lunedì 12 settembre 2011

LA BORSA O LA VITA

Ci si domanda che cosa deve ancora accadere affinchè questo governo (e questa classe politica) tolgano l'incomodo e lascino spazio ad un governo tecnico. Mentre scrivo queste righe la borsa di Milano sta perdendo il 4% e il differenziale con i bund tedeschi è balzato a 380 punti, ai livelli dello scorso luglio, quando si era raggiunta la soglia di attenzione. Ma non sono solo questi gli indicatori di una crisi irreversibile: i punti dei CDS (Credit Default Swap), le polizze assicurative da applicare ai titoli a rischio, hanno toccato i massimi storici (505 punti), e domani il Tesoro gioca il tutto per tutto cercando di collocare il numero massimo di BOT, possibilmente senza dover sborsare interessi vicini al fatidico 7%. Il burocrate Stark si è dimesso dall'Eutotower perchè in disaccordo con la politica di acquisizione di titoli di stato dei paesi in difficoltà e contrario all'ampliamento del fondo salva-stati (Efsf). Tutto questo lascia pensare che, anche all'interno della BCE, non ci sia una armonia di vedute, tutt'altro. La manovra non ha ancora concluso il suo percorso parlamentare, e l'UE ci chiede fin d'ora misure aggiuntive strutturali, come una riforma profonda del sistema pensionistico e l'introduzione di una patrimoniale. Non abbiamo ancora finito una manovra che ce ne richiedono un'altra! Siamo alla pochade. Sembra di essere in un racconto di fantasy. La Germania prende per la prima volta in seria considerazione l'ipotesi di abbandonare la Grecia al proprio destino, con il ritorno alla valuta nazionale, ma questo significherebbe un immediato effetto domino, ed i primi contagiati sarebbero Irlanda, Portogallo. Italia e Spagna. Stiamo camminando sull'orlo di un vulcano in eruzione, che altro deve accadere? Il problema, come detto più volte, non è solo Berlusconi. Tutto il ceto politico di questo paese deve autosospendersi per manifesta incapacità nella gestione della crisi nella sua fase più acuta. Abbiamo capito una buona volta che si sta rischiando il fallimento, il ritorno alla lira, con le drammatiche conseguenze che si porta dietro un default? Una ulteriore perdita di posti di lavoro, chiusura di aziende e imprese, taglio agli stipendi degli statali e delle pensioni, una paurosa inflazione, una svalutazione della nostra moneta del 60%, un ritorno all'imbarbarimento della povertà. A nulla servirebbe la creazione di un Euro a due velocità, che spiazzerebbe solo i mercati, sarebbe di difficile gestione da parte della BCE e costituirebbe solo l'anticamera del ritorno alla moneta nazionale. Un vero pasticcio. Angelino Alfano, il prestanome di Berlusconi tuona che la politica degli stati non la determinano i mercati. E invece è proprio così, e solo la sua ottusità non glielo fa comprendere. Quando il gioco si fa duro e serio, devono scendere in campo gli esperti, possibilmente svincolati dai partiti, e cercare, se non altro, di limitare le perdite. I leghisti continuano ad urlare che sono stati eletti democraticamente dal popolo, ma in certe particolari e ben definite situazioni, come il rischio del collasso di un paese intero, le prerogative della democrazia vanno temporaneamente sospese. Non per fare un golpe, ma per mandare a casa una casta politica (governo e opposizioni) che non è in grado di governare la crisi, ancorata com'è alle proprie rendite di posizione, timorosa com'è di perdere il consenso elettorale. Solo economisti ed esperti in scienza delle finanze possono cercare di fare in modo che si cada senza romperci tutte le ossa. Tremonti stesso, per quanto sappia fare bene solo il tributarista, non è libero di compiere delle scelte, condizionato com'è dai lacciuoli del suo stesso partito e dalla Lega. Occorre gente seria, esperta, e indipendente dai diktat del partito. Il PD, l'Italia dei Valori, l'UDC continuano ad auspicare un governo di larghe intese, sembrano non comprendere che non servono larghe intese perchè in Parlamento quattro o cinque persone capiscono qualcosa di economia. Bisogna che se ne vadano, che sgomberino il campo e lascino a Napolitano il compito di aprire una crisi di governo, allo scopo di avviare consultazioni con tecnici di provata affidabilità. Se questo non accadrà (e infatti non accadrà), finiremo col sforare il tetto massimo dello spread tra BTP e bund, i CDS saliranno alle stelle, le prime banche, magari le più piccole cominceranno ad annunciare la propria insolvibilità, sino al fallimento. A questo punto il default è assicurato, non ci sono risorse per salvarci e il solo fatto di trascinare con noi nella rovina l'intera Europa, Germania compresa, sarà una ben magra consolazione. Va bene, Berlusconi vuole andare fino in fondo, vuole rotolare nella polvere con tutto il paese. Dovrebbe subire un processo anche per questo, un processo ben più pesante rispetto alle sue marachelle con prostitute o ruffiani ricattatori. Ricordiamo però sempre che la maggioranza degli italiani ha effettivamente eletto quest'uomo. E lo ha fatto nonostante tutto, ben conoscendolo. Se il nostro paese ha perduto qualsiasi tipo di credibilità, tanto da essere rampognato persino dallo spagnolo Zapatero, vuol dire che noi italiani abbiamo qualcosa nel nostro DNA di nazione che non funziona a dovere. Abbiamo democraticamente eletto un personaggio che da solo incarna il conflitto di interessi, lo stiamo seguendo fino in fondo, giù nel precipizio. Non siamo stati neppure capaci di organizzare dei comitati spontanei di “indignatos”, come hanno fatto gli spagnoli. Falliremo tra l'indifferenza generale, con quelli che al bar dicono “ma io ho un posto fisso, non ho niente in banca, a me che me ne frega?” Eh no, caro, te ne deve fregare. Perchè chi ha qualcosa perderà molto, chi non ha nulla perderà quel poco che ha per sopravvivere. Teniamo bene a mente che il ritorno alla lira ed il default in generale provocheranno tagli dei salari ed enorme perdita del potere di acquisto degli stipendi. Quelli del bar che dicono che non gliene frega niente non avranno neppure più gli spiccioli per entrare in un bar. Se ne staranno rintanati nella loro casuccia, a contare quello che gli resta, ammesso che ne posseggano una di casuccia.