mercoledì 28 settembre 2011

VERDI COLLINE D'IRLANDA

E' difficile di questi tempi trovare elementi di ottimismo sui mercati finanziari, ci sembra quindi interessante portare all'attenzione degli investitori un caso che, almeno parzialmente, può fornire qualche speranza. Si tratta dell'Irlanda, che circa un anno fa piombò nella crisi di fducia degli investitori che sta oggi colpendo l'Italia.
Trascinata verso il baratro dagli eccessi del settore bancario, l'Irlanda ha avuto bisogno del sostegno della BCE prima e dei prestiti garantiti dall'Europa attraverso l'EFSF poi, per continuare ad essere solvibile (cioè in pratica pagare stipendi e garantire i servizi pubblici).
In termini di prezzo, i suoi titoli di stato hanno raggiunto i minimi pochi mesi fa (vicino a 50 per quelli con scadenza decennale). Tuttavia nelle ultime settimane, nonostante l'aggravarsi della crisi, le quotazioni invece di continuare a scendere o languire vicino ai minimi assoluti, hanno recuperato in maniera abbastanza significativa, senza, tra l'altro alcun "aiuto" esterno da parte della BCE.
Anche i Credit Default Swaps (CDS), che indicano il costo di assicurarsi contro il possibile fallimento di un emittente, trattano ben al di sotto dei massimi di qualche mese fa, in netta controtendenza rispetto a tutti gli altri paesi europei coinvolti nella crisi.
Certo, quotazioni dei titoli di stato e costo dei CDS sono ancora nettamente più elevati di quelli italiani e indicano una probabilità di default ancora estremamente elevata. E' tuttavia la tendenza al miglioramento, tra l'altro in una fase di caos e pessimismo estremo, che ci sembra particolarmente significativa. Cerchiamo quindi di approfondire le motivazioni di questa tendenza, ricordando che l'Irlanda ha adottato, senza indugi e con grande tempestività, fortissime misure di austerità e riduzione della spesa circa un anno fa.
Verificando l'andamento dei principali dati macroeconomici emerge una situazione non del tutto negativa.
Il Prodotto Interno Lordo è in ripresa (a differenza p.es. della Grecia), nonostante le misure fiscali fortemente restrittive decise circa 12 mesi fa. Certo, quotazioni dei titoli di stato e costo dei CDS sono ancora nettamente più elevati di quelli italiani e indicano una probabilità di default ancora estremamente elevata. E' tuttavia la tendenza al miglioramento, tra l'altro in una fase di caos e pessimismo estremo, che ci sembra particolarmente significativa. Cerchiamo quindi di approfondire le motivazioni di questa tendenza, ricordando che l'Irlanda ha adottato, senza indugi e con grande tempestività, fortissime misure di austerità e riduzione della spesa circa un anno fa.
Verificando l'andamento dei principali dati macroeconomici emerge una situazione non del tutto negativa.
Il Prodotto Interno Lordo è in ripresa (a differenza p.es. della Grecia), nonostante le misure fiscali fortemente restrittive decise circa 12 mesi fa. A livello di vendite al dettaglio l'andamento è leggermente negativo; anche considerando l'impatto recessivo della manovra dello scorso anno però, il fatto che non ci sia stato un tracollo può a nostro avviso essere letto positivamente. Venendo invece ai dati meno positivi, la disoccupazione resta su livelli altissimi, anche se non si può certo affermare che questo rappresenti un'eccezione in Europa. Tuttavia il livello vicino al 15% rappresenta uno dei più elevati delle economie occidentali. Infine, dato forse più negativo di tutti, il calo della produzione industriale è stato netto e non accenna per il momento ad arrestarsi. Un dato che mette in parte in discussione l'attendibilità e sostenibilità della ripresa del PIL. Da quanto precede emerge una situazione economica con diverse ombre, ma nel contesto attuale non avrebbe potuto essere altrimenti, ma anche con qualche elemento di speranza e ottimismo.
Se il calo della produzione industriale dovesse assestarsi o addirittura invertire rotta, potrebbe confermare che nonostante la crisi internazionale e nonostante le misure fiscali fortemente restrittive adottate circa un anno fa, l'economia iralndese non è "collassata" come quella greca, offrendo speranze di sostenibilità economica e solvibilità finanziaria.
Se la crescita economica si manterrà sufficientemente positiva, il rapporto Debito/PIL si dovrebbe assestare vicino al 100% e l'economia irlandese continuerebbe ad essere favorita dal buon livello di competitività, come dimostrato dal dato positivo della bilancia commerciale. Proprio quest'ultimo elemento (la competitività) rappresenta attualmente l'elemento di distinzione fondamentale rispetto agli altri paesi più colpiti dalla crisi, che rischia di rendere l'Irlanda una mera "eccezione". Volendo vedere l'aspetto positivo però, se questo "risorgere" dell'Irlanda dovesse essere confermato, potrebbe indicare la strada da seguire agli altri paesi in crisi, dimostrando tra l'altro ai mercati che la cura delle Autorità europee e del Fondo Monetario può essere vincente.
Dal punto di vista degli investitori obbligazionari comunque è ancora presto per considerare i titoli di stato irlandesi diversamente da un investimento ad altissimo rischio, tuttavia è a nostro parere interessante seguirne l'andamento. Senza l'intervento della BCE i titoli di stato Italiani e Irlandesi tratterebbero già oggi, con tutta probabilità, su livelli abbastanza vicini. In un futuro non troppo lontano potrebbe addirittura verificarsi, chissà, un'inversione di ruolo tra le due "I" dei PIIGS.
Fonte: soldionline