Siamo sinceramente addolorati
dello stupore (che appare sincero) di Mario Monti di fronte all’impennata dello
spread italiano, che sta puntando decisamente verso quota 500 punti base. Non
sapendo bene cosa dire, il premier rampogna un ignaro Squinzi, il neo
presidente di Confindustria, invitandolo a parlare il meno possibile, perché le
sue parole potrebbero indurre lo spread a risalire. Squinzi, come è ovvio, è
caduto letteralmente dalle nuvole. Noi crediamo alla buona fede di Mario Monti,
il problema sono i mercati che non sembrano dare grande credito alle sue
manovre. Anzi, si potrebbe dire, con un bisticcio di parole, che siamo
stupefatti noi dello stupore di Monti. Vediamo quale potrebbe essere la
ragione, non è troppo complicato, neppure per un bocconiano doc. Dallo scorso
novembre Mario Monti è stato solo capace di varare manovre finanziarie: la
prima, la più sanguinosa, ce la ricordiamo tutti. La seconda è stata la riforma
delle pensioni: più che una riforma la si può leggere come una manovra, per il
semplice fatto che, una volta a regime, accompagnerà i lavoratori in pensione a
70 anni. Difficilmente da una simile riforma si creano posti di lavoro. Poi ci
sono stati i decreti sulle liberalizzazioni che non hanno liberalizzato un bel
niente, notai, avvocati, tassisti e farmacisti possono dormire sonni
tranquilli, si è trattato di una operazione di facciata che non ha scalfito il
sistema di privilegi e rendite di posizione di questo paese. Poi ha fatto
seguito una riforma del mondo del lavoro che fa tutto tranne che generare
crescita, sviluppo economico, creazione di posti di lavoro. Infine, la più
bella di tutte, la “spending review” all’italiana, una banalissima manovra
finanziaria mascherata da “controllo di spesa”. Ora, qualsiasi studente di
economia sa che per poter effettuare una vera spending review occorrono anni,
perché è necessario monitorare tutti i comparti delle P.A., costruire dei
benchmark che lavorino sullo storico e traggano le conseguenze del caso: quali
sono le voci di spesa che possono e devono essere tagliate. Una spending review
fatta dal commissario Bondi (che non è Mandrake) in quattro settimane non solo
non è credibile, è semplicemente una fesseria. Quella cui stiamo assistendo è
una manovra finanziaria fatta di tagli lineari, punto e basta. Ora, in
conclusione, Monti da quando è al governo non ha fatto altro che svolgere
diligentemente i compiti che gli hanno dettato la Commissione Europea e la BCE,
manovre fatte di solo rigore e austerità, nulla per la crescita. Per strappare
un sorriso alla Merkel, abbiamo affrontato la macelleria sociale compiuta da
quel garbato gentleman che si chiama Mario Monti. Che ha la faccia tosta di
meravigliarsi se lo spread, nonostante tutte le manovre di tagli e imposizioni
fiscali, continua a salire imperterrito, mentre la Germania vende i suoi titoli
di stato ad interessi addirittura negativi. Che cosa bisogna fare per far
capire a questo benedetto uomo che le manovre che tagliano la spesa pubblica ed
aumentano la pressione fiscale hanno come unica conseguenza la depressione
economica del paese in questione? I consumi non solo crollano, si fermano.
Siamo sulla strada della Grecia e ci sta portando su questa strada un tipetto
come Monti che, se avessimo una classe politica degna di questo nome, sarebbe
stato sostituito dopo sei mesi. Ma dal momento che al Parlamento italiano
siedono personaggi come Razzi e Scilipoti ci dobbiamo tenere questo eterno
dilettante con la valigia in mano, che si ostina a non capire che non dobbiamo
per forza fare i compiti che ci impone la Germania, che la dobbiamo piantare
con le manovre recessive mascherate da “spending review”, e che dobbiamo, per
una volta, farci i fatti nostri e pensare ad un piano per lo sviluppo e la
creazione di nuovi posti di lavoro. L’alternativa è il superamento dello
sbarramento dei 500 punti di spread ed il fallimento a catena di stato e
banche. Quando si è sopra i 500 punti per diverse settimane, o si pagano stipendi e pensioni o si rimborsano gli interessi sui titoli di stato. Tutte e tre le cose non si possono fare. E' quello che, molto semplicemente, si chiama "bancarotta". Lo spread non aumenta per le parole di Squinzi, benedetto il Signore,
aumenta perché l’Italia, sulla scia della Grecia, è un paese in ginocchio, nel
pieno della crisi più acre, poco credibile e poco appetibile perché è stata
solo capace di fare manovre recessive, e non costituisce certo una attrazione
per un eventuale investitore estero. Monti, con la sua signorilità ed il suo
europeismo filotedesco farebbe un’ottima figura nel Granducato di Lussemburgo.
Sarebbe perfetto per quello stato. E’ un peccati per lui e per noi che sia nato
in Italia. A proposito, ricordate che nella spending review all’amatriciana
sono previsti acquisti da parte della Consip anche di macchinari sanitari come
i tomografi. Chi se la farà fare, d’ora in poi, una TAC in Italia? I macchinari
che vende la Consip sono poco più che giocattoli, se hai un tumore non lo vede,
lo vede, viceversa, se non lo hai. Ho l’impressione che chiunque tenga un poco
alla propria salute si rivolgerà alla sanità privata, che i macchinari della Consip
non li prende neppure in considerazione.
In definitiva, qualcuno può
prendersi il fastidio di spiegare al Prof. Monti che lo spread non dipende dal
suo aplomb britannico, dal suo savoir faire con Frau Merkel, con l’esecuzione
pedissequa delle letterine di Bruxelles, ma con i fondamentali di un paese. Qual
è l’immagine del nostro paese, in questo momento, dinanzi il mondo intero? Una nazione in recessione, con uno
spaventoso sommerso ed un livello di evasione e corruzione difficilmente
eguagliabile, con porzioni di territorio nelle mani della criminalità
organizzata, una burocrazia invasiva ed ingarbugliata, spesso contraddittoria.
Non solo. Dopo le manovre del Prof. Monti è un paese in recessione, con un PIL
negativo che peggiorerà nel 2013, in ginocchio dopo le manovre finanziarie
depressive che si sono succedute una dopo l’altra. I consumi si sono fermati, l’emorragia
di posti di lavoro continua, le fabbriche e le industrie chiudono una dopo l’altra.
Siamo un paese appetibile? Un investitore, con le prospettive che presenta il
nostro paese, (che sarà il prossimo a cadere subito dopo la Spagna), per
acquistare i nostri titoli di stato è sacrosanto che richieda tassi di interessi elevati. E’ il minimo che possa
pretendere. Se queste cose riusciamo a comprenderle noi, che non siamo dei
Nobel per l’economia, è possibile che non possa comprenderle un fior di
professore come Mario Monti?