giovedì 5 luglio 2012

PERCHE' E' IMPORTANTE LO SPREAD



Ci si domanda spesso, specie il comune cittadino, quale importanza possono rivestire l'andamento delle Borse o il famigerato spread con i titoli di stato tedeschi. Ma soprattutto perchè, da qualche tempo, ci toccano due manovre finanziarie l'anno. (la chiamano “spending review ma è una foglia di fico per celare una pura e semplice manovra finanziaria). Cercherò di spiegarlo chiaramente. Se la Borsa valori di un paese è costantemente al ribasso, o, come quella di piazza Affari, ha un permanente andamento ondivago (è “volatile”, fluttuante, si alza ed abbassa continuamente) è segno che l'economia complessiva del paese è negativa. Se il valore di una azione di una società o una azienda, o una banca quotata in Borsa si approssima allo zero per un elevato numero di vendite, quella società o azienda o banca prima o poi fallirà. La Borsa è un indice impeccabile dell'andamento e dello stato di salute della imprese italiane. Se il titolo di una azienda crolla completamente allora quella stessa azienda sarà obbligata a chiudere i battenti o a delocalizzarsi. Si perderanno ulteriori posti di lavoro, in ogni caso. Per essere in buona salute una borsa valori deve raggiungere un livello di scambi e contrattazioni intorno ai 15.000 punti. La nostra Borsa è costantemente tra i 13.000 e i 14.000. E' il segno della recessione.
Altro discorso concerne lo “spread”. Si prendono a riferimento, come pietra di paragone, gli interessi che vengono pagati dallo stato tedesco, per il semplice fatto che sono prossimi allo zero. Sono quindi i più bassi di tutta Europa. Ora, se il nostro spread (differenziale) tra i titoli tedeschi i nostri BOT si aggira costantemente intorno ai 450 punti, vuol dire che siamo costretti, per trovare acquirenti disposti ad investire nei nostri titoli, a pagare interessi dello 6,50% circa. Appare evidente per chiunque che lo Stato, dovendo pagare cedole così salate, vanifica buona parte delle manovre finanziarie di risparmio di spesa che attiva durante l'anno. E' un circolo vizioso, il cane che si morde la coda. Se lo spread rimane, come accade da molto tempo, inchiodato sui 450 punti, è giocoforza predisporre due manovre finanziarie l'anno, per compensare il fiume di denaro che se ne va in interessi sui titoli di stato. E' altrettanto ovvio per tutti che così non si può andare avanti: è quello che si definisce “avvitamento sulle manovre”. Facciamo i compiti che ci ha imposto la UE e la BCE, abbiamo riformato pensioni e mercato del lavoro, eppure lo spread rimane costantemente alto e ci obbliga continuamente a manovre che hanno un solo effetto depressivo sull'economia. Non se ne esce se andiamo avanti così. La domanda a questo punto è: perchè, nonostante i compiti che abbiamo diligentemente svolto, lo spread rimane costantemente alto? Questo dipende dal grado di fiducia degli investitori, di casa nostra e internazionali. Se un paese esprime credibilità, stabilità, ha degli ottimi fondamentali e si è dotato di una legislazione che consente un futuro senza troppi sobbalzi, questo paese attirerà investimenti e quindi i suoi titoli di stato saranno accettabili anche ad un tasso di interesse inferiore. Ma questo non è il caso dell'Italia. Monti ha fatto quello che ha potuto, non gli si possono imputare grosse colpe se non quella di non aver disposto una patrimoniale sulle rendite finanziarie (ma arriverà anche quella, statene certi), il problema non è lui, ma il sistema paese. Per un investitore esterno, poniamo un imprenditore, l'Italia non è un paese attraente, e questo per diverse ragioni, solo parzialmente imputabili al governo. L'italia è un paese dove intere porzioni di territorio sono nelle mani della criminalità organizzata: non solo, mafia, camorra e 'ndrangheta hanno ramificazioni ovunque, anche nel nord. Un imprenditore non ha molta voglia di trovarsi come interlocutore un esponente di qualche clan locale, è comprensibile. Da un punto di vista puramente imprenditoriale gli italiani appaiono troppo sindacalizzati. Si pensi solo al caso FIOM. Noi sappiamo che non è giusto, d'accordo, ma il punto di vista di chi deve investire dall'estero in Italia e si ritrova dopo una settimana la produzione bloccata e gli operai dietro le barricate, è certamente diverso dal nostro. In Italia esiste una burocrazia, a dispetto delle tanto decantate semplificazioni (l'ex ministro Calderoli aveva simbolicamente bruciato una montagna di leggi e norme ritenute inutili, ma erano solo balle di fieno) rimane pletorica e farraginosa. Lo sa bene chi ha provato a mettere in piedi una attività in proprio. Siamo innamorati delle carte bollate, a dispetto dell'informatizzazione. Queste molestie burocratiche scoraggiano anche gli investitori esterni. Siamo un paese con un livello di lavoro nero spaventosamente enorme, ed una evasione fiscale da capogiro, non solo. Come livello di corruzione siamo secondi solo a Grecia e Bulgaria. Un imprenditore straniero sa già in partenza che con un livello di corruzione dei dirigenti pubblici e politici così alto sarà quasi certamente costretto ad allungare qualche tangente a diversi soggetti. E anche questo non è motivo di particolare attrazione. Se aggiungiamo a tutto questo il fatto che abbiamo un enorme debito pubblico che non sarà mai portato in pareggio (non raccontiamoci balle, per favore, altro che pareggio di bilancio in Costituzione) il quadro è pressocchè completo. Dobbiamo raggiungere, per quanto concerne lo spread, quota 200 punti, altrimenti continueremo ad avvitarci sulle manovre recessive. Monti non ha la bacchetta magica, i motivi di uno spread così elevato che abbiamo appena indicato non dipendono, se non in minima parte, dalla sua azione. Insomma, in definitiva non ci sono vie di uscita: una classe dirigente tecnica o politica non può modificare abitudini così profondamente radicate nella nostra popolazione. Se non si perviene ad una unione bancaria vera, ad un banca centrale che sia paragonabile alla FED americana e, soprattutto, ad una confederazione di stati europei, se cioè, in buona sostanza, non riusciamo a condividere con paesi più virtuosi le nostre lacune, l'Italia, se lasciata a se stessa, nel volgere di qualche mese o, al massimo, anno, è predestinata al default, al fallimento. Ma questa volta non possiamo dare la colpa ai tedeschi cattivi che non ci vogliono aiutare. Guardiamoci bene dentro e cerchiamo di fare un esamino di coscienza. Fa sempre bene.