sabato 26 novembre 2011

MOLTO DOPO MEZZANOTTE


Diventa ogni giorno più difficile razionalizzare, economicamente o politicamente, la posizione del cancelliere Merkel sulla crisi finanziaria e congiunturale che attanaglia l'Europa. Da un lato, insiste su politiche di austerità così estreme che finiscono per essere controproducenti, perché inducono l'economia a contrarsi quasi altrettanto rapidamente di quanto non scendano deficit e debiti.
Dall'altro riafferma ad ogni occasione e con assoluta intransigenza la sua opposizione (che poi equivale a un veto, visto il ruolo speciale della Germania nella costituzione materiale delle istituzioni monetarie europee) all'intervento della Bce nel ruolo di prestatore di ultima istanza, l'unico ormai che a giudizio dei più può prevenire l'implosione del sistema finanziario, con la conseguente probabile dissoluzione dell'unione monetaria. L'isterica reazione dei mercati, con gli spread italiani tornati verso i massimi storici, è la diretta conseguenza dell'apparente cupio dissolvi tedesco.
Siccome la speranza è l'ultima a morire, fra gli economisti e gli operatori finanziari ha cominciato a circolare la seguente consolante interpretazione. Merkel sa che i Paesi periferici fanno le necessarie riforme di bilancio e della struttura dell'economia solo quando sono sotto attacco dai mercati. Nel momento in cui la "disciplina di mercato" è rimossa, lo spirito riformatore si affloscia e si ritorna all'usuale lassismo finanziario e difesa degli interessi particolari nella gestione dell'economia. Perciò Merkel usa i mercati per costringere i Paesi periferici a fare le riforme, riservandosi però in cuor suo di rimuovere la catena che imbriglia la Bce proprio all'ultimo momento utile a prevenire il disastro. In questa intepretazione, la Bce salverà l'euro, ma solo dopo che la Germania avrà estratto tutto l'estraibile (compatibilmente con il non disfacimento dell'Unione) in termini di riforme alla periferia.
Se questo è veramente il gioco di Merkel è un gioco assai pericoloso, sia economicamente che politicamente (oltre ad essere chiaramente dannoso alla salute coronarica di chi segue gli eventi). Economicamente, perché se c'è una cosa che la crisi ci ha insegnato è che la politica si muove molto più lentamente dei mercati. Illudersi di poter scegliere il momento giusto (non un minuto troppo presto, non un minuto troppo tardi) per salvare l'euro sarebbe un esempio perfetto della catastrofica hubris, aggravata da incapacità di imparare, cui i politici europei ci hanno purtroppo abituati. Politicamente, perché dopo aver per due anni raccontato al pubblico tedesco che tutto si risolverebbe se solo i Paesi periferici facessero più austerità, e che un salvataggio da parte della Bce servirebbe solo a generare un'inflazione da Repubblica di Weimar, un'improvvisa inversione a U la condannerebbe a una catastrofe elettorale.
Siccome non crediamo che di questo Merkel non si renda conto, c'è da temere che l'interpretazione del salvataggio all'ultimo minuto sia troppo ottimistica. Ne offriamo quindi un'altra. Dato che, come abbiamo visto, la posizione tedesca conduce inevitabilmente al collasso finanziario e al probabile disfacimento dell'unione monetaria, pare naturale desumere che a Berlino si sia giunti alla conclusione che l'unione monetaria non è salvabile. O, più precisamente, che non sia possibile salvare l'euro e al tempo stesso venire rieletti dai cittadini tedeschi. Questo per la ben nota irriducibile ostilità dell'elettorato tedesco all'uso della Bce come prestatore di ultima istanza.
Se dunque l'euro deve comunque morire, il cancelliere vorrà che questo avvenga nel modo meno dannoso possibile per le proprie prospettive di rielezione. A questo scopo bisogna fare tutto il possibile perché agli occhi del pubblico tedesco la colpa sia degli altri. Di qui l'insistenza tambureggiante su sempre più dure misure di austerità. Il gioco è di poter dire ai propri elettori che l'euro è fallito perché i Paesi periferici non hanno voluto o saputo fare le riforme.
Certo questa interpretazione implica che Merkel non sia disposta a immolarsi politicamente per salvare l'euro. Di più, implica anche che, pur di migliorare le sue chance di rielezione, sia disposta a peggiorare la recessione nei Paesi periferici con il suo continuo rilancio su politiche sempre più aggressivamente recessive. Non ci pare ciò renda la nostra ipotesi meno realistica. Non sarebbe certo lei l'unico leader di un Paese europeo che ha inflitto costi gravissimi al suo Paese e al resto dell'Europa per il proprio tornaconto politico e personale.
Francesco Caselli per “Il sole 24 ore”. ©Riproduzione riservata

Che cosa si può aggiungere? Così, per completare un quadro già poco edificante, possiamo dire che la richiesta di “fare presto” da parte dei paesi ex virtuosi dell’UE, fare presto a varare riforme drastiche che, messe in atto in un periodo di crisi acutissima, non possono sortire altro risultato che deprimere ulteriormente l’economia dei paesi già in recessione, suona persino grottesco. Una delle leggi più spietate dell’economia è appunto questa: una politica di tagli alla spesa pubblica, di restrizioni a pensioni, consumi, immobili ecc. se effettuata su paesi che già versano in una pericolosa crisi del debito dinanzi ad una crescita zero hanno il solo effetto di traghettare il paese in questione dalla recessione alla depressione, l’ultimo stadio dell’economia. Risulta chiara la strategia di paesi come la Germania, l’Olanda o la Finlandia: cercare di succhiare tutto quello che è possibile dall’Euro e dall’Unione Europea, trarre vantaggio dalla depressione economica dei paesi periferici costringendoli a politiche ulteriormente restrittive, fatte di macelleria sociale ed impoverimento, poi, una volta arrivati al capolinea, che nel nostro caso potrebbe essere costituito dal fallimento dell’Italia, uscire dall’Euro, spezzare l’Unione Europea e tornare alla loro valuta nazionale con qualche vantaggio in più rispetto agli altri paesi, spremuti sino in fondo. Questo, sospettiamo sia il gioco sporco che nasconde l’aria trasecolata di una Merkel sempre più vicina ad uno stato stuporoso della personalità. Fanno la parte, e la fanno pure male. Nessuno, nel mondo intero, prende più sul serio i proclami di viscerale amore per l’Euro che stancamente la cancelliera tedesca va ripetendo. I mercati, che vanno più veloci della politica, hanno perfettamente compreso dove andremo a parare entro il 2012 e quale strategia si nasconda dietro la cancelliera. Spiace vedere il povero Sarkozy, premier di un paese talmente correlato al nostro da non poter evitare la nostra stessa sorte, cercare affannosamente una sponda favorevole da parte della Merkel, che lo tratta con la sufficienza che si riserva ai servi sciocchi. Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Cina stessa, stanno effettuando in questi giorni degli stress test per considerare il loro livello di resistenza all’impatto con la scomparsa dalla scena valutaria dell’Euro. In pratica, per dirla tutta, i mercati e gli investitori danno già per scontata la fine dell’Euro e dell’Unione Europea. Il tormentone sta andando avanti da molto tempo, talmente tanto che dalla simulazione prima o poi si passerà alla realtà. Si tratta di un processo di natura psicologica definito come “la prescrizione del sintomo”, in parole povere, ci si attende con timore e tremore un evento considerato come probabile, lo si paventa, lo si ipotizza per cercare di neutralizzarne le conseguenze, ma, così facendo, si finisce per farlo materializzare. E’, più o meno, quello che sta accadendo. Se poi aggiungiamo che le cose che si devono fare ora, non domani, ma adesso: pieni poteri alla BCE, creazione di un soggetto prestatore di ultima istanza, emissione di eurobond, allargamento dell’Efsf, istituzione di un ministero dell’economia unico dell’Eurozona, istituzione di una agenzia di rating europea, creazione di nuove regole della finanza, tutte cose che i signori Merkel, Juncker, Van Rompuy, Barroso non hanno la minima intenzione di fare, il quadro è completo. Lo stesso Draghi, ostaggio dei tedeschi, è, in pratica paralizzato. Sempre le stesse “autorità europee”, richiedono interventi pesanti sulle banche, ovviamente quelle dei paesi più vulnerabili: devono procedere a forti aumenti di capitale, proporzionalmente assai maggiori rispetto alle più deboli e indebitate banche tedesche, austriache, francesi. Per istituti di credito già in grave crisi di liquidità, questi provvedimenti significano una sola cosa: il credit crunch, la stretta creditizia, a imprese e privati. Con il solo risultato di accentuare la paralisi del paese e incrementare la recessione. Non vi basta? Bene. Allora diciamo che il governo Monti si è rivelato all’Italia e la mondo per quello che è: un governo inutile. Non ha solo il passo lento, è privo di idee che non siano i soliti tagli, i soliti risparmi di spesa. I vitalizi dei parlamentari saranno aboliti, ma solo dalla prossima legislatura e solo per i nuovi eletti, perché non si possono toccare i diritti acquisiti. Siamo alle comiche. E i diritti acquisiti dei cittadini italiani costretti ad andare in pensione a 70 anni con il sistema contributivo?
Per chi volesse approfondire l'eventualità di un default italiano: leggi

Il Telegraph riferisce che il Foreign Office ha diramato un messaggio a tutte le ambasciate inglesi dell’eurozona, affinché preparino «piani d’aiuto in caso di collasso dell’euro e possibili, conseguenti sommosse popolari». Sempre ieri, l’Economist rappresentava la moneta unica come una meteora infuocata in caduta libera. Secondo il settimanale inglese, «l’euro si potrebbe distruggere in poche settimane. L’evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un’asta di titoli».

Queste notizie sono il preludio ad una decisione obbligata che dovra' essere diffusa prima dell'apertura dei mercati lunedi', da parte delle autorita' di Unione Europea, Bce, Fmi. Cosa decideranno? Ci vuole coraggio e visione. Ma i leader europei non hanno ne' l'uno ne' l'altra, per cui e' lecito essere pessimisti.

Un sollievo di breve termine potrebbe venire da un taglio dei tassi dello 0,50% da parte della Banca Centrale Europea. Non e' nemmeno da escludere che un annuncio del neo-presidente della Bce Mario Draghi possa arrivare entro domenica sera, prima che aprano i mercati asiatici (la mossa apparirebbe "disperata" anche se giustificata in termini macro dalle previsioni di una recessione nell'eurozona per il 2012 che il credit cruch potrebbe accentuare).

Draghi sa che un allentamento della politica monetaria Ue oltre a far calare l'euro in zona $1.15-20 farebbe prender tempo per arrivare in settimane e non mesi, a successive decisioni riguardanti l'acquisto massiccio da parte della Bce di bond dei paesi in difficolta' (Italia e Spagna in testa). Un tipico "QE - quantitative easing" in stile Federal Reserve. In seguito eventualmente anche se appare improbabile visto l'atteggiamente della Germania, Draghi passerebbe allo stampaggio "pesante" di moneta e all'emissione di euro-bond, garantite chissa' dalla modifica dei trattati Ue il prossimo 8 dicembre.

Ma torniamo all'articolo del Telegraph. "Mentre il governo italiano fa fatica a trovare credito e la Spagna sta considerando di chiedere un salvataggio internazionale - scrive il Telegraph - alcuni ministri del governo britannico in privato hanno dato l'allarme sul fatto che un collasso dell'euro, un tempo quasi impensabile, e' adesso plausibile".

Recenti istruzioni del Foreign e Commonwealth Office alle ambasciate e consolati del Regno Unito nell'eurozona richiedono piani di emergenza in caso di "scenari estremi" comprese rivolte e proteste a livello popolare. I diplomatici inglesi si stanno preparando ad aiutare i britannici all'estero in caso di un collasso bancario e persino sommosse derivanti dalla crisi del debito. Il Tesoro inglese ha confermato all'inizio di questo mese che la pianificazione di emergenza per un eventuale crack dell'eurozona è in corso. Un ministro senior ha rivelato il grado di preoccupazione del governo, dicendo che la Gran Bretagna sta preparandosi e che un crollo dell'euro è ormai solo questione di tempo. "E' nel nostro interesse che si continui a rinviare perché questo ci dà più tempo per prepararci", ha confermato il ministro al Daily Telegraph.

Secondo il quotidiano, "la Grecia ha gia' vissuto diversi episodi di disordini e violenze di piazza, dopo che il governo ha impostato un duro piano di rientro dai suoi enormi debiti. I funzionari britannici pensano che scene simili non si possano escludere in altre nazioni Ue se l'euro crolla".

"Alla diplomazia UK e' stato anche detto di prepararsi ad aiutare decine di migliaia di cittadini britannici nei paesi della zona euro per le conseguenze di un collasso finanziario che non gli darebbe la possibilita' di accedere a conti bancari o anche prelevare contanti".

Ad alimentare le paure dei mercati finanziari per l'euro, sono le notizie secondo cui a Madrid ieri che il nuovo governo Partito Popolare potrebbe cercare un bail-out (salvataggio) sia dal fondo europeo di salvataggio dell'Unione europea o dal Fondo Monetario Internazionale.

Secondo l'Economist, questo situazione non può andare avanti per molto più tempo. Senza un drastico cambiamento di mentalita' da parte della BCE e dei leader europei, la moneta unica potrebbe collassare nel giro di poche settimane. Qualsiasi evento possibile, dal fallimento di una grande banca alla caduta di un governo al flop di altre aste di bond, potrebbe causare la sua fine. "Nell'ultima settimana di gennaio - nota il settimanale inglese - l'Italia deve rifinanziare più di € 30 miliardi ($40 miliardi) di titoli di stato in scadenza. Se i mercati non comprano i Btp, e la BCE si rifiuta di andare in aiuto del Tesoro italiano, il terzo più grande debitore sovrano del mondo potrebbe essere spinto in default".
Fonte: Wallstreetitalia.com

Qualcuno pensa ancora seriamente che io sono pessimista? Il Foreign Office del Regno Unito non è un circolo di canasta e possiede informazioni ben più attendibili e complete delle mie. Se lo scenario previsto è quello che avete letto, possiamo essere certi che, con buona approssimazione, sia quello giusto.
In conclusione, è la fine dell’Euro, il mondo intero si prepara a questo  evento, il mondo tranne noi. Non facciamo inutili manovre che ammazzano il welfare e annientano lo stato sociale, non facciamo il gioco sporco dei tedeschi. Da troppe settimane non lo spread, che non ha più senso seguire, dal momento che i bund tedeschi non se li fila più nessuno, ma i rendimenti che deve rimborsare il Tesoro sono troppo elevati. Tra qualche settimana, di questo passo , dovremo per forza dichiarare bancarotta. O stipendi e pensioni o interessi  e rimborsi dei titoli di stato , il Tesoro non potrà più fare entrambe le cose. Ma uscire dall’Euro in condizione di default è la cosa peggiore che può capitarci: è la ristrutturazione del debito, che significa un cospicuo  haircut dei nostri stessi risparmi. Non sappiamo a quanto potrebbe ammontare, ma siamo certi che, in un simile scenario, è il minimo che ci possiamo attendere. Piuttosto che cadere così malamente, sarebbe meglio abbandonare la nave fin d’ora, e smetterla di assecondare l’ignobile tattica del nostro nemico prussiano.