lunedì 14 novembre 2011

SAMARCANDA


Nessuno è disposto a parlare di “lunedi nero”? Possibile? Eppure, tutti i siti finanziari e la stampa specializzata non potevano non dare risalto ad alcuni dati inconfutabili, vediamoli. Lo spread tra BTP italiani e bund tedeschi è tornato intorno ai 500 punti base. In secondo luogo, la borsa italiana, per quanto in buona compagnia, ha chiuso la giornata con un passivo del 2%. Unicredit ha subito il consueto crollo, gli altri bancari idem. La quota dei CDS non è per nulla mutata, restando sempre a livelli di guardia. Il nostro vigilante speciale Olli Rehn, dichiara che “il cambiamento di governo in Italia non sposta di una virgola i problemi che la affliggono”, e come un disco rotto (e francamente anche un  po’ monotono) ripete che dobbiamo fare presto, che le riforme si impongono, ecc. , la solita stanca litania. Con molto pudore, il “Sole 24 ore” annuncia che la luna di miele tra Monti e i mercati è già finita. O bella, ma quando è cominciata, ci siamo persi qualcosa? Gli acuti analisti di casa nostra si affannano a ripetere che i mercati saranno rassicurati solo dopo la formazione del governo e i primi provvedimenti che saranno varati. Giusto. Tanto più che il cammino di Monti è lastricato di ostacoli e macchie d’olio. Intanto, gongolanti come non mai, gli sgherri di Berlusconi, non appena giungevano le prime avvisaglie dell’ennesima giornata nera dei mercati, con uno stato d’animo vicino al tripudio, annunciavano, per bocca di Cicchitto, che dopo le dimissioni del suo datore di lavoro sembra aver riacquistato una illibatezza da verginella, dichiara che “non daremo fiducia al buio, valuteremo caso per caso”. Cominciamo a porre i primi paletti. Ci si mette anche Monti, a sorpresa, che “vuole dei politici nel suo esecutivo”. Ma, caro Monti, non lo capisci da solo che se fai entrar anche un solo politico sei rovinato? Dovrai usare il bilancino per farne entrare un altro di segno opposto come contrappeso, e poi un terzo che non vorrà, giustamente, essere escluso, e poi un quarto per non scontentare la parte avversa, e via discorrendo. Come la conosci poco la politica italiana, caro Monti! Cominciamo male, non hai capito bene con che razza di gente hai a che fare. Comunque, anche ammesso che i mercati abbiano usato una ragionevole cautela, ci si poteva attendere una giornata piuttosto fiacca, niente di più. E invece è andata male, e parecchio.
Ora, in coscienza, abbiamo fatto quello che si poteva fare, ne più, ne meno. Si potrà dire che lo abbiamo fatto tardi, se tutto ciò fosse avvenuto un anno fa non saremmo a questo punto, ma c’è qualcosa, in questo avvio di settimana che non ci torna, che suona stonato. Mario Monti è persona conosciuta molto bene a livello internazionale, è di una affidabilità totale. E’ vero che non ha ancora composto il suo governo, ma il segnale delle borse di oggi suona come una campana a morto. E allora occorre probabilmente spostare il discorso, e guardare le cose da una diversa angolazione. Vediamo il quadro europeo, considerando soprattutto le novità che si stanno profilando all’orizzonte, tutte negative:

SECONDO LE ULTIME stime da parte dell'Unione Europea l'Italia, non riuscirà nel 2013 a raggiungere il pareggio di bilancio. Quindi, sempre secondo la Ue, è giusto continuare a fare pressioni  sul ripristino immediato della stabilità politica e sulla capacità di prendere decisioni, soprattutto in materia previdenziale.
COSÌ COME è stato giusto far perdere credibilità nell’economia italiana, escludendo per un attimo il solito discorso politico.
MA, SORPRESA, o forse, per chi del settore non proprio, annuncio che la stessa Europa, che continua a chiedere all'Italia chiarimenti a breve non sarà in grado di



raggiungere la ripresa economica, tanto annunciata, ed oggi, per sua stessa ammissione, in retrocessione, per ammissione dello stesso Olli Rehn, commissario europeo agli affari economici e monetari , la “Crescita è a un punto morto”.

LE PAROLE DI OLLI REHN, commissario europeo agli affari economici e monetari, meglio non potevano esprimere il timore di una temuta quanto brutta recessione che sta investendo tutta Europa, anche per la brusca caduta della fiducia, che colpisce indistintamente investimenti e consumi. Le previsioni sull'andamento del prodotto interno lordo segnalano ovunque un peggioramento.

DALLA TANTO SOLIDA economia tedesca, per cui la stima di crescita per il 2012 è limitata allo 0, 8% del Pil dopo il +2,9% del 2011, alla Francia  dove il Pil previsto per il 2012 a +0,6%  scende dal +1,6% del 2011. Per l'Eurozona era prevista una crescita dell'1,6% nel 2011, e dell'1,8% nel 2012, oggi si scende all'1,5% per il 2011 e allo 0,5% per il 2012.

PER  QUEL CHE RIGUARDA il settore occupazione non si prospetta “Nessun miglioramento reale” , ma oggi ci si ricorda di ammonire Paesi, fra cui Belgio, Ungheria, Polonia, affinché correggano al più presto i loro deficit.

E VENIAMO ALL’ITALIA, oggi centro delle maggiori preoccupazioni. Oggi è l’unica a vantare, un dato molto positivo, il miglior avanzo primario in tutta la Ue , con 4,4% del Pil, rispetto alla Germania che si ferma all'1,5% e alla Francia in negativo con -2,1%. Le previsioni per il 2011, stimavano per l’Italia un Pil in crescita dell'1%, oggi scese a +0,5%. Per il 2012, si prevede addirittura lo 0,1%, cioè stagnazione. 

PER IL 2013, un probabile +0,7%. Anche il rapporto deficit/Pil, anche se legato alla bassa crescita, lascia la stima per il 2011 invariata con -4%, in ogni caso, migliore della media dell'Eurozona che è del 4,1%, per il 2012 si migliora scendendo al -2,3% dal 3,2% precedente, e per il 2013 all'1,2%, naturalmente se non ci sono variazioni.

IN QUESTE CONDIZIONI, il famoso pareggio di bilancio non sarà raggiunto da nessun paese, né dall’Italia, né dalla Francia, né, tantomeno, dalla Germania, e sicuramente saranno necessarie nuove manovre economiche.
(fonte: professionefinanza.com)

Riassumendo, l’Europa sta semplicemente crollando piano piano. E allora il problema non è, lo sapevamo, solo italiano, il contagio è ormai una realtà di fatto, e non badiamo troppo alle stime della crescita, lo 0,3 – 0,2 – 0,1 ecc. abbiamo compreso tutti che le stime stanno calando a vista d’occhio. Non siamo in stagnazione, siamo in una franca, completa recessione. Se la Germania si ferma allo 0,8%, possiamo stare certi che la diagnosi è corretta. E’ vero che siamo italiani, nessuno si fida di noi, il mondo non comprende i nostri bizantinismi, le nostre tortuosità, la nostra superficialità. Monti stesso si mette nei guai volendo personalità politiche nel suo governo e dichiarando di avere intenzione di durare fino alla scadenza della legislatura, altro grave errore. Intanto la Lega riapre il parlamento padano, ignorando, probabilmente che la padania esiste solo nella fantasia di qualche esaltato. Tutto questo è vero, ma, se stiamo all’analisi della situazione europea in generale, comprendiamo come in pericolo, a questo punto, non è questo o quel paese, ma la stessa moneta unica. Non crediamo ad un complotto internazionale contro l’Euro, gli Stati Uniti sarebbero primi a risentire di un crollo della moneta unica, pensiamo piuttosto che il risanamento dei debiti sovrani dell’eurozona sia praticamente impossibile a realizzarsi. La Francia annaspa avendo a che fare con le sue banche che, facendo largo uso della leva finanziaria, sono indebitate e in crisi di liquidità, l’Austria non se la passa meglio, non parliamo poi del Belgio. Non si raddrizzano i conti, non si azzera il debito in assenza di crescita economica. Questa elementare verità è sotto gli occhi di tutti e col passare del tempo e con la corruzione dei conti dei paesi centrali dell’Europa, emerge sempre più lampante un’altra verità: possiamo fare una o dieci manovre finanziarie, non ne usciremo mai e otterremo il solo risultato di deprimere una economia già in ginocchio, accelerando il processo di recessione al punto di farla diventare “depressione”. Quando si procede alla cosiddetta “macelleria sociale”, quando il ceto medio scompare appiattito sulla soglia della povertà, la crisi dei consumi, l’instabilità sociale, l’impennata della disoccupazione, l’inflazione alle stelle, o peggio, la deflazione faranno il resto. Il dubbio che sta sorgendo in più di un analista è che le manovre che si appresta a licenziare Mario Monti, non sortiranno alcun risultato concreto. Il costo del lavoro, da noi, non può essere abbattuto, se dall’altra parte del mondo c’è chi lavora per una ciotola di riso, fa le cose che facciamo noi, e magari le fa pure meglio. Le nostre esportazioni non avranno più alcuna piazza ad accoglierle, la nostra bilancia commerciale conoscerà un tale passivo da consentire ben poche importazioni, e noi, per l’energia, dipendiamo completamente dall’estero. Insomma, l’avvitamento sulle manovre che non bastano mai è già una realtà. Serviranno solo ad affamarci, ad impoverirci e a creare una divaricazione enorme tra una classe di ricchi sempre più ricchi e di nuovi poveri che vedranno accrescersi le loro schiere.
La soluzione? Non la conosciamo, bisognerebbe essere dei maghi. A questo punto abbiamo  fatto quello che ci chiedeva l’Europa e il mondo, ma temo servirà a poco. Dalle pagine di questo blog avevo predetto che l’effetto dell’uscita di scena di Berlusconi sarebbe durato una settimana. Sbagliavo. Non è durato neppure un giorno.

In definitiva, quello che si profila, e lo diciamo con non poca amarezza, è la fine dell’euro. Possiamo andare aventi ancora sei mesi, un anno, ma alla fine della strada c’è un appuntamento con la storia cui non possiamo sottrarci. Possiamo solo rimandare quello che è inevitabile. I paesi emergenti possono produrre e consumare nei loro mercati interni, noi no. Dall’Europa non uscirà presto neppure più un bullone. Il nostro debito, manovra dopo manovra ci si divorerà, fino alla depressione. A questo punto, il ritorno alla moneta nazionale sarà inaugurato anzitutto dalla Germania, che si illuderà di uscire dalla spirale della recessione con il marco, una volta uscita la Germania, toccherà a noi. Non credo, lo ripeto, ad una congiura contro l’Euro, ma, di fatto, l’Euro è destinato ad estinguersi, nonostante il fatto curioso, questo dobbiamo dirlo, che continui ad essere considerevolmente apprezzato rispetto al dollaro (oggi 1, 36 dollari). La domando che vi pongo, allora, è la seguente: siamo sicuri che, se in vista c’è una fine dell’euro, dobbiamo per forza passare attraverso una manovra dopo l’altra? Non potrebbe essere sufficiente tornare alla lira per regredire di qualche secolo? C’è qualcosa di ineluttabile, in questa contrazione mondiale, che sa molto di appuntamento con la storia, come nella canzone di Roberto Vecchioni, nella quale il cavaliere tenta disperatamente di ritardare l'appuntamento con la morte. Il crollo dell’impero d’occidente è un tornante della storia, una svolta epocale. Se anche tornasse redivivo Keynes, a formare un nuovo governo, non si cambia il senso della storia, lo si asseconda, cercando, come sempre, di limitare al massimo i danni.

C'era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.
(“Samarcanda” di R. Vecchioni)