lunedì 7 dicembre 2015

LA DEMOCRAZIA DI TIPO OCCIDENTALE E' INCONCILIABILE CON L'ISLAM, MODERATO O FONDAMENTALISTA



Le elezioni in Francia hanno squarciato il velo sulla grande questione di questo tempo: non (solo) il terrorismo, ma la politica dell'Europa, di ciascun paese, riguardo alla propria identità e, soprattutto, riguardo a come costruire una società libera, democratica, tollerante, come quella che conosciamo e che i nostri padri hanno costruito, che includa una minoranza importante, crescente di religione islamica. Non è possibile girarci intorno, è questa l'agenda di tutti i paesi europei, e forse occidentali. Ma non basta la volontà, bisognerà capire che modello adottare, visto che quello della "laicité" francese è proprio quello maggiormente in crisi.
Un passo laterale è comunque necessario, quello di renderci conto non solo del nostro pensiero sull'Islam (sulle categorie di moderato o di fondamentalista, ecc.), ma anche del pensiero dei musulmani sull'islam stesso. Pensare il pensiero degli altri è sempre poco consigliabile, così come è poco consigliabile semplificare la realtà, come fanno le ideologie, anche opposte, senza fare i conti con le cose come realmente sono. E in questo caso le cose sono una materia labile, ma fortissima, e hanno a che fare con la concezione del mondo.
C'è già una buona disponibilità di ricerche, di sondaggi (non per l'Italia) in cui si cerca di dare consistenza numerica e migliori definizioni al variegato mondo islamico. Quello che la gente ha nella testa, il suo pensiero autentico, la gerarchia dei valori, contano più di ogni altra cosa. Come sempre la verità, se si può attribuire questa definizione ad attività che per loro natura sono spesso parziali e non "onniscienti", sorprende e spiazza. Ma non è nascondendola che si capisce di più. Vediamo allora di capire meglio cosa c'è dentro la testa dell'Islam inteso come insieme variegato di posizioni, di discernimenti e di idee sul mondo.
Il primo assunto riguarda il sostegno culturale all'Isis. Si è molto detto che siano abilissimi nel marketing e nel guadagnare consensi nella lotta per l'egemonia dentro il mondo islamico. I dati, per fortuna, non sembrano dimostrarlo. Una recentissima ricerca sul pensiero delle popolazioni dei paesi del Medio Oriente smentisce questa tesi. Se può essere considerato ovvio che il 97% degli israeliani (dove pure esiste una buona componente etnica musulmana) sia contro Isis, è già sorprendente che lo sia il 100% dei Libanesi o il 94% dei Giordani. Anche nei territori della Palestina solo il 6% è favorevole all'ISIS, l'8% in Turchia e persino in Nigeria l'Isis si ferma al 14%. L'unico paese dove ha la maggioranza dei consensi è il Pakistan. Perciò sono numeri qualche volta rilevanti, ma siamo lontani dall'idea che Isis stia raggiungendo l'egemonia nei paesi musulmani. Buona notizia.
Per arrivare a una questione ancora più controversa, ovvero le azioni americane in Iraq e Siria, sono approvate persino dal 53% dei Palestinesi (è contro il 37%) e dal 48% dei Turchi. Totale adesione all'iniziativa americana dai paesi dell'Africa e dell'Europa, con in testa naturalmente la Francia (in Italia li condivide il 70% della popolazione, in Germania il 62%). A differenza della politica di Obama in Medio Oriente che trova molti critici. Perciò sì all'azione anti-Isis e un sì meno netto sulla complessiva politica estera americana.
Le questioni più complicate però non sono queste, ma il pensiero dei musulmani in Europa e nel mondo occidentale. Una ricerca fatta in Canada nell'ottobre scorso (cioè ben prima dell'attacco a Parigi) dove gli intervistati erano suddivisi secondo l'appartenenza religiosa, il 60% dei cristiani pensa che l'islam sia inconciliabile con i valori occidentali, anche coloro che si professano atei ritengono, per il 46%, che sia inconciliabile. E fin qui siamo nel prevedibile. Sorprende, invece, che anche il 42% degli stessi musulmani ritiene che la loro religione sia incompatibile con i valori occidentali. E non è cosa da poco.
Ancora altre indagini. Questa volta in Inghilterra. Qui il 40% dei musulmani vorrebbe che in quel paese fosse adottata, se dipendesse da loro, la legge islamica (o sharia). Ma c'è un altro dato ancora più significativo: richiesti di rispondere se in cuor loro debbano moralmente rispondere più alla legge islamica o a quella britannica, rispondono, uno su quattro, che nella loro mente prevale quella inglese, ma in tre su quattro quella islamica. Se perciò solo una piccola parte simpatizza per Isis (fra i giovani belgi musulmani, dove si è scoperto il maggiore radicamento dei fondamentalisti, le simpatie verso l'organizzazione terrorista si ferma al 16%), tuttavia il problema della compatibilità Islam-Occidente è tutt'altro che pacificata.
Ci sono altre questioni non irrilevanti, dove questa contraddizione appare netta. Sempre in Gran Bretagna il 51% dei musulmani inglesi pensa che una donna musulmana non possa (non debba) sposarsi con un uomo non musulmano; nella stessa proporzione pensano che un uomo possa avere più di una moglie, il 61% ritiene che l'omosessualità vada punita e il 62% non ritiene che la libertà di parola sia un bene assoluto (solo il 3% pensa che la libertà di parola vada difesa a ogni costo e in tutti i casi, anche quelli in cui il contenuto disturba il credo delle persone). Alla fine solo il 7% dei musulmani inglesi pensa sé stesso prima come inglese e poi come musulmano, perché l' 81% sostiene di sentirsi primariamente musulmano, perciò il primato è alla religione, non alla cittadinanza.
Ancora qualche altra informazione, non di opinione, questa volta, ma di tipo oggettivo. In Inghilterra la popolazione musulmana rappresenta il 4% della popolazione, ma la quota-parte dei musulmani in carcere per qualunque motivo è l'11% e in Olanda, a fronte sempre del 4% della popolazione, nell'universo carcerario rappresenta il 20%. In Francia, a fronte del 10% della popolazione, addirittura nelle carceri coloro che professano la religione musulmana rappresentano il 70%. È un fatto. Non siamo in grado di dire se questo dipenda da un pregiudizio etnico, o semplicemente perché venga da quella popolazione il maggior numero di reati.
Volendo sintetizzare la questione, si potrebbe dire che il progetto politico dell'Isis (un grande califfato che dal Medio Oriente si espanda sulle sponde dell'Europa e in Africa) è ampiamente minoritario anche nel mondo islamico. E i loro modi terrificanti sono invisi anche alla grande maggioranza della popolazione islamica. Ben diversa è la questione culturale, perché è evidente che se dovessero alcune concezioni affermarsi nei nostri paesi (o per cessione da parte nostra) non avremmo più il paesaggio democratico che conosciamo. È la grande contraddizione in cui alcuni paesi della primavera araba si sono trovati: non appena le avanguardie democratiche musulmane hanno abbattuto le dittature e portato alle libere elezioni, poi si sono affermate le concezioni integraliste, come nel caso dell'Egitto. Ovviamente ci sono anche alcuni paesi in controtendenza, come la Tunisia.
La contraddizione è aperta anche per noi: possiamo accettare, al fine dell'integrazione e comunque dell'auspicabile civile convivenza, concezioni che negano alla radice i fondamenti della nostra civiltà democratica per come la conosciamo? In questo caso il protagonismo fondamentale è dei musulmani stessi. C'è una loro rivoluzione culturale che attende di essere affermata, anche se ci sono esempi di come sia già possibile. È un loro obiettivo, a cui noi ovviamente dobbiamo far sponda, "secolarizzare" l'Islam dentro l'involucro democratico che ne possa non cancellare l'identità, ma renderlo compatibile con le leggi che conosciamo. Nell'esperienza europea abbiamo avuto (e abbiamo) molti partiti cattolici, o d'ispirazione cattolica, ad esempio la nostra Democrazia Cristiana, che ha fatto dell'ispirazione religiosa la sua ragion d'essere, e tuttavia ha sempre distinto l'ispirazione dalle politiche e, ovviamente, dalle leggi dello stato. C'è un partito, un soggetto, un'entità che si ponga nel mondo islamico questo obiettivo? C'è l'esperienza di Erdogan in Turchia che, con contraddizioni, può essere utile e altre esperienze ancora in altri paesi.
Se non ci sarà la nascita di un movimento islamico coerentemente e politicamente dentro l'architettura democratica, che sarebbe in sé una rivoluzione dentro l'Islam, si finirà con l'essere totalmente dentro la "battaglia di civiltà", senza mezzi termini e senza alcuna possibilità di "terze vie". Tocca a noi sostenere questa ipotesi, ma non solo a noi.