mercoledì 25 maggio 2011

BENE, INSOMMA

Pubblico con grande piacere il bellissimo articolo di Valeria Panigada (finanza.com) in quanto contiene, a distanza di tre giorni dal declassamento dell’Italia di Standard & Poors, una accurata analisi degli svizzeri di UBS. Si tratta di una analisi forse un po’ prematura, considerato che al momento, le risposte che hanno fornito i mercati al declassamento italiano è stata tutto sommato positiva, (ma non è detto che rimanga tale nel medio termine) e tutta sbilanciata sul versante ottimistico, quindi, proprio per questo motivo, va presa con le dovute cautele. Si tratta, però, considerata l’autorevolezza della fonte, di una valutazione impeccabile, che non tiene, comunque, nel dovuto conto gli elementi negativi (quelli fotografati da S&P) che fanno da contrappeso ad una analisi che, in ogni caso, risolleva non poco i nostri spiriti.

Il Belpaese rimane tale agli occhi degli analisti di Ubs, che suggeriscono sei buone ragioni per rimanere positivi sull'Italia e su Piazza Affari, nonostante la recente strigliata di Standard & Poor's. Lo scorso fine settimana l'agenzia di rating ha confermato il giudizio del debito italiano ad A+, abbassando però l’outlook da stabile a negativo in quanto “le attuali prospettive di crescita sono deboli e l’impegno politico per riforme che aumentino la produttività sembra incerto”. Un avvertimento che ha messo di cattivo umore gli investitori, già preoccupati per la situazione finanziaria di Grecia, Irlanda e Portogallo, ma che non ha impensierito Ubs. 
E' vero le incertezze sulla Penisola non mancano. A cominciare dagli ultimi dati macro, che hanno deluso le attese. Nel primo trimestre dell'anno la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) è stata dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell'1% su base annuale, mentre il mercato si aspettava un rialzo trimestrale dello 0,3% e annuale dell'1,3%. Un avvio debole che potrebbe impattare sulle stime di crescita dell'intero anno. A questo si è aggiunta più recentemente la perdita di consenso del premier, Silvio Berlusconi, evidenziata dalle elezioni comunali di metà maggio, che fa temere agli analisti una impasse politica. Secondo il mercato, se lo schieramento politico di maggioranza dovesse perdere anche nel prossimo incontro (il ballottaggio del prossimo fine settimana), il presidente del consiglio potrebbe essere incoraggiato a dimettersi, creando una crisi politica che ostacolerebbe le riforme e le misure di austerità necessarie per migliorare il livello di debito.
Una situazione che però non preoccupa Ubs. "Probabilmente alcune tensioni politiche e il potenziale spostamento di Giulio Tremonti nel ruolo di primo ministro potrebbero essere positivi, visto che è l'unico ad avere in mano la responsabilità per tagliare i costi e abbassare il deficit", sostengono gli analisti nella loro recente nota. L’ottimismo del broker svizzero sull'Italia è racchiuso in alcuni punti chiave. Ecco i suoi motivi per rimanere fiduciosi, nonostante tutto:  
Il primo riguarda il debito pubblico. Sebbene il rapporto debito-Pil sia al 119%, cioè sopra la media europea dell'85%, non c'è da preoccuparsi per Ubs, perchè la situazione finanziaria in realtà è tra le più salutari tra i Paesi periferici. "L'Italia ha un target sul deficit al 3,9% per il 2011, uno dei più bassi in Europa", sottolineano gli esperti. La secondo ragione arriva guardando alle banche: "Gli istituti di credito della Penisola sono ben capitalizzati e mostrano una struttura di finanziamento buona", precisano a Ubs.
Terzo e quarto elemento a favore dell'Italia è che: è uno dei Paesi meno correlati al ciclo economico e all'attività manifatturiera e che soffre meno del rialzo dei tassi di interesse (manovra iniziata ad aprile dalla Banca centrale europea). "Guardando ai debiti dei privati, il rapporto con il Pil è pari al 125%, uno dei più bassi d'Europa (in Uk pari al 226% e in Irlanda al 331%) - viene illustrato nel rapporto - E la struttura dei prestiti è costituita per la maggior parte da mutui di lunga durata e con tassi fissi (a contrario della Spagna)".
Altro aspetto che promuove l'Italia è rappresentato dalla sua convenienza: "E'il secondo mercato più conveniente del Vecchio continente secondo il modello Shiller PE. La batte solo la Grecia". Last but not least, ecco il mondo aziendale. Secondo Ubs, si sta assistendo da aprile dell'anno scorso a una ripresa degli utili societari, che si sono riportati in linea con il resto d'Europa senza però esaurire ulteriori spazi di crescita.
Guardando a Piazza Affari, Ubs rileva che il mercato azionario italiano è dominato dal settore energetico, bancario e delle utility, che insieme ricoprono circa il 70% del totale. Comparti su cui la casa d'affari elvetica ha un giudizio overweight. E tra i singoli nomi? Ecco che il broker suggerisce i suoi titoli preferiti: Eni, Intesa Sanpaolo e Telecom Italia a cui si aggiunge come ultimo Enel. "Questi titoli hanno sottoperformato il mercato negli ultimi 12 mesi", conclude Ubs, facendo intendere la possibilità di ghiotte occasioni.

(Valeria Panigada – RIPRODUZIONE RISERVATA)