mercoledì 3 agosto 2011

PER I SUOI LARGHI OCCHI

Oggi, durante la pausa dal lavoro per il pranzo, mi è accaduto di incontrare per caso una donna che teneva per mano il figlioletto. Mi ha chiesto se c’era un bar in quei dintorni, ed io le ho indicato il locale, appena attraversata la strada, dove mi sarei recato io stesso per consumare un frugale pasto. Siamo entrati praticamente insieme, ma io ero in compagnia di colleghi e lei si è seduta con il figlio ad un tavolo poco distante. Durante il pasto i nostri sguardi si sono qualche volta incrociati: lei era molto bella, giovane, dai capelli rossi, mi aveva colpito il suo spiccato accento romano. Terminato il pasto sono rientrato con i colleghi nel palazzo che ci ospita, sono salito al mio piano e ne sono ridisceso dopo pochi minuti per portare una pratica in un altro ufficio. Passando accanto al portone di ingresso rivedo lei, con il bambino, fare ingresso dal portone principale. Mi soffermo un attimo e le chiedo cosa ci facesse proprio lì, in quel posto. Lei mi spiegò quello che doveva fare e, guarda caso, ero proprio io in grado di aiutarla. Ci recammo insieme al mio piano, entrammo nel mio ufficio e cominciai a spiegarle le procedure che la riguardavano. Lei, tra una spiegazione e l’altra, mi disse qualcosa della sua vita privata, ed io, lo confesso, la guardavo un po’ incantato, un po’ trasognato, affascinato dalle sue maniere semplici ma efficaci. Usciti dall’ufficio e lontano da sguardi e orecchie indiscrete ci scambiammo i numeri di telefono, per ragioni di lavoro, certo, ma forse non solo per quello. Lei riuscì ancora a sussurrarmi qualcosa della sua vita che a stento riuscii a comprendere, anch’io le dissi qualcosa di personale, che non avrei detto ad una utente qualsiasi. Ci congedammo in fretta, perché gli sguardi delle colleghe cominciavano ad emergere, e in fretta io feci ritorno nel mio ufficio. Durante il resto della giornata fino ad ora, che è sera inoltrata, ho continuato a pensare a lei. Quella donna emanava una sensualità straordinaria e squisita, e c’era qualcosa nelle sue parole e nel tono che usava per pronunciarle che denunciava una vita difficile, qualche sofferenza, ma anche una grande schiettezza, una grande forza d’animo, una trasparenza cristallina. Ecco, forse la cosa che più mi rimane dentro di questa donna è proprio la nuda sincerità delle sue parole e del suo mostrarsi, senza reticenze, senza recitare alcuna parte, come sempre più spesso siamo abituati a fare. Ma perché continuo a pensare a lei, lei che deve avere una ventina d’anni meno di me, con un figlioletto, e soprattutto in considerazione del fatto che non so nulla di lei, che non la conosco per nulla? Eppure, ancora prima di parlare di questioni d’ufficio, già dentro al bar ci siamo guardati diverse volte, forse non per caso. Una collega che pranza con me, acuta osservatrice, mi ha fatto notare che ero distratto e guardavo spesso da quella parte. Chissà chi è questa ragazza di Roma, arrivata nella nostra provincia chissà come, chissà perché. Eppure, nonostante la differenza di età sto ancora pensando a lei, al suo volto, al suo essere così deliziosamente femminile. Non so neppure perché scrivo queste parole, se hanno un senso, se qualcuno le leggerà e che costrutto potrà trovarvi. E’ solo una piccola divagazione che mi sono permesso, un tratto confidenziale che utilizzo con i miei cari lettori così, tanto per smorzare la tensione e l’amarezza di questi ultimi giorni di passione finanziaria. Così, per spezzare il pessimismo inevitabile del periodo, mi sono concesso una digressione senza capo né coda, che in realtà non vuole dire un bel nulla, magari non rivedrò più questa ragazza, forse non saprò più nulla di lei. Mi sembra quasi di dover chiedere scusa per queste parole in libertà, ma ci voleva una pausa dalle ambasce economiche e finanziarie, per dedicare un piccolo post ad una ragazza bella, affascinante, che ha popolato i miei pensieri fino a questo momento. Magari domani mi ritroverò riassorbito dai miei compiti quotidiani e non avrò neppure il tempo di ripensare a lei, ma una cosa è certa: non posso dimenticare quella pelle candida, quei capelli fulvi e ondulati, il suo sguardo venato di malinconia e per questo ancor più languido e bello, il suo modo di camminare e di parlare che diceva molto di lei e della storia non facile che deve avere alle spalle. Non so se la rivedrò: forse vorrei che rimanesse una immagine appena tratteggiata, appena abbozzata, che io possa colmare con qualche fantasia poetica o sentimentale. Vorrei poterla vedere come una creatura leggiadra ed evanescente, levarsi in volo sopra il mio capo mentre continuo a sognare ad occhi aperti.