venerdì 12 maggio 2017

ORA LA MERKEL PUO’ DOMINARE INCONTRASTATA



Le pecore in Francia festeggiano perchè il pastore è un lupo siberiano. Si è concluso finalmente il circo mediatico attorno alle elezioni presidenziali francesi. Alla fine in un modo o in un altro a guidare questa nazione sarà comunque una donna. Già solo che con Macron all’Eliseo, sarà la Merkel a dettare l’agenda politica. Proviamo per gradi a fare un summary di quanto accaduto e di quanto abbiamo metabolizzato in questi primi giorni post elezione. Tanto per cominciare i mercati finanziari sono rimasti sostanzialmente al palo se non addirittura in contrazione. Diciamo che con irrazionalità hanno voluto festeggiare in anticipo la proclamazione di Macron. Per inciso se avete seguito lo spoglio in diretta e la festa organizzata innanzi alla piramide di vetro del Louvre che faceva da sfondo al giovane presidente eletto, con grande scenografia si è voluto dare un messaggio ben preciso a tutto il mondo politico non allineato con le elite. Marine Le Pen ha ottenuto un risultato sorprendente considerando che aveva tutti contro, almeno mediaticamente parlando. I commentatori nazionali vi descrivono invece la disfatta del Fronte Nationale con un partito finito che non ha futuro. Certo questo è sempre il solito mantra, noi abbiamo la verità assoluta, chi non abbraccia la nostra view politica è un ostacolo o un nemico per la democrazia. Ovviamente sempre secondo loro. Tuttavia da un altro punto di vista possiamo renderci conto di due aspetti significativi del panorama politico francese.
Primo: un francese su quattro non è andato a votare. Secondo: di quelli che hanno votato, il 12% ha consegnato una scheda bianca. Terzo: la puzza sotto il naso tipica di ogni francese mangiarane fa ormai parte di un vetusto passato, perchè ora francesi, greci e italiani sono sullo stesso piano. Il ballottaggio tra i due candidati in realtà era una ennesima chiamata alle armi per o contro l’euro: Volete voi abbandonare la moneta unica ? Volete voi ripristinare la sovranità nazionale ? Volete voi riprendere le briglia del vostro destino come nazione europea ? Se si, allora mettete una croce su Le Pen, se ripudiate queste scelte di stile di vita allora barrate il nome di Macron. Così è stato. Per la terza volta paesi dell’eurozona a cui viene data la possibilità di liberarsi da queste catene, fanno come il canarino a cui viene lasciata volontariamente aperta la porticina della gabbietta. Che sia il caso di volare via, finalmente senza costrizioni alcuna, andare a fare quello che più ti piace. Giammai ! Vuoi mettere la comodità e la protezione di questa prigione metallica da cui mi passano il cibo e con la quale mi posso proteggere dai predatori. Anzi. Guai a chi me la tocca. In Francia, come in Grecia, come in Italia, è andata in scena la paura, quella atavica di perdere denaro, privilegi, risorse e patrimonio, non solo finanziario, ma anche sovranazionale. La Francia ha avuto paura dell’ignoto, ha votato sostanzialmente per il meno peggio ed il più presentabile (sulla carta) all’occhio dell’uomo comune. Quello che prometteva che non ci sarebbe stato il salto nel buio.
Quanto piuttosto una luce chiarificatrice pronta ad illuminare il suo percorso come cane (lupo) guida. Voto a parte tuttavia la domanda più importante a cui dobbiamo rispondere è: ma adesso allora l’Europa e la moneta unica sono salve ? Non proprio. Tutt’altro. Si è tempestivamente gettato acqua su un focherello che avrebbe potuto bruciare tutta la foresta. Infatti Macron in tal senso è una pura scommessa politica, come la Brexit. Si confida che sarà in grado di portare a compimento la sua ambiziosa e ultraliberale agenda politica (taglio spesa dello stato, sfoltimento dipendenti pubblici, detassazione imprese) dichiaratamente europeista, tuttavia le prossime elezioni legislative di giugno unitamente ad una limitata esperienza di leadership politica potrebbero presto presentare uno spiacevole conto ai francesi ed agli stessi europeisti. Un suo insuccesso, oltre che trasformarlo in una meteora, rischia infatti di amplificare l’esigenza di un cambio oggettivo di rotta, innalzando a dismisura il potenziale politico che avrà il Nuovo Fronte Nationale. Marine Le Pen non lo ha nascosto, adesso lavorerà per creare una sorta di PDL francese, scrollandosi per sempre il marchio a fuoco dell’eredità paterna e dando vita ad un nuovo soggetto politico di opposizione a questa Europa. Non basta quindi Macron per dire che l’Europa è salva. Per Bruxelles paradossalmente la sua vittoria può spostare in avanti i rischi di destabilizzazione per tutta l’Eurozona.
Senza pressioni interne, senza una Marine Le Pen all’Eliseo, la UE non ha alcuna motivazione e spinta a modificare quegli aspetti e tecnicismi che nel tempo hanno portato alla nascita di correnti euroscettiche e di rottura con l’attuale status quo. Vi è di più. I media finanziari l’hanno battezzata la sindrome italiana. Vi ricordate come hanno aperto i telegiornali nazionali in Italia ? Macron è il più giovane presidente della V Repubblica di Francia, l’ennesimo rappresentante di quella generazione di aspiranti leader politici che in poco tempo senza alcun cursus honorum alle spalle sono stati catapultati sulla scena politica mondiale. Dove sta scritto che se hai quarant’anni allora farai meglio di un cinquantenne o di un sessantenne ? Prendiamoli tutti assieme quindi questi giovani leader ruspanti: Tsipras in Grecia, Iglesias in Spagna e Renzi in Italia. Vogliamo esaminare il loro operato ? Perchè l’unico elemento che li accomuna tutti è stata la capacità di scardinare o provare a scardinare l’establishment politico della propria epoca ed in parallelo il collasso dei partiti tradizionali. Macron ricorda tanto Renzi come cavalcata e verve politica, poi si è visto come è andata a finire. E che dire del tanto osannato Iglesias in Spagna ? L’unico quarantenne che fino ad ora sembra essere riuscito a governare con perseveranza (seppur in presenza di enfatizzati scandali di partito) è Joseph Muscat (Malta): tuttavia aspettiamo a vedere le prossime elezioni tra qualche mese, la avvincente propulsione economica di Malta potrebbe infatti non essere dovuta all’agenda politica laburista quanto piuttosto allo stato di debolezza e deterioramento economico di nazioni limitrofe (Italia, Grecia, Cipro, Egitto, Libia).
Eugenio Benetazzo – eugeniobenetazzo.com