giovedì 3 dicembre 2015

LA NOMOFOBIA (NO MOBILE FOBIA) E' DIVENTATA UNA PATOLOGIA



Alcuni giorni fa mentre stavo ordinando vecchie scartoffie del passato mi sono imbattuto in un vecchio Motorola 8700 (il famoso cellulare con lo sportellino ribaltabile e l’antenna estraibile) che non pensavo manco più di possedere. Ho ritrovato copie dei piani tariffari, delle prime schede GSM della Omnitel e delle locandine pubblicitarie di allora. Mi sono dovuto fermare: in quel momento ho realizzato che erano esattamente due decenni che avevo vissuto con un telefono cellulare. Vent’anni con questo apparecchio per comunicare in piena autonomia e discrezionalità. Ricordo ancora nel lontano 1995 quanto pagai per acquistare quel primo modello, oltre 800 mila lire italiane per il modello in questione, che erano un botto di denaro, ma allora faceva molto figo e tutto sommato era anche un mondo nuovo che iniziava a farsi desiderare. All’epoca non esistevano i piani ricaribili, quindi ho avevi la carta di credito oppure il conto corrente per appoggiare il RID mensile di pagamento del piano tariffario selezionato. Chi oggi ha vent’anni non si rende conto di questo passaggio, esistevano all’inizio due tariffe per chiamate da e verso il cellulare: la tariffa familiare (che si chiamava cosi perchè mettevi a rischio il futuro economico della tua famiglia se effettuavi chiamate per svariate ore durante il corso del mese) e la tariffa business (molto più conveniente). Ricordo che per la tariffa familiare si pagavano circa 1.950 lire italiane per minuto di conversazione più scatto alla risposta se chiamavi tra le 8.30 e le 20.30, mentre al di fuori di questa fascia oraria costava sostanzialmente una sciocchezza meno di 200 lire al minuto. Comprai il Motorola perchè all’epoca facevo il disc jockey (durante gli studi universitari) e in questo modo potevo essere reperibile durante la notte dai gestori dei locali da ballo ed anche dai PR delle discoteche e in quell’anno il Motorola 8700 divenne un must per il mondo della notte.
Si riconosceva la tariffa che avevi in base al prefisso del tuo cellulare, tipo 338 o 339 per i familiari e 335 o 337 per i profili business, naturalmente questi erano i prefissi GSM di Telecom Italia Mobile, mente il secondo operatore Ominitel (oggi assorbito da Vodafone) aveva il 347 oppure il 348 per distinguersi dalla concorrenza. Pertanto chi ti chiamava sapeva quanto spendeva a seconda del prefisso che avevi. Oggi questo è ormai preistoria, nonostante siano passati appena due decenni. Negli anni successivi vi è stata l’esplosione dei negozi di telefonia cellulare, portando all’ingresso di altri tre operatori come Wind, Blu (acquistata successivamente da Wind) ed infine Tre. Il cellulare per quasi un decennio è stato il GSM (Global System for Mobile Communications), prima vi era l’antenato denominato TACS (Total Access Communication System) in dotazione ai primi modelli di radiotelefono portatile a valigetta su licenza SIP (poi confluita in Telecom Italia). Verso la fine del 1997 sono arrivati anche i piani tariffari prepagati e questo ha creato un vero effetto di overboost a tutto il mercato della telefonia mobile, facendo diventare accessibile a tutti l’acquisto ed il mantenimento di un cellulare. La moda e lo stile di progettazione con il tempo divennero elementi di distinzione sociale ad esempio ricordo il Motorola Startac, il Nokia 8110 (il modello a banana) oppure l’Ericsson T28 che all’epoca rappresentavano tutti e tre il top di gamma dell’offerta tecnologica. Per quanto questi apparecchi si distinguessero nel colore, nella forma, nelle dimensioni contenute e nel prezzo avevano comunque tutti la medesima funzione ossia effettuare una telefonata, riceverla o se te la sentivi di perdere cinque minuti per scrivere un messaggio di testo eventualmente inviare un SMS.
Il telefono cellulare era pertanto asservito a gestire il proprio traffico voce, possiamo chiamare questa fase storica come The Mobile Era 1.0 ed è fino a qui che ancora oggi io mi sono fermato. Successivamente vi è stata una breve parentesi fortunata dei cellulari BlackBerry o simil tali (agenda e posta elettronica uniti al cellulare) che è durata sino a scemare verso il 2010, una parentesi che potremmo definire The Mobile Era 2.0 (a livello tecnologico invece si usa la sigla G per indicare la generazione di appartenenza, oggi siamo al 4G). Già perchè nel 2008 arriva Apple con iPhone diventando in poco tempo una killer application. Questa è l’epoca di The Mobile Era 3.0 in cui sostanzialmente viene riconcepito il ruolo del telefono cellulare, la sua funzionalità, la sua interazione con la tua vita quotidiana tanto che da mobile si passa alla definizione di smartphone. Quest’ultimo rappresenta l’oggetto dei desideri delle giovani generazioni tanto che oggi a 18 anni è diventato il primo acquisto da effettuare per avere status sociale, quando avevo la loro età avevamo l’utilitaria ad assetto sportivo o qualcuno eventualmente il sintetizzatore elettronico o la chitarra elettrica. Lo smartphone serve a tutto tranne che a telefonare: videogiocare, fotografare, taggare, videofilmare, chattare e soprattutto gingillarsi e trastullarsi in continuazione con i vari socials. Chi mi conosce e frequenta, mi prende continuamente in giro per l’apparecchio telefonico che utilizzo sia per la mia sfera professionale che la mia vita privata, un modesto Nokia basico che telefona e basta, nemmeno fa le foto o permette di navigare. Quando mi hanno regalato uno smartphone, il giorno dopo era in vendita a metà prezzo su Ebay. Gli smartphone sono il peggior nemico per la vostra salute, la vostra privacy, la vostra produttività, il vostro sonno, la vostra qualità di vita ed infine la vostra concentrazione tanto nel lavoro quanto nella vita familiare. L’hanno battezzata FOMO ossia Fear of Missing Out, letteralmente paura di essere tagliati fuori: l’idea che stia accadendo qualcosa sui socials o nel world wide web che ci stiamo perdendo ci spinge a connettersi continuamente in modo compulsivo.
Nei giovani adolescenti lo potete riscontrare praticamente ovunque, ogni trecento secondi devono effettuare lo slide lock allo schermo del loro smartphone per verificare se ci sono notizie o post di qualcuno che si conosce. Vi sono inoltre applicazioni per inviare messaggi istantanei, che hanno surclassato i vecchi sms, a gruppi di conoscenti di varia tipologia che ormai sono diventate più deleterie ed invasive di una nube di zanzare che ha deciso di assediarvi. Vedo colleghi ed amici che vivono e lavorano con questi smartphone in cui ogni dieci minuti subiscono il richiamo del FOMO sia che si trovino in riunione, in famiglia, in palestra e cosi via. Si tratta di una vera e propria dipendenza patologica che sicuramente nel lungo termine porterà a sviluppare comportamenti compulsivi o irrazionali che probabilmente saranno calmierati dal ricorso a sostanze psicotropiche. Provate a tornare indietro: prendete la vostra SIM e schiaffatela dentro un cellulare basico che squilla se qualcuno vi chiama e basta. Vedrete come migliorerà il vostro umore, la vostra concentrazione, la qualità del sonno e soprattutto molti altri aspetti della vita di tutti i giorni. Questo non significa abbandonare i socials, li potete frequentare per qualche minuto ogni giorno ad orari prefissati e schedulati dalla vostra tradizionale postazione PC tanto al lavoro quanto a casa come se fosse la lettura di un quotidiano o la consultazione di un sito di vostro gradimento. Molti dissenteranno da quanto indicato, non voglio fare forzature, tuttavia se non prendete i socials e gli smartphone e li mettete in una posizione ridimensionata rispetto a voi, saranno proprio loro a prendersi la vostra vita e ridimensionare la vostra qualità di vita, specie quando passsereamo alla Mobile Era 4.0 ossia l’era dei Google Glass e suoi simili.
Eugenio Benetazzo - eugeniobenetazzo.com