sabato 28 maggio 2011

UN EROE DEI NOSTRI TEMPI (anzi, due)

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti dell'attore Edoardo Costa, già protagonista della soap opera «Vivere». L'attore è accusato di truffa aggravata, appropriazione indebita, falso ideologico e materiale e uso di atto falso. Secondo il pm di Milano Bruna Albertini, si sarebbe appropriato di circa 570 mila euro versati in beneficenza alla associazione a favore dei bambini dei Paesi poveri da lui fondata, C.I.A.K.. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, l'associazione benefica avrebbe destinato realmente allo scopo dichiarato solo una piccola percentuale del denaro raccolto: dei circa 650mila euro raccolti, solo 80mila sarebbero stati destinati all'assistenza dei bambini. Per gli investigatori la cifra raccolta potrebbe anche essere «molto superiore, poiché non è stato possibile quantificare tutto il denaro drenato nel corso dei vari eventi. Questo perché nella maggior parte dei casi la onlus raccoglieva denaro contante, di difficile tracciabilità».
Ora, Edoardo Costa, il cui vero nome è Edoardo Cicorini, attore di mezza tacca, buono a nulla e capace di tutto, non ha arrecato un danno ai soli benefattori che un po’ superficialmente hanno scelto proprio la sua “associazione” per fare donazioni, no, ha provocato un danno incalcolabile a tutte quelle organizzazioni onlus che d’ora in poi, a ragione peraltro, saranno passate ai raggi X da una buona parte di coloro che intendono fare beneficenza. Ovviamente, sempre che le accuse, come pare, siano realmente fondate. E’ pur vero che non parliamo di Lawrence Olivier, le sue prestazioni attoriali si fondavano unicamente sulla sua presenza fisica, la sua mimetica facciale conosceva a malapena un paio di espressioni (quella seria e quella sorridente), per l’arte non si tratterà di una perdita irreparabile, ma, tutto sommato, consideriamo che le malefatte del signor Cicorini hanno anche un aspetto positivo. Qualche tempo fa scrivevo dalle pagine di questo blog  il post “Il colore dei soldi. Occhio alla beneficenza”, cercando di mettere in guardia gli aspiranti benefattori dalle trappole rappresentate dalla sete di denaro di alcune associazioni onlus. Ne esiste una tale quantità (probabilmente esiste anche una onlus per la ricerca sulla cura del raffreddore) che, secondo una banale legge statistica, diventa ovvio che alcune tra di esse siano semplicemente composte da cacciatori di soldi. La stessa struttura di Telethon, divenuta ormai elefantiaca, deve mantenere una schiera di operatori, amministrativi, medici ecc. che rappresentano una spesa viva. Quando facciamo una donazione a queste multinazionali della beneficenza o della ricerca, dobbiamo sempre pensare che non si tratta, nella maggioranza dei casi, di volontari, ma di persone che percepiscono un regolare stipendio, versato dai donatori, e che fra di loro si annida facilmente qualche buono a nulla raccomandato che ha trovato una occupazione facile e remunerativa. In conclusione, non ci facciamo mai incantare dalle foto melense e strappalacrime mostrate in TV da una Filippa Lagerback (che farebbe meglio a stare un po’ più attenta quando ci mette la faccia): dietro il fenomeno, per esempio, delle “adozioni a distanza”, si possono celare delle associazioni a delinquere che intascano interamente le donazioni facendo pervenire al benefattore foto fasulle e letterine commoventi altrettanto fasulle. Non facciamo di ogni erba un fascio, naturalmente, ma sarebbe buona abitudine rispettare, quando decidiamo di fare beneficenza, alcune piccole regole: la prima, consultare il sito internet dell’associazione. Un sito ricco, che possa vantare collegamenti e relazioni con pubbliche strutture è sempre da preferire. Secondo, sempre sul sito internet devono essere pubblicati i bilanci dell’associazione. E’ vero che possono essere bilanci fasulli, ma, insomma, è una garanzia in più. Terzo, cercare di risalire alla filiera della beneficenza: in molti casi ci si perde ad un certo punto, non si riesce a capire chi regga il bandolo della matassa. I responsabili di queste associazioni  devono avere un nome e un cognome, devono rilasciare in linea foto e curriculum, mettere a disposizione dell’utente qualsiasi notizia utile per osservare una tracciabilità trasparente del denaro versato.  A questo proposito, il sito del Signor Cicorini era ben poca cosa, poco più del suo faccione sorridente. E, a proposito di faccia, occorre dire che quella di Cicorini non era delle più rassicuranti. Fare donazioni ad un simile individuo ci sembra un poco azzardato.
Teniamo sempre presente, infine, che, anche se siamo ormai abituati a tutto, non ci indigniamo più di nulla, dopo il caso del cosiddetto “don” Seppia possiamo attenderci qualsiasi cosa, siamo comunque giunti ad un livello di scadimento dell’etica e di decadenza dei costumi mai conosciuto in epoca moderna. Una simile immoralità, un simile degrado dell’umanità poteva essere compatibile solo con il crollo dell’Impero Romano d’Oriente. Mai, complice la crisi economica, si era scesi così in basso, ad un così infimo livello, simili scellerati malfattori non circolavano da tempo sul nostro suolo. Pazienza, dobbiamo vigilare, sollevare il livello di attenzione ogni qualvolta si tratta del nostro denaro, consapevoli che il mondo è popolato da sciacalli pronti a carpire la nostra buona fede, utilizzando gli strumenti più disgustosi: la pietà per un bambino malato di AIDS, malnutrito, morente, i malati di cancro senza speranza, i malati affetti da malattie autoimmuni progressivamente fatali. C’è una tale dose di abiezione nello strumentalizzare il dolore, la sofferenza, la morte stessa, che tornano alla memoria i bellissimi versi di Giovanni Pascoli del “X agosto”, parole che suggellano esemplarmente la nostra condizione di cani che si sbranano a vicenda:
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
Non so se il signor Cicorini sia veramente colpevole. Se lo fosse la giustizia degli uomini, come sempre, saprà essere incredibilmente clemente nei suoi confronti: un buon legale, il patteggiamento, la buona condotta, pochi mesi di carcere e poi di nuovo fuori. Ma se il signor Cicorini conserva un piccolo, flebile, barlume di coscienza, dovrebbe aver compreso, confusamente, che il  crimine commesso non è quello dei 650.000 euro, una cifra che non dice nulla, il suo crimine, quello per il quale non pagherà sulla terra, è di avere ucciso la speranza e l’illusione coltivate da tante famiglie, da tanti anziani che si sono privati di denaro importante per la loro povera esistenza, nella convinzione di compiere qualcosa di utile, di aver aiutato, nel loro piccolo, qualcuno più sfortunato di loro. Questo crimine non può essere perseguito e sanzionato dalla giustizia degli uomini. Come nel caso di “Don” Seppia, sarà la giustizia di Dio ad occuparsi di questa miseria, di questa vigliaccheria, di questa brutale avidità di denaro. 

A proposito di eroi dei nostri giorni, mi piace segnalarne un altro, brevemente, di ben diversa fatta, molto più celebre del Signor Cicorini, e molto più pericoloso di lui, un signore che è profumatamente pagato dai contribuenti per occupare nel modo più indegno possibile uno degli scranni del Parlamento Europeo, un mangiapane a ufo, una mente contorta che pronuncia parole terribili senza neppure essere consapevole di ciò che fa. Parliamo del caso dell’arresto di Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, un mostruoso essere umano che ha sulla coscienza migliaia di morti tra uomini, donne, vecchi e bambini, di migliaia di stupri compiuti dalla sua soldataglia serba per ripulire etnicamente i bosniaci di fede musulmana. Sarà estradato all’Aia per rispondere della fondatissima accusa di genocidio e crimini nei confronti dell’umanità. Il generale francese Jean Heinrich, un ex-comandante delle forze della Nato durante la guerra nella ex-Jugoslavia, dice che Ratko Mladic era «un pazzo da legare», totalmente «incontrollabile», un «capo banda» più che un «capo di guerra». «Era un generale, ma incapace di tenere i suoi uomini. Era più un capo banda che un capo di guerra, poco efficace sul piano militare, e al tempo stesso incontrollabile, pronto a tutto, con un grande carisma sulle sue truppe», racconta Heinrich in un'intervista all'agenzia France Presse. Ebbene, il nostro deputato Mario Borghezio, celebre esponente della Lega, è riuscito a rilasciare la seguente dichiarazione: «Non ho visto le prove, i patrioti sono patrioti e per me Mladic è un patriota. Quelle che gli rivolgono sono accuse politiche. Sarebbe bene fare processo equo, ma del Tribunale dell'Aja ho una fiducia di poco superiore allo zero» ha detto  Mario Borghezio in diretta alla Zanzara su Radio 24. «I Serbi avrebbero potuto fermare l'avanzata islamica in Europa - ha aggiunto Borghezio a Radio 24 - ma non li hanno lasciati fare. E sto parlando di tutti i Serbi, compreso Mladic. Io comunque andrò certamente a trovarlo, ovunque si troverà». Mi pare che sia sufficiente. Non posso commentare oltre per non incorrere nei reati di ingiuria o di diffamazione. Lascio che le parole di quest’uomo si commentino da sole, e a voi che leggete il trarre le debite conclusioni, ricordando che si tratta di un uomo politico italiano, e che nel suo partito queste sparate sono frequenti (il suo collega eurodeputato Speroni aveva proposto di sparare sugli immigrati di Lampedusa) e non più tollerabili. Ricordiamocene quando ci ritroveremo a tracciare una X sul simbolo di un partito, la prossima volta, nel segreto dell’urna.

L'europarlamentare Mario Borghezio