martedì 1 dicembre 2015

MILANO, ROMA E NAPOLI: CHE TRISTE TEATRINO DELLA POLITICA



Ognuno ha un suo criterio per giudicare la politica e magari ognuno è convinto che il proprio sia quello giusto.
È difficile che tutti possano far riferimento allo stesso modello in quanto le aspettative dei cittadini sono diverse e variegate in funzione del ceto sociale, economico e culturale di appartenenza.
Occorre poi considerare che si può essere più o meno sensibili al livello amministrativo che riguarda Comuni, Province (anche se non dovrebbero più esistere) e Regioni oppure al livello nazionale, senza trascurare la politica internazionale.
Può sembrare banale, ma per un genitore che vive in un piccolo Comune la politica è buona o cattiva in funzione del fatto che il/la figlio/a possa trovare lavoro in loco, magari nella stessa amministrazione comunale.
MANCANZA DI FIDUCIA. Da quando ho raggiunto l’età della ragione non ho mai sentito un giudizio unanime e positivo sulla politica (cosa peraltro abbastanza normale) e mai come in questo periodo registro una disaffezione e una mancanza di fiducia nei suoi confronti.
Cosa molto preoccupante in quanto questi aspetti non sono mai forieri di cose positive.
E la politica, che certamente avrà percepito una cosa simile, come reagisce?
Prendiamo il caso di tre grandi città (Milano, Roma e Napoli) che si stanno preparando alle elezioni amministrative del 2016.
MASOCHISMO A MILANO. A Milano nel centrosinistra sembra esistere un candidato (Giuseppe Sala) che potrebbe sbaragliare tutti gli altri.
Tutto semplice quindi? Ma neanche per sogno!
Tra ambizioni personali di alcuni e volontà di fare un dispetto a Matteo Renzi da parte di altri, in aggiunta alla genetica necessità da parte della sinistra di essere sempre in conflitto interiore, niente è stato ancora deciso.
E lo spettacolo al quale si assiste non va certo nella direzione di recuperare la fiducia degli elettori.
LA DESTRA IN ALTO MARE. Nel centrodestra la situazione è più o meno la stessa, con il candidato sindaco che cambia a ogni piè sospinto: Silvio Berlusconi, Alessandro Sallusti, Paolo Del Debbio, Annamaria Bernardini de Pace e via discorrendo.
C'è difficoltà a mettere insieme una coalizione dove l’unico punto fermo sembra essere la Lega Nord con la sua prospettiva di crescere nei consensi per gli errori degli altri.
E il Movimento 5 stelle che trova un candidato credibile mette d’accordo gli altri due schieramenti.
Solo la furbata di Renzi evita il trionfo grillino a Roma
A Roma, dopo le note vicende che hanno riguardato il sindaco Ignazio Marino, tutti sanno che se si votasse domani i grillini vincerebbero con una maggioranza molto consistente.
Renzi da quel furbone che è ha rapidamente definito una sua strategia: nominare un commissario per gestire il Giubileo che sta arrivando dotandolo non solo di poteri straordinari (che gli spettano per legge), ma anche di risorse economiche adeguate.
TEMPO PREZIOSO PER IL PD. Il combinato congiunto potrebbe consentire al premier e al suo partito di risolvere a Roma problemi che si trascinano da anni e quindi recuperare il consenso perso con la gestione Marino.
O almeno questa potrebbe essere la sua aspettativa.
Anche a Roma la situazione della destra non è molto dissimile da quella già indicata per Milano.
Tra i vari Alfio Marchini e Giorgia Meloni è difficile trovare una (s)quadra, ma qui c’è un po’ più di tempo disponibile per via della “trovata” di Renzi.
BASSOLINO SARÀ RE DI NAPOLI. A Napoli invece, e in modo paradossale, tutto potrebbe essere risolto da uno che doveva già essere rottamato da tempo.
Antonio Bassolino forever si potrebbe dire.
Qui a perderci la faccia è proprio il Partito democratico e il suo segretario, ma sembra che la destra non possa approfittarne in quanto la popolarità di Bassolino nell’elettorato napoletano sia tale che avrebbe quasi la vittoria in tasca. A prescindere.
Almeno con Berlusconi c'era più semplificazione politica
Tre situazioni diverse, ma con un unico comune denominatore: confusione e incoerenza.
Purtroppo con il senno di poi dobbiamo riconoscere a Berlusconi che era riuscito a polarizzare la politica italiana.
Molti criticavano il fatto che si fosse berlusconiani o anti-berlusconiani, ma tutto questo aveva comportato una certa semplificazione.
SOLO GRILLO RESISTE. Oggi neanche con l’ingegneria genetica si riesce a mettere in piedi una coalizione e l’unico che (almeno per il momento) sembra esserci riuscito è Beppe Grillo.
Anche lui alle prese con qualche fuoriuscito più o meno “spintaneamente”, ma con un potere di guida centrale abbastanza forte e univoco.
Io non do un giudizio di merito se avere una leadership centrale forte sia o meno da preferirsi a una situazione dove ognuno vorrebbe un partito a sua immagine e somiglianza (come la sinistra).
PARTITI POCO ''ALLINEATI''. Sta di fatto che nella situazione interna e internazionale attuale gli iscritti a un partito non dovrebbero poter bloccare un disegno di più ampio respiro che risponde ai superiori interessi della comunità.
Pur mantenendo la propria libertà di pensiero e di espressione, diritto fortunatamente sancito dalla nostra Costituzione, i partiti dovrebbero lavorare molto per quello che aziendalmente parlando si chiama “allineamento”, per non trovarsi poi in ordine sparso di fronte a qualunque decisione debba essere presa.
FIDUCIA DA RICONQUISTARE. In definitiva l’attuale modo di far politica è datato e non più in linea con le esigenze anche in termini di rapidità di cui necessitano alcune risposte.
Chi vuole riconquistare la fiducia e la propria credibilità nei confronti di un elettorato sempre più esigente per le difficoltà con cui deve quotidianamente confrontarsi non può non tenerne conto.
Lo spettacolo attualmente offerto non va certo in questa direzione.
E non potrà poi essere responsabilità degli elettori se faranno poi scelte populistiche o anche peggio.
Ma so già che si tratta di una raccomandazione inutile che nessuno prenderà in considerazione.