lunedì 24 gennaio 2011

ALL'INFERNO E RITORNO

C’è un nuovo personaggio che, dapprima in sordina, adesso alla grande, è entrato a far parte della “cricca dei nottambuli” capitanata dal presidente del consiglio. Si tratta di Alfonso Signorini. Direttore di “Chi?” e collaboratore di una marea di rotocalchi rosa, ha al suo attivo lo sdoganamento del pettegolezzo, che soprattutto grazie al suo indispensabile apporto, è diventato “gossip”, un termine che in inglese significa la stessa cosa, ma nel nostro paese ha nobilitato un genere che altrimenti sarebbe stato rigettato come spazzatura mediatica. Bene, parleremo più avanti di questo signore, che si sta rivelando un uomo chiave in tutta la vicenda berlusconiana.
Il mondo che sta emergendo dalle intercettazioni telefoniche, dalle prime testimonianze raccolte dai tribunali, dalle interviste rilasciate dalle protagoniste, è un arcipelago sotterraneo, notturno, vampiresco, fosco e cupo, torbido fino all’inverosimile, popolato da creature della notte, angeli ribelli precipitati all’inferno, strani mostri che saettano negli abissi delle acque di uno stagno, personaggi che sembrano usciti da un quadro di Bacon o di Turner, parti dell’immaginazione di un E.A.Poe, in una atmosfera che ricorda, non a caso, “La notte dei morti viventi”, un film cult di Gorge A. Romero. Ribadisco che non ci interessa, in questa sede, la parte giudiziaria della vicenda, quella è materia della magistratura. A noi interessa, viceversa, il risvolto esistenziale, psicologico e sociologico di questa “corte dei miracoli”. In questa galassia sotterranea tutti i valori che alla luce del sole vengono considerati positivi sono sovvertiti: l’apparire in luogo dell’essere, il sesso fine a se stesso, il mercimonio del corpo, la reificazione del corpo femminile, ridotto a squallida icona del piacere, il denaro facile (“pensa che stanotte ho preso quanto si guadagna in sette mesi” dirà una delle protagoniste), la risata grassa, rozza e volgare, la crapula spinta fino all’abiezione, il potere, o l’illusione del potere assoluto, in grado di dominare uomini e istituzioni (la telefonata in questura per salvare la figlia di Mubarak), le barzellette, i lazzi, le gag giullaresche messe in scena per divertire il satiro di turno, tutto riconduce ad un clima pantagruelico, alle 120 giornate di Sodoma. A ragione, un nuovo Saviano potrebbe scrivere, dopo “Gomorra”, “Sodoma”, magari con la trasposizione cinematografica da vietarsi ai minori di 25 anni. Non a caso, terminato il banchetto, un altro fotogramma da triclinio romano, si “scende” nella tavernetta, o nel caveau, per dare inizio alle danze e a tutto quello seguirà dopo la lap dance. Questa discesa si configura né più e né meno come una “discesa agli inferi”, in un girone dantesco. In questo clima luciferino, degno della penna di un H.P. Lovercraft, un altro autore che molto bene potrebbe raccontare di queste vicende, trovano posto i personaggi che ben conosciamo, non è il caso di elencarli, ma non, dico non Alfonso Signorini. Questo signore dai modi raffinati e garbati non si confonderebbe mai con la vischiosa umanità di questo mondo notturno. Signorini ha una singolare qualità che lo distingue dal sottobosco del Cavaliere, è una persona intelligente. Con una mossa abilissima, degna di un maestro della propaganda, ha concepito un programma come “kalispera” che, come ha giustamente sottolineato Gad Lerner, è il più politico dei format di Mediaset. E’ proprio così. Appare come un programma di intrattenimento pseudoculturale, patinato, elegante, si dovrebbe occupare di costume, e invece fa politica, politica alla maniera di Berlusconi. La politica, per il cavaliere, si identifica perfettamente con la propaganda, qui risiede la matrice populista del suo partito. Berlusconi senza le televisioni e i giornali non sarebbe nulla, un fenomeno marginale del quadro politico italiano, un “re nudo”. E invece, grazie a questo formidabile potere di penetrazione che gli forniscono i suoi media, è riuscito, in quindici anni di attività, a modificare le coscienze oltre che i gusti di milioni di italiani, nel cui DNA risiede quello che, a ragione, il “New York Times” ha definito “l’origine romana del popolo italiano”. E’ proprio così, l’autorevole testata americana, una delle poche ad essersi occupata di fare una analisi fenomenologica del berlusconismo, quando gli altri si sono limitati troppo spesso allo sberleffo degli italiani tout court, senza pervenire ad alcuna conclusione, afferma che la propensione degli italiani al capo carismatico, la venerazione per il “duce”, l’attrattiva per il “panem et circenses” dei Cesari, l’italiano lo ha mutuato dalla sua stessa storia, che è la storia dell’Impero Romano. L’Impero romano dai suoi fasti, alla dissoluzione, non tanto per le tensioni esterne all’impero, ma per motivazioni tutte interne, l’abuso di agi e mollezze, l’avvalersi di un esercito composto esclusivamente di mercenari stranieri, il ribaltamento dei valori, le congiure di palazzo e dei pretoriani, i tradimenti, la mancanza di obiettivi che non siano il soddisfacimento immediato dei propri sensi, l’afinalismo politico dell’impero, che si avvitava su se stesso per mancanza di una evoluzione che lo facesse crescere, l’assenza totale di motivazioni da trasmettere ai popoli dominati, oggetto di semplice e crudele sfruttamento e schiavismo. Questa assenza di finalità, che svuota di  significato ogni cosa, dagli imperi alle persone, ha causato il declino e il crollo dell’impero. L’analisi del “New York Times” colpisce per profondità e acutezza di analisi, dovuta probabilmente alla incommensurabile distanza che ci separa dal popolo americano, che, però, proprio da questa distanza è in grado di giudicare e valutare i fatti meglio di noi. In tutto questo Signorini si inserisce con la grazia leggiadra di una gazzella, con il suo tocco sensibile e delicato, ma deciso nell’affondo quando si presenta il caso. E’ memorabile il duetto, studiato a tavolino, tra Signorini e Berlusconi nella telefona durante “Kalispera”, lo troverete su Youtube, è un dialogo che segue una sceneggiatura, e tuttavia è un duetto da antologia della propaganda. Signorini, in questa sventurata fase del nostro paese, prende il posto di un Gianni Letta sempre più sbiadito, e si candida a personaggio politico dell’anno; non escludo che si presenti candidato alle prossime, forse imminenti, elezioni politiche. L’operazione che sta conducendo, attraverso il suo giornale e i giornali che lo ospitano, ora anche in televisione, è quella di far passare i disvalori della cultura italiana come i nuovi valori del mondo che verrà. Non serve studiare, o serve quanto basta a saper scrivere e far di conto, serve piuttosto apparire, sapersi “spendere”, direbbe lui (vendere diremmo noi), la vita è fatta di effimero, tutto passa e scivola in fretta, occorre cogliere l’attimo come fosse l’ultimo, e farsi avanti senza tanti complimenti perché il mondo, là fuori, è una giungla senza legge né castighi, bisogna saper “imporre” la propria immagine (è questo un altro tormentone di Signorini), non c’è posto in questo mondo per le  donne poco avvenenti o intellettuali, faranno poca strada, e se va bene, troveranno un posto nelle retrovie, ad occuparsi, come nei conflitti mondiali, degli approvvigionamenti (altra carne fresca da macellare e di cui nutrirsi). In fondo, stando al format di canale 5, non c’è nulla di male nelle notti berlusconiane, rientrano a pieno titolo nel nuovo costume che costui cerca di proporre alle nostre coscienze. Ognuno fa quello che vuole della propria vita e del proprio corpo, chi ha denaro e potere lo spenda come meglio crede, anche calpestando la dignità degli altri (quelli che non la posseggono) perché, in fondo, una legge ferina che ci proviene dalla natura, ci insegna che il più forte prevale comunque e il più debole resta ai margini della strada, come in una selezione naturale della specie. A nulla sono valsi secoli di pensiero illuminista, da Rousseau in poi, a nulla valgono gli stessi insegnamenti cristiani, la spietata legge della giungla prevale ancora una volta. Dietro a tutto questo ciarpame, a questo bric a brac antideologico, si annida un retro pensiero che considera l’uomo con la più radicale forma di pessimismo che si possa concepire. Un essere utile solo per gli scopi dei potenti, svuotato di anima e significato, indistinto nella massa degli adoratori del capo, senza individualità, senza emozioni che non siano le percezioni del proprio corpo, senza scopi né senso, un animale inserito nelle leggi spietate della natura che, prima o poi faranno a pezzi. Neppure Orwell aveva concepito cotanto. Il sultano e la propria corte, dall’alto li guarda con disprezzo e con compiacimento, se ne serve come si farebbe con un giocattolo, per poi buttarlo quando non serve più. Questo sta mettendo ogni sera in scena il Sig. Signorini, una intelligenza degna di miglior causa. Per questo motivo Alfonso Signorini è degno del nostro giudizio e dovrà un giorno rispondere a qualcuno di quanto sta distruggendo nelle nostre coscienze e nei nostri cuori. Ci vorranno molti anni per liberarci del seme maligno che il berlusconismo ha fatto attecchire nei nostri spiriti, ci vorranno molti anni per comprendere appieno quanto male hanno fatto i cattivi maestri come Signorini, che con la sua aria innocente e un po’ svanita, sta cercando di demolire i valori che hanno fatto di noi non dei semplici uomini e donne (non a caso un altro titolo di una trasmissione della De Filippi), ma degli “esseri umani”. Non dimentichiamoci mai di questo picconatore delle coscienze, tanto più odioso quanto affabile e infido. Non so come e quando finirà questa amarissima storia italiana. Probabilmente finirà con la fine del capo, non essendo possibile neppure intravvedere un degno successore. Se andremo ad una consultazione elettorale, pensiamo attentamente che il mondo ci guarda e ci giudica per quello che siamo, pensiamo a tutto quel patrimonio storico, culturale e filosofico che gente come Signorini sta buttando alle ortiche, cerchiamo , con un salto d’orgoglio, di riappropriarci delle nostre coscienze, ridiamo dignità ai valori veri, profondi, umani, quegli stessi valori che erano presenti prima di Berlusconi e che ritorneranno, finalmente, dopo di lui.  rsonaggi che ben conosciamo, non è il caso di elencarli, ma non, dico non Alfonso Signorini. bene potrebbe raccontare di quste