sabato 28 luglio 2012

IL RISCHIO: L'ELLENIZZAZIONE DELL'ITALIA


A coloro che pensano che io ami descrivere solo scenari catastrofici dedico questo stralcio tratto dal “Sole 24 ore”. Si tratta di poche righe, che descrivono benissimo, per quanto sinteticamente, la situazione nella quale ci troviamo:
La Germania «rischia una bancarotta se non accetta la monetizzazione del debito da parte della Banca centrale europea». Lo si legge in un'opinione su Twitter dell'istituto newyorchese di ricerca economica Inet (Institute for New Economic Thinking), presieduto da George Soros e nel cui advisory board siedono i premi Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, Andrew Michael Spence, Amartya Sen e James Heckman.
Lunedì scorso era stato diffuso un corposo report dell' Inet Council on euro crisis (Icec), un'emenazione dell'Inet formata da 17 economisti europei tra i quali Jean-Paul Fitoussi, Daniel Gros e Lucrezia Reichlin. Nel documento si sottolinea che l'Europa è sulla soglia di una catastrofe, con l'economia del Vecchio Continente destinata alla depressione e la zona euro alla disintegrazione. L'Icec spiega senza mezzi termini che «senza uno sforzo collettivo l'eurozona si disintegrerà in fretta» perché le condizioni attuali «in diversi Paesi non sono sostenibili a lungo, né economicamente né socialmente».
Gli economisti spiegano che bisogna distinguere tra i problemi ereditati dal passato e creati dalla cattiva progettazione dell'eurozona nel corso degli ultimi 10 anni e le sfide implicite nel ridisegnare l'area euro, per ripristinarne la solidità. Attenzione quindi, continua il documento dell'Icec, perché è impossibile costruire a lungo termine meccanismi come un'unione bancaria «quando incombe l'eredità di squilibri di bilancio, di competitività e l'inadeguata capitalizzazione delle istituzioni finanziarie impediscono il cammino verso un'Europa sana».
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Il buon andamento della Borsa di Piazza Affari (che è comunque rimasta al di sotto dei 14.000 punti, (un risultato non brillante)e della vendita di CTZ e BOT non deve accendere facili illusioni. Si tratta di rimbalzi tecnici, del tutto normali in periodi come questo. Ricordiamo ancora una volta che non si prospetta nulla di concreto: Mario Draghi ha semplicemente fatto le solite dichiarazioni di intenti: ha detto che farà tutto quello che è nelle sue possibilità per salvare l’Euro. La Merkel e Schaeuble si sono detti d’accordo con lui, tanto si tratta delle solite parole, delle consuete vaghe promesse.  Non ci servono le toppe, i rammendi, occorrono fatti concreti, un cambiamento radicale delle politiche dell’UE. In assenza di questi fatti concreti, le borse torneranno a crollare, lo spread tornerà a risalire. Che cosa potrebbe fare di concreto la BCE? Potrebbe ricominciare ad acquistare titoli di stato spagnoli ed italiani sul mercato secondario, ma non basterebbe. Potrebbe ricorrere, oltre al solito Efsf,  al Fondo di Soccorso Europeo (MES), entrato in funzione nel caso della sola Grecia, ma temiamo che i risultati, anche in questo caso, sarebbero inferiori alle attese. A parte il fatto che il MES presuppone la cessione pressocchè totale della sovranità, le misure finalizzate alla conservazione dell’euro sono ben altre. Come sottolineato dal “Sole 24 ore”, bisognerebbe monetizzare il debito, condividerlo con l’emissione degli eurobond, modificare i trattati e consentire alla BCE di stampare moneta. La sola politica dei tassi è largamente insufficiente. Qualche tempo fa auspicavamo la definizione della situazione in tempi rapidi, da due a sei mesi. E’ probabile che non sia così. In assenza di misure radicalmente diverse da quelle condotte sin qui dalla Germania, speravamo in una uscita ordinata dalla moneta unica di tutti i paesi dell’eurozona, per consentire un ritorno non traumatico alle valute nazionali. Tutto questo , però, non conviene alla Germania, e ai suoi stati satelliti, Olanda e Finlandia, due fulgidi esempi di antieuropeismo. Ora, un Euro senza Italia, nel caso (probabilissimo) di un nostro default, non avrebbe ragione di essere, e allora il rischio che corriamo è quello di una “ellenizzazione”, essere lasciati, insieme alla Spagna, a bagnomaria, in un limbo che potrebbe durare mesi se non anni. Con gli stessi effetti che sono ben visibili in Grecia. Una manovra recessiva dopo l’altra, nuove imposizioni fiscali, e continui tagli allo stato sociale, destinato ad estinguersi. Già ora, grazie alla cosiddetta “spending review” all’amatriciana le Aziende Sanitarie sono soggette a paurosi risparmi. Un intervento chirurgico, se non ritenuto salvavita da una “commissione” di esperti, sarà a carico del paziente. In Grecia non si trovano i farmaci oncologici, se non a carico dei pazienti. Il risultato, in questo caso, sarà una lunghissima recessione, che quando si prolunga per troppi trimestri è l’anticamera di una depressione economica, una condizione dalla quale una nazione si risolleva solo dopo qualche decennio. La speranza di vita alla nascita, per la prima volta nella storia dell’Europa, diventerà più breve, per il problematico accesso alle terapie da parte di una larga porzione di cittadinanza. Per impedire l’esplosione dell’euro, e allo stesso tempo non far emergere il fallimento di Spagna e Italia, la Germania potrebbe tentare questa carta. Lasciar decantare i due paesi latini per prendere tempo e preparare il piano B. Nel frattempo la macelleria continuerebbe in Italia e Spagna, ma questo ai tedeschi importa ben poco. Monti o il prossimo premier devono assolutamente scongiurare una politica di questo tipo, che condurrebbe il paese alla catastrofe comunque, pur restando formalmente nell’euro, per il semplice fatto che uscirne da soli costituirebbe un disastro ancora peggiore. I tedeschi e i loro satelliti (Olanda Finlandia e Lussemburgo)sono e rimangono l’unica causa della nostra rovina, hanno imposto a Mario Monti (un perfetto esecutore) manovre recessive che hanno di fatto impedito qualsiasi tipo di sviluppo economico reale. Oggi la Merkel e il suo ministro dicono che Draghi ha ragione, perché sanno benissimo che, con i poteri che si ritrova, non è in grado, nella sostanza, di combinare alcunché. Nelle prossime settimane, quando i fatti non seguiranno, come sempre, alle parole, i mercati ci bastoneranno duramente, e a quel punto Monti non può far altro che minacciare l’uscita unilaterale dall’Euro, ben sapendo che il prossimo paese colpito dalla speculazione sarebbe la Francia. E’ il solo modo per mettere fine alla politica immobilista e rigorista della Germania, che all’Euro si è particolarmente affezionata,a differenza dei paesi del sud Europa. In conclusione, o si attua l’unione bancaria e politica, o l’euro terminerà comunque la sua corsa. Ma una confederazione di stati che ci veda accanto a popoli come quello olandese e finlandese, considerato il loro livello di volgare opportunismo, appare assai difficile. Vediamo che cosa accadrà, ma non attendiamoci nulla di buono, quelli che dovrebbero essere i nostri alleati si rivelano sempre di più, col passare del tempo, i nostri più acerrimi nemici.