martedì 20 settembre 2011

IL MONDO DI STANDARD & POOR'S

Il giudizio di Standard & Poors di un declassamento (da A+ ad A) con outlook negativo, era largamente prevedibile (tanto è vero che i mercati non hanno subito sussulti particolari), il problema vero, adesso, è quello, assai più particolareggiato, di Moody’s, che si esprimerà ad ottobre. Moody’s ha messo sotto osservazione lo stato, le società partecipate dal Tesoro, gli enti locali e i 16 maggiori gruppi bancari. Tale giudizio, che sappiamo fin d’ora negativo, avrà delle ricadute ben più pesanti di quello odierno di S&P. E’ vero che le borse hanno reagito assorbendolo come già assimilato il downgrade di S&P, ma è anche vero che il livello di spread (oggi a 388 punti) e soprattutto quello dei Credit default Swap (le assicurazioni sui rimborsi dei titoli a difficile esigibilità) raggiungono livelli assolutamente pericolosi (sopra i 520 punti). Qualcuno penserà che si sta verificando un accanimento, un fumus persecutionis nei confronti del nostro paese, i cui fondamentali (un elevato debito pubblico, una crescita stentata se non anemica) rimangono non troppo dissimili a due o tre anni fa, siamo famosi nel mondo per la capacità di gestione del debito pubblico. E allora, l’unica motivazione che rimane plausibile è la debolezza politica e le scelte sbagliate di questo esecutivo. I mercati non possono dare fiducia ad un governo che vara una manovra fatta di soli tagli e imposizioni con 314 voti a favore e 300 contrari. Sapendo che quei 14 voti con i quali questa armata brancaleone continua a recitare la sua stucchevole commedia sono quelli dei peones di Scilipoti. Un nome, una garanzia. L’immagine di Berlusconi, quelle trasmessa da tutti, dico tutti i media del mondo è quella di un satiro sul viale del tramonto. Una persona che governa a tempo perso, preda com’è delle sue incontrollabile pulsioni sessuali. Ma a noi i fatti personali del premier non interessano. Potrebbe “farsi” 40 ragazze a notte, buon per lui, quello che gli domanda il mondo, ma non l’Italia, è semplicemente di lasciare il posto a qualcuno cui i problemi di questo paese stiano più a cuore. La scomparsa di Berlusconi dalla scena politica non sarà risolutiva: potrebbe però, come verificatosi in Spagna, trasmettere ai mercati e agli investitori un segno di discontinuità, un segnale di voglia di cambiamento e di propensione a mettere finalmente mano a quelle riforme strutturali che questo governo non vuole attuare, e soprattutto legiferare in modo da stimolare la crescita e lo sviluppo economico del paese. Sembra impossibile, ma non lo è: se il Belgio, da due anni senza un governo, è riuscito, partendo da una situazione paragonabile alla nostra, a mantenere il suo outlook stabile, conoscendo una crescita intorno al 2,4%, anche per noi sarebbe possibile varare una manovra non recessiva come quella attuale, ma che possa incentivare l’economia. Berlusconi (e con lui tutto il nostro paese) è disprezzato dal mondo intero per la sua vita dissoluta che non si concilia con il suo ruolo istituzionale, se non si toglie di mezzo in tempi brevi, il nostro paese rischia il default selettivo, magari senza uscita dall’Euro, ma sempre di fallimento si tratterebbe. Riporto di seguito il parere di due giornalisti economici, Flavia Scarano e Andrea Mazzalai, le loro analisi ci aiuteranno a capire meglio quello che sta accadendo. Riporto, allo scopo di far meglio comprendere il sistema e la classificazione del rating, la tabella utilizzata dalle tre maggiori agenzie del settore: vi invito a consultarla, siamo all’ultimo gradino prima delle tre “B”, l’ambito dei titoli speculativi a rischio elevato. Non aggiungo altro.

Alla fine la scure sul debito italiano è arrivata. Ma non quella che ci si attendeva. Mentre tutti gli sguardi erano puntati alla prossima mossa di Moody's, ad azionare la ghigliottina sull'Italia è stata l'altra importante agenzia di rating statunitense. Standard & Poor's durante la notte italiana, tra la chiusura di Wall Street e l'apertura dei mercati asiatici, ha tagliato il rating sul debito sovrano italiano di breve e lungo termine di un notch, da A+ a A, con outlook negativo. Questo in sostanza vuol dire che senza un cambiamento delle attuali tendenze saranno più probabili nuovi interventi e quindi un nuovo declassamento.
Motivi? "E' nostra convinzione - spiegano gli analisti di S&P - che le misure di risanamento fin qui adottate faranno ben poco per migliorare la performance economica dell'Italia , soprattutto sullo fondo delle difficoltà finanziarie crescenti e davanti al programma di austerità fiscale adottato dal governo". Questi i retroscena dietro alla decisione di S&P. Non solo. "La fragile coalizione di governo e le differenze politiche continueranno a limitare l'abilità dell'esecutivo a rispondere con decisione ad un contesto macro-economico interno ed esterno difficile", concludono gli esperti.
Il downgrade italiano si va ad aggiungere alle altre tante preoccupazioni che stanno destabilizzando i questi giorni l'Europa. Ieri è stata un'altra giornata di passione per i mercati europei in scia ai timori per un rinnovato default greco. Dalla teleconferenza tenutasi ieri da tra il governo di Atene  e i rappresentanti del Fondo Monetario, Commissione e Bce per discutere sul via libera alla sesta tranche di aiuti, non si è cavato un ragno dal buco. E mentre Il Fmi insiste verso questa direzione, dalla Germania, il presidente della Bundersbank annuncia che un default greco "non è da escludere".
La giornata si presenta piena di nubi all'orizzonte, anche se nei primi minuti di scambi a Piazza Affari il Ftse Mib arretra dello 0,88% a 13.962 punti, stesso calo per il Ftse All Share a quota 14.383. Anche le maggiori piazze europei viaggiano su ribassi che si aggirano sul mezzo punto percentuale: -0,30% per il tedesco Dax, -0,28% il francese Cac, mentre a Londra il Ftse100 cede intorno allo 0,20 per cento.
(flavia scarano - Riproduzione riservata)
 
Il declassamento, spiega S&P in un comunicato, «riflette la nostra visione di prospettive di crescita indebolita» per il Paese. Inoltre, spiega l'agenzia di rating, «la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all'interno del Parlamento continueranno probabilmente a limitare l'abilità dell'esecutivo a rispondere con decisione a un contesto macroeconomico interno ed esterno difficile».(Sole24Ore)
 (...)In un'analisi pubblicata oggi sulla capacità dell'Italia di invertire la tendenza del debito pubblico, che ha ripreso a crescere rispetto al Pil a causa dalla peggiore recessione dalla seconda guerra mondiale, Moody's riconosce all'Italia la capacità di sapersi muovere entro gli spazi limitatissimi dell'elevata spesa per interessi sul debito. L'Italia, (...) è divenuto un paese professionista della gestione dell'alto debito pubblico in un contesto di crescita bassa, pagando sempre puntualmente e integralmente gli interessi e il rimborso dei titoli di Stato.
Rileggetevi riga per riga queste dichiarazioni, rileggetevele e non venitemi a dire che qualcosa è cambiato in negativo perchè dal punto di vista puramente finanziario l'Italia era ed è il paese al mondo che a subito meno questa crisi e esibiva un surplus di bilancio primario invidiabile!
Ma di cosa stanno parlando oggi quelli di Moody's, signori siamo o no in grado di comprendere che è grazie alle dichiarazioni di questi signori e alle idiozie scritte e dette dai giornali anglosassoni e da pseudo economisti e analisti che è partita questa valanga sul nostro paese.
Sveglia speudo editorialisti e pseudo economisti di facciata, lo sappiamo tutti da anni che questo Paese è un Paese dove la crescita è anemica, il debito strutturale, la burocrazia paleozoica, la politica un museo delle cere autoreferenziale e parassita, un paese di mafiosi ed evasori, elusori ed ora di nani e di prostitute che si vantano pure del loro corpo e del loro potere perchè non hanno un briciolo di cervello.
Non voglio assolutamente generalizzare, credo nella gente di tutti i giorni, non in questo museo delle cere che quotidianamente riempie le pagine dei giornali e delle televisioni.
Finiva Moody's con il dire che ...«L'Italia è riuscita in passato a gestire le limitazioni di bilancio connaturate al contesto di elevato debito pubblico e bassa espansione economica», sostiene Alexander Kockerbeck, senior credit officer autore del rapporto e analista per il rating sovrano dell'Italia, che resta confermato alla "Aa2" con prospettive stabili. «Riteniamo che l'entità dello sforzo richiesta al Paese per tenere sotto controllo il debito pubblico complessivo e i costi del suo finanziametno sia relativamente moderata rispetto ad altri Paesi Ue e non incompatibile per i trascorsi storici».Sole24Ore
Invece oggi, Standard & Poor's inoltre aggiunge nella sua "opinione" che ...«la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all'interno del Parlamento continueranno probabilmente a limitare l'abilità dell'esecutivo a rispondere con decisione a un contesto macroeconomico interno ed esterno difficile».
Chissà forse in questo hanno ragione, forse è meglio non avere proprio un governo come sta accadendo in Belgio un paese con alto debito al quale recentemente è stato rinnovato un giudizio di stabilità.
Che serve la politica se invece di avere uomini e donne che pensano al Paese, fanno i mercanti di voti e gli speculatori della politica, aumentano a dismisura i loro privilegi e usano lo Stato e le istituzioni per i loro interessi a destra al centro e a sinistra?
Vogliamo uscire una volta per tutte dal nostro orticello per accorgerci in realtà di quello che sta accadendo non solo nel nostro Paese ma a livello mondiale, per sentire il vento di questa immensa socializzazione delle perdite, di questo immenso trasferimento di diritti e ricchezze, per essere consapevoli sino in fondo di questo momento epocale, di come molto dipende anche da noi.
Andrea Mazzalai – Trend-online.com