venerdì 21 gennaio 2011

DALL'IGIENE DENTALE ALL'IGIENE MENTALE


Nel corso dell’ultima puntata di Ballarò il giornalista Vittorio Zucconi, collegato dagli Stati Uniti, dove fa il corrispondente, è incorso in un curioso lapsus linguae, definendo Nicole Minetti “una igienista mentale”. Non occorre incomodare Freud per comprendere il neppure tanto recondito significato di tale lapsus: in effetti il problema, il nodo da sciogliere, il motivo del contendere sta proprio tutto qui: nel problema mentale. Non mi riferisco al premier, su di lui molto è stato detto e scritto, anche nelle pagine di questo blog, di lui si sta occupando, tra le più grasse risate, il mondo intero. Giornali, televisioni, internet, siamo sulla bocca di tutti i continenti, la satira (che non poteva sperare in un occasione più ghiotta) sta facendo a pezzi non un solo uomo, ma una intera nazione. Basta andare sulla rete, se si ha la pazienza e la costanza di visitare i maggiori network di informazione di tutto il mondo, si può agevolmente osservare che lo sport preferito del momento è, per usare un termine recentemente rivisitato e sdoganato, “sputtanare” un uomo ed un paese intero. Su Berlusconi è stato detto e argomentato tutto il possibile, mi sembra inutile sviscerare qualcos’altro: è di tutta evidenza, anche per un profano, che si tratta di una persona totalmente fuori controllo, che ha perduto ogni contatto con la realtà e vive in un mondo immaginario e parallelo che si è costruito attorno, un mondo popolato di cortigiani compiacenti e di lacchè che non sanno fare di meglio che continuare a blandirlo e a lusingarlo, per mantenere, almeno finchè sarà possibile, i loro privilegi e le loro prebende. Quando parlo di sanità “mentale” mi riferisco al popolo italiano. I sondaggi veri, non quelli commissionati da Emilio Fede, fotografano una situazione a dir poco sbalorditiva: il partito del premier, che Berlusconi ha colmato di ignominia e trascinato nel fango, rimane il partito, seppure di misura, di maggioranza. Per il resto il quadro politico non cambia di molto: qualcosa in più alla Lega, all’Italia dei Valori, il PD verso il declino cui l’hanno destinato i suoi in capacissimi dirigenti, praticamente annullata la sinistra radicale, un risultato scarso anche per i finiani, che invece di guadagnare consensi, non decollano in seguito al marchio infamante di “traditori”. E allora, se così stanno le cose, è arrivato il momento di guardarsi dentro, dentro casa propria, i nostri amici, i nostri colleghi di lavoro, i nostri parenti, noi stessi. Come al tempo della Democrazia Cristiana, che regolarmente vinceva una consultazione elettorale dopo l’altra, non trovi un berlusconiano a pagarlo oro. Ma poi, nel segreto dell’urna, deve scattare un meccanismo che, sebbene ancora oggetto di analisi da parte dei politologi, degli antropologi, degli storici e degli psichiatri, ci fa tracciare una croce sul nome del presidente del consiglio. Il problema, ammesso che di problema si tratti, è quindi nostro, degli elettori, dei cittadini che, seduti al bar, sull’autobus, in coda alle Poste, ammiccano, si danno una gomitata e  a mezza voce sussurrano: “Eh, però, che dritto il Berlusconi, si è fatto dal niente, ha costruito un impero economico, e delle donne fa quello che vuole: ah, i comunisti, ma è tutta invidia, vorrebbero essere tutti come lui…” Questo per quanto riguarda i maschietti. E le donne? Le donne considerate oggetti da mercimonio, bambole finalizzate al solo piacere sessuale, svuotate di qualsiasi altra implicazione, le donne come faranno a conciliare questa strumentalizzazione umiliante con la permanenza nel partito del premier? Possiamo ancora comprendere quelle che sono state cooptate dal Cvaliere per meriti sul campo, non facciamo l’elenco sarebbe tropo lungo, anche se la difesa del capo fornita dalla Santanchè (a proposito, ma perché si fa chiamare Santanchè, quando il suo nome è Guarneri?) è degna di una pagina di Flaubert, quando la vedo e la sento parlare non credo neppure più alle mie orecchie…si possono dunque comprendere le donne che sono state promosse sul campo per meriti di “guerra”, ma le donne elettrici, beh, quelle fatichiamo non poco a comprenderle. Non regge, in questo caso, neppure il paragone con la propaganda mussoliniana, in quanto il duce, gettando le basi per la costituzione di uno stato autoritario, in cui la censura dominava su tutto, si era costruito il mito dell’uomo irraggiungibile, del condottiero delle mille battaglie, dell’uomo il cui carisma avrebbe fulminato qualsiasi donna. Ma Berlusconi, con il bunga bunga, la tratta delle prostitute, i festini con Emilio Fede e Lele Mora (due personaggi dallo scarsissimo carisma), con il suo interesse spiccato per le ragazzine, francamente non regge il confronto con un Mussolini guerriero che vuole il suo riposo. La figura di Berlusconi richiama semmai più da vicino “La cena di Trimalcione” descritta nel “Satyricon” di Petronio Arbitro, fa tornare alla mente una specie di Nerone che ormai è talmente andato avanti che non può più ascoltare i consigli del fido Tigellino (in questo caso l’unica persona che potrebbe trarlo d’impaccio, Gianni Letta). Come Nerone, si appresta a dar fuoco alla nazione, terminando così la sua forsennata corsa all’autodistruzione e alla distruzione di ciò che gli sta intorno. Le donne che continuano ad ammirare il capo e a promettergli il loro voto hanno, evidentemente un problema di identità. Ma qui ci sarebbe da psicanalizzare una nazione intera, e non si può fare. Di cosa abbiamo ancora bisogno per comprendere, che al di là dell’aspetto giudiziario, che in questa fase neppure ci interessa più, per motivazioni esclusivamente etiche (la rappresentazione del paese che diamo al mondo) economiche (l’Italia è entrata sotto osservazione per il debito sovrano e non ha certo bisogno di un leader occupato in altre faccende) e politiche (il Parlamento sembra imbambolato, attonito, incapace di reagire), di cosa abbiamo ancora bisogno per metterlo fuori gioco? Se non altro, al tempo dei Cesari, i pretoriani si sbarazzavano dell’Imperatore con sistemi piuttosto sbrigativi. Ovviamente, dai pretoriani del premier non ci si possono attendere simili gesti. Se il mondo intero si diverte alle nostre spalle non è per il comportamento dissennato del premier, è perché l’Italia è diventata un paese ridicolo, di cui farsi le beffe, un paese inconsistente e frivolo, di suonatori di mandolino e divoratori di pizze, di debosciati che vorrebbero essere e fare le cose che fa il loro capopopolo. L’unica motivazione che viene alla mente è la seguente: in questo paese è stata permessa una cosa inconcepibile in qualsiasi altro paese occidentale: il conflitto di interessi, mai sanato neppure dal complice D’Alema del Partito Democratico. L’uomo più ricco del paese, che detiene, da solo, una messe consistente dei mezzi di informazione, non può, nello stesso tempo far politica. Proprio perché il possesso di tutti questi mezzi lo pongono in una situazioni di favore rispetto agli altri competitori. La non risoluzione del conflitto di interessi pesa come un macigno sulle spalle di D’Alema, un vecchio trombone che farebbe meglio a ritirarsi dalla politica e prendere il largo con il suo natante. L’unica tesi sostenibile è che la RAI, Mediaset e i giornali di famiglia hanno messo a punto una strategia talmente ben congegnata che non ci rendiamo neppure più conto di essere stati plagiati dalla persuasione occulta a volte, palese in altre occasioni. Anche programmi apparentemente innocenti come “Uomini e donne” di Maria De Filippi (un’altra donna cui deve molto Berlusconi) apparentemente innocente, fa parte di questa infernale macchina della propaganda messa in atto da una abilissima regia. In questo Berlusconi e i suoi collaboratori sono stati vincenti. Solo un genio della comunicazione poteva mettere in atto un simile sistema, complesso, articolato, efficiente, ben oliato. A nulla valgono gli sforzi del TG3, di Ballarò, di Anno Zero. Ha ragione, anche in questo caso, un lucidissimo Bossi, che con malcelato disprezzo, ha dichiarato: “tutto questo baccano serve solo a portare più voti a Berlusconi”. E’ proprio così. La Lega, stanca delle intemperanze di quest’uomo, aspetta il coronamento del federalismo per poi, forse, staccar la spina. In effetti, l’unica soluzione per uscire dalle secche di una situazione che sta portando alla paralisi le istituzioni, desta sgomento nel Presidente della Repubblica, rende la stessa Chiesa imbarazzata e perplessa, sono le dimissioni di Berlusconi, che, però, allo stato attuale, sembrano una ipotesi assai remota. Qualche giorno fa, mi è capitato di vedere in TV la faccia di Nicole Minetti. Mi si è spalancato un orizzonte intero. D’improvviso ho capito tutto. Quel volto, le sue parole, la sua mimica, tutto parlava del perchè e del percome questa signora è passata dall’igiene dentale alla politica. Durante le sedute del consiglio Regionale della Lombardia, gioca con il telefonino, ma, d’altra parte, che cos’altro potrebbe fare? In conclusione, non gettiamo la croce addosso al solo Berlusconi, pensiamo piuttosto al berlusconismo del paese, e, come dicevo, guardiamoci dentro, esaminiamo le nostre reazioni, i nostri pensieri, il nostro senso della realtà, il nostro (se esiste) spirito critico. Se il paese è questo, allora questa classe politica fatta, da una parte di dilettanti allo sbaraglio, scelti dal capo per meriti “inusuali”, dall’altra parte da una serie di ras locali in eterno conflitto fra di loro, incapaci di incidere sulla realtà delle cose, non possiamo limitarci a lanciare anatemi nei confronti di coloro che abbiamo eletto. La classe dei politicanti che abbiamo prodotto è il nostro specchio, siamo noi stessi, non ci sono scuse, non si possono fare distinguo. Hanno ragione a prenderci in giro, a dare dell’Italia  una interpretazione di paese da operetta, roba da avanspettacolo, da cabaret di terza categoria. Siamo terminati dietro alla Grecia per qualità di classe politica, davanti a paesi come la Tunisia dovremmo toglierci il cappello e vergognarci come ladri. Ebbene, se questa è la realtà, mi permetto un consiglio, per chi possiede una rendita, anche non cospicua: andate in Costarica. E’ un paese ospitale, dal clima salubre e costante, si può vivere decorosamente con un terzo di quello che occorre qui da noi. Ma, soprattutto, i politici di quel paese non fanno il bunga bunga, sono persone serie, amano profondamente il loro paese, lo amarlo talmente da garantirgli, in un’area geografica non facile, una stabilità stupefacente. Quelli sono politici, quelli sono uomini. A loro tutto il nostro rispetto, la nostra ammirazione, e perché no, anche una punta di invidia.
NOTA: ricordo, infine, a tutti che l'art. 54 della Costituzione Italiana (almeno fino a quando non sarà emendata) dice testualmente: " I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge." Il comportamento di Silvio Berlusconi, oltretutto, è anticostituzionale.