giovedì 13 ottobre 2011

IRLANDA: COME SI RISANANO I CONTI SPOGLIANDO I RISPARMIATORI (italiani)

Solo qualche settimana fa riportavo i dati incoraggianti che pervenivano dall’economia e dalla finanza irlandesi, uno dei primi stati a fallire in seguito ai comportamenti funambolici e sostanzialmente scorretti tenuti dalle sue banche principali. Si ventilava, addirittura, sulla scia della rivoluzione islandese, di un “piccolo miracolo” irlandese, quando, come una doccia gelata, arriva la notizia, riportata lodevolmente dal “sole 24 ore”, che una parte del risanamento dello stato irlandese poggia le sue fondamenta sulla rovina di numerosi risparmiatori italiani. Lo stato irlandese ha provveduto a “ristrutturare il debito”,  in particolare, nel caso della Bank of Ireland, ha proposto ai propri investitori di convertire le proprie obbligazioni in nuovi bond garantiti dalla stato irlandese. Ovvio che si trattasse di una operazione in perdita, ma sempre meglio di nulla. I risparmiatori che non hanno aderito a tale conversione, si sono ritrovati con un controvalore surreale: ogni mille euro si trasformava in un centesimo di euro! La responsabilità di questa rovinosa operazione viene rimpallata tra la Bank of Ireland che sostiene di aver avvisato gli istituti che hanno fatto intermediazione (le banche italiane), a loro volta i nostri istituti di credito invocano una normativa della Consob che non vincola l’istituto che opera come mediatore ad attivare una comunicazione di questo tipo.
Una cosa emerge da questa squallida, amara storia: ci possiamo fidare delle nostre banche solo fino ad un certo punto: non dimentichiamo mai che si tratta di istituti che sono chiamati a fare profitto, è naturalmente il loro scopo, non potranno, per loro stessa destinazione, comportarsi come una associazione di consumatori, quindi non confidiamo troppo in quanto ci viene comunicato, ma cerchiamo sempre di verificare per conto nostro (mediante il web, consultando un promotore finanziario che sia terzo ecc.). Le banche non sono enti morali, non fanno beneficienza, per quanto possano ispirarci fiducia perché siamo vecchi clienti, facciamo sempre la tara a quello che ci dicono.
Secondo, tragico aspetto: non solo non esiste una Unione Europea (è solo una espressione geografia), ma addirittura, nel coltivare il proprio interesse, arriviamo a farci la guerra, l’un contro l’altro armati, sbranandoci come cani rabbiosi chiusi in una gabbia. E’ fin troppo ovvio che l’Irlanda sapeva perfettamente, compiendo, tra l’altro, questa operazione in piena estate, che un numero considerevole di risparmiatori italiani sarebbe rimasta con il cerino in mano: chi ha investito 40.000 euro si è trovato sul deposito titoli 40 centesimi di euro. Lo sapeva bene, ma non ha esitato a creare un danno cospicuo a cittadini di una altro paese europeo, nel nome del “si salvi chi può”. Non abbiamo una unione politica, non abbiamo un politica fiscale comune, non abbiamo un unico super ministro delle finanze, ognuno se ne va per i fatti suoi, cercando di trarre compensi dalle disgrazie altrui. Quanti di noi, potendo tornare indietro, avrebbe creato un fantasma chiamato UE, un europarlamento di cartapesta, una moneta dalla quale (Germania esclusa) abbiamo ricavato solo dei dispiaceri? 

V.S., risparmiatore veneto, aveva investito 15mila euro in obbligazioni emesse dalla Bank of Ireland. Tornato dalle vacanze estive, ha scoperto che i suoi 15mila euro erano diventati 15 centesimi di euro: i risparmi faticosamente accumulati non bastavano più neppure per comprare una caramella. F.R e altri tre facoltosi risparmiatori romani hanno avuto lo stesso shock al ritorno dalle vacanze: il milione di euro investito nei bond di Bank of Ireland si era trasformato, senza alcun preavviso, in 10 euro. Sono almeno 150-200 le famiglie italiane coinvolte nell'incredibile storia di Bank of Ireland.
L'istituto di credito la scorsa estate ha ristrutturato il debito obbligazionario. Ma siccome nessuno si è preso la briga di informare i risparmiatori italiani, questi si sono trovati, ignari, a subire il trattamento riservato a chi non aderiva alla ristrutturazione: ogni mille euro investiti in obbligazioni di Bank of Ireland sono stati trasformati in un centesimo di euro. Morale: con la benedizione della Commissione europea e con il sacrificio di ignari risparmiatori italiani, è stata salvata una delle più speculative banche irlandesi. Da un lato Dublino è stata aiutata con i soldi europei, e anche italiani, dall'altro Dublino si è presa dai risparmiatori un "piccolo" extra. Senza dirglielo.
Il «Castello» di Kafka
La storia, che «Il Sole 24 Ore» è in grado di documentare, è degna dei migliori libri di Kafka. Bank of Ireland, in difficoltà per la crisi finanziaria, per tre volte è stata costretta a ristrutturare i suoi 18 prestiti obbligazionari subordinati. L'ultima ristrutturazione l'ha proposta agli investitori di tutto il mondo la scorsa estate. In pratica proponeva a chiunque possedesse una delle 18 obbligazioni subordinate, di scambiare – incassando una perdita – quei "vecchi" titoli con nuovi bond garantiti dallo Stato irlandese. La perdita c'era, ma chi accettava recuperava almeno parte dell'investimento. Ben peggiore era invece il trattamento previsto per chi decideva di non aderire: i loro bond sarebbero stati rimborsati quasi a zero. Ogni mille euro, come detto, sarebbe stato onorato con un solo misero centesimo di euro.
Ovvio che nessuno sano di mente avrebbe mai rifiutato l'offerta: meglio avere titoli nuovi, seppur penalizzanti, che un centesimo per ogni mille euro investito. Eppure, quando l'8 luglio scorso l'offerta di scambio si è chiusa, si è scoperto che tanti investitori non avevano aderito. Il gioco, a metà agosto, era fatto: Bank of Ireland ha rimborsato i bond rimasti in circolazione a un centesimo. Tra questi, tanti erano in mano ai risparmiatori italiani. Perché non hanno aderito all'offerta e sono rimasti ad attendere questo rimborso da fame? Per un motivo semplice e sconcertante: non sapevano nulla di questa operazione. «Il Sole 24 Ore» ha raccolto molte testimonianze, tutte uguali: «A me nessuno ha detto nulla», «Non lo sapevo», «La banca non mi ha informato». E non si tratta di alcuni istituti: la mancata informazione ha riguardato quasi tutte le banche italiane, con poche eccezioni.
Il muro dell'informazione
Come sia possibile è presto detto: Bank of Ireland ha giocato tra le maglie larghe della legislazione e le banche italiane hanno fatto come Ponzio Pilato. L'istituto irlandese non aveva veramente intenzione di coinvolgere i risparmiatori. Lo dimostrano due elementi. Uno: non ha chiesto l'autorizzazione alla Consob per pubblicare un prospetto italiano. Due: ha destinato l'offerta di scambio solo a chi possedesse obbligazioni per un importo superiore ai 50mila euro, aggirando la direttiva europea sui prospetti. Morale: Bank of Ireland non ha fatto alcun prospetto. Però, a modo suo, il suo dovere l'ha fatto: al «Sole 24 Ore» Brian Kealy, responsabile capital management dell'istituto irlandese, ha detto che tramite Clearstream (una delle maggiori casse di compensazione europee) sono stati avvertiti tutti gli obbligazionisti attraverso gli intermediari.
Insomma: non c'era un prospetto, ma alle banche italiane la comunicazione che Bank of Ireland avrebbe ristrutturato il debito è arrivata. Il problema è che le banche italiane, nella maggior parte dei casi, non hanno informato i clienti: secondo vari esperti forse non erano neppure obbligate a farlo – la questione è controversa –, essendo l'offerta indirizzata a chi possedesse più di 50mila euro di bond. Se avessero informato i risparmiatori, questi avrebbero potuto consorziarsi oppure vendere i bond sul mercato: ma dato che non l'hanno fatto, tante persone sono andate in vacanza ignare e tranquille. E, tornate dal mare, hanno avuto l'amara sorpresa. Anche la Consob si tira fuori: in effetti non le è mai arrivato nessun prospetto.
Ricapitoliamo, dunque. Bank of Ireland organizza una ristrutturazione del debito subordinato accettabile per chi aderisce alla sua offerta, ma capestro per chi non accetta: lo fa con l'Ok della Commissione europea. Poi comunica il tutto alle banche italiane, le quali decidono di stare zitte e di lavarsene le mani. I risparmiatori non ne sanno nulla, e dunque non aderiscono all'offerta. Morale: si trovano a pagare per il salvataggio di una delle più speculative banche irlandesi. Oggi sono aggrappati solo alle associazioni dei consumatori, come Adusbef e Aduc: quest'ultima – riferisce Giuseppe D'Orta di Aduc – ha già scritto alla Consob, sta per inviare una lettera di contestazione a Bank of Ireland e sta preparando i reclami alle banche. Qualcuno pensa anche alla class action.
M. Longo - Il Sole 24 ore RIPRODUZIONE RISERVATA