Alcuni
giorni fa mentre stavo ordinando vecchie scartoffie del passato mi sono
imbattuto in un vecchio Motorola 8700 (il famoso cellulare con lo sportellino
ribaltabile e l’antenna estraibile) che non pensavo manco più di possedere. Ho
ritrovato copie dei piani tariffari, delle prime schede GSM della Omnitel e
delle locandine pubblicitarie di allora. Mi sono dovuto fermare: in quel
momento ho realizzato che erano esattamente due decenni che avevo vissuto
con un telefono cellulare. Vent’anni con questo apparecchio per comunicare
in piena autonomia e discrezionalità. Ricordo ancora nel lontano 1995 quanto
pagai per acquistare quel primo modello, oltre 800 mila lire italiane per il
modello in questione, che erano un botto di denaro, ma allora faceva molto figo
e tutto sommato era anche un mondo nuovo che iniziava a farsi desiderare.
All’epoca non esistevano i piani ricaribili, quindi ho avevi la carta di
credito oppure il conto corrente per appoggiare il RID mensile di pagamento del
piano tariffario selezionato. Chi oggi ha vent’anni non si rende conto di
questo passaggio, esistevano all’inizio due tariffe per chiamate da e verso il
cellulare: la tariffa familiare (che si chiamava cosi perchè mettevi a
rischio il futuro economico della tua famiglia se effettuavi chiamate per
svariate ore durante il corso del mese) e la tariffa business (molto più
conveniente). Ricordo che per la tariffa familiare si pagavano circa 1.950 lire
italiane per minuto di conversazione più scatto alla risposta se chiamavi tra
le 8.30 e le 20.30, mentre al di fuori di questa fascia oraria costava
sostanzialmente una sciocchezza meno di 200 lire al minuto. Comprai il Motorola
perchè all’epoca facevo il disc jockey (durante gli studi universitari) e in
questo modo potevo essere reperibile durante la notte dai gestori dei locali da
ballo ed anche dai PR delle discoteche e in quell’anno il Motorola 8700
divenne un must per il mondo della notte.
Si
riconosceva la tariffa che avevi in base al prefisso del tuo cellulare, tipo
338 o 339 per i familiari e 335 o 337 per i profili business, naturalmente
questi erano i prefissi GSM di Telecom Italia Mobile, mente il secondo
operatore Ominitel (oggi assorbito da Vodafone) aveva il 347 oppure il 348
per distinguersi dalla concorrenza. Pertanto chi ti chiamava sapeva quanto
spendeva a seconda del prefisso che avevi. Oggi questo è ormai preistoria,
nonostante siano passati appena due decenni. Negli anni successivi vi è stata
l’esplosione dei negozi di telefonia cellulare, portando all’ingresso di altri
tre operatori come Wind, Blu (acquistata successivamente da Wind) ed infine
Tre. Il cellulare per quasi un decennio è stato il GSM (Global System
for Mobile Communications), prima vi era l’antenato denominato TACS (Total
Access Communication System) in dotazione ai primi modelli di radiotelefono portatile
a valigetta su licenza SIP (poi confluita in Telecom Italia). Verso la fine
del 1997 sono arrivati anche i piani tariffari prepagati e questo ha creato un
vero effetto di overboost a tutto il mercato della telefonia mobile, facendo
diventare accessibile a tutti l’acquisto ed il mantenimento di un cellulare. La
moda e lo stile di progettazione con il tempo divennero elementi di
distinzione sociale ad esempio ricordo il Motorola Startac, il Nokia 8110
(il modello a banana) oppure l’Ericsson T28 che all’epoca rappresentavano tutti
e tre il top di gamma dell’offerta tecnologica. Per quanto questi apparecchi si
distinguessero nel colore, nella forma, nelle dimensioni contenute e nel prezzo
avevano comunque tutti la medesima funzione ossia effettuare una
telefonata, riceverla o se te la sentivi di perdere cinque minuti per scrivere
un messaggio di testo eventualmente inviare un SMS.
Il telefono
cellulare era pertanto asservito a gestire il proprio traffico voce, possiamo
chiamare questa fase storica come The Mobile Era 1.0 ed è fino a qui che
ancora oggi io mi sono fermato. Successivamente vi è stata una breve parentesi
fortunata dei cellulari BlackBerry o simil tali (agenda e posta
elettronica uniti al cellulare) che è durata sino a scemare verso il 2010, una
parentesi che potremmo definire The Mobile Era 2.0 (a livello tecnologico
invece si usa la sigla G per indicare la generazione di appartenenza,
oggi siamo al 4G). Già perchè nel 2008 arriva Apple con iPhone diventando in
poco tempo una killer application. Questa è l’epoca di The Mobile Era 3.0
in cui sostanzialmente viene riconcepito il ruolo del telefono cellulare, la
sua funzionalità, la sua interazione con la tua vita quotidiana tanto
che da mobile si passa alla definizione di smartphone. Quest’ultimo rappresenta
l’oggetto dei desideri delle giovani generazioni tanto che oggi a 18 anni è
diventato il primo acquisto da effettuare per avere status sociale, quando
avevo la loro età avevamo l’utilitaria ad assetto sportivo o qualcuno
eventualmente il sintetizzatore elettronico o la chitarra elettrica. Lo
smartphone serve a tutto tranne che a telefonare: videogiocare,
fotografare, taggare, videofilmare, chattare e soprattutto gingillarsi e
trastullarsi in continuazione con i vari socials. Chi mi conosce e frequenta,
mi prende continuamente in giro per l’apparecchio telefonico che utilizzo sia
per la mia sfera professionale che la mia vita privata, un modesto Nokia basico
che telefona e basta, nemmeno fa le foto o permette di navigare. Quando mi
hanno regalato uno smartphone, il giorno dopo era in vendita a metà prezzo su
Ebay. Gli smartphone sono il peggior nemico per la vostra salute, la
vostra privacy, la vostra produttività, il vostro sonno, la vostra qualità di
vita ed infine la vostra concentrazione tanto nel lavoro quanto nella vita
familiare. L’hanno battezzata FOMO ossia Fear of Missing Out,
letteralmente paura di essere tagliati fuori: l’idea che stia accadendo
qualcosa sui socials o nel world wide web che ci stiamo perdendo ci spinge a
connettersi continuamente in modo compulsivo.
Nei giovani
adolescenti lo potete riscontrare praticamente ovunque, ogni trecento secondi
devono effettuare lo slide lock allo schermo del loro smartphone per
verificare se ci sono notizie o post di qualcuno che si conosce. Vi sono
inoltre applicazioni per inviare messaggi istantanei, che hanno surclassato i
vecchi sms, a gruppi di conoscenti di varia tipologia che ormai sono diventate
più deleterie ed invasive di una nube di zanzare che ha deciso di
assediarvi. Vedo colleghi ed amici che vivono e lavorano con questi smartphone
in cui ogni dieci minuti subiscono il richiamo del FOMO sia che si trovino in
riunione, in famiglia, in palestra e cosi via. Si tratta di una vera e propria dipendenza
patologica che sicuramente nel lungo termine porterà a sviluppare
comportamenti compulsivi o irrazionali che probabilmente saranno calmierati dal
ricorso a sostanze psicotropiche. Provate a tornare indietro: prendete la
vostra SIM e schiaffatela dentro un cellulare basico che squilla se qualcuno vi
chiama e basta. Vedrete come migliorerà il vostro umore, la vostra
concentrazione, la qualità del sonno e soprattutto molti altri aspetti della
vita di tutti i giorni. Questo non significa abbandonare i socials, li potete
frequentare per qualche minuto ogni giorno ad orari prefissati e
schedulati dalla vostra tradizionale postazione PC tanto al lavoro quanto a
casa come se fosse la lettura di un quotidiano o la consultazione di un sito di
vostro gradimento. Molti dissenteranno da quanto indicato, non voglio fare
forzature, tuttavia se non prendete i socials e gli smartphone e li mettete in
una posizione ridimensionata rispetto a voi, saranno proprio loro a
prendersi la vostra vita e ridimensionare la vostra qualità di vita, specie
quando passsereamo alla Mobile Era 4.0 ossia l’era dei Google Glass e suoi
simili.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com