l’Euro. L’Europa, priva di una governance almeno sotto il profilo economico e finanziario, una accozzaglia di paesi che condividono una sola moneta, una banca centrale priva di potere, un parlamento meramente decorativo, non potrà che avere il fiato corto. Qui ognuno se ne va per i fatti suoi, l’UE si sgretolerà, crollando piano, e l’euro si estinguerà per lasciare il posto alle valute nazionali. Poi, ognun per sé e Dio per tutti. Da parte nostra, un ritorno alla lira comporterebbe, ovviamente, una enorme svalutazione, ma, attenzione: se torniamo alla lira in assenza di un default, il trauma potrebbe essere attutito dal ritorno della Banca d’Italia quale banca centrale in grado di batter moneta, stabilire il costo del denaro più adatto a noi, e svolgere quella politica monetaria tipica delle banche centrali. Le nostre esportazioni sarebbero incrementate, certo, il paese conoscerebbe un pauroso periodo buio che ci farebbe fare i conti, almeno per qualche tempo, con la miseria, quella vera. Inflazione, o, peggio, deflazione, la  perdita di potere di acquisto dei salari ci farebbero notevolmente retrocedere, ma se non altro saremmo liberati dall’ottuso e stupido giogo tedesco.
I tedeschi non hanno capito la lezione della storia. Ripetono, sul piano economico gli stessi errori che la loro volontà di potenza ha fatto loro commettere nel corso del ventesimo secolo. In un panorama mondiale dove la finanza condiziona l’ economia reale e politica, non si è fatto nulla, ma proprio nulla per introdurre delle regole nei mercati finanziari, dove gli stessi strumenti banditeschi utilizzati all’inizio della crisi, nel 2008, continuano tranquillamente a produrre ricchezze smisurate concentrate nelle mani di un pugno di uomini. Anche a questo proposito la Germania non ha mosso un dito. Una Merkel con l’aria trasognata continua a caracollare da una idea all’altra, timorosa di perdere consensi elettorali, e di fatto paralizzando l‘azione di tutte le istituzioni europee. Tutto questo produrrà, inevitabilmente la fine dell’euro e dell’Europa, e la responsabilità di tutto ciò se la dovrà prendere la Germania, che dovrebbe essere processata in una nuova Norimberga, per crimini finanziari. Un paese che per la terza volta causa la rovina del continente che la ospita non merita alcun rispetto, alcuna considerazione. Siamo stati presi in giro da tutto il mondo per quel personaggio che si chiamava Berlusconi, dimenticando che l’Italia non ha fatto nulla per far crollare l’Europa, la Germania, viceversa, ci sta portando diritti verso il fondo del burrone. Un popolo cui la storia non ha insegnato nulla, nonostante i suoi colpi di genio, dimostra una disarmante stupidità di fondo.