martedì 6 settembre 2011

IL GOVERNO CHE VERRA'

Giorno dopo giorno, almeno dalla scorso giugno, da quando, per essere precisi, l’agenzia internazionale di rating “Moody’s” ha deciso di mettere l’intero paese (stato, aziende partecipate dal Tesoro, enti locali, banche) sotto osservazione, la situazione economico-finanziaria non solo italiana, ma europea e occidentale tout court, si sta progressivamente deteriorando. Fermo restando che Moody’s ha una reputazione, a questo punto, paragonabile a quella di una fanciulla di facili costumi, e che, di conseguenza, il suo giudizio avrà un valore puramente simbolico, resta il fatto che tutto sembra congiurare affinchè si arrivi ad una sorta di resa dei conti finale. Non dico che il giudizio di Moody’s possa essere a priori sbagliato, dico semplicemente che non è titolata ad emettere pareri su di uno stato sovrano. Ma  a parte questo, vediamo di capire qualcosa di più e oltre i quotidiani crolli di borse e mercati. La manovra che sta per essere approvata in Parlamento, ancora una volta ricorrendo al voto di fiducia, è una manovra fiscale, quindi depressiva. Il governo, dopo un indecoroso balletto di disposizioni annunciate e ritirate 12 ore dopo, ha dato piena dimostrazione (se ancora ce ne fosse bisogno)della totale ed assoluta incapacità di governare il paese e la crisi. O meglio: non si tratta di governo ma di classe politica, opposizioni comprese. La mancanza di idee, il pressapochismo, la faciloneria, il dilettantismo dimostrati in questi ultimi mesi sono tali da restare allocchiti. Siamo sui social network di tutto il mondo, i giudizi della stampa estera sono al vetriolo, si fanno beffe di noi anche in Burkina Faso. Ma adesso che le cose si stanno mettendo male per davvero, adesso che siamo sull’orlo del precipizio costituito dal nostro default che provocherebbe a catena, il crollo dell’Europa intera, probabilmente degli USA, e il rischio di uno shock sistemico mondiale (ricordiamo sempre che le nostre dimensioni in economia sono tali che una nostra caduta coinvolgerebbe, chi più chi meno, il mondo intero – non esistono risorse per salvarci), le cose dovranno necessariamente prendere un’altra direzione. Una prima forma di commissariamento l’ha messa in atto la BCE nel dettare i tempi e i contenuti (poi disattesi) della manovra finanziaria. Si è trattato solo di una prova d’orchestra, tanto per avere una conferma della nostra inettitudine e insipienza. La conferma è pienamente arrivata, la manovra è divenuta fiscale, solo tagli e imposizioni, nulla che si possa paragonare ad un provvedimento volto allo sviluppo e alla crescita economica. Di conseguenza,  l’Europa e il mondo intero sono obbligati a passare alla fase due. Fallito, nella sostanza, il primo commissariamento, occorre porre fine al governo Berlusconi. Il nostro premier si trova nella curiosa situazione di essere più inviso all’estero che in patria. Il mondo politico intero, senza eccezioni (non si è udita una sola voce, all’estero, dalla parte di Berlusconi), gli opinionisti, gli economisti e gli esperti di finanza, i giornalisti, tutti concordano sulla necessità di mandare a casa il nostro premier. E dal momento che noi italiani non siamo sati capaci di farlo, la squadra di peones capitanata da Scilipoti, un personaggio fumettistico degno di miglior fortuna, almeno nel mondo dello spettacolo, hanno fornito l’indispensabile supporto al premier per consentirgli di aver i numeri sufficienti per tirare a campare in parlamento, va da sé che l’intervento decisivo, la spallata finale, deve arrivare dall’esterno. A questo punto, considerata la nostra incapacità di liberarci di questo ingombrante fardello, il ragionamento della BCE e dell’Unione europea intera è il seguente: facciamo in modo che lo spread tra i titoli di stato italiani e i bund tedeschi superi la quota dei 400 punti, fino a che i rendimenti dei nostri titoli si accostino pericolosamente alla soglia del 7%, magari superandola, portando di conseguenza il paese sull’orlo del fallimento. A questo punto, ad un passo dal baratro, Berlusconi sarebbe costretto alle dimissioni, e si potrebbe finalmente instaurare un governo tecnico svincolato dalla politica. Sono molti mesi che andiamo ripetendo la stessa litania: la manifesta incapacità della nostra classe politica impone, in questa situazione di assoluta emergenza,  una sola soluzione: un governo tecnico. La BCE ha il potere di fare quanto su esposto: basta che cessi l’acquisizione dei nostri titoli di stato. Da un giorno all’altro lo spread balzerebbe intorno ai 400 punti, e se Berlusconi non di dimette, finirebbe col superare tale soglia, per andare ben oltre. Il fallimento è assicurato. Allora, e solo allora, con un governo dimissionario, i tecnici a loro volta ispirati da Bruxelles potrebbero scendere in campo e governare la crisi. A questo punto siamo arrivati, così in basso sono scese la nostra reputazione, la nostra dignità, il nostro decoro di nazione sovrana. Non ce la sentiamo neppure di addossare tutte le responsabilità al Cavaliere, qui c’è una nazione intera che non è riuscita a liberarsi di questo signore, da sempre costituente una anomalia mondiale, un conflitto di interessi vivente che ha del paradossale. Se non lo possiamo fare noi, altri penseranno a mettere in pratica l’unica soluzione possibile per uscire dal presente empasse. Non ne usciamo molto bene, è vero, ma una soluzione siffatta ci eviterebbe il peggio, un default sicuro di stato e banche, e una timida, iniziale, lenta crescita economica. Ricordiamo, d'altro canto, per un doveroso senso di equità, che l'ultima persona titolata a dare lezioni al nostro paese è il leader stracotto spagnolo Zapatero. Se la Spagna si trova in una condizione anche peggiore della nostra è perchè le scelte politiche di quel paese si sono rivelate fallimentari e la politica delle banche spagnole in fatto di mutui immobiliari è paragonabile a quella americana. Zapatero, prima di indicare la Grecia e l'Italia quali responsabili del fallimento spagnolo farebbe bene a guardarsi allo specchio e andare a nascondersi. Raramente si è visto un leader onesto sì, ma di una inarrivabile mediocrità come la sua. In ogni caso, non è vero che non esistono alternative a Berlusconi, solo perché è stato democraticamente eletto e possiede, avendoli comprati, i numeri in parlamento. Nelle situazioni di emergenza, allo scopo di evitare il ritorno alla valuta nazionale, che sarebbe la sciagura più grande che si potrebbe abbattere sul nostro paese, alcune regole della democrazia  possono e debbono essere sospese. La genesi comica di questa manovra è tale che non c’è bisogno di ulteriori prove per stigmatizzare l’inettitudine dei nostri parlamentari. Un commissariamento da parte dell’UE attraverso un governo tecnico è una soluzione possibile e costituirebbe il male minore, impedendo una caduta nostra e dell’Europa intera, estinzione dell’Euro compresa. E’ triste, lo capisco, è anzi umiliante. Ma non possiamo fare altro che prendere atto che davanti ad un ceto politico così insulso, il governo che verrà non può e non deve essere costituito da personalità politiche, le stesse che hanno negato la gravità della crisi solo sei mesi fa. Non si possono commettere errori così macroscopici. Non sappiamo esattamente da chi sarà composto il governo che verrà. Non potrà, però,  di sicuro, far peggio di quello presente.