giovedì 4 agosto 2011

L'ENIGMA DEL BELGIO



Può sembrare una idea balzana, Angelino Alfano, il cui rapporto con Berlusconi ricorda sempre più da vicino quello che intercorreva tra Starace e Mussolini, sicuramente la considererebbe esecrabile. “I mercati non determinano i governi, solo il popolo è sovrano”. Eh, no, caro Angelino, se ancora non te ne fossi accorto, siamo in una situazione di non normalità, di assoluta emergenza, nella quale i mercati, come accaduto in Grecia, Irlanda e Portogallo, determinano eccome gli andamenti politici degli stati interessati dalla speculazione. Berlusconi ha pronunciato un discorso relativo ad un paese che non è l’Italia, forse è andato in confusione e parlava della Francia. Sia come sia, i mercati gli hanno risposto  con la sospensione delle contrattazioni di Piazza Affari a mezz’ora dal termine (nessuno crede alla bufala del tilt tecnico): dopo una raffica di sospensioni di titoli per eccesso di ribasso, la Borsa di Milano è stata costretta alla sospensione degli scambi, a questo siamo arrivati. A questo punto.  Berlusconi cadrà rotolando nella polvere, nel peggiore dei modi, trascinando con sé, con una strana volontà di autodistruzione, l’intero paese. E’ vero che in questa svolta della storia c’è qualcosa di ineluttabile, e per quanto ci si affanni non si può mutare il corso della storia, ed il crollo dell’impero di occidente appare inevitabile, ma è anche vero che se dobbiamo cadere sarebbe bene cercare di limitare i danni e farci il meno male possibile. Ma tant’è… Il Cavaliere vuole percorrere il viale del tramonto sino in fondo, fino al fallimento ormai prossimo del nostro paese, che trascinerebbe con sé l’intera Europa e segnerebbe anche la fine della moneta unica. E sia, beviamo fino in fondo l’amaro calice, ma quando ci recheremo in banca per farci rimborsare i sudati risparmi e ci sentiremo rispondere che possiamo avere indietro solo il 75% di quanto abbiamo versato, o che il rimborso potrà avvenire solo tra un altro anno, perché l’istituto di credito non possiede sufficiente liquidità per restituirci i nostri danari, ricordiamoci allora di colui che ha voluto percorrere fino in fondo la strada che ci ha portato al collasso, e ricordiamo anche che lo avevamo avvisato fino all’ultimo, ma lui no, ha voluto caparbiamente arrivare in fondo al crepaccio. Quello che è stato sinteticamente descritto più sopra si chiama “ristrutturazione del debito”, ed è esattamente quello che accade quando uno stato e il suo sistema bancario falliscono. Se proseguiamo così, non dovremo attendere a lungo.
E allora perché non fare come il Belgio, che è senza un governo da 420 giorni, eppure le cose, in economia, sono andate egregiamente, nonostante la situazione di partenza del paese che lo metteva nel nostro stesso gruppo, insieme alla Spagna, dopo quello costituito da Grecia, Irlanda e Portogallo. L’idea del governo tecnico, quando ci si trova in una situazione di estrema emergenza, è sicuramente la migliore, se non altro per limitare i danni. Ma i nostri politicanti, che hanno già messo al sicuro i loro risparmi, in Svizzera o in qualche altro paradiso fiscale, sono troppo concentrati sulle loro rendite di posizione e sui loro piccoli e grandi privilegi per farsi da parte. Sono gli unici che non hanno ancora capito che se il rendimento dei nostri titoli di stato è arrivato al 6,30% circa, la soglia di non ritorno, quella che garantisce il fallimento, quella del 7%, non ci sembra poi così lontana. L’on. Casini dice che un governo tecnico sarebbe inconcepibile perché si configurerebbe come un commissariamento della politica. Involontariamente ha detto la pura e semplice verità: certo che si tratta di un commissariamento, indispensabile, considerato il livello di incapacità ed inadeguatezza dimostrata da questa classe politica! Ah, fosse capitata a noi la fortuna che si sono visti piovere sul capo i cittadini belgi!
Forse solo a metà agosto il re Alberto del Belgio potrà salutare un accordo tra otto partiti per dar vita a un governo del Paese a 420 giorni dalle elezioni politiche del giugno del 2010. Un vuoto così prolungato ha battuto tutti i record della storia mondiale: eppure nel lungo intervallo il Pil belga è cresciuto del 2,4% e il Parlamento ha approvato persino la legge anti-burqa. E il vecchio esecutivo, in carica solo per il "disbrigo degli affari correnti", se l'è comunque cavata, anche se aveva a disposizione solo un dodicesimo del bilancio (che andava rinnovato mese per mese) e ha potuto solo esercitare i poteri di un "governo leggero".
E' un quadro del tutto inedito in una moderna democrazia: e tuttavia sembra quasi un esempio positivo, in particolare per l'Italia che sul governo che c'è, che dovrebbe cadere al buio e che intravede all'orizzonte nebbioso o un esecutivo "tecnico" oppure una compagine "di salute pubblica" si sta esercitando da qualche settimana in un angoscioso balletto sul quadro politico accomunato dall'impotenza. 
D'altra parte, mentre ci si affanna a prefigurare scenari di cambiamento o di "discontinuità", sfugge in sostanza la percezione poco simpatica di essere, di fatto, completamente "commissariati". Ovvero che i normali elementi dell'esercizio della sovranità (la diplomazia, la spada e la moneta) siano completamente in mani altrui. Nessuno ha voluto la grottesca guerra in Libia, eppure si continua a farla in un comodo disinteresse mediatico. La manovra economica costruita e approvata di corsa, con la politica intera al guinzaglio di Napolitano, si dimostra scarsamente persuasiva all'impatto con i mercati. E anche l'unica figura in grado fino ad ieri di rassicurare borse e istituzioni internazionali, il ministro Tremonti, ha l'immagine appannata. Per la gioia di molti indebolito, se non sgarrettato (per una storia marginale di subaffitto in contanti) dalle indagini della magistratura sul malaffare di Palazzo. Peraltro una magistratura che sta lentamente scoperchiando la profonda "questione morale" che imbarazza il principale partito di opposizione, incapace ormai di prospettare una seria alternativa di governo a una maggioranza sfibrata e depressa.
Se il potere, quello vero, passa altrove (tra toghe e mercati, tra media e lobbies non solo nostrane), dov'è finito il "primato della politica" indispensabile in una sia pur affannata democrazia parlamentare? Sembra quasi che le resti solo lo spazio per giocare con i costosi privilegi di casta, mentre il mondo va da un'altra parte. E' al tramonto un ciclo ormai quasi ventennale, ma non si vedono all'orizzonte i "profeti del nuovo", capaci di visione ma anche di consenso democratico. Se il destino del Paese è quello di essere, come pare, una "colonia", allora meglio il Belgio, che almeno ha una regina italiana…
Giuseppe Baiocchi – “Affari italiani.it”

AGGIORNAMENTO

Credo sia utile riportare sinteticamente il pensiero del noto economista Nouriel Roubini, che non fa sconti sulle sorti del nostro paese, soprattutto sul versante politico.  Roubini si chiede infatti se davvero Berlusconi pretende che qualcuno gli creda quando lui stesso afferma che sono i mercati a sbagliare e che l’Italia è sana, con buoni fondamentali e ha affrontato la crisi meglio di altri.
L’economista riconosce che il nostro Paese potrebbe avere un discreto risparmio, aggiungendo però che ha perso la fiducia dei mercati. Il Governo ha perso il contatto con la realtà e la dimostrazione di ciò è la totale assenza di misure in favore della crescita. Secondo Roubini si prospettano scenari pesanti per l’Italia e quel che è peggio è che chi sta al vertice non se ne rende conto. La sua idea è che l’unica soluzione sia la creazione quanto prima di un Governo tecnico, presieduto da un personaggio prestigioso, andando al più presto alle elezioni.