mercoledì 23 novembre 2011

FATE PRESTO (ad uscire dall'Euro)


Dopo l’ennesima giornata negativa, con le borse che cadono una dopo l’altra, le tensioni formidabili sui titoli di stato e le nostre banche, sulle quali continuano a piovere le vendite, ci si domanda da più parti quanto deve ancora durare questa lenta agonia, ma soprattutto quando la Germania scoprirà una volta per tutte le sue carte, terminando questa abominevole  politica attendista che, per ovvie ragioni, non potrà andare avanti per molto. Mi domandano, da più parti, una spiegazione chiara e semplice che possa motivare le ragioni per le quali una nazione che a parole si è sempre detta favorevole all’Unione europea e alla sua moneta unica, sta assumendo comportamenti che ci stanno portando in fondo al crepaccio. Credo sia ormai chiaro per tutti che la fine dell’Euro è vicina. Dirò di più. Considerando che l’intenzione che appare più probabile da parte della Germania è quella di uscire dall’Euro e tornare alla sua valuta nazionale (l’altra opzione, quella di un euro e due velocità è di fatto inattuabile, non esistono più paesi europei da tripla A), ci auguriamo tutti che lo faccia prima possibile, prima cioè che lo sciagurato governo “tecnico” Monti vari delle manovre inique ma soprattutto inutili. Dal momento che una uscita della Germania dall’euro sancirà anche la fine della valuta europea, l’impatto con il ritorno alla lira sarà certamente assai duro e difficile. Una lira debole, svalutata, preda di speculazioni finanziarie, in presenza di una grave spirale inflattiva, causerà inevitabilmente sacrifici pesanti, in particolar modo per i primi anni. E allora, visto che ci attendono anni difficili, visto che l’estinzione dell’euro è ormai data per certa, non potremmo aspettare di uscire dall’Euro per affrontare una politica di lacrime e sangue? Dobbiamo per forza cominciare a piangere sin d’ora? Monti può fare non una ma mille riforme e manovre, in questo preciso momento storico e in questa congiuntura, continuare con la politica dei tagli non servirebbe certo né a rimettere il paese in pista, né a sanare i nostri conti pubblici. I tedeschi si macchieranno di una colpa non paragonabile a quella dell’olocausto, come è ovvio, ma si prendono una responsabilità sulle spalle di gravità incommensurabile. Per l’ennesima volta nella storia si stanno macchiando di un’onta inemendabile: la fine dell’ euro e dell’Unione europea avrà delle conseguenze inaudite non solo nei confronti dei 17 paesi membri, ma provocherà il collasso della finanza globale, con conseguenze imprevedibili che ricadranno sul mondo intero. Potrebbe essere la fine dei mercati così come li conosciamo, potrebbe provocare una paralisi delle borse e degli scambi commerciali, oltre che finanziari. Il mondo intero piomberebbe nella miseria, almeno per qualche tempo. Oggi, 23 novembre, l’asta dei bund tedeschi è stata un flop: il 35% è andato invenduto. E’ una notizia clamorosa: ci dice che lo spread, questo maledetto spread non ha più senso, che le Cassandre come Roubini farebbero meglio a tacere invece di propagandare balle spaziali, ci dice che non esistono più paesi virtuosi, che la Francia, l’Austria, l’Olanda e la Germania stessa non sono più in grado di controllare il loro stesso debito. Invece di dotare la BCE di poteri maggiori, interventi sulla politica monetaria, battere moneta, assorbire buona parte del debito dei paesi in maggiore sofferenza con l’emissione di eurobond, istituire una governance unica economico finanziaria, si è scelta, da parte della Merkel, una politica esitante e contraddittoria che sta paralizzando tutte le istituzioni europee. Il ministro Schaeuble parla di politica fiscale comune: una inaudita fesseria, inutile e irrealizzabile.
Va bene, volete uscire dall’euro e tornare al vostro amatissimo marco, fate pure, ma fate presto: i sacrifici, se proprio dobbiamo farli, vorremmo affrontarli una sola volta, senza avvitarci in una manovra finanziaria dopo l’altra, senza andare in pensione a 75 anni, senza fare pagare altre imposte, dirette e indirette (l’IVA al 23%!). Di sacrifici, con il ritorno alla lira, saremo costretti a farne anche troppi.
Vediamo allo di chiarire, come dicevo, le ragioni neppure troppo oscure, che inducono la Germania ad affondare l’Euro e a mettere fine all’Unione europea:

Il ministro Schaeuble sta ripetendo ciò che Juergen Stark (che a settembre ha lasciato il suo posto alla BCE perché contrario all’acquisto di  bond governativi) ha dichiarato durante una conferenza all’inizio del mese: “Dobbiamo procedere con coraggio verso l’unione fiscale”.
“Dobbiamo andare oltre e creare un’unione finanziaria: la crisi dimostra che serve più Europa.”
Dichiarazioni scottanti, sopratutto se si considera che la Merkel è convinta che gli Eurobond non siano “una proposta ragionevole”. Come interpretare allora l’ambivalenza delle dichiarazioni tedesche sull’integrazione europea?
Si possono prendere alla lettera, oppure provare a dare un’interpretazione diversa: forse che la Germania stia soltanto prendendo tempo?
Consideriamo la prima ipotesi, ovvero che le dichiarazioni dei leader tedeschi vadano prese alla lettera: la Germania teme che la BCE monetizzi il debito sovrano. Il divieto esplicito che impedisce la BCE di comprare bond governativi in maniera diretta (articolo 123 del Trattato di Lisbona, ma non solo), non ha di fatto impedito l’acquisto sul mercato di bond greci, portoghesi, irlandesi, italiani e spagnoli, nel tentativo di ridurne i rendimenti. La strategia non ha funzionato, quindi il passo successivo più logico sarebbe di comprare il debito direttamente.
Chi è a favore di questa mossa sostiene che sia l’unico modo credibile di fermare la crisi, visto che la BCE ha fondi illimitati (ovvero:  il debito acquistato viene incluso nel bilancio della Banca Centrale che poi ha il potere di stampare euro per pagarlo). Qualsiasi decisione diversa sarebbe un invito aperto per attacchi speculativi ai mercati dei bond.
La Germania però non accetta questa possibilità, a causa dello spettro dell’iperinflazione di Weimar che ancora influenza sentimenti e decisioni. Non che l’alternativa, cioè l’unione fiscale, sia invece particolarmente gradita. Però a fronte di una scelta tra monetizzazione del debito o unione fiscale, la Germania propenderebbe per quest’ultima.
Tutto ciò vale se si prendono alla lettera le dichiarazioni della Germania.  L’unione dell’Eurozona è in serio pericolo, lo sappiamo tutti. Quello che non si considera è quanto tale pericolo sia vicino.
Fonte: soldionline.com