domenica 6 novembre 2011

CRONACHE MARZIANE

Abbiamo salutato con estrema soddisfazione, vorrei dire con giubilo, la perfetta riuscita dell’operazione che Antonio Cassano, calciatore di grido, ha subito pochi giorni fa al cuore. Il suo malore (stato di confusione, annebbiamento della vista, difficoltà nella parola ecc. ), avevano gettato nel panico centinaia di migliaia di tifosi, di cittadini italiani che, in barba alla crisi economica, hanno trepidato, hanno vissuto momenti di autentico scoramento, nella drammatica attesa della diagnosi del malore subito dal genio di Bari vecchia. Non è stata una attesa, fortunatamente, troppo prolungata: dopo ventiquattr’ore, dopo un consulto dei maggiori luminari a disposizione, la diagnosi e la prognosi erano belle e pronte. “Ictus ischemico”. Beh, veramente o ictus o ischemia, non sono esattamente la stessa cosa…Da quello che è trapelato si è trattato di una lieve ischemia. Ma questo non bastava all’ondata di tifosi ancora sulle spine: tutti questi paroloni, va bene, ma quale è la causa, quale la possibile cura? Anche in questo caso non si è dovuto attendere molto: il nostro “Fantantonio” era affetto da una banale, piccola malformazione congenita, un piccolo buchetto che faceva comunicare i due ventricoli del cuore, ma, fermi tutti! Una operazione, una piccola operazione chirurgica rimetterà tutto a posto. Come descrivere il sollievo delle orde di cittadini, che, noncuranti dello spread e del tracollo della Borsa, potevano festeggiare lo scampato pericolo. Anche l’intervento  non si è fatto troppo attendere: un paio di giorni dopo, uno dei massimi luminari della scienza cardiochirurgica, accorso al capezzale del prezioso calciatore, si è premurato di operarlo e di farsi intervistare con il volto rilassato per la riuscita dell’operazione e per lo scampato pericolo. L’intera nazione poteva tirare un sospiro di sollievo: i tempi di recupero prevederanno qualche mese, ma il “fenomeno” è salvo. Il tutto, come ciascuno di noi ha potuto verificare, veniva riportato sulla stampa e sui telegiornali, subito dopo le notizie, per la verità poco rassicuranti, del versante economico, del commissariamento dell’Italia da parte del FMI, dello spread intorno ai 460 punti, degli interessi pagati sui BOT decennali arrivati allo 6,50%, di un governo alle corde, pronto a suicidarsi in Parlamento e portare alla malora se stesso e l’intero paese. 

Non è una bella storia? Noi pensiamo di sì. Una bella storia, istruttiva e edificante: la dice lunga sul punto cui siamo arrivati, su che razza di gente siamo, sul fatto che rimuovere Berlusconi provocherà un effetto sui mercati che durerà pochi giorni. Siamo noi italiani il problema, non Berlusconi. Il cavaliere ha fatto la sua parte, corrompendo dall’interno, in un quindicennio, la cultura, l’etica, la sociologia di un paese. Le sue televisioni, la sua stampa, la sua stessa figura, corrotta soprattutto nei costumi e nelle abitudini, hanno causato al paese un incalcolabile danno. Ma non possiamo negare che Berlusconi è un prodotto nostro e solo nostro, solo noi italiani potevamo eleggerlo e farlo governare per diciotto anni. Nessun altro popolo al mondo avrebbe anche solo dichiarato eleggibile un uomo che da solo incarna l’essenza stessa del “conflitto di interessi”. Lo abbiamo eletto e rieletto. L’equazione che potrebbe apparire superficiale, compiuta dagli stranieri, tra il popolo italiano e il suo leader, nella sostanza,  è giustificata. Berlusconi impersonifica perfettamente, come Alberto Sordi, il lato oscuro di ciascuno di noi, i nostri vizi, i nostri tic, le nostre cattive abitudini, la nostra protervia, la nostra volgarità, la nostra meschinità. Ha fatto appello alla parte peggiore di noi, che però, a quanto sembra, è anche quella predominante. Siamo un popolo disgraziato, secondo solo a quello greco, un popolo di sciagurati che meriterebbero di essere abbandonati al loro destino. Non meritiamo né pietà, né compassione, solo il disprezzo che giustamente ci è tributato dal mondo intero. 

Il caso di Cassano, è illuminante. Un calciatore, uno che sa giocare bene al pallone, una persona che non ha mostrato delle straordinarie qualità: quando non deve parlare, parla, quando dovrebbe tacere si scatena in una serie di argomentazioni senza capo né coda. Proviamo a pensare ad un cittadino qualsiasi cui occorresse la stessa disavventura: un malore passeggero, una corsa al Pronto soccorso. Codice verde, al massimo giallo. Ore ed ore di attesa per una visita neurologica. Alla visita tutto sembra in ordine, si è trattato, con ogni probabilità di un attacco ischemico transitorio (TIA), non si allarmi, stia tranquillo, i riflessi sono nella norma, la parola è fluente come prima, si faccia prescrivere qualche esame dal suo medico curante.  Ma, veramente, non sarebbe opportuno effettuare una TAC al cervello? Eh, una TAC! Addirittura! Ma lo sa quanto ci viene a costare una TAC? E poi adesso lei sta bene, glielo ripeto, faccia con calma qualche esame, tra cui, ne convengo,  anche una TAC. Il cittadino in questione esce da Pronto Soccorso con la prescrizione di un ansiolitico (che non si nega a nessuno e ha il vantaggio di sedare il paziente troppo ansioso circa l’evoluzione della sua salute), torna a casa, si sente in effetti meglio, forse aveva ragione il dottore del Pronto Soccorso. Ma, siccome non si sa mai, dopo qualche giorno si reca dal medico di famiglia, racconta l’accaduto, il medico lo visita con scrupolo, gli conferma che adesso è tutto in ordine, gli prescrive alcuni esami, tra cui una TAC. Il cittadino si reca al CUP locale, gli dicono che la TAC, non trattandosi di una emergenza, la potrà effettuare solo fra quattro mesi. Il cittadino accetta, cos’altro può fare? Così, tra un esame e l’altro, tutti effettuati con la massima calma, tanto, che fretta c’è’, si arriva all’ultimo appuntamento, fino a giungere, ancora prima di essere sottoposto alla TAC, alla folgorazione finale. L’exitus è dovuto ad un arresto cardiaco, una eventualità frequente, assolutamente imprevedibile, un vero e proprio fulmine a ciel sereno. I familiari piangono una morte prematura, prendendosela con il destino tragico e beffardo. 

Vi sembra una storia verosimile? Lo è.  Il trattamento riservato ad un tizio qualsiasi, un mediocre che sa giocare al pallone, gli salva la vita. La stessa patologia, nel caso di un cittadino qualsiasi sarebbe passata completamente inosservata. E lo avrebbe condotto ad una probabile morte. E’ evidente per tutti che c’è uno sbilanciamento, una distorsione grossa come una casa, qualcosa che, da qualche parte, non funziona. Il solo fatto che la stampa e la TV se ne siano occupati quale seconda notizia dopo la catastrofe economica che ci sovrasta, la dice lunga. A me non ha dato alcun sollievo pensare che un signore qualsiasi che si chiama Antonio Cassano sia uscito in ottime condizioni dalla sala operatoria, a me importa che se mi coglie un malore qualsiasi e mi reco in un qualunque Pronto Soccorso, mi considereranno solo un codice, mi faranno attendere ore ed ore, e, se mi va bene, mi faranno uscire con un diagnosi approssimativa, ma senza ammazzarmi, se non altro. A questo siamo. A tanto arriva la nostra cretineria, il nostro essere profondamente  somari. Ma forse non siamo solo noi italiani a raggiungere simili vette di asineria. Forse il mondo intero va nella stessa direzione, e quanto è accaduto nel caso di un calciatore qualsiasi si sarebbe verificato anche altrove. Questo non deve consolarci, deve semmai farci riflettere sulle deviazioni del nostro pensiero e del nostro essere causate dal capitalismo e dal liberismo, non solo colpevoli di averci condotti sull’orlo del baratro, di aver messo in mezzo ad una strada centinaia di migliaia di esseri umani, di avere impoverito l’intero pianeta, di aver negato il futuro dei nostri giovani, no, non solo. Ha prodotto degli essere umani che non sono più in grado di discernere tra il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, il morale e l’immorale. Quando il valore unico è il profitto, cioè il denaro, casi come quello di Cassano sono all’ordine del giorno, sono l’inevitabile conseguenza di una società che  non ha più nulla da dire, che è svuotata, che è un recipiente senza contenuto, che non sa più esprimere valori, idee, pensieri umani, a misura d’uomo. La decadenza economica non è che una conseguenza di una decadenza etica prodotta da questo clima da basso impero, da crollo dell’impero d’occidente. La contrazione economica che stiamo vivendo e dalla quale non potremo più uscire, è l’inevitabile prodotto di un sistema che non conosce che il consumo di beni deperibili, l’egoismo, la cupidigia, la sete di denaro e di potere, la sottocultura dell’apparenza. Una società sterile che non è più in grado di dire alcunché, che deve lasciare il passo alle generazioni giovani e aggressive degli indiani e dei cinesi. Loro sono il futuro.
Noi ci consoliamo con la buona sorte toccata a Cassano. A ben guardare, non mi vergogno di essere italiano, mi vergogno di appartenere a questo mondo. Vorrei essere su Marte, o in un qualunque altro posto che non sia quest’”atomo opaco del male”.
Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio un pianeta su cui ricominciare.
(E. Finardi)