sabato 15 ottobre 2011

SE PER L'ANSA SIAMO DEI "TRAVET"

Sarà purtroppo sfuggito a molti un lancio dell’Ansa, la più prestigiosa (almeno fino a ieri) agenzia di informazione italiana. La notizia, pubblicata su internet ipotizzava un taglio relativo ai buoni pasto destinati ai “travet”, sì, avete letto bene, hanno utilizzato il termine “travet” per indicare i dipendenti pubblici. Sembra un dato irrilevante, e invece credo sia bene soffermarci un attimo. “Travet” è una parola di origine francese, poi inglobata nel vocabolario torinese, intorno al 1905, per connotare: “Impiegato diligente e puntuale, spec. con valore iron. o spreg.” (dal dizionario Sabatini Coletti). Oltre ad una pièce teatrale, ha ispirato un bellissimo film di Mario Soldati, interpretato da un Carlo Campanini in stato di grazia.  Ignazio Travet, il protagonista, è un impiegato pubblico che ritiene appunto di avere trovato "il posto sicuro" e soprattutto decoroso, ma in realtà non è altro che un umile impiegato che, per quanto laborioso sia, è sempre maltrattato. Tale raffigurazione non piacque al folto numero di impiegati statali che fischiò l'opera durante la prima; ma in seguito essa ebbe un grande successo, e il nome del protagonista (letteralmente Travicello) entrò nella lingua italiana ad indicare un impiegatuccio vessato. Ora, se una agenzia di informazione asettica e indipendente, quale dovrebbe essere l’ANSA, utilizza un termine chiaramente dispregiativo per indicare il pubblico dipendente, significa che qualcosa, in questo paese, è mutato, e non solo nel pubblico impiego. Diciassette anni di berlusconismo hanno, tra l’altro, prodotto anche questo. I dipendenti statali sono abituati a prendere schiaffi da ogni parte: a cominciare dal loro stravagante ministro, il primo ad utilizzare un linguaggio aggressivo e vessatorio nei confronti dei suoi amministrati. E allora, da Brunetta, primo responsabile, in poi, si è fatta strada nel paese l’idea che impiegato pubblico sia sinonimo di: cialtrone, fannullone, ottuso nullafacente, persona che svolge compiti meramente esecutivi, mangiapane a ufo, attaccato visceralmente al proprio posto di lavoro quasi fosse una miniera d’oro, una fonte redittuale inesauribile. Agli schiaffi, i dipendenti pubblici ci hanno fatto il callo, solo non si sarebbero attesi che tra gli schiaffeggiatori di turno questa volta ci fosse anche una agenzia di stampa, che utilizzando questa parola per indicare gli statali prende clamorosamente posizione a favore del pensiero (se così si può definire) berlusconiano. Vediamo di ristabilire, con buona pace dei signori dell’Ansa, come stanno le cose. I dipendenti pubblici sono un esercito variegato di persone che svolgono i compiti più disparati e nelle realtà più disparate. Esistono le sacche di privilegio, gli enti pubblici o sovvenzionati dallo stato, perfettamente inutili, ma mai soppressi non per accontentare la bramosia di posto fisso del povero “travet”, ma per mantenere i dirigenti raccomandati nelle loro rendite di posizione. I cosiddetti boiardi di stato. Esistono viceversa realtà (come quella scolastica), dove il “travet” svolge i compiti che fino a dieci anni fa erano disbrigati da tre persone, avendo continuamente a che fare con le “molestie burocratiche” che arrivano da ogni parte, fondando il proprio lavoro, per buona parte, sul puro e semplice “volontariato”. Ma per l’Ansa, come per buona parte del paese (i liberi professionisti, i farmacisti, gli avvocati, i commercialisti, i notai, gli imprenditori)un travet rimane un travet, un omuncolo pieno di limiti, con poche risorse  e poca sensibilità, una macchina con le mezze maniche e la penna d’oca che può al massimo fare il copista, o, al limite, eseguire i compiti assegnati da un dirigente in grado di possedere una mente pensante. Questo ha fatto il berlusconismo. E invece, a ben vedere, i travet sono utili per almeno un paio di cose, che possono essere tranquillamente riconosciute anche dalle altre, privilegiate e superiori, categorie: la prima è che si tratta di contribuenti sicuri, sono tassati alla fonte, si tratta di risorse certe, non so se si possa dire lo stesso della totalità dei soggetti privati. Secondo: c’è da reperire con urgenza dei quattrini sicuri? Dobbiamo fare cassa e abbiamo poco tempo a disposizione? Non ci rivolgiamo a chi ha il panfilo parcheggiato a Portorotondo, no, ma tagliamo una percentuale dello stipendio agli statali (come in Grecia e Portogallo)e gli tagliamo pure la tredicesima. Sono due aspetti positivi dei travet che non andrebbero trascurati. I signori dell’Ansa possono rispondere che hanno utilizzato quel termine (oggi scomparso dal sito internet) per brevità di notizia, per sintetizzare un concetto in un titolo. Non è vero. Si poteva utilizzare un’altra parola, per esempio “statali”. La verità è un’altra, grazie a gente come Brunetta e il berlusconismo, lo stereotipo del pubblico dipendente che fa la spesa nell’orario di servizio, della bidella che fa la calza, è entrato nel modo di pensare comune. Senza capire che gli statali non sono una poltiglia informe ed omogenea, ma presentano delle enormi differenziazioni da una realtà all’altra. Ringraziamo i signori dell’Ansa che ci hanno impartito l’ennesima lezione di civiltà, di correttezza, di rispetto e di trasparenza giornalistica. “Travet” è una parola che implicitamente contiene un giudizio, non proprio lusinghiero. A voi lettori ricordo che esistono anche altre agenzie (come l’ADNKronos) e ai “giornalisti” dell’Ansa pongo una domanda semplice semplice: esistono i “travet” dell’informazione?