lunedì 9 luglio 2012

Addio Monti, sorgenti dall'acque ed elevati al cielo


Siamo sinceramente addolorati dello stupore (che appare sincero) di Mario Monti di fronte all’impennata dello spread italiano, che sta puntando decisamente verso quota 500 punti base. Non sapendo bene cosa dire, il premier rampogna un ignaro Squinzi, il neo presidente di Confindustria, invitandolo a parlare il meno possibile, perché le sue parole potrebbero indurre lo spread a risalire. Squinzi, come è ovvio, è caduto letteralmente dalle nuvole. Noi crediamo alla buona fede di Mario Monti, il problema sono i mercati che non sembrano dare grande credito alle sue manovre. Anzi, si potrebbe dire, con un bisticcio di parole, che siamo stupefatti noi dello stupore di Monti. Vediamo quale potrebbe essere la ragione, non è troppo complicato, neppure per un bocconiano doc. Dallo scorso novembre Mario Monti è stato solo capace di varare manovre finanziarie: la prima, la più sanguinosa, ce la ricordiamo tutti. La seconda è stata la riforma delle pensioni: più che una riforma la si può leggere come una manovra, per il semplice fatto che, una volta a regime, accompagnerà i lavoratori in pensione a 70 anni. Difficilmente da una simile riforma si creano posti di lavoro. Poi ci sono stati i decreti sulle liberalizzazioni che non hanno liberalizzato un bel niente, notai, avvocati, tassisti e farmacisti possono dormire sonni tranquilli, si è trattato di una operazione di facciata che non ha scalfito il sistema di privilegi e rendite di posizione di questo paese. Poi ha fatto seguito una riforma del mondo del lavoro che fa tutto tranne che generare crescita, sviluppo economico, creazione di posti di lavoro. Infine, la più bella di tutte, la “spending review” all’italiana, una banalissima manovra finanziaria mascherata da “controllo di spesa”. Ora, qualsiasi studente di economia sa che per poter effettuare una vera spending review occorrono anni, perché è necessario monitorare tutti i comparti delle P.A., costruire dei benchmark che lavorino sullo storico e traggano le conseguenze del caso: quali sono le voci di spesa che possono e devono essere tagliate. Una spending review fatta dal commissario Bondi (che non è Mandrake) in quattro settimane non solo non è credibile, è semplicemente una fesseria. Quella cui stiamo assistendo è una manovra finanziaria fatta di tagli lineari, punto e basta. Ora, in conclusione, Monti da quando è al governo non ha fatto altro che svolgere diligentemente i compiti che gli hanno dettato la Commissione Europea e la BCE, manovre fatte di solo rigore e austerità, nulla per la crescita. Per strappare un sorriso alla Merkel, abbiamo affrontato la macelleria sociale compiuta da quel garbato gentleman che si chiama Mario Monti. Che ha la faccia tosta di meravigliarsi se lo spread, nonostante tutte le manovre di tagli e imposizioni fiscali, continua a salire imperterrito, mentre la Germania vende i suoi titoli di stato ad interessi addirittura negativi. Che cosa bisogna fare per far capire a questo benedetto uomo che le manovre che tagliano la spesa pubblica ed aumentano la pressione fiscale hanno come unica conseguenza la depressione economica del paese in questione? I consumi non solo crollano, si fermano. Siamo sulla strada della Grecia e ci sta portando su questa strada un tipetto come Monti che, se avessimo una classe politica degna di questo nome, sarebbe stato sostituito dopo sei mesi. Ma dal momento che al Parlamento italiano siedono personaggi come Razzi e Scilipoti ci dobbiamo tenere questo eterno dilettante con la valigia in mano, che si ostina a non capire che non dobbiamo per forza fare i compiti che ci impone la Germania, che la dobbiamo piantare con le manovre recessive mascherate da “spending review”, e che dobbiamo, per una volta, farci i fatti nostri e pensare ad un piano per lo sviluppo e la creazione di nuovi posti di lavoro. L’alternativa è il superamento dello sbarramento dei 500 punti di spread ed il fallimento a catena di stato e banche. Quando si è sopra i 500 punti per diverse settimane, o si pagano stipendi e pensioni o si rimborsano gli interessi sui titoli di stato. Tutte e tre le cose non si possono fare. E' quello che, molto semplicemente, si chiama "bancarotta". Lo spread non aumenta per le parole di Squinzi, benedetto il Signore, aumenta perché l’Italia, sulla scia della Grecia, è un paese in ginocchio, nel pieno della crisi più acre, poco credibile e poco appetibile perché è stata solo capace di fare manovre recessive, e non costituisce certo una attrazione per un eventuale investitore estero. Monti, con la sua signorilità ed il suo europeismo filotedesco farebbe un’ottima figura nel Granducato di Lussemburgo. Sarebbe perfetto per quello stato. E’ un peccati per lui e per noi che sia nato in Italia. A proposito, ricordate che nella spending review all’amatriciana sono previsti acquisti da parte della Consip anche di macchinari sanitari come i tomografi. Chi se la farà fare, d’ora in poi, una TAC in Italia? I macchinari che vende la Consip sono poco più che giocattoli, se hai un tumore non lo vede, lo vede, viceversa, se non lo hai. Ho l’impressione che chiunque tenga un poco alla propria salute si rivolgerà alla sanità privata, che i macchinari della Consip non li prende neppure in considerazione. 

In definitiva, qualcuno può prendersi il fastidio di spiegare al Prof. Monti che lo spread non dipende dal suo aplomb britannico, dal suo savoir faire con Frau Merkel, con l’esecuzione pedissequa delle letterine di Bruxelles, ma con i fondamentali di un paese. Qual è l’immagine del nostro paese, in questo momento, dinanzi il mondo intero? Una nazione in recessione, con uno spaventoso sommerso ed un livello di evasione e corruzione difficilmente eguagliabile, con porzioni di territorio nelle mani della criminalità organizzata, una burocrazia invasiva ed ingarbugliata, spesso contraddittoria. Non solo. Dopo le manovre del Prof. Monti è un paese in recessione, con un PIL negativo che peggiorerà nel 2013, in ginocchio dopo le manovre finanziarie depressive che si sono succedute una dopo l’altra. I consumi si sono fermati, l’emorragia di posti di lavoro continua, le fabbriche e le industrie chiudono una dopo l’altra. Siamo un paese appetibile? Un investitore, con le prospettive che presenta il nostro paese, (che sarà il prossimo a cadere subito dopo la Spagna), per acquistare i nostri titoli di stato è sacrosanto che richieda tassi  di interessi elevati. E’ il minimo che possa pretendere. Se queste cose riusciamo a comprenderle noi, che non siamo dei Nobel per l’economia, è possibile che non possa comprenderle un fior di professore come Mario Monti?