Ci
avete provato l'11 settembre mentre eravamo al lavoro: ci avete tirato addosso
due aerei ammazzandoci come topi in trappola. Il 12 settembre eravamo di nuovo
là, a lavorare con gli occhi lucidi di fumo e la schiena dritta di orgoglio.
Ci
avete provato l'11 marzo mentre correvamo trafelati tra i tornelli della
metropolitana, chiusi nei tunnel, senza una fuga. Il 12 marzo eravamo di nuovo
in altri tunnel a prendere altri treni, il cuore in gola dall'angoscia, la
schiena dritta di orgoglio.
Ci
avete provato mentre scrivevamo i nostri giornali, pieni di satira e di
altrettanta libertà. Il giorno dopo eravamo di nuovo chini sui computer a
inventarci un modo di ridere anche se ci veniva da piangere, la schiena dritta
di orgoglio.
Ci
avete provato mentre eravamo in vacanza, stesi al sole di una spiaggia a Sousse, o mentre scoprivamo la meraviglia della storia al museo del Bardo. Il giorno dopo
eravamo di nuovo al sole o dentro a un museo a vivere, la schiena talmente
dritta da sembrare di marmo.
Ci
avete provato a Bruxelles, all'aeroporto: pronti per partire ci avete
impedito di farlo. Eppure il giorno dopo eravamo di nuovo in un aeroporto a
fare il check in, bagaglio a mano pesante che rendeva difficile tenere la
schiena dritta, ma ci importava poco e tra mille fatiche non le permettevamo di
ingobbirsi.
Ci
avete provato a Nizza, a Berlino, con i camion, tra fuochi d'artificio e
bancarelle di Natale. Avete ammazzato chi festeggiava e si preparava a farlo.
Ma il giorno dopo, con il cuore listato di nero, eravamo di nuovo pronti a
inventarci una ragione per fare festa alle nostre schiene dritte, che avevano
mille ragioni per piegarsi alla paura ma che si ostinavano a non farlo.
E
poi...
E poi
ci avete provato ai nostri concerti, a Parigi e a Manchester: rock e canzonette. Avete provato ad
ammazzarci nel cuore della vita, dove si canta, si salta, si balla, si bacia e
si suda. Dove c'è così tanta gioia di vivere, di esistere, di esserci, così
tanta adrenalina, energia e allegria che solo chi odia la vita, nella sua genuina
semplicità, può pensare di trasformare quel luogo in una tomba.
Ci
avete provato in ogni modo e so già che, mentre scrivo, qualcuno di voi si sta
organizzando per escogitarne un altro. Ci avete provato e, ancora una volta,
nonostante questi nuovi 22 corpi sui quali si chiuderà il coperchio di una
bara, non ci siete riusciti.
E non
ci riuscirete nemmeno domani. non ci riuscirete mai. Perché noi continueremo a
vivere, a viaggiare, ad andare al lavoro, in vacanza, nei musei e ai concerti.
Continueremo a vivere e troveremo il modo di farlo nonostante i vostri
tentativi di renderci paurosi al punto di chiuderci in casa, coprirci la testa
e farci crescere la barba.
Lo
faremo perché non siamo disposti a negoziare sulla nostra libertà, che è
costata molti più morti di quelli che ci costringete oggi a piangere. Lo faremo
condividendo con voi quel diritto alla libertà che abbiamo sintetizzato in ogni
Costituzione, dando a voi la possibilità di farla vostra se la vorrete, ma
rispettando la vostra cultura, la vostra fede e le vostre tradizioni.
Non
tenteremo di imporvi la nostra libertà, ma non sperate di convincerci a
rinunciarvi con la vostra strategia della paura.
Perché,
forse, è vero: oggi abbiamo più paura di ieri, ma siamo ancora più certi del
dovere di resistere con la schiena dritta. Che il futuro dei nostri figli dovrà
essere pieno di musica, concerti, viaggi, musei, vacanze, metropolitane e
mercatini. E noi è a questo che pensiamo oggi prendendo a prestito una delle
frasi che i ragazzini gridano arrabbiati a chi cerca di ridurli al silenzio
dell'oscurantismo: "Non ci avrete mai come volete voi".
Deborah
Dirani – Huffington Post