lunedì 3 ottobre 2011

TORNARE ALLA DRACMA O MORIRE CON L'EURO?

Arrivati a questo punto, più di un analista comincia a chiedersi il motivo dell’accanimento terapeutico nei confronti di un paese, la Grecia, che da almeno un anno è tecnicamente fallito. Tutti sanno che non esiste al mondo una somma di denaro in grado di risollevare le sorti di un paese che, privo di un ossatura industriale, con una agricoltura arretrata, una classe politica corrotta e incapace, non sarà mai più in grado di ripagare il debito contratto con il fondo salva stati (Efsf), che non sarà neppure più in grado di pagare stipendi correnti e pensioni. Di seguito riporto un bell’articolo tratto da “trend-online”, che bene illustra l’inettitudine del ceto politico greco, che non ha saputo fare in questi ultimi due anni assolutamente nulla, se non continuare ad affamare il paese con una politica di tagli sanguinosi che, di fatto, hanno messo sul lastrico il 50% della popolazione. Il confronto con l’Irlanda (ma anche con il Portogallo) mettono bene in risalto la spensieratezza di questo strano governo ellenico, che si è semplicemente adagiato sugli allori, confidando che, in ogni caso, l’UE non avrebbero permesso il default del paese, e allora, tanto valeva incassare i miliardi dell’Europa e continuare a stare fermi. I veri motivi di questo deprimente spettacolo (cade – non cade – la tranche arriva, forse, domani, no, dopodomani…) credo siano noti: si teme l’effetto contagio, è vero, il primo paese europeo che fallisce, esce dall’Euro e torna alla valuta nazionale agita lo spauracchio della possibilità di un effetto domino – se è accaduto una volta, può accadere anche con Portogallo, Irlanda e magari Italia . Ma il motivo fondamentale è ancora una volta economico e di natura puramente egoistica, in questa Europa dove ognuno pensa a tirare l’acqua al suo mulino. Germania e Francia sono troppo esposte (soprattutto con il loro sistema bancario) con il paese ellenico per consentire un fallimento tout court di Atene. Vengono sempre a galla le solite motivazioni, le stesse per le quali i mercati, gli osservatori, gli investitori cominciano a mettere in dubbio la persistenza dell’Euro. Una Europa divisa su tutto, senza neppure un ministero della finanza unico, tenuta assieme da una valuta sempre più debole, sono motivi sufficienti a destare qualche perplessità circa la sua durata. Quanto alla Grecia, è chiaro che tenere in vita un paese già fallito non ha senso, un default di uno stato tutto sommato marginale, potrebbe anche essere assorbito dalla BCE, e d’altra parte per la popolazione greca un ritorno alla dracma, al punto in cui siamo arrivati, non potrebbe essere peggio che mantenere l’Euro al prezzo che i politicanti di Atene stanno facendo pagare alla nazione. E’ meglio tornare alla dracma prima di finire ammazzati in nome dell’Euro.

“Ecco di cosa parlava ieri il primo ministro Venizelos a proposito del “sentirsi in tasca” la nuova tranche di aiuti (la sesta da 8 miliardi di euro) euopei. Oggi alla fine dell’ennesima riunione di emergenza, in perfetto stile rifiuti di Napoli, sono state annunciate 2 simpatiche cosette:
Vi prego di considerare il Corriere della Sera on-line: La Grecia non riuscirà a rispettare i target di bilancio per 2011 e 2012 concordati per il proprio salvataggio con la Commissione europea e il Fondo monetario. Atene, secondo quanto riferiscono alcune fonti, prevede ora un deficit dell’8,5%, contro la stima precedente del 7,6%. Il Pil è atteso in calo del 5,5%, molto al di sotto delle previsioni precedenti.
LA TROIKA E LE STIME - Per il 2012, laddove l’accordo con la cosiddetta Troika (Fmi-Ue-Bce) parlava di un deficit/Pil al 6,5%, ora la nuova bozza, che chiama in causa una recessione economica molto peggiore del previsto, stima un deficit al 6,8% del Pil. Per il prossimo anno, la contrazione della crescità è attesa al 2%, in linea con le previsione del Fondo Monetario Internazionale, ma nettamente peggiore rispetto alle stime utilizzate per l’accordo sul salvataggio dello scorso luglio, nel quale si prevedeva che l’economia della Grecia sarebbe tornata a crescere nel 2012.
NUOVI TAGLI - Il governo greco ha approvato il taglio di altri 30.000 lavoratori pubblici, rendendo esecutiva un’intesa preliminare in questo senso raggiunta con i capi della delegazione Ue-Fmi-Bce. La nuova sforbiciata chiesta dall’Europa dovrebbe servire a sbloccare la sesta tranche di aiuti decisiva per evitare il default. Anche se ora il mancato raggiungimento dei target di bilancio genera nuove preoccupazioni.
Ormai la corrotta e criminale classe politica greca ha completamente lasciato nelle mani delle banche europee la gestione del debito sovrano. In altre parole, i greci verranno spremuti come limoni fino a quando l’economia ellenica non arriverà al completo collasso. I soldi degli aiuti, in realtà servono per ripagare capitale e interessi del debito sovrano greco in mano alle banche europee,tutta questa manfrina serve solo per comprare altro tempo alle spalle sia dei greci (di cui francamente non me ne importa un fico secco) che del resto dei cittadini europei chiamati a sostenere uno sforzo finanziario utile solo alle banche Francesi, Tedesche e Belghe.
Oggi nell’occhio del ciclone ci stanno i cittadini greci e come ho già detto se lo meritano ampiamente anche perchè dopo decenni di spesa pubblica senza controllo, in questi 18 mesi hanno manifestato e protestato sostanzialmente per difendere lo status quo e non per trarre le conseguenze di un fallimento comunque inevitabile, far pagare anche i creditori e ripartire con nuove regole di mercato.
Il risultato è che nel 2012 il deficit/PIL della Grecia sarà del 6,8% e il Pil si contrarrà del 2%. A fine 2012 (facendo rapidi e rozzi calcoli) il rapporto debito PIL Greco sfonderà allegramente la soglia del 160% con un ritmo di crescita di oltre il 10% annuo.
Per quello che riguarda il taglio di 30.000 lavoratori pubblici, penso sia utile mettere questa cifra in prospettiva. La Grecia conta 11.300.000 abitanti ,circa un quinto rispetto a quelli dell’Italia. Facendo le moltiplicazioni è come se da noi venisse annunciato un piano di tagli nella PA da 150.000 unità.
La soluzione?
Bancarotta,l’uscita dall’euro e una pesante svalutazione della Dracma. Sarebbe giusto per i greci e lo sarebbe per i cittadini europei.”
Fonte: “trend-online”