mercoledì 9 dicembre 2015

COSA SCATENA IN NOI LA GUERRA CONTRO L'ISIS



Se qualcuno volesse rileggere quantomeno le conclusioni de la Personalità Autoritaria, a settant'anni dall'inizio della più straordinaria ricerca sociale mai condotta, comprenderebbe meglio lo scenario che si sta dispiegando davanti a noi. Ciò che Adorno e i suoi colleghi indagarono nella cultura americana dell'immediato dopoguerra rappresenta oggi il più lucido punto di vista sul conflitto - contraddizione permanente e inconscia - che contrappone i valori democratici a quelli autoritari, grondanti di odio razziale e religioso: due istinti profondi, non due convinzioni politiche. Da una parte eros, ovvero la carica esplosiva capace di portare l'uomo verso il progresso e la modernità, dall'atra thanatos, istinto di morte e di distruzione.
Il conflitto che oggi sta separando occidente e oriente, in realtà, sembrerebbe l'opposto di ciò che Adorno aveva indagato. A quel tempo, l'umanità era appena uscita da una guerra terrificante, mentre europei e americani da allora non l'hanno mai ammessa sulla propria terra, semmai l'hanno esportata altrove. Allora uomini e donne avevano conosciuto fame e morte, le macerie erano ancora fumanti, mentre oggi il benessere economico e sociale ha diffuso straordinari benefici e privilegi. Allora prevaleva il sollievo per la fine di un'immane tempesta, oggi il terrore che la bonaccia del benessere possa cessare improvvisamente: in entrambi i casi il principio rimane all'interno di una categoria psicologica, non economica e tantomeno ideologica.
Quando l'uomo si scopre fragile, riemerge "dal fango del suo inconscio", avrebbe detto Freud, un istinto primordiale (quasi una difesa), basato sull'aggressività, sulla necessità di regredire fino alla confortante riscoperta delle proprie radici razziali, religiose, patriottiche. Ecco spuntare personaggi che solo qualche lustro fa sarebbero sembrati patetici fantocci, uomini e donne "forti", capaci solo di scandire anatemi contro il progresso, la pace, il benessere sociale e individuale. Fantocci che però oggi riscuotono uno stupefacente successo elettorale e culturale. Le loro litanie antisemite, antiarabe, omofobe e anti-libertarie si riassumono esattamente nella definizione di personalità autoritaria, descritta 70 anni fa da Adorno.
Donald Trump, Marine Le Pen, Vladimir Putin non potrebbero avere successo se non basassero la loro politica sul lato più fragile dei loro sostenitori, né senza quel ricatto ancestrale che terrorizza l'uomo moderno: la possibilità di perdere privilegi acquisiti, la propria supposta superiorità razziale, ideale, materiale. Ecco l'insidiosa, angosciante similitudine. Ciò che portò alla seconda guerra mondiale, dal punto di vista della psicologia del profondo, assomiglia terribilmente a ciò che conduce una larga fetta di opinione pubblica verso le attuali leadership autoritarie e ne guida lo straripante consenso. Allora si pensava fosse la difesa della razza ariana, mentre oggi qualcuno brandisce un'ipotetica superiorità della democrazia occidentale: in realtà non è lo scontro ideologico o politico a far correre l'umanità sull'orlo di vecchi e nuovi baratri. In entrambi i casi riemerge thanatos e si eclissa eros, l'idea della distruzione avanza, quella della costruzione arretra.
Oggi siamo costretti a scoprire quanto superficiale e controversa sia la cultura pacifica e progressista, e quanto formidabile e diabolicamente presente ancora in ognuno quella gladiatoria e regressiva. Sconfitta rischia di essere la visione del mondo cresciuta sulla distruzione sistematica del nostro patrimonio ideale e sul trionfo dell'egoismo, una weltanschauung superficiale e narcisistica che ha sedotto una parte di umanità sazia verso una vuota autarchica, senza comprendere che la radice autoritaria continuava ad affondare nella profondità della nostra anima in attesa di riemergere. Difficile da ammettere, ma il conflitto, allora come oggi, è soprattutto interno a noi, non solo tra di noi. Nessuno escluso, tantomeno chi ritiene che la democrazia sia un valore imperituro. (Paolo Crepet)